Regione,
una legge
per fermare
il boom
di sagre 

Da eventi attesi tutto l’anno per interrompere la quotidianità a colpi di festa, si sono trasformate in un vero e proprio tormentone, con tendoni, tavolate e bracieri piazzati in ogni dove. Ad intralciare la crescita esponenziale di sagre e feste all’aperto è arrivata nei giorni scorsi sui tavoli della Regione una proposta di legge, depositata su iniziativa del consigliere regionale bergamasco del Popolo della Libertà, Alessandro Sorte, e sottoscritta dagli altri azzurri al Pirellone. Il documento integra ed emenda in cinque articoli il testo della Legge Regionale 6 del 2010 o Testo Unico del Commercio ed anticipa gli intenti di creare un gruppo di lavoro dedicato a questo tema da parte del presidente della commissione attività produttive lombardo. “La task force delle sagre – spiega Sorte – sarà costituita in Regione entro la fine del mese. Ogni anno si ripresenta la polemica tra ristoratori e organizzatori di sagre e feste con ristoro ed è necessario mettere ordine e dare regole ad un fenomeno che per molti versi appare fuori controllo. Con questa proposta di legge – continua il consigliere bergamasco – ho voluto esprimere la mia solidarietà agli esercenti che oltre a dover fronteggiare un calo dei consumi pesante, ogni estate vedono nelle sagre di paese un ulteriore motivo di preoccupazione per le loro attività. Non è possibile assistere alla proliferazione di feste che poco o nulla hanno a che fare con la tradizione e la cultura della nostra regione e sembrano a tutti gli effetti assimilabili a eventi meramente commerciali”.
Non mancano tutele alle sagre autentiche e storiche, che caratterizzano il nostro territorio e che lo arricchiscono: “Non si può negare che le manifestazioni estive con ristoro siano l’espressione più genuina di convivialità e socialità, oltre che un indice di tipicità del nostro territorio – sottolinea Sorte – Associazioni e gruppi si impegnano ad animare l’estate dei cittadini e il loro apporto è prezioso. Per tutelare la storicità delle manifestazioni la proposta di legge introduce una sorta di albo, che accredita le associazioni con alle spalle almeno tre anni di storia nell’organizzazione. Si impedisce così la possibilità di gruppi nati dalla mattina alla sera di improvvisarsi organizzatori di feste”.
Tra i limiti imposti, un netto taglio ai giorni di festa e il vincolo di annunciare la realizzazione dell’evento entro il 30 novembre per una migliore programmazione e pianificazione: “È anomalo che alcune feste durino anche venti, venticinque giorni, gravando in modo incisivo sulle frequentazioni dei locali, per non parlare di quelle che cadono puntualmente nei fine-settimana e durano anche cinque o sei week-end consecutivi. La proposta di legge che ho depositato fissa in dieci giorni consecutivi il termine massimo di durata. Ma i giorni scendono a tre ogni mille abitanti per ogni trimestre, limite innalzato a sette giorni ogni mille abitanti per i comuni al di sotto dei tremila abitanti e si abbassa ulteriormente a sei giorni per i comuni con un numero di abitanti compreso tra i tremila e gli ottomila”.
Non manca la tutela dell’ambiente: “Il nostro documento indica l’obbligo per l’associazione che organizza di avere un’idonea garanzia atta a coprire i costi di pulizia dell’area in cui si svolge la manifestazione. Inoltre dovrà essere siglata una convenzione per la copertura dei costi connessi alla regolazione del traffico, alla viabilità e alla sicurezza che richiedano l’impiego di agenti di polizia locale o di pubblica sicurezza”. Per sanare il “conflitto di interessi” tra costine e grigliate all’aperto e comizi politici, nel calderone delle sagre finiscono anche i partiti. Anche le feste all’aperto – dal Pd alla Lega – dovranno rispettare le regole: “Era impossibile ignorare le feste di partito – ammette Sorte – . Se la proposta di legge verrà presa alla lettera non ci saranno più feste di partito lunghe venti giorni. Rispetteranno né più né meno i termini di ogni altra manifestazione”. Le uniche deroghe riguardano celebrazioni religiose della Chiesa Cattolica o di altre confessioni (i cui rapporti siano regolati ai sensi dell’ultimo comma dell’articolo 8 della Costituzione della Repubblica Italiana), le istituzioni o organi dello Stato, della Regione o degli Enti locali, le manifestazioni organizzate da associazioni o organizzazioni combattentistiche o d’Arma e le manifestazioni pubbliche (tre giorni di durata massima) riconosciute come tradizionali da un provvedimento apposito della Regione.
Ora non resta che attendere che la proposta di legge venga presa in esame, con la solita incognita dei tempi di palazzo e rallentamenti burocratici, mentre il gruppo di lavoro dovrebbe iniziare a muovere i primi passi a giorni.


Treviglio, «i commercianti
non investono nel rilancio» 

