Baccalà, Frosio
dà “lezione” ai norvegesi

Galeotto fu quel baccalà servito con la polenta al Posta di Sant’Omobono. Tanto bastò alla chef Petronilla Frosio per far andare in brodo di giuggiole una coppia di Tromso giunta qualche anno fa nel suo ristorante, appositamente per mangiare quel piatti. Una richiesta, a onor del vero, un po’ inconsueta visto che i signori Hansen provenivano dalla Lapponia, habitat naturale dei migliori merluzzi del mondo. Eppure quella sera, all’apparenza ordinaria, cambiò il destino commerciale di molte persone. Per Petronilla non si trattò di soddisfare i capricci di una coppia di turisti un po’ pretenziosi. Halvor Hansen, era infatti titolare dell’omonimo marchio che lavora ed esporta lo stoccafisso ed era giunto in Italia per studiare il mercato e trovare nuove aziende interessate a distribuire il suo prodotto. Detto fatto. Da ormai tre anni il legame tra le Orobie e i fiordi norvegesi è sempre più stretto tanto che il 23 settembre scorso Petronilla, che è anche presidente del Gruppo dei ristoratori Ascom, è stata ospite d’onore a Tromso per una settimana didattica in cui ha messo in mostra le sue molteplici abilità culinarie in fatto di merluzzo essiccato, sotto sale e crudo. “È stata un’occasione speciale – dice – per ricambiare la visita che a maggio 2011 una delegazione norvegese con esponenti del Norvegian Seafood Export Council aveva fatto a Bergamo. Dopo il primo incontro con i signori Hansen al mio locale, seguì infatti una cena al ristorante Frosio di Almé gestito da mio fratello. Oltre ad Halvor Hansen, c’erano Helge Haug, titolare di una azienda che pesca i merluzzi e li fa essiccare, Jan Klev del ristorante “Skarven” di Tromso con i suoi quattro cuochi e alcuni produttori bergamaschi e bresciani”. Fu in quella circostanza che venne ufficializzato il gemellaggio tra Bergamo e la Norvegia nato proprio grazie a Petronilla: “Halvor mi è riconoscente – prosegue la cuoca – perché l’ho messo in contatto con l’azienda Jolanda de Colò di Palmanova del Friuli, leader nella distribuzione di specialità alimentari di alta gamma, con la quale ha stipulato un contratto per distribuire il suo stoccafisso. Capita la qualità dei nostri prodotti gastronomici, lui mi chiese infatti di aiutarlo a stringere una collaborazione per entrare nel mercato italiano. La sua azienda acquista i merluzzi pescati nelle isole Lofoten e li lavora in modo da salarli, essiccarli aperti per tre mesi e poi li lascia maturare in luogo asciutto. Dopo averli spellati e spinati, li mette in commercio già ammollati nell’acqua di sorgente dei ghiacciai dei fiordi. Ne deriva un prodotto in vaschette pronto per l’uso che risparmia a noi ristoratori un lungo procedimento di preparazione. Anch’io l’ho utilizzato da subito perché è molto buono, versatile. Lo uso anche per i cannelloni”. Poi, il mese scorso, Petronilla ha pensato che fosse proprio giunto il momento di ricambiare la visita ai norvegesi. Ha quindi scelto la settimana del Food festival per volare a Tromso. E l’accoglienza è stata regale: “Pensavo di andare in Norvegia per partecipare solo a una cena e invece mi sono ritrovata addirittura ospite del programma televisivo God morgen Norge, in onda sul loro canale nazionale, dove ho cucinato i miei cannelloni fritti ripieni di stoccafisso e a seguire uno stoccafisso con capperi e acciughe accompagnato da polenta abbrustolita. Sono stata anche nella scuola di cucina del ristorante Skarven dove ho tenuto una lezione di fronte a una quarantina di presenti. Sono rimasti tutti a bocca aperta quando ho preparato tre tartare di stoccafisso perché non avevano mai assaggiato questo pesce crudo. Poi ho cucinato il nostro classico baccalà al latte con la polenta e i tartufi di Bracca. Infine mi era avanzata un po’ di polenta nel paiolo e, siccome avevo in valigia un po’ di formaggi portati da casa, li ho fatti impazzire con una bella taragna a base di Branzi e grana”. Un viaggio gastronomico intenso, quello di Petronilla, durante il quale ha avuto l’opportunità di conoscere gli usi e i costumi di questo luogo ameno, situato oltre il Circolo polare artico: “Mi hanno ospitata in diversi locali, mi hanno portata a pescare, ho pure trascorso una notte in crociera. Ho scoperto anche che i norvegesi non hanno il culto dell’happy hour come noi italiani. Così sono stata invitata in un bistrot a preparare un ricco aperitivo dove ho proposto, tra le altre specialità, anche la polenta con il Branzi. Ricordo con piacere anche la cena di gala dove mi è stato chiesto di cucinare due piatti a base di stoccafisso che sono stati serviti insieme ad altre tre portate preparate dai cuochi locali. È stato uno scambio culturale importante. La risposta è stata ottima. Basti pensare che al mio rientro in Italia già tre coppie di Tromso, di cui due ristoratori, hanno prenotato nel mio albergo. Questo significa che andare a promuovere i nostri prodotti all’estero funziona”. Insomma, i norvegesi sognano l’Italia, sia dal punto di vista culinario che paesaggistico: “Per loro siamo un metro di paragone – conclude la Frosio –. Comunque anche loro hanno delle specialità buonissime. Ci sono delle patate meravigliose, non avrei mai smesso di mangiarle. I norvegesi cucinano molta carne di balena, foca e renna, mentre non si sognerebbero mai di mangiare coniglio e pollo. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal livello alto della loro ristorazione dal punto di vista del servizio, dell’ambiente, della cucina, hanno cuochi preparati e responsabili. E poi i norvegesi non sanno nemmeno cosa sia la crisi, sono pieni di gas e petrolio, a 18 anni escono di casa, lo Stato li aiuta a pagare l’affitto e frequentano l’università gratuitamente. Un altro mondo”. 


