Alberghi / A Natale Bergamo continua ad attirare turisti dal Nord Europa

Per le feste di Natale e Capodanno Bergamo ospiterà anche quest’anno turisti dal Nord Europa, i primi ad organizzare le vacanze sotto l’albero.

Nell’era delle prenotazioni last-minute è ancora presto per fare previsioni per il turismo nelle festività, ma non per indicare qualche tendenza di massima. Giovanni Zambonelli, presidente del Gruppo Albergatori Ascom, fa il punto sulle prime prenotazioni di dicembre: «Non sarà un Natale come quello di qualche anno fa – evidenzia -. L’embargo della Russia ha inevitabili ripercussioni su una clientela nuova come quella sovietica con un’elevata capacità di spesa e che optava per lunghi soggiorni durante le feste del Natale ortodosso, fino alla nostra Epifania. Fino ad ora il grosso delle prenotazioni arriva dal Nord Europa, dal Regno Unito alla Svezia, dalla Danimarca alla Norvegia. Si tratta per la maggior parte di famiglie che si fermano due-tre notti e che, oltre a visitare la città, si spostano per lo più a Milano. Al momento le prenotazioni sono in linea con quelle dello scorso anno».

Qualche turista italiano inizia ad apprezzare la nostra città: «Il turismo interno può crescere enormemente – prosegue Zambonelli -. Bergamo non è ancora percepita dagli italiani come destinazione turistica, nonostante chi la visiti ne resti piacevolmente stupito. C’è molto da lavorare in questa direzione».

L’ultimo scampolo del 2016 rappresenta l’occasione di fare un bilancio dell’anno: «Bergamo si sta sempre più affermando come destinazione turistica sia per quanto riguarda la città che l’hinterland. A tinte decisamente più fosche il turismo business, con la progressiva deindustrializzazione provinciale, con inevitabili ripercussioni sulle presenze».

Giovanni Zambonelli
Giovanni Zambonelli

Quanto alla categoria, il problema sempre più sentito è l’abusivismo, che non conosce crisi: «Ha volumi di affari mostruosi e a poco e nulla servono le nostre segnalazioni. Siamo nelle mani delle istituzioni». E non contribuisce ad una buona immagine turistica della città il declino del centro cittadino: «Il centro si sta spegnendo – rileva il presidente degli albergatori -: attendiamo il piano di rilancio annunciato dall’amministrazione, anche perché la sicurezza percepita è sempre più bassa. La nuova politica viabilistica è nata per disincentivare le auto senza però dotare la città di valide alternative ai mezzi privati. L’estensione del pagamento dei parcheggi la domenica per fare cassetto non contribuisce certo a rendere più vitale la città».

 


Turismo, Almenno San Bartolomeo è “Bandiera arancione”

Dopo Clusone e Gromo, il Touring Club Italiano ha assegnato oggi la bandiera arancione ad una nuova località in provincia di Bergamo, Almenno San Bartolomeo. Il riconoscimento di qualità turistico-ambientale si inserisce nell’ambito della prima edizione dell’iniziativa “Bandiere arancioni in Valle Imagna”, realizzata dal Tci e dalla Comunità Montana Valle Imagna. Il progetto ha coinvolto la quasi totalità dei comuni della Comunità montana, che si sono messi in gioco e si sono confrontati con il Touring sull’importanza di valorizzare le risorse locali e migliorare i servizi offerti al visitatore, preservando la qualità del territorio e le sue tipicità.

almenno-san-bartolomeo_foto-da-iatCon Almenno San Bartolomeo, sale così a 12 il numero delle Bandiere arancioni in Lombardia. All’imbocco della Valle Imagna, il paese si è distinto per il valore e la varietà degli attrattori storico-culturali, ben fruibili e in buono stato di manutenzione, adeguatamente promossi e valorizzati e per la presenza di un attrattore di grande pregio e interesse, la Rotonda di San Tomè, gioiello del romanico lombardo, una delle rarissime chiese a pianta circolare. Le produzioni artigianali, in particolare quella del legno, sono ben valorizzate, anche attraverso un museo dedicato. Buono è stato giudicato il servizio di informazioni turistiche, con un punto informativo dedicato, ben segnalato ed efficiente.

Tramite l’iniziativa, il Tci ha valutato le candidature dei Comuni valdimagnini partecipanti, alcuni dei quali hanno avuto accesso alla fase successiva di analisi sul campo tramite sopralluogo anonimo da parte degli esperti del Club. Sulla base dell’analisi condotta, 7 Comuni riceveranno nelle prossime settimane un Piano di miglioramento, utile documento di indirizzo redatto ad hoc per ciascuna località che suggerisce le principali linee di sviluppo della qualità turistico-ambientale. «Gli amministratori locali – sottolinea il Tci -, aderendo all’iniziativa, hanno dimostrato di aver colto l’importanza di investire nello sviluppo di un turismo sostenibile di qualità per incrementare la competitività dei territori a beneficio anche dei residenti».

