Consumo di pane ai minimi storici. Capello (Aspan): «Non è una crisi, ma un’evoluzione»

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I consumi di pane degli italiani si sono dimezzati negli ultimi 10 anni ed hanno raggiunto il minimo storico, 85 grammi a testa al giorno per persona. Il calo è da ricondurre al fatto che il pane ha perso il privilegio della quotidianità: quasi la metà degli italiani (il 46%) mangia il pane avanzato dal giorno prima, c’è una crescente – e positiva – tendenza a contenere gli sprechi e anche un ritorno al passato con oltre 16 milioni gli italiani che, almeno qualche volta, preparano il pane in casa. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti che parla di una crisi del pane.

Roberto Capello
Roberto Capello

Non è d’accordo Roberto Capello, presidente dell’Aspan di Bergamo, ma anche della Federazione italiana Panificatori: «Il dato non è significativo rispetto a un comparto, quello dei panifici, che oggi sforna una miriade di prodotti. La verità è che il pane si è trasformato, ha subito una metamorfosi simile a quella del vino. Parlerei quindi di una evoluzione». «Oggi – spiega Capello – nel sacchetto insieme ai 200-210 grammi di pane si trovano anche grissini, focacce, pizze. È questo il dato da valutare nel suo insieme e non si può affatto parlare di crisi, lo dimostra il fatto che gli acquisti delle materie prime non sono calati».

Anche a Bergamo il consumo di pane inteso come semplice michetta è diminuito anche se il consumo pro capite medio al giorno è più alto del resto degli italiani: si aggira sui 100-110 grami.

«È un dato inevitabile legato a diversi fattori – dice il presidente dei panificatori bergamaschi – innanzitutto le famiglie non sono più numerose come nel passato, poi lo stile di vita più sedentario e lo stesso riscaldamento ci portano a consumare meno energie: se 25 anni fa le necessità energetiche di una persona era di 3.200 calorie oggi è di 2.000/2.400».

Insomma, si è verificata una svolta nelle abitudini a tavola. «In passato il pane era un alimento per riempire la pancia e lo si mangiava quattro volte al giorno, a colazione, a pranzo, a merenda e a cena – prosegue – oggi si usa per accompagnare il cibo e, sì e no, lo si mangia a un pasto. Fare un confronto con gli Anni 60-70 quando si consumava un chilo di pane a persona al giorno non ha senso: oggi non riusciremmo a mangiare un chilo di pane al giorno, anche solo un quantitativo di 200 g si trasforma subito in un giro vita più largo».




Cari Gorinesi, confessatelo: siete agenti della Spectre!

 

gorinoMa porca l’oca, Gorinesi, Gorinisti o come accidenti si chiamano gli abitanti di Gorino, dovevate proprio fare questa frittata? Non siete i più cattivi né i più intolleranti della Penisola, ma, certamente, siete i più fessi o, perlomeno, i più sfigati. In lungo e in largo, da Sondrio a Lampedusa, esclusi i Welschbezirke tirolesi, prefetti occhiuti e sindaci compiacenti seminano, del tutto a casaccio, migliaia di nerboruti africani sui vent’anni, muniti di telefonino e capetti alla moda, locupletando alberghi, caserme, stazioni e financo colonie religiose, e voi dovete proprio fare le barricate per un manipolo di donne e di bambini, con tanto di immancabili partorienti? Da cosa vi travestirete ad Halloween: da Erode o da Alfred Neuman? Tutta l’Italia boccheggia per un’invasione che, ormai, sta travalicando i limiti del lecito, del tollerabile e, soprattutto, del credibile: gli unici che sorridono e contano le banconote sono quelli che si ingrassano con le ricchissime prebende governative o che utilizzano gli immigrati come schiavi. La nostra Marina Militare, non accontentandosi più di andare a raccogliere gli Africani a due chilometri dalle spiagge, raccontandoci che il golfo della Sirte è nel canale di Sicilia, sta apprestando dei mezzi da sbarco anfibi, per poter raccogliere i profughi addirittura prima che diventino tali: prelevandoli direttamente sotto casa.