Da velina a imprenditrice,
Veridiana apre due negozi a Bergamo

Anche Veridiana Mallmann ha deciso di sfidare la crisi e cavalcare l’onda delle start-up. La modella brasiliana, nota al grande pubblico come ex velina bionda dell’edizione 2008 di Striscia la Notizia, ha infatti lasciato la tv per entrare a far parte dell’asset societario della nuova rete in franchising Ct Cosmetics Milano.
Un progetto ambizioso il suo che sta rivoluzionando il mondo dell’abbronzatura e che sta per approdare in queste settimane anche in Bergamasca con l’apertura di due punti vendita. Nei natural store che sorgeranno prima a Treviglio e poi, da fine ottobre, anche all’Oriocenter, verranno commercializzati prodotti naturali in contenitori ecologici. Ma il punto forte sarà la presenza di Mya, il lettino spray automatico per l’abbronzatura senza raggi Uva che manderà in pensione gli autoabbronzanti e le lampade, dichiarate dannose dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Oltre mezzo milione di euro spesi in ricerca e altri 90.000 euro, che raddoppieranno entro fine anno, per le attività di marketing è l’investimento che sta dietro a questo brevetto mondiale. «Mi è sempre piaciuto occuparmi di economia e imprenditoria ma avevo accantonato questa mia attitudine per fare la modella – spiega Veridiana –. Quando ho deciso di mettermi in proprio, ho cercato un progetto che rispecchiasse la mia personalità. Per il solo fatto di essere un volto noto ho ricevuto molte proposte di lavoro che mi hanno permesso di scegliere la soluzione migliore per me. Poi ho conosciuto Nicola Gheda che ha un’esperienza ultraventennale nel settore della bellezza. Lui ha brevettato l’unico sistema al mondo ad erogazione orizzontale per l’abbronzatura e la rivitalizzazione cellulare a base di ossigeno e acido ialuronico che è al 100% naturale perché è a base di canna da zucchero e reagisce con le proteine superficiali della pelle. Un’idea innovativa dal momento che i centri estetici italiani devono ridurre del 70% tutti i lettini di vecchia concezione». Grazie a questo prodotto, in pochissimo tempo si ottiene un colorito abbronzato che dura fino a 4-6 giorni. «Il progetto – prosegue Veridiana – mi è piaciuto subito e sono entrata a far parte della società della nuova rete in franchising Ct Cosmetics Milano. Sono in giro dalle 8 del mattino alle 8 di sera per fare ricerche di mercato e per cercare location in cui aprire nuovi negozi in franchising».
Il pigmento abbronzante micronizzato non penetra nel derma, non attiva la melanogenesi e può quindi essere usato in gravidanza, sotto i 16 anni, dai fototipo 0 o 1 e dai soggetti che soffrono vitiligine. «L’abbronzatura è sempre stata un cruccio di noi donne – conferma l’imprenditrice –. Io sono brasiliana ma di origini tedesche e per anni ho sempre inseguito un’abbronzatura molto difficile da ottenere. D’altronde sapevo che i raggi Uva sono cancerogeni e quindi non prendevo molto sole, ma essere bianca latte mi causava molta tristezza. Finalmente ho trovato la soluzione».
Insomma, una sfida ammirevole in tempi di crisi: «In effetti, puntare su un progetto simile in un periodo così difficile può sembrare rischioso – ammette – ma sono convinta che la cosa importante oggi, quando qualcosa non va, sia rimboccarsi le maniche. Io ho fatto così. Visto che la tv non mi dava un futuro sicuro, mi sono diplomata in Ragioneria e ho ripreso quegli studi di economia all’università che mi appassionavano tanto. Volevo fare un lavoro il cui merito fosse soltanto mio e non di qualcuno che aveva deciso di farmi lavorare. Sono stata abituata a sapere cosa fare fin da piccola: mi svegliavo la mattina e raccoglievo le uova o facevo i conti col mio papà».
Cresciuta in una fattoria immersa nella natura, l’ex velina, grazie ai suoi prodotti, intende trasmettere anche un messaggio ambientalista offrendo a tutti i suoi clienti la possibilità di riportare in negozio le bombolette spray vuote per il successivo riciclaggio: «Quando per lavoro ho iniziato a girare il mondo e a frequentare le grandi metropoli, provavo molto fastidio nel vedere montagne di spazzatura in giro. Ma anche quando sono a casa a farmi lo shampoo o finisco un flacone di crema, mi viene male al cuore quando devo buttarlo via perché penso a quanto noi sporchiamo l’ambiente ogni giorno. Ct Cosmetics Milano offre anche una serie di prodotti per la cura e il benessere della pelle, tutti spray e airless, per garantirne efficacia e integrità sino all’ultima goccia. Io ho dato alle mie clienti la possibilità di riportare in negozio le bombolette vuote, così poi le possiamo riciclare. È un forte messaggio di rispetto della natura». Oltre a Treviglio e Orio, la Ct Cosmetics Milano è oggi presente con quattro negozi a Udine, Crema, Orzinuovi e Milano, nel nuovo Brera Fashion District. Il piano di sviluppo prevede 80 punti vendita in franchising entro il 2015.


Campionaria, da 35 anni
la fiera più amata dai bergamaschi

Da sabato 26 ottobre a domenica 3 novembre torna al polo fieristico di Bergamo la Campionaria, l’evento più ricco di categorie merceologiche e insieme quello di maggior successo e tradizione firmato dalla Promoberg. La manifestazione taglia il traguardo delle 35 edizioni e insieme festeggia i primi dieci anni del centro espositivo di via Lunga, inaugurato proprio dalla storica rassegna. L'anniversario premia – con un concorso – i visitatori che con la loro fedeltà hanno reso così speciale l’appuntamento, spiega il direttore della Promoberg Stefano Cristini, che traccia anche un bilancio delle attività dell’Ente Fiera dopo l’approdo nella nuova struttura e inquadra le prospettive per il futuro.