Treviglio cerca di scongiurare un Natale a luci desolatamente spente e punta a riaccendere lo spirito di squadra tra i commercianti, per tirare le somme di quattro anni di lavoro del distretto urbano del commercio, nato nel 2009 grazie al primo bando regionale. La querelle sulle luminarie, che ha spinto il sindaco Giuseppe Pezzoni a “minacciare” di cancellare dal bilancio i 7.500 euro di contributi concessi dall’amministrazione per realizzare gli eventi del mercoledì sera, ha aperto una vera spaccatura nel mondo del piccolo commercio all’ombra del campanile. Sono solo 18 le adesioni finora raccolte, circa il 10% di quelle attese, un numero talmente esiguo da spegnere assieme alle luci le speranze di un rinnovato spirito corporativo tra i commercianti, incapaci di mettersi d’accordo neppure di fronte all’Avvento e al Natale.
Eppure le iniziative del distretto hanno dato risultati positivi, con un tangibile incremento delle vendite e della frequentazione delle vie del centro in concomitanza con gli appuntamenti organizzati: «Gli eventi appena conclusi dei mercoledì sera hanno avuto un successo mai riscontrato negli anni precedenti. È la dimostrazione più evidente dell’importanza del fare rete: quando si lavora insieme i risultati non mancano», sottolinea Max Vavassori, presidente dell’associazione Botteghe di Treviglio, che allarga le braccia di fronte al disinteresse e alla scarsa partecipazione dei commercianti. «Da sempre a Natale le vetrine e le vie si trasformano e anche i commercianti di Treviglio devono fare qualcosa. Di fronte all’immobilismo e alla scarsa partecipazione la Giunta ha minacciato di cancellare i contributi ad ogni iniziativa futura – ricorda il presidente delle Botteghe -. È avvilente vedere che solo pochi commercianti mettono in conto spesa 150 euro. Ho invitato a considerare che una spesa di nemmeno 3 euro al giorno, visto che l’accensione delle luminarie dura 45 giorni, è poca cosa se si considera di guadagnare anche solo 7 o 8 euro al giorno e sfido qualsiasi attività a non avere questi margini risicati. Nessuno nega che le difficoltà siano innumerevoli e che le tasse e gli aumenti siano insostenibili, ma 150 euro non bastano nemmeno per illuminare in modo degno il proprio negozio».
La scarsa partecipazione da parte dei commercianti si è resa evidente in occasione dell’ultima assemblea del distretto. «Se chi è coinvolto nel distretto non crede in prima persona nel vivacizzare le vie, chi ci deve credere? Bisognerebbe arrivare alla formalizzazione di una vera e propria tassa di scopo – continua Vavassori -. Se in un centro commerciale si organizza un’iniziativa ogni attività vi deve prender parte senza “se” e senza “ma”. La stessa cosa dovrebbe accadere con il distretto del commercio. È un peccato non avere la maturità e la volontà di darsi un’organizzazione da sé». La cifra richiesta è irrisoria, ma in ballo ci sono valori molto più grandi e preziosi, dallo spirito corporativo alla volontà di dare un segno alla città in un periodo di grande attesa come il Natale: «Non è possibile arrivare ogni anno alla rottura della cuffia per 50 centesimi al giorno – incalza -. I primi due anni dalla costituzione del distretto sono stati contraddistinti dall’entusiasmo e dal coraggio, ora perfino il contributo per illuminare a dovere la città sotto le feste sembra un balzello insopportabile. Urge un cambio di mentalità: bisogna fare rete per cercare di stimolare i consumi e riportare la gente nelle vie del centro. I commercianti non possono pensare che basti avere un negozio in centro per garantirsi una clientela affezionata». Se a Treviglio ognuno desse il proprio contributo basterebbe versare 70 euro per illuminare a festa il centro.
«La delusione più grande è vedere che gli sforzi non vengono ripagati. Sono stati spediti 250 inviti all’ultima riunione e sono stati contattati di vetrina in vetrina ben 150 commercianti, ma all’ultima assemblea hanno preso parte solo 18 imprenditori – rileva Gabriele Anghinoni, dell’angolo Verde, dal 1983 associato alle Botteghe, di cui è componente del consiglio -. Non si può andare avanti ad organizzare incontri ed eventi se le sale rimangono desolatamente vuote. Il contributo di tutti è importante, non è possibile che tutti facciano sentire la propria voce solo per lamentarsi quando non fanno nulla per cambiare le cose». La partecipazione alle iniziative del distretto arriva perfino da chi quattro anni fa ha scelto di non farne parte: «Il vero problema, spiace dirlo, sono i commercianti che criticano ogni iniziativa che viene fatta senza fare nulla. Pensano che il cliente entri nei loro negozi per volontà divina e anziché darsi da fare per tenerli stretti, criticano ogni iniziativa che invita frequentatori e cittadini a passeggiare sul territorio – sottolinea Luca Carioli, vicepresidente fino all’ultimo mandato delle Botteghe del Centro, titolare del negozio di calzature Kammi, che ha scelto di aderire alle iniziative del distretto senza farne parte -. Le luminarie sono solo la punta dell’iceberg, il problema prima di tutto è culturale. Rifiutando ogni evoluzione e cambiamento non si può combattere la crisi. Il distretto rappresenta la soluzione, ma non può funzionare se la base non ci mette del suo. Le associazioni stanno facendo un lavoro straordinario, ma ad un progetto fatto di sinergie e di impegno manca la convinzione della base».
Il presidente del distretto Roberto Ghidotti, che ha tenuto a battesimo i progetti di rivitalizzazione dei centri storici in città e provincia in rappresentanza dell’Ascom, richiama i commercianti alle “armi” per vincere la concorrenza con gli altri poli commerciali: «Non è possibile che un’iniziativa storica come l’illuminazione delle vie sotto Natale trovi i commercianti indifferenti, né è bene che molti vadano a rimorchio di tanti. Ognuno deve fare la sua parte. Le iniziative organizzate con gli sforzi e il contributo di molti, come le serate del mercoledì, hanno dato importanti riscontri, segno che quando si lavora per lo stesso obiettivo i risultati positivi non mancano». Per salvare il Natale e lasciarsi alle spalle questo momento di crisi per il distretto, bisogna attendere la fine del mese, termine ultimo per accendere assieme alle luci la speranza di un futuro luminoso per il distretto.


San Pellegrino, social network
e promozioni per riconquistare
la clientela giovane 

La sfida per informare i giovani sulle attività del Distretto del commercio di San Pellegrino passa dai social network e dalle applicazioni per smartphone. Il distretto Fontium et Mercatorum ha aperto lo sguardo sugli under 35 che vivono, studiano e lavorano nel distretto (San Pellegrino, Bracca, Oltre il Colle, Serina, Costa Serina e Cornalba), lanciando nei mesi scorsi uno studio su quasi 650 ragazzi. Ne è emerso che c’è molto da lavorare ancora per costruire un distretto su misura dei più giovani, fascia di potenziali frequentatori e clienti di particolare interesse per un’area che ha deciso di investire risorse ed energie su questo segmento grazie anche al contributo e al finanziamento della Direzione Generale Sport Giovani della Regione. L’indagine, condotta da TradeLab, mette in luce i migliori strumenti di comunicazione per raggiungere i giovani e svela le abitudini di acquisto, indicando i principali poli di attrazione ed evasione dei consumi. Senza grandi sorprese, l’informazione passa dal web, soprattutto mediante i social network (Facebook in testa, anche se non mancano i cinguettii via Twitter), consultabili in ogni dove grazie ai super-telefonini. Non manca una fetta di intervistati che auspica la creazione di una vera e propria App per eventi, concerti e tempo libero. Le maggiori criticità arrivano dai carrelli e dalle borse della spesa, con un’evasione davvero elevata verso i grandi centri commerciali ed altri comuni della Valle. Ad attutire il colpo e a tenersi più stretti i clienti sono ristoranti, agriturismo, bar e locali serali e notturni, mentre i dati più preoccupanti arrivano da abbigliamento e accessori ed elettronica di consumo. Ora non resta che trattenere i giovani sul territorio, con sconti ed iniziative dedicate. Il progetto presentato in Regione prevede infatti la realizzazione di una Carta Giovani del Distretto, unica per i sei comuni, che hanno scelto di fare sistema, che consentirà di accedere a servizi e vantaggi. La Carta prevede servizi per i giovani imprenditori (dal supporto nella creazione di nuove imprese al rilancio di quelle esistenti), sconti e agevolazioni per i consumatori e frequentatori dell’area e pacchetti turistici rivolti ai giovani sia come primi destinatari delle offerte che come erogatori di servizi.