Ovunque, si stanno organizzando gruppi di cittadini esasperati, che non ne possono più di strade impraticabili di notte, di palpeggiamenti alle ragazze, di sporcizia, di bighelloni a zonzo, di spacciatori, di case svalutate, di immobili occupati. E voi, in questo scenario perfetto come preludio ad un’insurrezione popolare, pensate bene di rovinare tutto cacciando via donne e bambini? Ma chi ve l’ha scritto il copione, Papa Francesco? Mancava soltanto che, tra i profughi, ci fosse una famigliola di Giudei, marito falegname e moglie gravida, e il quadretto natalizio sarebbe stato completo: buoi e asini, in Italia non mancano, per fare le comparse, e abbiamo perfino un angelino, sia pure bruttarello, da mettere sopra al presepe, con il cartiglio “Gloria in excelsis deo…”. Ma dico io, neanche a farlo apposta! O l’avete fatto apposta? Dai, dite la verità, Gorinesi, Gorinisti o come vi chiamate: vi hanno pagato per allestire questa bella recita di Natale. Vi hanno promesso 500 euro per ogni immigrato respinto. Vi comprano le vongole a trentacinque euro al chilo. Quella storia della Conad che ve le rimanda indietro per il virus è solo depistaggio. Non è possibile che, su più di sessanta milioni di Italiani, di cui una buona metà imbufaliti, esasperati, ridotti alla disperazione, da un governo scellerato, gli unici che facciano le barricate per fermare i profughi vadano ad incappare in un pullman carico solo ed esclusivamente di povere donne e di minorenni. Probabilmente, l’unico pullman del genere in tutta la Penisola.

Ha ragione Alfano: questa non è l’Italia. Questo è un film. E la riprova è che la canea organizzata, i lanciapietre di regime, la fuffaglia radical-sciccosa, non aspettava altro, e ha sparato a palle incatenate. Un tiro di controbatteria che era pronto da mesi: mica si improvvisano certe battaglie. Lo ripeto: questo non è un caso di razzismo, questo è un assist di Lionel Messi. Perché l’Italia, ahimè, è quella che accetta, obtorto collo, i diktat governativi: quella che vede le frotte di nullafacenti giocare col cellulare sulle panchine e abbozza, salvo, magari, scuotere la testa o, tra le mura domestiche, lasciarsi andare alla geremiade. Perché l’Italia vera ha paura di passare per cattiva: ingoia e tace, per non subire il linciaggio. Invece, voi, cari Gorinesi, siete in assoluta controtendenza: vi mandano qualche donna, spaventata, disperata, incinta (il marito è un ectoplasma ignoto) e voi la respingete crudelmente, al suo destino drammatico. Il perfetto ‘vilain’ da commedia: un misto di cattivaccio biblico, di Hitler e del contadino Jacques. No, scusate ma io non ci credo, cari Gorinesi o Gorinisti o chessò io: c’è un limite anche alle bizzarrie del caso.

Venti su centoquarantamila è una percentuale che rasenta il nulla: non c’è nulla di male, però ammettetelo che era un piano prestabilito per fare sembrare Alfano intelligente e Vauro umoristico. E’ anche quella una forma di attività caritatevole, in fondo. E poi, suvvia: l’anziana signora che si fa intervistare da Formigli e dice che i negri sono meno intelligenti dei bianchi è un cameo degno di Bette Davis. La nonnina veterorazzista, esponente di spicco del movimento di protesta anti-migranti di Gorino merita di entrare nel pantheon delle più eccelse parodie: il movimento per la liberazione della Giudea dei Monty Python, “Cornovaglia libera, libera Cornovaglia”, la nonna del Corsaro Nero. Altro che razzismo padano! Che, con tutto un Paese messo in ginocchio dalla politica migratoria del governo, un Paese che esporta migliaia di giovani laureati ed importa migliaia di giovani disoccupati, che nemmeno parlano l’italiano, possa risuonare un’unica concreta voce di protesta, e che vada a sbattere in un incidente così formidabile, mi pare davvero incredibile. Confessatelo serenamente, cari come diavolo vi chiamate, siete agenti della Spectre!