Dieci anni fa è stata la Fiera Campionaria ad aprire le attività del nuovo polo espositivo di Bergamo. Si festeggia con qualche iniziativa speciale?
«La Campionaria, in un certo senso, da 35 anni rappresenta di per sé, oltre che una fiera, una festa di carattere nazional popolare, nell’accezione, se si può dire, più gioiosa del termine. Da alcune edizioni l’ingresso è gratuito, a questo elemento promozionale si aggiunge quest’anno un altro motivo di interesse. Abbiamo inaugurato il Polo fieristico il 23 ottobre di 10 anni fa proprio con questa manifestazione ed abbiamo ideato un concorso “Premiati in Campionaria”: con una semplice cartolina, saranno estratti a sorte e premiati quattro visitatori. Un buono acquisto per arredo giardino del valore di 5mila euro, un altro del valore di 1.500 spendibile presso Trony e due biciclette elettriche sono i premi in palio. Quattro degli oltre centomila visitatori previsti avranno un motivo in più per tornare a casa contenti, ma i motivi di soddisfazione non mancheranno neppure agli altri».
Cosa è cambiato da allora per la “regina” delle fiere bergamasche?
«I tempi sono cambiati, ma la Campionaria ha mantenuto il suo smalto, “vincendo” anche la concorrenza di altre formule commerciali. È un "unicum" fieristico che non tramonta mai. I motivi sono diversi, ma alla base c’è, credo, proprio un’affettività tutta bergamasca verso questo evento, nato quando ancora i centri commerciali non c’erano. I numeri parlano chiaro; con decine di migliaia di ingressi, intorno ai 130mila, e grazie ai molteplici settori merceologici e alla variegata presenza di prodotti, la Campionaria è senz’altro l’appuntamento più amato del calendario fieristico di Promoberg».
Cosa propone la nuova edizione?
«Il format ed il numero degli espositori è sempre lo stesso, un po’ come il detto “squadra che vince non si cambia”. L’occupazione sarà su tutto il complesso fieristico, 16mila metri quadrati coperti. Il padiglione A ospiterà le istituzioni e il comparto terziario, il B merceologie assortite ed il C, infine, l’ambito alimentare. Gli stand saranno 500 e gli espositori 200; ognuno di loro si prepara a questo appuntamento con professionalità. Ogni espositore proporrà suoi, personali motivi di appeal commerciale».
L’appuntamento arriva sulla scia dei risultati incoraggianti delle recenti Creattiva, che con il 20% di presenze in più ha fatto segnare un nuovo record, ed Alta Quota, con visitatori in crescita del 22%. Come legge questi successi? Ma non c’era la crisi?
«La Fiera vive nel tessuto economico e sociale, ne è, in un certo senso, l’espressione commerciale. Sa interpretare anche fenomeni sociologici. Creattiva, la Fiera delle Arti Manuali in cinque anni ha saputo cogliere un segnale della società e del mercato e tradurlo in una manifestazione che, per due volte l'anno, presenta numeri in crescita esponenziale. Il successo clamoroso di questa manifestazione, che abbiamo esportato anche a Napoli, sta proprio nella riscoperta, complice la crisi, di una manualità e di una creatività diventate “moda”, fenomeni di costume. Alta Quota è reduce da un successo lusinghiero in termini di pubblico, una fiera che ha saputo interpretare in modo innovativo l’outdoor, proponendosi come momento espositivo ma anche esperienziale. Una formula che piace e che il pubblico ha dimostrato di gradire particolarmente. Non è tutto oro quello che luccica, però. Perché accanto a questi successi ci sono settori che soffrono come l’edilizia, e anche la nostra ultraventennale Edil ha subito un forte ridimensionamento dovuto ad una crisi che ha messo in ginocchio il comparto delle costruzioni».
Il boom dei dispositivi mobili e dei social network, in ambito professionale e personale, non sembra aver tolto interesse all’incontro “reale”. Come si progetta una fiera al tempo delle nuove tecnologie di comunicazione?
«La progettazione, l’ideazione e la conduzione di una fiera non sono cambiati e non cambieranno mai. Nessun dispositivo potrà mai sostituirsi alla presenza, alla fisicità che intercorre nel rapporto tra l’espositore e il visitatore. La tecnologia in questo ambito facilita ma non sostituisce l’incontro reale che poi è l’essenza stessa del commercio, il piacere di conoscersi, confrontarsi ed accogliere consigli sulla scelta da compiere. Quello che è cambiato piuttosto è il modo di comunicare e il mondo virale dei social è determinante. Ad esempio, per Creattiva, Facebook è un elemento che determina flussi importanti di visitatori e gruppi di opinione e l’interazione tra il visitatore-cliente e l'espositore-fornitore diventa un elemento di continuità nel tempo. Una sorta di fidelizzazione mediatica».
Il nuovo polo espositivo ha segnato la svolta per la Bergamo fieristica. A che punto è lo sviluppo?
«Questi primi dieci anni di gestione sono volati. Sono stati molto faticosi, ma entusiasmanti sotto molti aspetti. Il primo fra tutti è quello che vede riconosciuta territorialmente la mission della Fiera che costituisce così come altre importanti strutture, penso ad esempio all’aeroporto, una formidabile opportunità per l’economia bergamasca. Dividerei il decennio in due tranche, una pre-crisi fino al 2008 e una successiva. Quest’ultimo quinquennio ha posto delle severe criticità anche in ambito fieristico, alle quali abbiamo cercato di ribattere facendo appello ad alcuni punti-chiave; una riduzione della durata delle fiere, un aumento del peso degli eventi collaterali, una sempre maggiore collaborazione tra organizzatori esterni ed il nostro quartiere fieristico, un’ottimizzazione delle risorse disponibili, un’attenzione al mercato e una sempre più stringente sinergia con le associazioni di categoria. Dalla semplice vendita di spazi espositivi ci stiamo proiettando verso una scelta di servizi collaterali di valore aggiunto: specializzazione degli eventi, forme di intrattenimento, con una sempre maggior rilevanza di congressi, workshop e manifestazioni collaterali. La nostra strada è tracciata e va in questa direzione e nella direzione di una maggiore internazionalizzazione. Una parola chiave, quest'ultima per leggere gli anni a venire della Fiera ma di tutto il territorio. Con i piedi a Bergamo ma la testa nel mondo sarà il claim del prossimo futuro di Bergamo e delle sue componenti».
Quali sono i punti di forza della nostra fiera? Quali le criticità?
«La nostra fiera può vantare due grandi punti di forza: la comodità strutturale, intesa come un insieme di fattori che vanno dalla vicinanza all’aeroporto agli spazi modulabili che consentono un’ottimizzazione ideale del loro utilizzo per manifestazioni sia di grandi che di medie o piccole dimensioni, e la flessibilità organizzativa, costituita da un team molto giovane che è cresciuto anche professionalmente con la struttura in questo decennio. Chi, per qualsiasi esigenza, entra in contatto con la Fiera può contare su un servizio “su misura”, commisurato alle proprie esigenze. Non c’è nulla di standardizzato e questo è senz’altro un “plus” che in strutture più grandi non si trova. Paradossalmente il nostro “essere più piccoli”, ovvero fiera di corona alla grande Milano, si traduce in un vantaggio».
Quali sono stati i traguardi più prestigiosi ottenuti dalla Promoberg come gestore del polo fieristico? E le nuove sfide?
«Il riconoscimento più bello è la soddisfazione di ogni nostro visitatore. Questa è la mission di Promoberg che va la di là di tutto. Certo, aver, ad esempio, esportato alcune fiere, come Lilliput o Creattiva, a Napoli equivale ad un riconoscimento indiretto della bontà del nostro lavoro. Così come la qualifica “nazionale” attribuita ad alcune fiere. Ogni giorno ci poniamo un piccolo traguardo: fare bene e dare il meglio».
Su quale settore potrebbe essere interessante puntare oggi per una nuova fiera?
«Il mercato è in evoluzione costante così come la società, e gli spunti non mancano. A settembre, ad esempio, abbiamo organizzato FerExpo, la prima fiera italiana dedicata al comparto della ferramenta. Un importante tassello in un panel fieristico che quest’anno ha contato 16 fiere, un trend che si sta mantenendo stabile anche in questi anni difficili, con la riconferma di alcune fiere e la new entry di altre. Una fiera non è una manifestazione che nasce dall’oggi al domani. È un progetto complesso, di molti mesi che si basa su ricerche di mercato, umori e tendenze: le nostre antenne sono sempre alte».
A che punto sono le sinergie con il territorio?
«Il dialogo con le componenti territoriali è costante e la collaborazione molto buona. Questo primo decennio ci ha consentito di approfondire, sia commercialmente che istituzionalmente i rapporti con diversi attori. Flessibilità, versatilità e capacità di aprirsi ad esigenze territoriali sono e restano alla base della nostra operatività».