Una generazione sempre connessa

Il 66% degli intervistati ha meno di 18 anni ed è leggermente prevalente nel campione la componente femminile (51,5%). L’84,9% studia, mentre il 13,2% si divide tra lavoro e studio. L’1,1% è in cerca di una prima occupazione, mentre lo 0,5% è disoccupato e lo 0,3% è assunto con un contratto a tempo indeterminato. Le nuove generazioni sono sempre connesse: quasi il 97% ha un pc con connessione internet a casa, mentre il 75,8% ha uno smartphone e il 32,5% un tablet; il possesso combinato di smartphone o tablet è del 79,4%. Internet è il pane quotidiano per il 95,1%, Facebook viene utilizzato abitualmente dall’82,3%, Youtube e Vimeo dal 77%. La posta elettronica occupa solo il quinto posto (56,9%), seguita dalle chat (da WhatsApp a Skype), dalle chiamate video e audio (23,4%) e da Instagram (20,1%) e Twitter (13,5%). Deboli Foursquare (0,5%) e Pinterest (0,6%).

Per conoscere le iniziative piacciono web e app

I portali rappresentano la principale fonte di informazione sugli eventi e le attività del territorio (80,9%) seguiti dal passaparola via Facebook (64,6%). Ma l’aggiornamento non è al massimo della costanza: per la metà del campione le visite sono addirittura meno di una volta al mese. Per promuovere gli eventi del territorio gli under 35 non hanno dubbi: l’82,8% invoca l’uso dei social network (Facebook e Twitter), l’8,4 si accontenta di un portale studiato però su misura delle esigenze dei giovani, mentre gli irriducibili dei super-telefonini vorrebbero un’App dedicata (4,5%). L’80,8% dei residenti e potenziali frequentatori del distretto mostra uno smaccato interesse per la promozione 2.0 con l’80,8% dei consensi. Il sito web continua a piacere ad una media, tra residenti e potenziali frequentatori, del 54,3%. Superiore di un soffio – con il 54,8% – l’interesse verso un’App dedicata.

Eventi e tempo libero in cima alla lista dei desideri

I giovani vorrebbero vedere un calendario di spettacoli e concerti più denso di appuntamenti (67%), maggiori iniziative sportive e per il tempo libero (60,1%) , iniziative di facilitazione dell’imprenditoria giovanile o finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro (45,6%). Seguono a distanza le iniziative sociali (26,3%) e quelle culturali e artistiche (18,4%).

Più affezionati a ristoranti e pubblici esercizi

L’interesse a ricevere aggiornamenti su sconti e promozioni da parte dei commercianti è buono, con una media del 57,1%. Il 40,6% di chi risiede nel distretto dichiara un forte interesse, il 33,6% nella media, mentre il 23,8% si dichiara indifferente nei confronti delle comunicazioni dei negozianti. L’evasione dei consumi è molto forte per abbigliamento, accessori ed elettronica. Anche sul fronte degli alimentari quasi la metà dei giovani fa spesa fuori dal Distretto, nei supermercati della Valle o nei grandi centri commerciali, da Curio ad Orio. Solo il 46,4 % infatti fa spesa sottocasa, mentre il 53,6% si muove per acquisti oltre i confini del distretto. I principali attrattori per i consumi alimentari sono Curno (43,4%) seguito da Orio al Serio (25%), San Giovanni Bianco (22,4%) e Zogno (15,8%). Il quadro allarmante arriva dall’abbigliamento e calzature: l’81,4% fa shopping fuori dal distretto, soprattutto ad Orio (56,5%) e Curno (51,3%), solo il 17,4 % va per vetrine in città. L’evasione dei consumi è quasi di massa per elettronica e hi tech: l’86,9% acquista altrove, soprattutto a Curno (44,2%), Zogno (37,5%) e Orio al Serio (34,2%). Bar, pub, discoteche ed altri locali di divertimento trattengono maggiormente sul territorio, con un buon 47,9% di fedelissimi. Altri poli del tempo libero e di ritrovo sociale per il 52,1% di chi abbandona i locali del distretto sono rappresentati da Zogno (41,9%), Bergamo (24,3%), Curno (14,9%) e Orio al Serio (10,8%). Il premio per la migliore fidelizzazione va ai ristoranti e agli agriturismo, con il 60,7% di clienti affezionati. La concorrenza a colpi di coltello e forchetta vede tra i principali sfidanti i locali cittadini (34%), seguiti da quelli di Zogno (20,8%) e Curno (13,2%).