È dal 1998 che il Touring seleziona, certifica e promuove con la Bandiera arancione i borghi (con meno di 15.000 abitanti) eccellenti dell’entroterra. Il riconoscimento è stato pensato dal punto di vista del viaggiatore e della sua esperienza di visita: viene assegnato alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno anche offrire al turista un’accoglienza di qualità.


E’ un Paese infelice quello che vota per protestare e non per progredire

referendumottobre-600Io ci speravo: giuro che ci speravo. Dopo due mesi di strombazzate e di bufale, di dichiarazioni di voto e di invocazioni accorate al popolo, alla democrazia, alla costituzione, alla resistenza e alla mistica fascista, mi auguravo sommessamente che fosse finita: che la nottata fosse passata e che potessimo, una volta tanto, comportarci da persone normali. Sì, ciao: non era ancora terminato lo scrutinio che già cominciavano le luminarie. A cominciare dal presidente del Consiglio, che deve aver passato la giornata elettorale davanti allo specchio a fare le facce, per vedere quale era la più adatta ad esprimere la legittima soddisfazione del vincitore o il composto cordoglio dello sconfitto: radiosa ma non esultante, seria ma non doma, un sorrisetto, una lacrimuccia appena accennata e subito detersa col ditino. Cose già viste: italianerie da commedia dell’arte, in fondo. Per poi passare alla fiera del delirio, quando si è trattato di commentare il risultato, in verità piuttosto clamoroso, del referendum. Grillo, Salvini e la Meloni che, in preda ad una tempesta ormonale, farneticavano di elezioni immediate, mi sono sembrati tre congedanti alla cena di fine naja: ubriachi di vino e di euforia. Reclamare elezioni a breve scadenza, prima che la Consulta ci dica, perlomeno, come andare a votare, più che intempestivo mi sembra stupido: capisco l’entusiasmo per quella che, a loro, deve essere sembrata una schiacciante vittoria politica, ma sarebbe meglio, quando ci si propone al Paese come possibili timonieri, dimostrare un po’ meno di pulsioni infantili e un minimo di senso realistico della politica.

Siccome i nostri, fino a poco prima, si presentavano proprio come paladini del realismo, io avrei suggerito loro di smaltire la sbornia referendaria, prima di abbandonarsi alla sicinnide. Lo stesso dicasi per gli sconfitti, che, sprezzando eroicamente il ridicolo, hanno attaccato con la solfa dell’“adesso tocca a voi!” dimostrando di essersi dimenticati che il voto riguardava la Costituzione e non la composizione del Parlamento, che rimane saldamente nelle loro mani, insieme al novanta per cento degli organi decisionali, dei mezzi di comunicazione e dell’impianto governativo di questa povera Italia. Il giochetto, da un punto di vista comunicativo, è semplicissimo: dare la colpa ad altri delle proprie marachelle. Chi ha rubato la marmellata? Gigino: è stato Gigino, io ero in bagno a lavarmi i denti! La verità, purtroppo, è che tutti quelli che ci hanno provato, negli ultimi anni, hanno miseramente fallito: il marmoreo Monti, telecomandato da Bruxelles, l’etereo Letta, reso simpatico solo dal fatto che si è fatto fregare come un fesso qualsiasi, e il nostro Leporello piangieridi, che, dopo la scenetta strappacuore, non ha la minima voglia di mettersi da parte. E, poi, c’è Berlusconi: quello che, col suo ritorno in campo, ha mosso almeno il 5% dei voti e senza il quale non si può decidere un bel nulla. L’ha detto davvero e l’ha detto proprio in questi termini: vi assicuro che non è un’iperbole cimminiana! Dopo avere distrutto quella parvenza di serietà e di civiltà che il nostro popolo poteva ancora esibire e, soprattutto, dopo aver proposto un modello di politicante che ha fatto scuola, cinico, disamorato, votato al proprio successo personale e all’esibizione sconcia del medesimo, adesso Berlusconi vorrebbe tornare in auge, col suo caravanserraglio di cortigiani?

