Ambulanti, «serve un salto culturale» 

Ambulanti, «serve un salto culturale» 

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Mauro Dolci, presidente della Fiva di Bergamo, è il nuovo coordinatore della Federazione lombarda. 57enne di Zogno, Dolci è ambulante da oltre 40 anni nel settore alimentare, attivo nei principali mercati della provincia, in quanto ha iniziato a mettere piede sulle piazze bergamasche a 15 anni terminate le scuole dell’obbligo. Dal 2008 è presidente di Fiva Bergamo, dopo la prematura scomparsa di Mario Vanoncini e dal 2013 vicepresidente vicario della Federazione a livello nazionale. La nuova nomina lombarda è avvenuta all’unanimità nel corso della riunione del Comitato Regionale Fiva, riunito a Milano il 21 ottobre scorso e a cui hanno preso parte: il presidente nazionale Giacomo Errico; Mauro Dolci; Riccardo Zanierato (vice presidente vicario Fiva Milano) e i presidente Fiva Raffaele Cirillo (Brescia), Roberto Benelli (Como), Rino Barbieri (Lecco), Renato Scarano (Pavia), Rodolfo Calzavara. Presenti anche i segretari, funzionari Ascom, Roberto Foglieni di Bergamo, Rosario Presti (Como) e Luigi Leanza (Milano).
Vice coordinatori regionali sono stati nominati Riccardo Zanierato (vicario) e Roberto Benelli. Luigi Leanza sarà il responsabile operativo della segreteria del Comitato.
Diversi gli obiettivi che il nuovo presidente regionale si pone, nel solco della continuità con il lavoro svolto dal predecessore, Giandomenico Beri. Su tutti l’attenzione a valorizzare l’esperienza degli operatori dei mercati di tutte le provincie lombarde. «Siamo una squadra che vuole essere attenta non al particolare del singolo ma di tutti i mercati del territorio lombardo, attraverso un lavoro di condivisione con la dirigenza delle associazioni che ne fanno parte, focalizzando risorse e interventi sui problemi rilevanti che riguardano il settore», afferma Dolci.
L’ambulantato è un lavoro impegnativo e ricco dal punto di vista dei rapporti e dagli stimoli che vengono dall’ambiente e dal territorio in cui opera. E a questo proposito Dolci sottolinea come i rapporti con la pubblica amministrazione il più delle volte sono da ricostruirsi ad ogni tornata elettorale. «Ad ogni elezione noi il più delle volte dobbiamo ricominciare da capo, ricostruendo e intessendo rapporti. E’ un lavoro da un lato affascinante ma dall’altro estenuante, anche se dialogando i problemi poi si risolvono. Credo che siamo l’unica realtà o una delle poche a doverci sempre confrontare e non dare niente per scontato. Ad ogni cambio di amministrazione, cambia qualcosa anche per noi. E’ questo un tema che sarà da affrontare».
Altro obiettivo che Dolci e il consiglio si pongono è quello di aiutare ciascun operatore in un cambio di mentalità nel modo di percepire il proprio lavoro, passando dalla logica del  “mio banco” a quella del “mercato”. «E’ una sfida importante – prosegue Dolci –  perché rendere bello e appetibile l’intero mercato è il modo migliore per attrarre i visitatori/compratori. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario educare al rispetto delle regole e alla legalità: la facciata, ciò che appare, è, in questo caso, estremamente importante. Insieme ai dirigenti di tutte le associazioni valorizzeremo le esperienze personali di ciascuno. L’idea è quella di creare servizi nei mercati anche cercando finanziamenti per progetti ben definiti».
Durante il suo mandato Dolci riserverà un’attenzione particolare anche alla direttiva Bolkestein. «A breve vorremmo organizzare un convegno a Bergamo sul tema della direttiva Bolkestein per confrontarci sulle conseguenze che questa normativa porterà all’interno dei nostri mercati e che inevitabilmente cambieranno volto e punteranno ancora di più sulla qualità e la professionalità». Insieme a questo si pone un altro problema da affrontare: quello del ricambio generazionale. «Anche questo è un tema difficile perché nel nostro settore negli ultimi anni manca il ricambio generazionale e soprattutto il passaggio dell’attività tra padre e figlio. E’ un tema sul quale è necessario confrontarci».
Ultimo aspetto quello dei distretti del commercio, su cui, secondo Dolci, «una riflessione deve essere fatta, soprattutto rispetto al contributo che le nostre esperienze possono offrire a queste nuove realtà che sul territorio lombardi stanno prendendo spazio».