 

 




Monasterolo, è tempo di bollito misto

bollito_mistoDall’11 al 13 novembre, nella tensostruttura riscaldata del campo sportivo di Monasterolo del Castello, in riva al Lago d’Endine, si terrà la Terza Sagra del Bollito. Tre giorni, con il via alle 19, in cui il famoso piatto della tradizione contadina tornerà protagonista, grazie a tagli di manzo, salame, lingua e gallina accompagnati da stuzzicanti salse. Le proposte culinarie della Sagra continuano con la Trippa e prelibatezze autunnali. Le serate di venerdi e sabato saranno accompagnate da gruppi rock e folk, mentre la domenica mattina la Fiera Agricola e la Mostra del Bestiame organizzeranno attività e spettacoli per bimbi e non. La cucina aprirà per pranzo fino alle 17.
Da 16 anni L’Associazione Porchet Fest, organizzatrice della Sagra del Bollito Misto e della PorchetFest, promuove eventi con l’unico obiettivo di donare il ricavato in beneficenza. Per informazioni e prenotazioni chiamare 340-0701780.




La castagna del bastian contrario

A dar retta all’impareggiabile Teofilo Folengo, quelli che nel XVI secolo la montagna di Clusone spediva in mezzo mondo erano uomini “bassi, grassi e grossi di sedere”.

Una così poco altera complessione, a giudizio del poeta, era da attribuirsi alla dieta quasi monofagica dei valligiani: panizza – la polentina di panìco che godette di universale diffusione sino all’introduzione del mais – e, soprattutto, castagne a volontà. Oltre che per le generose proporzioni, il posteriore dei nostri montanari doveva con certezza distinguersi, per dirla con Curzio Malaparte, in virtù di una non comune loquacità.

Secondo la medicina prescientifica il frutto del castagno, tra le molteplici pecche dietetiche di cui era tacciato, annoverava difatti quella di indurre una tutt’altro che commendevole ventosità intestinale. Come se non bastasse, all’ingiustamente vituperata derrata erano attribuite, al pari che alla rapa ed ai legumi più umili, deprecabili proprietà afrodisiache, che si riteneva acuissero la proverbiale lascivia degli zotici. Più recenti ed attendibili studi hanno acclarato come il regime forzatamente vegetariano di cui scriveva il Merlin Cocai fosse piuttosto all’origine di quel gozzo che per secoli ha marchiato la caricaturale iconografia del bergamasco.

In spregio all’avversione di clinici e naturalisti, la preminenza della castagna nel sistema alimentare dei nostri antenati si è storicamente affermata su basi affatto trasversali, oltrepassando i confini topografici dei distretti montani ed il limitare sociale delle classi meno abbienti. È ad esempio assodato che nel corso dell’alto medioevo la diffusione di quello che era chiamato l’albero del pane si spinse sino al cuore della pianura padana, dato che estese aree a castagneto erano censite nei pressi di centri come Spirano, Cologno al Serio e Capriate d’Adda.

Alla fine del XIII secolo Bonvesin de la Riva certificava altresì come la cibaria avesse acquisito il rango di genere di prima necessità anche negli agglomerati urbani lombardi, giacché se ne approvvigionava in gran copia la stessa Milano. L’iperbolico magister di Porta Ticinese distingueva al più tra la varietà di minor pregio definita “popolare”, relegata ad un ruolo intermedio tra la nutrizione animale e quella umana, ed i più aristocratici marroni riservati ai palati dei ceti altolocati.

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La bollitura dei biligòcc

Proprio perché prevalentemente legate alle consuetudini degli strati sociali più umili, le tecniche di trasformazione agroalimentare della castagna e le modalità del suo utilizzo in cucina serbano tratti singolarmente arcaicizzanti. Valga il caso dei biligòcc, il cui procedimento di elaborazione è a tutt’oggi identico a quello descritto nel IV secolo dall’agronomo latino Rutilio Palladio. Nelle Prealpi lombarde ed in Valtellina si prepara inoltre una minestra di castagne e riso denominata mach, il cui vincolo di discendenza dal celebre maccus dell’antica Roma – una passatina di fave ancor ai nostri giorni in voga nel mezzogiorno – non necessita certo di delucidazioni. Colpisce semmai che in Valgerola, sul versante settentrionale delle Orobie, la vivanda venga accomodata con l’utilizzo del panìco in luogo del riso, riproponendo così in un’unica portata l’accoppiata di derrate montane richiamata nel Baldus di Folengo.

