“Siamo di fronte ad un grande cambiamento nel Terziario, dove la crisi ha accelerato tendenze e fenomeni”. Parla Alessandro Capozzi, presidente dei Giovani Imprenditori dell’Ascom. Nel corso del suo intervento all’assemblea dei commercianti, ha evidenziato come “nella Bergamasca poco meno della metà delle imprese del terziario che nascono in un anno sono create da giovani imprenditori. Un giovane imprenditore su tre è straniero e l’età media si è abbassata; oltre il 50% dei giovani imprenditori è sotto i 30 anni. Negli anni passati, chi si metteva in proprio aveva almeno 40 anni, era figlio di commercianti, assunto come coadiuvante che poi subentrava all’attività quando i genitori andavano in pensione. Questo passaggio oggi è più raro, da un lato perché l’età pensionabile si è spostata molto in la. Dall’altro per mancanza di sbocchi professionali che induce i giovani a ad avviare un’attività allo scopo di crearsi l’occupazione”.
Per Capozzi, il nostro non è più “un sistema di continuità dove le imprese proseguono per passaggio generazionale di padre in figlio o per vendita dell’attività. E’ più un sistema dove aziende, spesso storiche, sono costrette a chiudere a fronte dell’apertura di nuove imprese nate da importanti investimenti spesso accompagnati dalla forza di grandi marchi affermati o emergenti. La stragrande maggioranza delle start up sono ancora di piccole o piccolissime dimensioni, ancor più marginali rispetto agli anni scorsi. Le nuove imprese seppure più innovative e tecnologiche, non godono dei benefici offerti da un mercato consolidato”. “Fino a dieci anni fa – continua il presidente dei Giovani Imprenditori – la fase di start up di un’impresa, per arrivare a regime, era di 3 o 5 anni. Oggi questi tempi si sono allungati a tal punto da non essere più proporzionati alla vita media delle nuove imprese. Un tempo aprire un’impresa era il coronamento di un sogno, dopo anni di formazione accanto ad un professionista del settore. Oggi non di rado, un’attività è estemporanea, transitoria, magari finalizzata alla creazione del proprio impiego anche in settori di cui non si ha consapevolezza. Il futuro di queste aziende è, purtroppo, incerto e non può essere un modello da perseguire perché causa di dispersione di risorse e fondi. Occorre sostenere con incentivi e sgravi fiscali le aziende esistenti, che dimostrano solidità e perduranza, così come le nuove, che seriamente perseguono un progetto di lungo periodo”.
“I contributi a fondo perduto, spesso a beneficio di aziende di medie e grandi dimensioni, a sostegno di investimenti iniziali sono uno specchietto per le allodole alla partenza ed una chimera poi – annota Capozzi – . Inoltre non agiscono sulle capacità di competere a lungo termine. Serve invece sviluppare percorsi dove l’imprenditore con una forte motivazione è sostenuto e reso autonomo con prospettive di lungo periodo. La Camera di Commercio in questi anni ha fatto molto, attraverso i progetti dello sportello nuova impresa, i bandi e l’attività dell’incubatore, così come molto sta facendo anche la Regione attraverso i suoi bandi. Abbiamo bisogno di un sistema che arricchisca la formazione di base con il ponte tra istruzione e lavoro, così come di un accompagnamento di lungo termine dell’impresa. E’ necessario – conclude Capozzi – che la nostra associazione continui ed anzi incrementi le attenzioni alle nuove attività, attraverso la creazione di percorsi di formazione e di accompagnamento, che permettano alle imprese di svilupparsi e consolidarsi in un panorama economico in rapido cambiamento”.