Ekologi,
l’app che migliora
la raccolta
differenziata
dei rifiuti 

In tempi di spending review è la tecnologia a rendere più efficiente e moderna l’organizzazione delle Amministrazioni comunali. Dagli uffici della cooperativa La Ringhiera di Albino arriva infatti un’app per snellire i servizi ambientali ed ecologici e, allo stesso tempo, informare i cittadini sul corretto riciclaggio dei rifiuti. Si chiama Ekologi ed è scaricabile gratuitamente su smartphone e il suo obiettivo è quello di rendere più semplice e intuitiva la raccolta differenziata domestica.
«Stiamo portando a conoscenza di tutti i Comuni della Bergamasca questo metodo nuovo, innovativo e moderno per fornire tutte le informazioni necessarie sul corretto riciclaggio dei rifiuti – spiega Emidio Panna, presidente della cooperativa che conta 47 soci e 28 dipendenti ed è aderente a Confcooperative Bergamo -. Sono due i punti di forza su cui possono contare le amministrazioni locali. Il primo è l’utilizzo regolare nel tempo di questa applicazione da parte del cittadino che ne può usufruire sempre e ovunque grazie al proprio smartphone. Il secondo è visto come strumento con cui le amministrazioni comunali possono «legare a sé» i cittadini: oltre alle informazioni riguardanti la raccolta differenziata, Ekologi consente infatti al Comune di inviare notizie e notifiche push in tempo reale direttamente sul dispositivo».
Come funziona – La funzione principale di Ekologi è quella di dare indicazioni dettagliate sulla tipologia di appartenenza del singolo rifiuto e sul calendario di raccolta predisposto dal Comune. Inoltre, l’applicazione consente di avere tutti i dati a disposizione direttamente sul telefonino, compresi indirizzi e numeri telefonici utili. Ma non solo: scaricando Ekologi sul proprio cellulare si potrà consultare la mappa per raggiungere la piattaforma ecologica del proprio comune, avere le informazioni istituzionali con schede specifiche sui componenti dell’amministrazione comunale, i numeri telefonici e i contatti, l’indicazione della categoria assegnata dal proprio comune ad un rifiuto (utile in caso di dubbio su come smaltire un particolare rifiuto) e il calendario dei passaggi di raccolta con indicazione delle categorie ritirate nei 15 giorni successivi al giorno in cui si effettua la ricerca (nel caso di comuni suddivisi in più zone di raccolta, digitando la propria via o la propria zona d’appartenenza, in automatico verrà mostrato il calendario relativo).
Questo sistema non solo porterà ad un più rapido collegamento tra comune e cittadino ma consentirà anche notevoli risparmi sui costi dell’informazione che tutti gli anni i comuni devono affrontare per la stampa e la divulgazione di calendari di raccolta e opuscoli di informazione, oltre alla possibilità di aggiornamento istantaneo nel caso si verifichino cambiamenti di data per motivi diversi.
Gestione da parte del Comune – Il sistema prevede l’utilizzo di un piccolo e semplicissimo portale on line che consente al Comune di essere autonomo, ovvero di inserire e modificare tutte le informazioni rispetto a giorni di raccolta particolari (ad esempio in occasione delle feste infrasettimanali).
Inoltre, attraverso questo portale e all’app Ekologi, il Comune può veicolare ai propri cittadini brevi informazioni in tempo reale, siano esse relative alla raccolta differenziata o di altra natura. Tutte le informazioni sul sito www.laringhiera.org

LA SCHEDA

Dall’86 in prima fila
nella cooperazione sociale

Fondata ad Albino nel 1986, La Ringhiera ha gettato le radici nel settore della cooperazione sociale, inserendosi fortemente nella comunità locale. Costituitasi per iniziativa di 10 soci, tra cui l’attuale presidente Emidio Panna, negli anni la cooperativa è riuscita a consolidare un’esperienza tecnica e imprenditoriale che oggi la rendono una realtà importante nel panorama della cooperazione sociale d’inserimento lavorativo della provincia di Bergamo attraverso lo svolgimento di molteplici attività nel campo della gestione dei servizi legati alla raccolta e smaltimento rifiuti e dell’igiene urbana, realizzati anche fuori dalla Bergamasca. «A oggi seguiamo ben 22 Comuni di tutta la provincia – spiega Panna -. La nostra attività spazia dalla gestione della piattaforme ecologiche alla stesura dei regolamenti comunali per la raccolta dei rifiuti. Il tutto fornendo l’eventuale consulenza anche per la progettazione delle piattaforme». Oltre alle piattaforme ecologiche, infatti, la cooperativa ha contribuito a diffondere una maggiore consapevolezza dell’importanza della raccolta differenziata ideando i distributori automatici di sacchi: un servizio che oggi riguarda 25 Comuni bergamaschi e che permette di erogare fino a 10 tipi di sacchi, diversi sia per colore, dimensione o numero di sacchi della confezione, per un totale di 192 rotoli. Il tutto ovviamente con ritiro automatizzato tramite contanti, badge, tessera sanitaria o transponder. «La sensibilizzazione ecologica è una sfida a cui teniamo molto – conclude Panna -. Per questo non ci siamo limitati a erogare diversi tipi di servizi alla cittadinanza ma andiamo direttamente nelle scuole per educare le nuove generazioni sui temi dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente. Ogni anno organizziamo dei percorsi extradidattici dove coinvolgiamo direttamente i ragazzi nell’organizzazione di laboratori e di attività specifiche».
Ecologia ma anche innovazione: oltre a fornire una serie di servizi nel campo dell’ecologia ambientale, la cooperativa sociale La Ringhiera ha elaborato anche software gestionali che abbracciano diversi campi di applicazione: «Abbiamo cominciato con un programma specifico per il settore ambientale, ideato per monitorare a livello remoto i dati della gestione delle singole piattaforme ecologiche e dei distributori dei sacchi – spiega Panna -. La richiesta da parte dei Comuni di poter gestire anche altre informazioni ci ha così spinto a ideare, tramite la collaborazione con altre società specializzate, nuovi software aggregati e ampliare la gamma di servizi per enti e cooperative».