Se nelle vallate alpine la cucina della castagna riserva il sorprendente incontro con alcuni pronipoti della gastronomia latina, nel Sannio – storica propaggine longobarda nell’Appennino Campano – conduce invece al non meno stupefacente rinvenimento di un lontano cugino dei ravioli di casa nostra. Si tratta del caozoncello, un tortello dolce ripieno della polpa lessata dell’achenio, la cui preparazione è finalizzata in frittura. Per quanto arduo sia ricostruire la filiera delle relazioni di apparentamento, è sbalorditivo che ad una sessantina di chilometri dal Vesuvio sopravviva un’enclave presso la quale imperturbabilmente si consumano gli alter ego meridionali di casoncelli e cassoeula – localmente denominata abbullit d’porc.

Questa rassegna di bizzarrie si chiude con i dettagli di una delle antiche e suppergiù goliardiche tenzoni tra miserabili di cui è zeppa la storia. Soprattutto nelle lande a sud del Po, mazzamarroni era l’epiteto con il quale venivano dileggiati i montanari, che controbattevano apostrofando come mangiarape gli zotici dimoranti a quote più basse. E d’altronde già nel I secolo d.c. Plinio il Vecchio sottolineava come l’elettiva dimora della rapa fosse tra le brume delle piane alluvionali. È bene tuttavia precisare che dalle nostre parti il discrimine tra mangiamarroni e cagarape sarebbe risultato del tutto incomprensibile. Non solo per parecchi secoli si sono colte castagne sin sulle sponde del Fosso Bergamasco, ma le migliori rape del circondario sono da tempo immemore quelle coltivate sui declivi di Orezzo e di Bossico. Castagne in pianura e rape in montagna: come disconoscere che Bergamo sia patria dei più irriducibili tra i bastian contrari?




A Bergamo prezzi in calo. Giù gli alimentari, cresce il riscaldamento

spesa bio frutta verduraNel mese di ottobre, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) a Bergamo risulta in diminuzione dello 0,1% rispetto al mese precedente. Il tasso tendenziale (la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) si attesta a -0,2%, in diminuzione rispetto al -0,1% registrato il mese scorso.

La variazione in positivo più marcata (+0,2%) si registra nella divisione “Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili” nella quale si rilevano aumenti di gas (+1,8%) e gasolio per riscaldamento (+2,1%) ; in diminuzione energia elettrica (-1%). Segue (+0,1%) “Abbigliamento e calzature” con rincari dei servizi di lavanderia, riparazione e noleggio abiti (+0,7%). Medesima variazione per “Mobili, articoli e servizi per la casa” nella quale si registrano rialzi dei beni non durevoli per la casa (+0,7%).

Forte diminuzione in “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (-0,5%) con cali di frutta (-2,3%), pesci e prodotti ittici (-0,9%), latte, formaggi, uova (-0,5%) e vegetali (-0,7%). Seguono i “Trasporti” (-0,4%) in cui si segnalano in discesa trasporto aereo (-12,4%) e ferroviario (-1,1%); in salita carburanti (+1,5%) e trasporto marittimo (2,3%). Medesima variazione per le “Comunicazioni” settore nel quale scendono gli apparecchi telefonici e telefax (-1,4%).

In “Ricreazione, spettacoli e cultura” si registrano diminuzioni di apparecchi per il trattamento dell’informazione (-2,6%), articoli per giardinaggio, piante, fiori (-0,5%) e pacchetti vacanza (-3,7%); in aumento apparecchi fotografici, cinematografici e strumenti (+1%), supporti di registrazione (+2,9%), beni durevoli per ricreazione all’aperto (+0,8%), giochi, giocattoli e hobby (+3%), prodotti per animali domestici (+1,4%) e libri (+1,1%). Lieve diminuzione per “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,1%) a causa dei vini (-1,1%); in controtendenza le birre (+1,6%). Identica variazione per “Servizi ricettivi e di ristorazione” con cali dei servizi alloggi (-1,2%).