Gli spettacoli teatrali?
Gustiamoli al ristorante

Con la cultura non si mangia? Beh, si può almeno cominciare ad uscirci a cena. È un cartellone teatrale in luoghi inusuali, ma anche una riflessione sul ruolo che le proposte artistiche e culturali possono esercitare in sinergia con le attività commerciali, il progetto “Masticare Cultura”, un cartellone di sei spettacoli, dal 16 ottobre al 5 dicembre, in altrettanti ristoranti (cinque di Treviolo ed uno ad Osio Sopra), che diventano così sei serate uniche dove la cucina e lo stare in compagnia si fondono con la scena e le performance.
L’iniziativa si inserisce nella rassegna “Storie in Comune”, articolata in 12 appuntamenti e realizzata dalla Residenza Teatrale Qui e Ora, la cui mission sta nel produrre esperienze teatrali e di animazione culturale in stretta collaborazione con i territori. «La peculiarità di Masticare Cultura è anche l’intenzione ultima della rassegna – spiega Francesca Albanese, che con Silvia Baldini e Laura Valli cura la direzione artistica di Qui e Ora -, ovvero ribaltare l’idea di una cultura che necessita di sussidio per trasformarla in strumento di sostegno al commercio, rivalutando quindi, al tempo stesso, l’idea di un’economia che si sviluppa e prende piede attraverso la cultura. Con un rovesciamento rispetto alla consueta visione che prevede un contributo pubblico nei confronti delle iniziative culturali, il progetto offre ai ristoratori l’opportunità di sperimentare l’arte, non solo come espressione creativa, ma anche come mezzo di ampliamento del pubblico e delle sue richieste». «Il tutto – ricorda – è in sintonia con gli obiettivi fondatori di Qui e Ora, ovvero l’osservazione della realtà territoriale, l’analisi del corpo sociale con la sua storia e i suoi miti e il desiderio di trasformare tutto ciò in racconto, tendendo così il filo conduttore che accomuna le iniziative in cartellone per questo autunno 2013».
Quest’anno, infatti, Qui e Ora in partnership con Zona K e Delle Ali Textura ha vinto il bando “Avvicinare nuovo pubblico alla cultura” della Fondazione Cariplo con il progetto Coltivare Cultura, di cui la rassegna fa parte, che prevede l’attivazione di laboratori, la realizzazione di percorsi di inchiesta, la costruzione di eventi strettamente connessi con le comunità a cui si rivolgono.
Il connubio tra locali e teatro piace anche all’Ascom, che ne sottolinea il valore innovativo e propositivo. «Per gli artisti – rileva il vicedirettore, Oscar Fusini – è un’occasione interessante per portare il proprio messaggio al di fuori dei luoghi canonici ed entrare in contatto con un pubblico diverso, per i ristoratori l’opportunità di intercettare nuova clientela e ravvivare la propria offerta». E se è vero che serate con performance ed eventi non sono ormai rare negli esercizi, il valore in più è dato dalla rete creata dai partecipanti, tutti territorialmente vicini, «così da potenziare la promozione e l’efficacia del messaggio», sottolinea Fusini.
Gli spettacoli vogliono costruire un rapporto speciale con il pubblico, intimo e scanzonato al tempo stesso. Sono in cartellone una performance per un unico spettatore, due spettacoli tutti da ascoltare su due figure indimenticabili, Barbablù e Don Giovanni, una lezione poetica sul teatro, un album di polaroid della costruzione di un amore e una cena di famiglia in cui i commensali diventano pubblico di una saga di vita.
Della rassegna “Storie in Comune” fanno parte anche “Senza sparire”, due giornate dedicate a raccogliere le voci e le tracce del territorio, due giorni di letture e proiezioni video e tre appuntamenti in altri tre luoghi insoliti: una casa privata, l’Università di Bergamo e i sotterranei di Palazzo Benaglio a Comun Nuovo, per un teatro che anche in queste occasioni incontra gli spettatori da vicino, attraverso percorsi inusuali e con un coinvolgimento diretto.