Tra recupero
urbano e rilancio
della cultura
la svolta è possibile 

Di recente, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha nominato quattro nuovi senatori a vita:  l’architetto Renzo Piano, la ricercatrice Elena Cattaneo, il Nobel della Fisica Carlo Rubbia, il direttore d’orchestra Claudio Abbado. Non mi soffermerò sulle biografie dei nominati che tutti conosciamo bene , ma sul significato culturale e “politico” di queste nomine, che io leggo come un tributo alla scienza e alla ricerca, all’arte, alla conoscenza e alla valorizzazione della bellezza. Un riconoscimento, insomma, alle direttrici necessarie ed essenziali per l’Italia di domani. E, io credo, anche per Bergamo.
Il rapporto Ocse del 2001, che verrà aggiornato, già suggeriva, per la Bergamasca, di investire in ricerca, cultura e formazione. In quell’occasione Roberto Sestini chiarì bene il concetto: “Siamo belli, ricchi, ma poco dediti all’investimento nel sapere”. Da allora, nonostante la crisi, abbiamo fatto notevoli passi avanti sul questo fronte. Molti “soggetti” del territorio oggi navigano sicuri sulla rotta dell’innovazione e dell’internazionalizzazione: penso al Kilometro Rosso, al polo universitario di Bergamo, all’Istituto Mario Negri, a molte attività del nostro ospedale (dalla trapiantologia all’ematologia, dalla nefrologia al laboratorio di terapia cellulare, solo per citarne alcune) e all’Unità di ricerca per la Maiscultura. Tante altre innovazioni, sparse nel tessile come nella meccanica o elettronica, hanno portato alcune aziende del nostro territorio a diventate leader a livello internazionale. La domanda, allora, nasce spontanea: possiamo caratterizzare questo territorio per la ricerca e l’innovazione? Io penso di sì.
Se poi convintamente crediamo (e io lo credo) che la bellezza sia tra “le merci più ricercate”, Bergamo non manca di disponibilità paesaggistiche, monumentali e museali, né di patrimoni preziosi, nella pittura e nella musica, di Festival importanti da Bergamo Scienza a Bergamo Film Meeting.
L’Expo del 2015 deve costringere Bergamo a fare sistema (obiettivo sempre dichiarato e difficilmente perseguito), riconoscendosi e caratterizzandosi per alcuni fattori e promuovendosi nel tempo. In un’ottica simile, la cultura potrebbe diventare non solo volano del settore turistico, ma soprattutto un tratto distintivo di un territorio accogliente, che non teme le innovazioni necessarie per preservare e far conoscere la sua autenticità e storicità. Nel quinquennio tra il 2004 e il 2009 l’Amministrazione Bruni ha investito molte energie nel riconoscimento Unesco e nella caratterizzazione di Bergamo come la città di Gaetano Donizetti. Non era solo un dovuto tributo alla storia, ma un passo importante per costruire un’identità forte, che fosse riconoscibile nei circuiti culturali e turistici internazionali. Lo slancio verso questo percorso è stato, purtroppo, smorzato negli anni recenti, ma Bergamo può rimettersi in carreggiata e ripartire verso questo obiettivo.
Strettamente legato al rilancio della nostra città a livello internazionale, c’è il tema del recupero delle aree dismesse e della riqualificazione urbana. L’assenza quasi totale di concorsi internazionali per riprogettare i nuovi comparti urbani oltre a rappresentare una perdita di competitività è, come afferma Renzo Piano, “un altro schiaffo ai giovani talenti, con il limite di essere esclusi nella scala internazionale”. Ora, finalmente coscienti  che è finita la stagione della realizzazione di grandi insediamenti  abitativi, consapevoli che il suolo è un patrimonio da salvaguardare e che è sempre la bellezza, l’armonia, la vivibilità dei luoghi a garantire il ben-essere, dovremmo puntare alle periferie, alle aree in disuso, alla qualità delle ristrutturazioni, all’attenzione ossessiva per l’arredo e la qualità urbana, a sostenere i distretti del commercio e dei servizi qualificati, perché interi quartieri – molti dei quali a Bergamo ricchi di tessuto sociale e di progettualità – non siano appendice di un centro distante e distinto. 
In questi anni mi sembra smarrita la preoccupazione di porre rimedio all’inversione della curva demografica su cui anche la città di Bergamo si trova a fare i conti da tempo. La nostra città per essere più dinamica, più propensa all’apertura, economicamente e mentalmente più vitale, ha bisogno di giovani: dobbiamo fornire loro le ragioni e le opportunità per consentirgli di realizzare le loro ambizioni professionali e umane. Altrettanto, mi pare sia calata l’attenzione sull’emorragica chiusura di molti negozi di vicinato, con conseguente perdita di un ‘servizio’ e di un presidio sociale  per le famiglie e le classi più deboli. 
La relazione tra le persone, gli spazi e l’ambiente, l’accessibilità e la fruibilità dei luoghi, le sue connessioni con le reti di trasporto, oggi diventano un fattore di crescita anche economica fondamentale per tanti settori (penso all’edilizia e alla componentistica) che specialmente nel nostro territorio hanno pagato un prezzo inimmaginabile in questa crisi. Bergamo ha tutte le carte in regola per guardare con fiducia a un futuro di innovazione, di crescita e di apertura internazionale, mantenendo e rafforzando il senso e i rapporti di comunità, una ricchezza immateriale imprescindibile.

di Elena Carnevali
deputata del Partito Democratico


Immobili,
«ancora
eccessivi
i prezzi
dei negozi»

Tra gli immobili d’azienda, il mercato dei negozi, seppur in affanno, esprime ancora la maggiore vivacità e contiene i cali. A fronte di una crescita dell’offerta, anche se spesso di bassa qualità, si conferma la debolezza della domanda. I valori assoluti raggiunti dai prezzi di compravendita e di locazione restano comunque eccessivi – rileva la nuova edizione del Listino curato dagli agenti immobiliari bergamaschi della Fimaa Ascom – rispetto ai rendimenti attuali delle gestioni alle prese con una contrazione dei consumi senza precedenti. La difficoltà dell’accesso al credito allontana dal mercato i nuovi imprenditori, mentre il clima resta d’attesa per chi è in attività. Sono fermi al palo gli investimenti in nuovi punti vendita e non mancano tagli ai negozi non produttivi. La crisi spinge la diminuzione dei prezzi di compravendita dei negozi, sia pur con riduzioni meno importanti rispetto all’anno scorso: si va dal -3,1% in città al -3,6% in provincia. In calo anche gli affitti: -2,6% in città e -3% fuori. Il mercato è ancora movimentato dalla domanda per negozi nuovi e di pregio commerciale (localizzati nelle aree primarie del centro storico e nei centri commerciali) e dalle ubicazioni di elevata visibilità poste sulle arterie principali (con la conferma della Briantea come asse commerciale di interesse). Iniziano a vedersi segnali positivi a Bergamo Sud, tra effetto-ospedale Papa Giovanni XXIII e nuovi insediamenti. La crisi restringe le aree di interesse penalizzando soprattutto le zone malservite per mobilità e parcheggi. Le ubicazioni secondarie scontano altresì la riduzione della domanda per attività marginali, etniche e di servizi.
Per il mercato direzionale, in linea con gli immobili industriali, si chiude un anno tra i più difficili, con una domanda esigua di fronte ad un’offerta di spazi che non trova collocazione. Si consolida ormai da cinque anni il calo dei prezzi di compravendita, che prosegue più marcato in provincia (-4,6% contro il 4% in città), soprattutto nelle aree a forte vocazione industriale. Calano i canoni di locazione soprattutto in provincia (-3,8% contro il -3,3% in città). È l’effetto della bassa qualità degli immobili offerti in locazione, che riduce l’appetibilità per il trasferimento di imprese e professionisti. Il mercato regge per l’offerta di uffici di alta qualità, che resta tuttavia esclusiva. In generale i tempi medi di vendita e di locazione si sono ulteriormente allungati, superando l’anno (13,5 mesi) con un sconto sul prezzo richiesto che risulta significativo (19,5%). Il mercato degli immobili industriali si conferma in grave affanno. In calo il numero delle compravendite (-6,3%) e dei canoni di locazione (-5,6%). I tempi medi di vendita si sono allungati ed hanno superato l’anno (13 mesi) mentre lo sconto concesso è fortemente aumentato, toccando punte del 20% rispetto al prezzo richiesto.