Invariate le divisioni “Istruzione”, “Altri beni e servizi” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

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Aree di crisi, 55 i comuni bergamaschi candidabili alle agevolazioni

crisi-industria-fabbrica-dismessaLa Giunta della Regione Lombardia ha approvato la lista dei territori candidabili alle agevolazioni previste per le “aree di crisi industriale non complessa” dal Ministero dello Sviluppo Economico. «Si tratta di territori circoscritti che presentano situazioni di crisi industriale e occupazionale – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini – dove le imprese interessate potranno candidarsi per ottenere eventuali cofinanziamenti attraverso un bando sostenuto da risorse definite a livello nazionale che prevede la modalità “a sportello”».

La maggior parte dei territori individuati è in provincia di Bergamo, con 55 Comuni su un totale di 84. «La lista che abbiamo approvato stamane non costituisce per i candidati diritto ad un piano di riparto – ha sottolineato Parolini -. Pur trattandosi, infatti, di una misura con un impatto potenziale significativo a livello nazionale per lo sviluppo dei territori e la tutela dell’occupazione, i rigidi criteri tecnici e demografici imposti dal Governo sono risultati di difficile applicazione per la dinamicità, la tipologia e la complessità del tessuto economico lombardo». «Regione Lombardia si è impegnata a chiedere deroghe e criteri più adatti alla situazione lombarda – ha precisato -, ma non sono stati concessi, ridimensionando così in modo significativo le concrete opportunità di questa iniziativa. Il Mise emetterà successivamente il bando per l’accesso ai fondi da parte delle imprese, con l’indicazione dei criteri e delle modalità di partecipazione. Regione Lombardia ne diffonderà adeguata e tempestiva informazione».

Le aree di crisi in Lombardia che possono concorrere alle agevolazioni del Ministero

BRESCIA

Fiesse, Pian Camuno, Artogne, Pisogne, Darfo Boario Terme, Angolo Terme, Gianico.

BERGAMO

Casnigo, Cazzano Sant’Andrea, Colzate, Albino, Nembro, Gazzaniga, Gandino, Cene, Leffe, Vertova, Peia, Aviatico, Bianzano, Fiorano al Serio, Pradalunga, Selvino, Parre, Onore, Ponte Nossa, Cerete, Rovetta, Songavazzo, Ardesio, Villa d’Ogna, Castione della Presolana, Clusone, Fino del Monte, Gandellino, Gorno, Gromo, Oltressenda Alta, Oneta, Piario, Premolo, Valbondione, Valgoglio, Rogno, Endine Gaiano, Costa Volpino, Casazza, Grone, Lovere, Sovere, Monasterolo del Castello, Borgo di Terzo, Bossico, Castro, Fonteno, Gaverina Terme, Pianico, Ranzanico, Riva di Solto, Solto Collina, Spinone al Lago, Vigano San Martino.

CREMONA

Volongo, Torre de’ Picenardi, Drizzona, Asola, Piadena, Ca’ d’Andrea, Calvatone, Isola Dovarese

MANTOVA

Mariana Mantovana, Casalmoro, Casalromano, Acquanegra sul Chiese, Canneto Sull’Oglio, Redondesco, Quistello.

PAVIA

Arena Po, Rea, Spessa, Mezzanino, Redavalle, Montù Beccaria, Santa Maria Della Versa.

SONDRIO

Cedrasco, Caiolo, Chiesa in Valmalenco, Poggiridenti.




Nati per Leggere, a novembre sconti per i più piccoli in 16 librerie

nati30ottob.jpg“Nati per Leggere in festa 2016” torna con decine di appuntamenti per il tradizionale evento di novembre. In Bergamasca sono ben 142 le biblioteche che partecipano al programma per avvicinare alla lettura fin dalla nascita e che per tutto il mese propongono libri e attività per bambini e bambine da zero a 6 anni e per le loro famiglie.