Settimana per l’Energia,
parola d’ordine: recupero

Nuove collaborazioni, un ricco calendario di convegni, visite guidate a impianti d’eccellenza per la produzione energetica, eventi ludici e culturali, attività per le scuole e l’apertura di spazi urbani che si animeranno con iniziative rivolte a tutta la cittadinanza. Tutto è pronto per la quinta edizione della Settimana per l’Energia, che debutterà domenica 20 ottobre al teatro Donizetti e proseguirà fino a domenica 27.
L’ormai tradizionale manifestazione promossa dall’Associazione Artigiani, in collaborazione con Confindustria Bergamo, mira a promuovere la cultura della sostenibilità, approfondire le tematiche della green economy e creare occasioni di aggregazione e riqualificazione professionale per le imprese. L’edizione 2013, intitolata “Trasformiamo il passato in futuro: recuperiamo e diamo nuova vita alle risorse”, sarà presentata ufficialmente martedì 15 ottobre e ruoterà attorno al tema del recupero e del riciclo come spunti per una discussione sulla ripresa della competitività del nostro sistema Paese e della sostenibilità del nostro modello di vita.
«Una delle caratteristiche di questa edizione – spiega il presidente dell’Associazione Artigiani Angelo Carrara – è il potenziamento delle partnership, a cominciare da BergamoScienza che per la prima volta è entrata a far parte del comitato organizzatore, unendosi alle nostre due Organizzazioni imprenditoriali, agli Ordini degli architetti e degli ingegneri, all’Università di Bergamo, all’Ufficio scolastico per la Lombardia e a Bergamo Sviluppo. Con BergamoScienza organizzeremo il convegno di apertura, dedicato al rapporto tra cibo ed energia e alle questioni legate alla produzione di biocarburanti. Le nostre due manifestazioni hanno ciascuna una propria specificità e finalità, ma con coraggio abbiamo deciso di collaborare e condividere gli stessi spazi per lanciare un comune messaggio di sostenibilità. Un messaggio forte che rivolgiamo non solo agli imprenditori ma ad ogni singolo cittadino in quanto primo responsabile dell’adozione di uno stile di vita nuovo, più consapevole e virtuoso».
Significativo, in questo contesto, è quindi l’utilizzo degli spazi urbani, fulcro della vita sociale cittadina, che diverranno il cuore pulsante della Settimana. A cominciare da piazza della Libertà, animata da una serie di eventi che vedranno gli studenti tra i protagonisti. «Durante tutta la kermesse – sottolinea il vicepresidente Giacinto Giambellini, coordinatore del gruppo di lavoro Innovazione ed Energia di via Torretta – la piazza cittadina si trasformerà in un grande laboratorio sensoriale, dove i ragazzi delle scuole avranno la possibilità di fare sperimentazione sulle fonti rinnovabili e sul recupero dell’energia termica, dell’acqua e dei rifiuti. E qui si inserisce un’altra nuova prestigiosa partnership, quella con A2A Calore & Servizi, società leader del teleriscaldamento in Italia che, all’interno della nostra manifestazione, aprirà l’impianto di termovalorizzazione in via Goltara a Bergamo».
Questa non sarà però l’unica struttura d’eccellenza aperta per la Settimana per l’Energia. Tra gli impianti bergamaschi che potranno essere visitati, ci sarà infatti quello della Montello, specializzato nel recupero dei rifiuti, e l’impianto di “solar heating and cooling” della Hidrogest di Sotto il Monte che si occupa di raffrescamento degli ambienti mediante energia solare.


E-commerce,
in Ascom
il desk
con gli specialisti
di Poste Italiane

Continua, con una nuova iniziativa, la collaborazione di Poste Italiane con Ascom per lo sviluppo del canale e-commerce nella provincia di Bergamo. Nella sede cittadina dell’Associazione sarà infatti presente un desk di Poste Italiane dove i soci Ascom potranno ottenere le informazioni sull’offerta di Poste e-Commerce, disponibile sia nella versione Smart che Master. Ascom è la prima associazione ad aver siglato con Poste Italiane un accordo che prevede di accedere al nuovo servizio di e-commerce a condizioni molto vantaggiose, avviando, gestendo e controllando tutti i processi della catena del commercio elettronico, dallo shop virtuale alla consegna del prodotto. Poste e-Commerce rappresenta la soluzione “chiavi in mano” per le piccole e medie imprese che vogliono aprirsi al commercio on-line. Gli specialisti dell’azienda cureranno l’attività necessaria per l’avvio delle vendite on line: dalla realizzazione del sito web al web hosting, dalla realizzazione del catalogo prodotti all’integrazione degli strumenti di incasso e pagamento (circuiti Poste Italiane Postepay e Conto Bancoposta, Visa, Visa Electron, Mastercard e PayPal), fino alla logistica di magazzino e ai servizi di spedizione e assistenza dedicata. Grazie all’accordo che rientra nel pacchetto Ascom Vantaggi, gli associati potranno usufruire di condizioni dedicate e particolarmente vantaggiose: uno sconto di 100 euro sull’offerta Smart  e di 500 euro su quella Master. Il personale specializzato di Poste Italiane sarà disponibile per fornire tutte le informazioni riguardanti l’offerta e le modalità di sottoscrizione presso la sede dell’Ascom, in via Borgo Palazzo 137, il 4 novembre e il  2 dicembre, dalle 9.30 alle 12.30. 


Galizzi agli imprenditori:
«Riprendiamoci il futuro»