Case, le quotazioni tengono solo nelle aree di prestigio

I prezzi delle case sono in diminuzione in città del 5,4 % e in provincia del 5,6%. «Le quotazioni – sottolinea Oscar Caironi, vicepresidente Fimaa – sono in discesa con prezzi sostanzialmente stabili solo per gli immobili delle aree prestigiose di Città Alta e del centralissimo di pregio (-0,3%). In calo i valori del centrale e dei borghi. Il semicentrale registra una diminuzione dei prezzi (-4,9%) ma non mancano valori stabili per immobili di qualità. In calo i prezzi della periferia, con -5,8%. La selezione si fa sempre più marcata e gli immobili nuovi o recenti evidenziano maggiore tenuta dei prezzi rispetto alle altre categorie». Anche in provincia i prezzi sono al ribasso rispetto al 2011: «I prezzi diminuiscono sia nei centri principali, dove si registra maggiore surplus d’offerta, sia nei comuni più piccoli. Tengono le quotazioni del segmento del nuovo e dell’offerta di qualità, mentre è in calo la domanda a scopo abitativo, alimentata dalle richieste di prima casa e di sostituzione improrogabile – continua Caironi -. In generale, l’atteggiamento delle famiglie verso la sostituzione è di selezione e di attesa. È ferma la domanda a scopo di investimento con lo spettro dell’inasprimento fiscale».

Le vie più ambite
In città i prezzi più alti li tocca via San Giacomo con 7mila euro al metro quadro, seguita da Colli di Bergamo (6mila), viale Vittorio Emanuele (5.500), via XX Settembre (4.500), via Statuto (4.500), via San Tomaso zona Accademia Carrara (3.500) e via Finardi (3.300). In provincia in cima alla classifica si attesta il centro di Treviglio (2.900 euro al metro quadro), seguito da Lovere centro (2.800), Clusone (2.800), Sarnico (2.800), Castione Dorga (2.700 euro), San Pellegrino Terme (2.600), Rovetta (2.500) e (Foppolo).

Rilancio per le locazioni
Se per le compravendite i prezzi sono in discesa, per le locazioni si registra invece un rilancio, alimentato dalla difficoltà di acquistare casa. L’accresciuta pressione fiscale spinge nel mettere a reddito gli immobili invenduti. Dopo cinque anni consecutivi di calo dei canoni si registra la sostanziale stabilità dei prezzi delle locazioni. In città gli affitti registrano una leggera diminuzione tra 0,5% e 1,5 %. I prezzi di locazione sono in diminuzione nei principali paesi della provincia, con una riduzione media dal 2 al 3% rispetto ai valori del 2011. Quanto ai prezzi, per un mono e bilocale la richiesta media in Città Alta è di 650 euro al mese, canone che scende a 600 euro nelle zone centrali di pregio per abbassarsi a 500 euro in centro e a 450 nei quartieri residenziali. In provincia si spendono in media dai 300 ai 500 euro al mese.

In discesa anche i box
I dati evidenziano una riduzione del numero delle compravendite di box in città, smentendo il dato dello scorso anno che evidenziava, in controtendenza, una crescita. Il dato segna inevitabilmente la correlazione tra il calo delle vendite di abitazione e quello di box, anche se non mancano acquisti di box – soprattutto singoli – per andare ad incrementare il valore dell’immobile. Calano i valori di compravendita, che avevano toccato punte significative soprattutto in provincia: si rileva un -5,6% nei comuni bergamaschi e un -5% in città. Si ritoccano – sempre al ribasso – anche i canoni di locazione: -3,1% in città e -3,6% in provincia.  Dare un tetto alle proprie auto non è una spesa per tutti. I prezzi per un box in città, nonostante i ribassi, vanno dai 40mila euro nella zona piscine e Conca d’Oro ai 100mila in Città Alta, per scendere tra i 70 e i 75mila euro nelle zone centrali di pregio e nelle aree meno esclusive di Bergamo Alta.


“Polenta taragna
orobica”,
su Affari di Gola
il progetto di rilancio
in vista dell’Expo

Semplice e golosa, la polenta taragna è un piatto che non conosce crisi. Ora Bergamo la vuole valorizzare cominciando dagli ingredienti: i mais locali Spinato di Gandino, Rostrato rosso di Rovetta e Nostrano dell’Isola e i fiori all’occhiello della tradizione casearia, Branzi, Formai de mut Dop e Bitto storico. Nascerà così la “Polenta taragna orobica”, ricetta da sfoggiare anche per l’Expo, oltre che in una nuova manifestazione che arriverà in città a novembre. Del progetto si occupa il nuovo numero di Affari di Gola, il mensile dedicato all’enogastronomia bergamasca, in edicola e on line da questa settimana.
La rivista dà anche spazio alla rinnovata polemica tra ristoratori e sagre e indaga sui prezzi delle birre artigianali, con i pareri dei produttori bergamaschi e di chi le degusta e vende. Chi è alla ricerca di nuovi locali potrà scoprire la Locanda dei Nobili Viaggiatori, aperta a Malpaga nel maniero che fu quartier generale del Colleoni, mentre in Valle Imagna la novità è rappresentata dal sito Agrimagna.it, un unico punto di riferimento per fare acquisti da dieci piccoli produttori. Sul fronte professionale, Chicco Cerera e Alessandro Pipero anticipano il confronto tra chef e maître previsto a Pianeta Gormarte, a dicembre in Fiera. Tutte da leggere anche le esperienze del gruppo bergamasco di “Civiltà Contadina”, impegnato nella tutela e riscoperta delle antiche coltivazioni, e quella di Iride e Laura, che hanno portato i casoncelli in Islanda aprendo un pastificio a Reykjavik.