I programmi sono consultabili sulla pagina Nati per Leggere del portale della Rete bibliotecaria bergamasca (www.rbbg.it), organizzatrice dell’iniziativa, con il sostegno della Simpef sezione di Bergamo (Sindacato Medici Pediatri di Famiglia), e della Sezione Lombardia dell’Aib, l’Associazione Italiana Biblioteche, artefice della campagna ideata a livello nazionale.

Continua anche la partnership con Fondazione Asm e con l’Ascom di Bergamo, che ha attivato la partecipazione di 16 librerie e cartolibrerie, offrendo, durante il mese di novembre, lo sconto del 10% sui libri per bambini, grazie al coupon che si può avere partecipando alle iniziative delle biblioteche durante gli appuntamenti di Nati per Leggere in Festa.

Si può spaziare tra letture, esposizioni di libri, laboratori, merende, incontri rivolti ai genitori per parlare di libri e lettura ai bambini in età prescolare. Tema di questa nuova edizione è l’immaginazione. Il gadget che verrà consegnato quest’anno ai bambini partecipanti è quest’anno un metro da appendere nelle camere dei bambini, firmato da Nicoletta Costa, notissima illustratrice, tanto cara ai bambini.

Sul retro, la bibliografia con indicati i 36 libri, selezionati dai bibliotecari, che vengono suggeriti ai genitori. Come sempre poi, in regalo durante questi appuntamenti, anche un numero arretrato delle riviste per bambini La Pimpa e Giulio coniglio, messe a disposizione dalla casa editrice Franco Cosimo Panini.

libraia_bambini.jpgLa manifestazione di novembre, che si ripete dal 2003, rappresenta per gli organizzatori un po’ il “compleanno” del progetto, una festa fatta dalle biblioteche che durante tutto l’anno svolgono tante azioni con nidi, spazi gioco e scuole dell’infanzia, oltre che con appuntamenti di lettura in momenti extrascolastici, per alimentare la bellezza e l’importanza di leggere ai bambini in famiglia, dove è possibile garantire l’esercizio quotidiano alla scoperta delle storie.

Lunedì 21 novembre, alle ore 11, è poi di nuovo la volta de “L’ora delle storie”, momento che coinvolge le scuole dell’infanzia, i nidi e gli spazi gioco, dove le attività in corso verranno interrotte per lasciare spazio alle storie, che potranno essere lette o raccontate dalle insegnanti o magari da qualche mamma, papà, nonno o nonna.

LE LIBRERIE CHE PARTECIPANO A NATI PER LEGGERE

  • Fantasia – Il circolo dei piccoli lettori

via Borgo S. Caterina 55 – Bergamo
  • Incrocio Quarenghi

via Quarenghi, 32/B – Bergamo
  • Libraccio

via San Benardino, 34/C – Bergamo
  • Il Campanile

via SS Fermo e Rustico, 21 – Caravaggio
  • Libreria Canova

via Nazzari, 15 – Clusone
  • Umpalumpa

via L. Querena, 42 – Clusone
  • Libraccio

via Europa, 7 c/o Le Vele – Curno
  • Mondadori Bookstore

piazza XIII Martiri, 3 – Lovere
  • No problem

via Garibaldi, 15 – Nembro
  • Goodbook.it Libreria

piazza Papa Giovanni XXIII, 12 – Osio Sotto
  • Il Parnaso

via Ramera, 94 – Ponteranica
  • La Matita

via San Carlo, 5 – San Pellegrino Terme

Libreria Mondadori

via Guzzanica 62/64 c/o Le due Torri – Stezzano
  • Ariston Bookshop – Libreria Mondadori

via Torriani – Treviglio
  • La Pulce curiosa

piazza Garibaldi, 7/H – Treviglio
  • Lo stato dell’arte

via Verga, 14 – Treviglio



Fiori, «ecco com’è cambiato l’omaggio ai defunti»

In vista della Festa dei morti, le aspettative dei fioristi sono alte. Le ricorrenze sono infatti ormai diventate preziose boccate di ossigeno per un comparto costretto a fronteggiare non solo i prezzi super scontati dei supermercati, ma anche il crescente fenomeno dei venditori abusivi.