La nuova consuetudine di svolgere l’assemblea nei territori della produzione segna simbolicamente la scelta di Confindustria Bergamo di andare verso le imprese, di “stare nelle imprese”, come ha sottolineato il presidente di Confindustria Bergamo Ercole Galizzi all’incontro annuale, svoltosi quest’anno al PalaFacchetti di  Treviglio, nel cuore di un territorio che conta quasi 25mila imprese e 100mila posti di lavoro, dove l’industria vale all’incirca il 50% dell’economia e dove l’integrazione fra i settori, agricoltura compresa, è più avanzata.
Un’area dove i nuovi assetti infrastrutturali dovrebbero favorire gli investimenti.
Positiva anche la visione degli asset del territorio: l’aeroporto motore di sviluppo, l’Università dalla dimensione internazionale, il Kilometro Rosso acceleratore di innovazione, Bergamo Sviluppo, attraverso una stretta alleanza fra la Camera di Commercio e tutte le Associazioni imprenditoriali, che accompagna le imprese nei percorsi di internazionalizzazione e sostiene i processi di innovazione, la stessa Bergamo Scienza.
Fra i progetti evidenziati anche quello della Fondazione Italcementi che ha lanciato il progetto “Bergamo 2.(035): un’idea di città in un mondo che cambia”, il documento  della Camera di Commercio “Per un nuovo sviluppo” e il finanziamento per l’aggiornamento della Territorial Review dell’Ocse. La progettualità d’insieme sta dietro anche alla candidatura di Bergamo a Capitale Europea della Cultura 2019 di cui Confindustria Bergamo è uno dei soggetti promotori.
Forte di questa nuova propensione alla progettualità Confindustria propone uno sforzo nuovo anche sul fronte del lavoro. “Il tasso di disoccupazione a Bergamo – ha sottolineato Galizzi – in cinque anni è triplicato, anche se resta. tra i più bassi d’Italia, largamente al di sotto della media europea. La percentuale di giovani non occupati (uno su quattro) è nella media europea e 15 punti sotto quella nazionale”.
E’ innegabile che dopo più di cinquant’anni Bergamo ha ritrovato, insieme alla crisi, una questione lavoro. “Abbiamo perso 25mila posti di lavoro. Le casse integrazioni macinano record negativi con il concorso di tutti i settori. Quest’anno rischiamo di raggiungere un monte ore autorizzate non lontano dai 40 milioni, con un aumento del 15% sul picco dell’anno scorso, anche se l’integrazione straordinaria e quella in deroga cedono leggermente”.
L’ottimismo di maniera è bandito: “I pochi decimali previsti di crescita, la divaricazione fra quel gruppo di aziende export oriented che hanno buoni risultati produttivi e le imprese depresse dalla caduta della domanda interna non consentiranno di recuperare produzione e, conseguentemente, tanti posti di lavoro”.
L’invito è però a non essere fatalisti e “adottare nelle imprese e nei territori tutti quegli strumenti che consentano la tenuta del sistema produttivo, anche intervenendo sul mercato del lavoro”, attraverso un confronto che deve “fondarsi sulla concretezza, senza pregiudizi, senza riferirsi a passati modelli di un rapporto di lavoro che non c’è più. Il nostro accordo territoriale sull’apprendistato si muove proprio in questa direzione come le sperimentazioni sulla flessibilità d’attacco”.
Fra gli esempi positivi il bonus lavoro della Camera di Commercio che dovrebbe  essere riproposto. Indicazioni utili vengono anche dall’Accordo tra Expo 2015 e i Sindacati, “un’intesa che consente la programmazione di soluzioni flessibili a favore sia delle imprese interessate alla implementazione del sito espositivo, sia dei lavoratori coinvolti nei conseguenti incrementi occupazionali, di durata temporanea ma con prospettiva di stabilizzazione”.
“Mi piacerebbe – ha aggiunto il presidente – riuscire a condividere con le Organizzazioni sindacali un progetto concreto in tema di nuova occupazione, che evidenzi la capacità del nostro territorio di trovare soluzioni pragmatiche ai problemi dell’impresa e del lavoro. Immagino una intesa territoriale che agevoli, con formule contrattuali flessibili, i nuovi inserimenti, favorendo così, nell’immediato, l’incremento degli organici.
Essere concreti significa infatti non limitarsi ad aspettare gli interventi legislativi in tema di mercato del lavoro, spesso tardivi o inadeguati. Essere pragmatici significa non limitarsi ad auspicare nuove agevolazioni contributive e fiscali che abbassino il costo del lavoro, difficilmente prospettabili in ragione della precarietà finanziaria del nostro Paese”.
Di qui la proposta alle Organizzazioni sindacali di “affrontare insieme la sfida di un confronto territoriale aperto e costruttivo, che superi approcci ideologici o politici per definire soluzioni emergenziali, subito praticabili, finalizzate a favorire, con modalità sostenibili, gli inserimenti al lavoro utili alle imprese”.
“La vera ripresa – ha avvertito il presidente degli Industriali – se saremo bravi e fortunati ci sarà in contemporanea e anche per merito di Expo 2015, che sarà un “momento di spartiacque fra il recupero e la dichiarazione di declino se l’Italia non si saprà presentare nelle sue vesti migliori”.
Grande imputata, ancora una volta, la politica, sempre lontana, caratterizzata da una burocrazia imperante e sorda ai cambiamenti.
“La Lombardia – ha sottolineato – è obbligata a dare il buon esempio, la nuova legge urbanistica è un’occasione imperdibile”. E ancora, secondo il presidente Galizzi “il sistema dei voucher costa più di quel che rende”. Mentre un incentivo semplice ai nuovi insediamenti sarebbe l’esenzione Irap considerata assolutamente strategica e in prospettiva da estendere alle imprese che crescono.
Gli obiettivi dell’imprenditore, ha ricordato il presidente, sono sempre gli stessi: rendere migliori le loro imprese, cioè innovare, metterle in condizione di andare ovunque, cioè internazionalizzarsi, migliorare il loro cluster, attraverso la collaborazione con altre imprese. Obiettivi su cui l’associazione è chiamata a lavorare “battendosi contro la disperazione e la resa, riprendendo in mano il futuro”.
“Non possiamo esimerci dal giocare la nostra parte – ha concluso – il mondo ?Ñ‚Äî molto diverso da quello di soli dieci anni fa ed ha bisogno di nuovi interpreti che meglio sappiano leggere il futuro. Non facciamoci intimorire dal rischio di perdere quanto conquistato dalla precedente generazione, ma assumiamo quel ruolo che la nostra gente si attende”.


Vendite
dirette
a domicilio,
continua
il trend positivo

Nel primo semestre dell’anno, il giro d’affari cresciuto dell’8,7%. Riflessi positivi anche sull’occupazione. Sinatra (Univendita): «Siamo premiati dal passaparola»  