Etichettatura
dei prodotti tessili,
dall’Ascom un incontro
e un “kit” in soccorso
dei commercianti

Si presenta a Bergamo il Progetto SOS Etichettatura. L’iniziativa è realizzata dalla Federazione Moda Italia in collaborazione con Ascom Bergamo e si propone di aiutare l’imprenditore nell’evitare pesanti sanzioni in caso di etichettatura dei prodotti tessili, secondo quanto stabilisce l’entrata vigore del nuovo regolamento europeo relativo alla denominazione delle fibre tessili e dei pellami e alla loro etichettatura.
L’appuntamento è in programma lunedì 23 settembre alle ore 9.30 nella sala Villa dell’Associazione commercianti cittadina (via Borgo Palazzo 137) e per l’occasione sarà presente Massimo Torti, segretario generale di Federazione Moda Italia.
Secondo la recente normativa, l'obbligo dell'etichettatura dei prodotti tessili e di pelletteria scatta nel momento in cui la merce viene venduta al pubblico e, pertanto, ricade sul dettagliante l'onere di vendere il prodotto secondo quanto stabilito dal provvedimento ed è pertanto il dettagliante l'oggetto di sanzioni e ritiro della merce non a norma di legge.
Per questo la Federazione nazionale e Ascom si stanno adoperando affinché la responsabilità della corretta etichettatura ricada, come sarebbe logico, sul produttore e non sul rivenditore; e per affrontare l'emergenza è stato predisposto un kit chiamato “SOS Etichettatura”, che contiene tutte le informazioni e le indicazioni per tutelare il venditore al dettaglio in caso di controlli.
Nel Kit – che sarà presentato lunedì e consegnato gratuitamente ai presenti – l’imprenditore troverà un prontuario informativo di carattere generale sulle norme in tema di etichettatura dei prodotti tessili e moda viste dal lato del commerciante; un vademecum con consigli pratici sui comportamenti da tenere al momento dell’ordine dei capi, alla ricezione della merce, in caso di controlli da parte della Polizia locale, della Guardia di Finanza e della Camera di Commercio ed in caso di sequestro della merce; un cartello multilingue da esporre nei camerini con l’elenco delle fibre tessili; il timbro da apporre sulle copie commissioni al momento dell’ordine della fornitura; il fac-simile di una lettura predisposta da un consulente legale per la segnalazione al produttore/fornitore di vizi di etichettatura riscontrati su capi controllati a campione in negozio o a seguito della consegna della merce; e il fac-simile di lettera, sempre predisposta da un consulente legale, per la richiesta al produttore/fornitore di danno emergente e lucro cessante in caso di controllo e/o di eventuale sequestro dei prodotti operato dagli Organismi deputati.
Per informazioni sul progetto e sull’incontro di lunedì 23 settembre è possibile inviare un’email a info@ascombg.it; telefonare allo 035 4120304 oppure scaricare il modulo di iscrizione gratuita dal sito di Ascom Bergamo (www.ascombg.it).


Gli agenti di commercio
abbattono le frontiere.
In Fiera il confronto
sui mercati
internazionali

La Federazione Nazionale delle Associazioni di Agenti e Rappresentanti di Commercio –Fnaarc e Agent 321, Bureau internazionale degli Agenti di Commercio, Rappresentanti e Distributori, associazione internazionale al servizio degli agenti di commercio in tutto il mondo, saranno presenti alla prima edizione di Fer-Expo, la Fiera italiana della Ferramenta, in calendario da mercoledì 18 a giovedì 19 settembre presso il polo fieristico di via Lunga.  La Federazione sarà presente con il corner Forum Agenti, format ormai collaudato presente nei più disparati contesti fieristici e reduce dal grande successo ottenuto alla Nuova Fiera di Roma lo scorso maggio. L’area sarà un punto di riferimento per tutti gli agenti di commercio che potranno avvalersi di servizi gratuiti oltre che proporsi per assumere nuovi mandati da parte di aziende italiane e straniere alla ricerca di forza vendita. L’internazionalizzazione della figura dell’agente si inserisce nella cornice  di respiro europeo che FerExpo ha voluto creare grazie alla partecipazione di Fediyma, la Federazione europea delle associazioni dei produttori DIY e della Edra, la European DIY Retail Association, rappresentata dal suo Direttore degli affari europei. Alisdair Gray, tra gli ospiti d’onore in fiera e tra i relatori che si succederanno sul palco di FerExpo. L’internazionalizzazione sarà al centro del convegno “Agenti senza frontiere”, in programma il 19 settembre dalle 10.30 alle 13. Ad aprire i lavori del primo appuntamento organizzato quest’anno dalla Fnaarc provinciale, sarà il neopresidente Massimo Bottaro. Seguirà l’intervento del presidente Fnaarc Roma Thor Evans Carlson che farà il punto su “Il ruolo dell’agente di commercio in questo momento di crisi”. Alle 11 si sbroglieranno cavilli e clausole con l’angolo legale: l’avvocato della Fnaarc, Lorenzo Bianchi, terrà un approfondimento sulla “cessazione del contratto e dell’indennità di fine rapporto”. La vicepresidente Fnaarc Milano Simonetta Maffizzoli inviterà gli agenti ad abbattere le frontiere illustrando le potenzialità dell’internazionalizzazione. “Il seminario rappresenta un’importante occasione di confronto su varie tematiche- sottolinea il presidente provinciale degli agenti e rappresentanti di commercio Massimo Bottaro- . La crisi sta portando le aziende a stipulare contratti sempre più personalizzati che non fanno che complicare la vita di noi agenti, chiamati a destreggiarci tra clausole e cavilli, a partire dal patto di non concorrenza, che rendono ancora più difficile affrontare questo momento di crisi, senza contare l’avversità del regime fiscale”.
L’ingresso a FerExpo e la partecipazione al convegno sono gratuiti per gli agenti di commercio.


«Il fisco è caotico e spesso vessatorio.
Noi commercialisti dobbiamo reagire»