Adriano Vacchelli
Adriano Vacchelli

«Le vendite dei fiori dei cimiteri si concentra quasi tutta in occasione delle ricorrenza dei morti – dice Adriano Vacchelli, presidente del gruppo Fioristi dell’Ascom di Bergamo –. Un tempo cambiare i fiori al cimitero tutte le settimane era quasi un obbligo, con le nuove generazioni si è un po’ persa questa abitudine perché è venuto meno il senso del culto. Ora il pensiero è legato a un fiore al cimitero ogni tanto».

La contrazione non riguarda solo la frequenza degli acquisti, ma anche la spesa. La tendenza è di mantenersi su costi bassi. Il budget si è ridotto negli ultimi anni. La spesa media è di 15-20 euro per i loculi e 25-30 euro per le tombe. Ci sono delle eccezioni, ma sono sempre meno. «In questo ha influito l’aumento delle cremazioni – spiega Vacchelli -. I loculi sono più piccoli quindi il fiore si è adeguato, non deve più riempire, solo dare un tocco di colore».

Per i negozi la situazione è resa più difficile dalla concorrenza presente sul mercato. «L’abusivismo è un problema che si ripresenta anche in queste festività, se non si mette mano e si fanno rispettare le leggi ci sarà sempre – dichiara Vacchelli –. L’abusivo è visto come una persona in difficoltà che cerca di portarsi a casa un pasto, questo è vero ma ciò che il cittadino vede è solo la parte finale di un sistema. Come per l’ortofrutta, anche per i fiori il fenomeno di andare all’ingrosso o al supermercato e poi vendere porta a porta che prima era saltuario si è diffuso». Quanto al confronto con i supermercati, «riescono a comprare e quindi a rivendere a prezzi molto più bassi – ricorda -. Ad esempio un vaso di crisantemi lo si trova a 3.90-4 euro. Noi non riusciamo nemmeno a comprarlo a questi prezzi!».

Per quanto riguarda le scelte, le richieste più tradizionali si concentrano sugli immancabili crisantemi, le altre spaziano sui fiori stagionali: ciclamini, orchidee e protee, fiori africani molto di effetto. Per tutti l’esigenza è la stessa: che i fiori resistano il più possibile.




Il mercato It torna a crescere. Grazie alla trasformazione digitale

Il mercato IT esce finalmente dalla crisi e cresce nel 2016 del +3,1%, trascinato dagli investimenti connessi con la Trasformazione Digitale.

È il primo, e incoraggiante, segnale che esce dall’Assintel Report+, che offre uno spaccato sul mercato e sui trend della domanda.

L’elemento di maggior novità per il mercato è dato quest’anno dai cosiddetti “Digital Enablers”, iniziative di punta della trasformazione digitale che fungono da incudine per l’evoluzione del business aziendale: valgono 7,4 miliardi di euro con un tasso di crescita del +16% rispetto al 2015. Tra di esse l’Internet of Things (+22%), i progetti di Customer Journey (+13,6%), i Big Data (+16,2%) e la Cyber Security (+6,1%). Al loro fianco si conferma la crescita di altri segmenti in ambito Software, come il Digital Marketing (+31,2%), la Business Intelligence (+13,6%), il Cloud Computing (+19,5%), il Mobile Enterprise (+13%).

Tornano ad investire in IT quasi tutte le industry del mercato, ad esclusione degli Enti Locali. In particolare l’Industria (+3,7%), le Assicurazioni (+4,9%) e le Banche (+3,6%), le TLC (+3,4%), Trasporti e Logistica (+4,8%), le Utility (+4,9%). Il settore Commercio/Distribuzione/Servizi riemerge con un +2,6%, e con essi va sottolineata la crescita parallela dell’eCommerce B2C: +17,2% quest’anno, vale oltre 19 miliardi di euro, trascinato dagli 8 miliardi e mezzo del Turismo e dalla rapida ascesa del Food (+102,5%) e di Moda e abbigliamento (+44,9%).

Tutto ciò si riflette anche nell’inversione di tendenza del settore Consumer (+1,4%), conseguenza diretta del diffondersi del digital lifestyle.

Luci e ombre invece restano nei mercati collegati alla PA: se torna a crescere la spesa legata alla PA Centrale (+2,3%) e alla Sanità (+1,9%), restano come fanalino di coda gli Enti Locali (-2,1%).