Segna un + 8,7% il fatturato delle aziende associate Univendita (l’Unione italiana vendita diretta aderente a Confcommercio) nel primo semestre 2013, per un valore di 606 milioni e 430mila euro. Il risultato consolida la crescita già sostenuta (+ 6,5%) con cui si erano chiusi i primi tre mesi dell’anno.
Nel dettaglio, i comparti più dinamici sono stati beni durevoli casa (+10,7%) e cosmesi e cura del corpo (+5,8%) seguiti dagli alimentari e beni di consumo casa (+3,3%). In netta crescita il comparto altri beni e servizi (+26,7%), trainato dal risultato positivo del settore viaggi e turismo (+30,6%).
«I fatturati delle aziende associate Univendita sono in crescita da quando l’associazione è nata nel 2010 – ricorda il presidente Ciro Sinatra -. È un risultato notevole, se pensiamo che in questi anni i principali indicatori economici sono stati costantemente in ribasso e che i canali del commercio al dettaglio tradizionale soffrono». E a dimostrazione che le performance delle aziende associate Univendita siano ancora una volta in controtendenza basta il dato Istat sulle vendite del commercio al dettaglio, in calo del 3% nel primo semestre 2013: le vendite nella grande distribuzione sono diminuite dell’1%, quelle dei piccoli esercizi commerciali del 4,1%. Indicatore principe della criticità della congiuntura, il Pil vede una flessione dello 0,3% nel secondo trimestre del 2013 rispetto al primo e del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. A concorrere al dato la debolezza della domanda interna con un calo della spese nel secondo trimestre del 3,3% rispetto a un anno prima, dovuto a una diminuzione del 7,1% negli acquisti dei beni durevoli, del 3,3% dei beni di consumo e dell’1,8% di servizi.
Saldo positivo per le aziende associate Univendita anche sul fronte occupazionale: gli addetti alla vendita al 30 giugno erano oltre 67mila, in crescita del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2012. Si conferma la preponderanza della componente femminile, pari all’88,3%.
«L’andamento in controtendenza della vendita diretta merita qualche riflessione – conclude Sinatra -. Sono diversi i fattori che concorrono a determinare questo successo; accanto alla qualità dei prodotti e alla professionalità degli addetti alla vendita, il passaparola rappresenta un mezzo fondamentale per pubblicizzare un prodotto o un servizio. Questa convinzione, è suffragata anche da una recente indagine globale realizzata da Nielsen, secondo la quale quasi quattro italiani su cinque, il 78%, hanno dichiarato di fidarsi, nel momento dell’acquisto, dell’opinione di conoscenti». Tra le ragioni che contribuiscono a spiegare questo trend – si legge nell’indagine – vi è l’esigenza di avere maggiori dettagli su prodotti e servizi, prima di effettuare la scelta. Il passaparola risulta essere il canale più affidabile per il consumatore quando si tratta di effettuare una scelta, sia a livello europeo sia mondiale.


Confcooperative, riflettori
puntati sull’Oriente

La ricerca di nuovi mercati e opportunità di business come soluzione alla crisi per le proprie associate: giovedì 10 ottobre, nell’auditorium della sede di via Serassi, Confcooperative Bergamo organizza il workshop-incontro con la Camera di Commercio bilaterale Italia-Hong Kong dal titolo “Great Opportunity”, iniziativa che bissa quella organizzata con successo lo scorso anno e che rafforza il rapporto tra la Camera di Commercio italiana ad Hong Kong-Macao, riconosciuta dal ministero dello Sviluppo cinese ormai da più di dieci anni, e la centrale cooperativa bergamasca che insieme al Consorzio Prometeo ha avviato una collaborazione con l’ente camerale di Hong Kong per evidenziare i vantaggi legati agli investimenti nel Sud Est asiatico. A fare luce sull’importanza del Made in Italy, ormai diventato un brand sempre più ricercato in Cina e che continua ad avere un grande appeal sui consumatori locali, è stato chiamato Manuele Bosetti, general manager della Camera di Commercio italiana ad Hong Kong e Macao, che, oltre a presentare i servizi dell’ente, è a disposizione dei presenti al termine del workshop per incontri one-to-one di approfondimento.
L’apertura dei lavori, alle 16.30, è affidata a Sergio Bonetti, consigliere della Camera di Commercio di Bergamo, cui seguono la relazione introduttiva di Pieralberto Cangelli, direttore di Confcooperative Bergamo, e quella di Marco Daniele Ferri, presidente Prometeo, consorzio specializzato in servizi import ed export il cui obiettivo è proprio quello di ridurre il gap tra le imprese bergamasche e il mercato estero cercando di costruire un ponte di collegamento tra le cooperative locali e i paesi dove si amplificano le opportunità di business tramite l’apertura di canali export e affiancando le aziende nella ricerca di soluzioni per l’internazionalizzazione. Una strategia, quella di Confcooperative e Prometeo, che si sviluppa dopo un anno di viaggi e missioni all’estero che hanno toccato diversi paesi strategici. «I mercati con cui abbiamo consolidato delle relazioni commerciali importanti sono concentrati nel Sud della Cina e a Hong Kong ma anche negli Emirati Arabi e in Russia: tutti paesi dove il Made in Italy è richiesto e apprezzato, soprattutto in ambito agroalimentare – sottolinea Cangelli -. Anche se focalizzato sulle opportunità legate al mercato cinese, il workshop è quindi un’occasione importante per le nostre imprese di conoscere le reali opportunità legate all’internazionalizzazione potendo contare sul supporto a 360 gradi di Confcooperative e di Prometeo».
Un impegno che rispecchia la linea di azione nazionale di Confcooperative e dell’Ufficio per le politiche di internazionalizzazione del Dipartimento “Politiche per lo sviluppo”. Il consolidamento dell’attività delle cooperative passa infatti attraverso l’export delle imprese – che vanta un giro di affari di quasi 5 miliardi di euro – e a oggi i servizi di internazionalizzazione sono ormai “di casa” per 16 Unioni regionali e 44 provinciali. Di queste ben 22 affrontano direttamente il tema mentre 26 si affidano a strutture convenzionate. Solo 12 unioni non offrono nessun servizio ma ritengono che un sostegno per la ricerca di nuovi mercati sia fondamentale. Tra i servizi più richiesti spiccano la progettualità e il supporto per l’avviamento e lo sviluppo della gestione delle esportazioni, l’accompagnamento all’estero e la formazione. I mercati che rivestono maggiore interesse sono quelli europei e russi, seguiti da Nord America, Est Europa, Medio Oriente e Sud Est asiatico. E proprio l’Oriente sarà la tappa della prossima mission di Confcooperative Bergamo che tra ottobre e novembre tornerà in Cina per partecipare a diverse fiere dell’agroalimentare.


