Perdita della dignità e riconoscibilità della libera professione, redditi annuali sempre più bassi e normative e regimi fiscali che non supportano l’architetto e l’ingegnere libero professionista: La soluzione? Unirsi, formare studi professionali multidisciplinari e introdurre incentivi fiscali per l’aggregazione e la trasmissione delle conoscenze, soprattutto per far leva sulle libere professioni. È un futuro a luci e ombre soprattutto per le nuove generazioni quello emerso al convegno «Architetti, Ingegneri e Libera Professione – Strategie e azioni per una professione migliore, esperienze a confronto» tenutosi questa mattina, sabato 20 maggio, all’Auditorium i.lab, «sede di Italcementi e del centro innovazione di prodotto di tutto il Gruppo HeidelbergCement – ha dichiarato Roberto Callieri, amministratore delegato di Italcementi -. Grazie alla presenza dell’Ordine degli Architetti di Bergamo che ha scelto il nostro centro congressi come sede del convegno abbiamo la possibilità di far conoscere ancora meglio l’edificio, progettato da Richard Meier ed esempio di applicazione concreta di soluzioni innovative e sostenibili per il mondo delle costruzioni».
A Bergamo un architetto ogni 480 abitanti
Con circa 700 architetti iscritti in webinar, 200 presenti in sala e moderato da Silvia Vitali, componente del Comitato nazionale delegati Inarcassa, il convegno si è aperto con i saluti dell’ingegnere Donato Musci, consigliere Ordine Ingegneri di Bergamo, Roberta Orio, coordinatrice del Gruppo di lavoro «contratti e compensi» della Consulta degli Architetti Lombardi, e Chiara Raffaini, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Bergamo, che ha ricordato come «A Bergamo c’è un architetto ogni 480 abitanti mentre la media europea è uno ogni 1000. Una situazione che ha portato a studiare soluzioni per prevenire l’abbandono della libera professione: come Ordine di Bergamo stiamo infatti cercando di lavorare su più livelli per sostenere i nostri iscritti».
Creare le condizioni per valorizzare la categoria
Venire incontro alle esigenze della categoria è l’obiettivo del Consiglio Nazionale Architetti, sempre in prima linea nel promuovere iniziative per far conoscere la professione dell’architetto come ha spiegato il consigliere Cna Alessandra Ferrari: «Stiamo lavorando in sinergia con altre istituzioni, enti e università per creare le giuste condizioni per valorizzare la categoria, a cominciare dall’accesso al mondo del lavoro in tema di esami di stato e tirocini. Stiamo studiando anche come dare forma normativa a nuove società tecniche di professionisti e proposto la sostituzione degli studi di settore con rating di affidabilità, oltre a lavorare sulle norme Uni, sull’innovazione del Bim e a promuovere iniziative come Studi Aperti che il 26 e 27 maggio vedrà oltre 600 studi di tutta Italia aprire le porte al pubblico».
L’aggregazione per far fronte al mercato saturo e al calo dei redditi
Prendendo spunto dal recente calo di iscrizioni agli Ordini e dall’aumento delle cancellazioni, in particolare di professionisti giovani e donne giovani architette, il convegno ha acceso i fari anche sulle criticità reddituali e fiscali di chi esercita la libera professione: «Negli ultimi dieci anni il lavoro autonomo è aumentato del 18% rispetto all’occupazione del lavoro indipendente ma ha subito una perdita del 15% del reddito che su una media annuale di 40 mila euro incide molto – ha detto Alessandro Testa, commercialista e Tesoriere dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Bergamo -. La soluzione è quella di formare studi professionali aggregati perché l’aggregazione porta diversi vantaggi tra cui la condivisione dei costi, dagli adempimenti alle strumentazioni e alle spese di gestione, e il confronto quotidiano con i colleghi. Sarebbe opportuno, inoltre, introdurre un incentivo fiscale per l’aggregazione e la trasmissione delle conoscenze per far leva sulle libere professioni».
Dall’equo compenso al ruolo del sindacato
Criticità e prospettive che si riflettono anche in campo previdenziale: «Negli ultimi anni gli architetti hanno perso il 40% dei loro redditi – ha sottolineato Andrea Tomasi, presidente uscente della Fondazione Inarcassa, la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti -. Per questo servono maggiori garanzie come l’equo compenso e il contrasto ai bandi irregolari e allo split payment, oltre a promuovere la formazione di hub internazionali per accompagnare gli architetti italiani sui mercati esteri».
Paolo Recalcati, presidente Inarsind-Bergamo, che con oltre 100 iscritti è la sezione più numerosa di Italia, ha ricordato il ruolo del sindaco per le consulenze offerte e per la strumentazione messa a disposizione degli iscritti. «Occorre però una semplificazione e riduzione della burocrazia – ha aggiunto Ivan Locatelli, vicepresidente nazionale Inarsind -. Per questo il 13 maggio siamo scesi in piazza per tutelare la categoria chiedendo di garantire un servizio di qualità e per esigere un giusto compenso».