«Leggendo questi dati, si rinforza ancora di più la missione della nostra associazione, che deve incessantemente lavorare per diffondere la cultura digitale come driver per il business nelle  imprese della domanda, sollecitare le Istituzioni nel sostenerla a livello economico e finanziario, creare incessantemente network di dialogo e sinergia», commenta Giorgio Rapari, appena riconfermato presidente di Assintel.

Il Report, inoltre, ha intervistato 1.000 Responsabili IT di aziende End User sui loro budget attuali e dei prossimi 12 mesi, creando così delle mappe previsionali sui loro investimenti. Nel 2016 è aumentata la spesa in nuovi progetti di innovazione per il 49% dei rispondenti, ma parallelamente l’altro 34% del campione dichiara che il budget IT complessivo è sceso. Le buone notizie arrivano nei previsionali del 2017: diminuisce il numero di aziende che dichiara di contrarre i propri investimenti in innovazione (24% del campione) mentre aumenta la percentuale di chi dichiara che aumenterà il proprio budget (sono il 34%). Il 14% degli intervistati è “virtuoso” perché investe più del 3% in IT, ma il 30% del campione resta drammaticamente sotto l’1%.




Street food e cene a tema con i piatti dei pastori

agnello-cacio-e-ovo (piatto tipico abruzzese)
Agnello cacio e ovo, un secondo piatto tipico abruzzese

Si apre questo fine settimana la terza edizione del Festival del pastoralismo, manifestazione che porta in città il mondo della montagna e che ha tra i momenti clou la transumanza (sabato 29 ottobre) di un gregge di pecore bergamasche in Città alta fino ad Astino (dove si darà dimostrazione della tosatura e della preparazione estemporanea all’aperto della carne “castradina”, accompagnata da formaggi e adeguata bevanda) e l’esposizione delle “capre biodiverse” alla Fara (domenica 30).

Sino a fine novembre, poi, ci sono poi laboratori, film, incontri e una mostra. Ma non mancano nemmeno eventi gastronomici, che si aprono anche ad altre regioni – Abruzzo, Sicilia e Liguria per la precisione – nella prospettiva di realizzare un evento riferimento sul tema del pastoralismo anche oltre i confini bergamaschi e lombardi.

Domenica 30 ottobre in piazza Mascheroni, sul far del mezzogiorno, inizierà lo Street food con gli amici teramani. Il programma culinario prevede la capra alla neretese (con i peperoni), polenta con sugo di capra e una speciale zuppa di legumi della tradizione della Val Vibrata (all’estremo nord dell’Abruzzo). Alle ore 16.30 la delegazione abruzzese intratterrà al ristorante da Mimmo gli interessati alla storia, cultura, tradizioni enogastronomiche della val Vibrata e del teramano davanti a un calice di Montepulciano superiore e a formaggi pecorini (in collaborazione con Cucine in festa di Zanica; Pro Loco Nereto negli Abruzzi; Associazione Comunità delle botteghe di città alta).

In collaborazione con il Centro studi valle Imagna sono state organizzate anche tre cene a tema alla Bibliosteria Cà Berizzi (via Regorda, Corna Imagna) valorizzando la presenza di ospiti delle regioni. Le cene saranno precedute e inframmezzate da conversari.

Sabato 29 ottobre

Sapori d’Abruzzo.La cucina teramana con capra alla neretese con peperoni, agnello cacio e ovo, zuppa di legumi. La serata vedrà la presenza di Lorenzo Ferretti (chef), Antino Amore (giornalista Rai), Francesco Galiffa (scrittore e storico).

Venerdì 4 novembre

La Vastedda… e gli altri formaggi della pecora del Belice accompagnati dalla cucina di mare del trapanese. Incontro con i coniugi Cangemi di Partanna (allevatori e casari). Con dimostrazione di lavorazione della particolarissima Vastedda (un cacio ovino a pasta filata).

Venerdì 11 novembre

La cultura e la cucina contadina della montagna genovese. Con Massimo Angelini, ruralista, scrittore, editore

Info e prenotazioni 366 546.2000 – info@caberizzi.it

Il programma del Festival