Bonacina: «Investiamo
sul talento per dare a Bergamo
un avvenire meno incerto»

Se fino ad ieri era difficile prevedere cosa ci avrebbe riservato il futuro, l’attuale incalzare vorticoso degli eventi, i radicali mutamenti di scenario, le crisi mondiale – ed epocale – che si sta abbattendo da ormai un quinquennio, senza allentare la morsa, rendono impossibile (e forse poco utile) quello che, di fatto, si rivelerebbe comunque un mero esercizio astratto, senza reali possibilità di trasformarsi in accadimenti di cui beneficiare.
La concretezza che ci caratterizza preferisce quindi spostare l’accento non tanto sulla astratte previsione, ma sulla progettazione, o, per essere più chiari, ci fa privilegiare la “fase attiva” capace di incidere sul cambiamento futuro, piuttosto che quella meramente “speculativa”, che si limita a ipotizzarlo.
Del resto siamo convinti che il domani non “piove dal cielo”, ma prende forma dalla germinazione e intelligente coltivazione dei molteplici fattori già oggi in incubazione.
E in questo processo noi tutti non siamo semplici spettatori, ma attori concreti, chiamati moralmente e civicamente a fare la nostra parte.
Ecco quindi che quando immaginiamo cosa sarà Bergamo e la Bergamasca fra un decennio, non possiamo permetterci il lusso sterile di un mero esercizio speculativo, ma siamo coinvolti in prima persona, ciascuno per il proprio ambito e ruolo, sia privato cittadino o istituzione, anche pubblica.
È un preciso dovere quindi orientare le nostre scelte quotidiane, il nostro lavoro, i nostri investimenti, le nostre speranze e passioni, già oggi verso un territorio che sappia fare tesoro del presente, del dato di fatto – bello o brutto che sia – per considerarlo come materiale di costruzione della “casa futura” ove noi e i nostri figli andremo ad insediarci nel prossimo decennio.
Una casa che deve tener conto di fattori di estrema rilevanza, come l’attuale grande trasformazione infrastrutturale in atto (Bre.Bemi., TEM, Pedemontana, TAV, Aeroporto Il Caravaggio); di appuntamenti e accadimenti di risonanza mondiale, come l’EXPO 2015, o Bergamo capitale Europea della Cultura 2019; di probabili trasformazioni sul piano istituzionale, col mutare di ruolo che dovranno avere le Province; della sempre più marginale funzione delle pubbliche istituzioni nel welfare, con un corrispondente spazio lasciato, in questo settore, dall’intervento del privato e, dunque, con la maturazione di una sensibilità solidale; della funzione “eurocentrica” – storicamente e geograficamente inconfutabile – di un territorio della pianura vocato a baricentro e cerniera sulle direttive nord-sud per il corridoio Berlino-Palermo, est-ovest per il corridoio Lisbona-Kiev, e parimenti centrale fra quattro aeroporti di spicco, come appunto Orio al Serio, Montichiari, Verona e Linate, oltre che strategicamente importante sul piano ferroviario.
Fra poco tempo il “cittadino europeo” sarà in grado di spostarsi in qualsiasi parte del continente per motivi di lavoro, di studio, di svago (e parimenti le merci o quant’altro) con una celerità fino ad oggi impensata e, per farlo, passerà sicuramente dalla pianura bergamasca, come peraltro già fecero a suo tempo (certo con modalità e ritmi temporali assai diversi) i grandi flussi di transito registrati dalla storia, a cominciare, allora, dagli eserciti.
Se questo è il “palcoscenico” – carico sostanzialmente di valenze positive, proprio perché, di fatto, crogiolo in cui si fonderanno, come già si fusero in passato, valori culturali, economici, spinte sociali, preziosi nella loro eterogeneità identitaria – su cui ci stiamo muovendo e sul quale dovremo dare concretezza al nostro domani.
Non possiamo però ostinarci ad ignorare, o negare, gli aspetti negativi – alcuni pesantemente negativi e forieri di drammatiche conseguenze – come il progressivo e inesorabile dilagare dell’illegalità e della criminalità organizzata in questo territorio, fenomeni che costituiscono il cancro della civile convivenza e che, se trascurati, portano alla disgregazione dell’humus sociale su cui si regge ogni società armoniosa, prospera e responsabile.
Una particolare riflessione merita poi l’intelligente messa a frutto del patrimonio culturale – artistico, storico, di costumi e tradizioni – che anche in terra bergamasca, come peraltro in tutto il Paese, costituisce una preziosissima risorsa, capace di costituire quel plus qualitativo sul quale investire nella costruzione appunto del nostro futuro.
Un futuro che dovrà naturalmente passare dal rilancio del nostro sistema produttivo, finalizzato a creare nuova occupazione, recuperando il pesante gap accumulato nei cinque anni di crisi.
Dovremo attivarci per recuperare i numerosi posti di lavoro e le molte imprese persi e, per fare ciò sarà prioritario puntare sull’ export.
Certo siamo ben consapevoli che i nostri progetti debbono confrontarsi con condizioni  in merito alle quali il nostro margine d’azione è davvero assi risicato, se non inesistente, poiché riguarda scelte generali come la riduzione del debito dello Stato, la limitazione della pressione fiscale su lavoro e redditi di impresa, l’aumento del potere di acquisto delle famiglie, la semplificazione del fisco e della normativa sul lavoro, l’investimento dell’intero Paese sull’istruzione e sulla ricerca. Merita un cenno a sé, nel costruire il nostro futuro, un freno al consumo di suolo e la spinta alla riqualificazione delle aree dismesse e dei fabbricati esistenti. Non dimentichiamo infatti che la Bergamasca è la zona della Lombardia che ha registrato la maggior crescita percentuale media annua di superfici antropizzate nel periodo 1955. Non meno strategico sarà il tema del potenziamento del polo universitario bergamasco e della sua capacità di creare sinergie internazionali. Ma, francamente, non è facile essere ottimisti, in proposito, visto le recenti decisioni di liquidare il decennale positivo esperimento dell'Università di Bergamo a Treviglio. Se il futuro di Bergamo e della Bergamasca nel prossimo decennio avrà respiro, esso dovrà senz’altro essere disegnato intorno alla conoscenza. Bergamo e la Bergamasca, che storicamente hanno saputo trasformare il lavoro in cultura, hanno  tutte le credenziali per divenire polo europeo del sapere, integrato nel più ampio sistema universitario lombardo.
Investire sul talento oggi vuol dire rinnovarsi nei campi della cultura scientifica e umanistica, puntando sulla ricerca e sulla più alta specializzazione, e abbracciando tanto gli ambiti della competenza industriale quanto le specializzazioni legate ai servizi e le humanities, per le quali l’Italia è riconosciuta a livello internazionale.
Non dimentichiamo infatti che il domani della nostra manifattura e dei nostri servizi è strettamente correlato con la “dose di conoscenza” che sapremo mettere nei nostri prodotti.
Ma non meno necessaria e determinante sarà, costruendo il futuro dei prossimi dieci anni bergamaschi, un’adeguata dose di coraggio e passione, perché siamo fortemente convinti che senza l’anima non ci sarà rinascita.

GianFranco Bonacina
*Presidente della Cassa Rurale di Treviglio