“Serve maggiore tutela della nostra professione nei confronti di un Fisco sempre più caotico e, spesso, vessatorio”. A lanciare l’appello è Angelo Pellicioli, membro del Comitato nazionale che gestisce il nuovo “Coordinamento sindacale unitario dei commercialisti”. Già, perché dal 23 marzo scorso i contabili italiani, e quindi anche orobici,  possono contare su un’organizzazione che riunisce, sotto una sola sigla, sette associazioni rappresentative della categoria. Una svolta storica per gli addetti alla professione contabile che d’ora in poi avranno un unico referente per le loro istanze. “Con un ritardo di alcuni decenni – spiega Pellicioli – ci si è finalmente resi conto che per essere veramente incisivi con le istituzioni statali e periferiche, occorreva dar vita a un organismo sindacale unitario che intervenisse, compatto e con adeguato peso, in ogni circostanza concernente i problemi della categoria dei commercialisti”.
Pellicioli, la questione fiscale resta uno dei nodi principali da sciogliere per la vostra professione…
“I commercialisti, a differenza degli avvocati, non sono sufficientemente rappresentati, a causa della loro esigua presenza in Parlamento. Quindi non possono far valere in tal sede tutte le loro istanze e le loro indicazioni. Con il risultato che ci si ritrova, da almeno quarant’anni, con una vera e propria babele legislativa fiscale, sempre più caotica e farraginosa. Tutto ciò incide, non di poco, sui rapporti tra fisco e contribuente, rapporti che, rebus sic stantibus, rivelano, purtroppo, da parte del primo una tendenza ad ascoltare sempre meno e a imporre sempre di più”.
Per la prima volta le sigle sindacali dei commercialisti hanno deciso di riunirsi in un unico Coordinamento, al fine di rendere ancora più incisiva l’azione di tutela dei colleghi iscritti all’Ordine. Quali associazioni ne fanno parte?
“Il Coordinamento è composto da sette associazioni che manterranno comunque le loro rispettive autonomie e sigle, ovvero: Adc (Associazione dottori commercialisti), Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti), Anc (Associazione nazionale commercialisti, Andoc (Associazione nazionale dottori commercialisti), Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili); Ungraco (Unione nazionale giovani ragionieri commercialisti) e Unico (Unione italiana commercialisti). Gli iscritti sono oltre 120mila”.
Da chi è gestito il Coordinamento sindacale?
“È gestito da un apposito Comitato a cui partecipano, oltre ai sette presidenti delle rispettive associazioni aderenti, altri quattro membri ricoprenti deleghe istituzionali all’interno di esse”.
Più servizi per gli iscritti ma anche maggiori tutele, quindi?
“Certo. Tra i nostri obiettivi c’è l’istituzione di un osservatorio nazionale permanente che verifichi l’efficienza, l’efficacia e l’economicità dei rapporti fra istituzioni ordinistiche nazionali e locali e gli iscritti. Questi ultimi contribuiscono, con una sostanziosa quota annua, al mantenimento delle medesime. A fronte del versamento di tale contributo è quindi diritto di tutti gli associati non solo godere di adeguati servizi, di appropriate tutele e di prerogative professionali certe, ma pure conoscere, anche nei minimi dettagli, come tale contributo venga utilizzato”.
Uno degli argomenti più dibattuti è quello della mancata osservanza della Legge 212/2000, il cosiddetto “Statuto del Contribuente”, che l’ordine dei commercialisti ha proposto a più riprese di elevare a legge costituzionale…
“Ad oltre dieci anni dalla sua entrata in vigore, il contenuto normativo dello Statuto del contribuente è stato più volte (oltre 200) vanificato e violato da deroghe espresse contenute in altrettante successive Leggi ordinarie dello Stato. Con la conseguenza che uno strumento che doveva garantire ai contribuenti certezza del diritto tributario e piena trasparenza nei rapporti fra contribuenti e fisco ha finito per essere relegato ad una semplice dichiarazione d’intenti. Occorre quindi provvedere, al più presto, per far sì che tale Statuto svolga, effettivamente e pienamente, le funzioni per le quali è stato emanato. E questo lo si può fare solo elevandolo al rango di legge costituzionale. Di modo che nessun’altra legge ordinaria dello Stato possa sminuirne la portata. Senza tale improrogabile intervento, questioni quali, per esempio, l’abuso del diritto, l’elusione fiscale, l’interposizione soggettiva fiscale, e quant’altro, non faranno altro che accrescere caos ed incertezze interpretative in un campo già oberato, di suo, di innumerevoli incomprensioni e di palesi contraddizioni in termini”.
Cosa ne pensa degli attuali criteri relativi alla formazione permanente obbligatoria degli iscritti?
“Nel pieno rispetto delle nuove norme che hanno recepito le più  recenti direttive europee, occorre intervenire, sostanzialmente, sul modo, sui metodi e sulle esclusive nell’organizzare e gestire i corsi di formazione professionale. Corsi che oggi non solo non godono, purtroppo, della loro caratteristica peculiare: cioè di un riscontro effettivo sul grado di adeguata preparazione, non essendo previsti alcuna prova o esame finale, ma che spesso non riescono neppure ad  accertare l’effettiva presenza dei corsisti. Di questo si è reso conto anche l’Ordine di Bergamo che, con una recente informativa agli iscritti, è intervenuto sulla questione, avvalorando, in tal modo tale notevole defaillance. Ma questo è ben poca cosa”.
Quali cambiamenti servirebbero?
“Devono essere, per esempio, accettati come validi ai fini formativi, i titoli di laurea e gli esami universitari, o master, avvenuti successivamente all’iscrizione all’albo, e relativi a materie inerenti la professione (unici corsi peraltro dotati, in forza di esami, di reale riscontro sulla preparazione del professionista); ciò che, invece, ora non avviene o avviene in misura del tutto insignificante. Occorre pure, a mezzo dei suddetti corsi formativi, scendere in campo pratico coinvolgendo cioè professionisti e aziende in percorsi comunemente formativi, utili soprattutto per far emergere e segnalare realtà e problemi comuni ad ambedue le categorie. Ho già steso, a riguardo, un progetto in merito denominato “progetto ponte” che presenterò quanto prima al Comitato”.
Di cosa si tratta?
“Il progetto si propone di eliminare lo scollamento esistente fra scuola e lavoro e, più in specifico, fra professionisti e azienda. Altri argomenti oggetto di studio e di approfondimento da parte del Comitato riguardano la revisione legale, secondo le più recenti norme emanate, una seria riforma del Contenzioso tributario, dell’istituto della mediazione tributaria, della conciliazione tributaria e dell’autotutela”.
È vero che i commercialisti sono fra i pochi che si salvano in questo momento particolarmente difficile per la nostra economia?
“No, nel modo più assoluto. La nostra categoria è stata sì, l’ultima, in ordine di tempo, a soffrire della crisi in atto, ma ne è stata pienamente coinvolta. I ritardi nei pagamenti delle prestazioni, da parte dei clienti, sono ormai all’ordine del giorno e così pure gli insoluti, che aumentano sempre di più. Conosco situazioni precarie di piccoli studi ove i colleghi, per lo più giovani, pensano seriamente di abbandonare la professione”.
Chi se la cava?
“Si stanno salvando i grossi studi storici e quelli che hanno impostato, già da anni, il lavoro su appropriate specializzazioni. Proliferano, invece, gli incarichi di procedure concorsuali, peraltro riserva di pochi iscritti, ma questo è un aspetto della professione che non mi è mai interessato. Sono sempre stato convinto, infatti, che il commercialista eserciti veramente la sua professione quando contribuisce, con imprese e lavoratori, ad incentivare il progresso economico e sociale del Paese; e non diversamente. Ma questa, lo ribadisco, resta una mia personale opinione”.