Io mi chiedo se non siano tutti impazziti: l’Italia è ancora largamente ultima nella crescita, malgovernata, paralizzata da una burocrazia demente, scuoiata da una pressione fiscale intollerabile, invasa da torme di sconosciuti, tra i quali una buona fetta è composta da nullafacenti e nullavolenti fare, quando non di malandrini tout court, disoccupata, demotivata, deculturata, e questi stanno già giocandosi la tunica di uno che, non solo non è stato crocefisso, ma ha ancora in mano i chiodi e il martello. E’ la riprova, casomai ne servisse una, dell’incolmabile distanza tra la politica, che, ormai, si fa solo in televisione (anche fisicamente, visto che i nostri parlamentari ci bivaccano in pianta stabile, anziché legiferare), e un popolo che va per conto suo. Io credo che il risultato di questo referendum significhi soprattutto questo: ci avete rotto le balle! E temo che, d’ora in avanti, gli Italiani voteranno sempre meno per avere un governo e sempre più per non averlo: certo, ci saranno sempre i trinariciuti, le casalinghe di Voghera, i compagni emiliani, ma la maggioranza vota perché è l’unico modo di fare arrivare ai palazzi del potere il suo colossale vaffanculo. E, lasciatelo dire a uno che non ha mai accettato di candidarsi ad una carica (per la verità, fui eletto rappresentante di classe alle medie, battendo il candidato avversario, che era Giorgio Gori…altri tempi!): un Paese che vota per protestare e non per progredire è un Paese infelice e disperato. E noi, a parte Grillo, Salvini e la Meloni, siamo certamente più infelici che felici e più disperati che pieni di speranza. Anche se la sconfitta di Renzi, uno sgrisolo piacevolissimo, lo confesso, me l’ha fatto provare…

 


Quel pasticciaccio brutto della riforma delle Popolari

ubi45.jpgPoniamo il caso di una partita di calcio dove a un certo punto una squadra pretenda un calcio di rigore come bonus dopo avere ottenuto dieci calci d’angolo. Oppure che un arbitro a metà del primo tempo decida di fischiare come fallo tutti i colpi di testa e poi invece nel secondo tempo li ritenga regolari. O, per cambiare attività, che un giocatore di briscola in una partita voglia prendersi tutte le carte sul tavolo perché ha calato il quattro di picche e poi nella successiva giochi sostenendo che il due batta l’asso. Si può anche fare: basta saperlo prima. Sono le famose regole del gioco che finché non sono definite, continuava a ripetere diversi mesi fa l’amministratore delegato di Ubi Victor Massiah, rendevano impossibile parlare di acquisizioni tra banche. Chi compra qualcosa vuole avere certezze, in ogni cosa, e questo è più legittimo. Possiamo immaginare cosa possa pensare Massiah dopo che il Consiglio di Stato è di nuovo intervenuto, a distanza di quasi due anni dalla riforma delle Popolari, per dire in sostanza che si è scherzato e si torna alla situazione precedente. Qui il cambiamento delle regole del gioco vale centinaia di milioni di euro. Si ha un buon esempio d’incertezza del diritto con il verdetto della Sesta Sezione del Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo, che ha rilevato la “non manifesta infondatezza” dei dubbi sulla legittimità costituzionale di parte della riforma delle banche popolari ed ha quindi chiesto di esprimersi alla Corte Costituzionale. E, nell’attesa, ha sospeso l’efficacia della circolare della Banca d’Italia sulla possibilità di limitare il rimborso delle azioni su cui è stato esercitato il diritto di recesso in relazione alla trasformazione in Spa.

Stiamo parlando dell’articolo 1 del decreto legge del 24 gennaio 2015, appunto quasi due anni fa, che imponeva alle banche popolari di maggiori dimensioni di trasformarsi in società per azioni entro un termine ora di imminente scadenza, pena, di fatto, il ritiro della licenza bancaria, o in alternativa il ridimensionamento sotto una certa soglia patrimoniale, operazione praticamente impossibile senza impoverire l’istituto. Dato che la trasformazione in Spa è una delle operazioni straordinarie nelle quali al socio dissenziente è concessa la possibilità di vedersi liquidate le azioni, veniva prevista la possibilità di limitare questo diritto, in particolare per evitare che l’esborso indebolisse patrimonialmente le banche, tanto più in una fase nella quale ne veniva invece richiesto, se non imposto, l’irrobustimento. Alcuni dubbi sulla riforma erano stati sollevati immediatamente, ma non c’era stata una risposta chiara e convincente. Anzi, in alcuni giudizi si era detto che andava bene così. Così quasi tutti gli istituti sono andati avanti secondo quella che pareva la normativa in vigore. Quasi due anni dopo però si scopre che «appaiono sussistenti la legittimazione e l’interesse al ricorso rispetto ai soci (rispettivamente della Banca Popolare, della Banca Popolare di Sondrio, della Banca Popolare di Milano e dell’Ubi – Unione Banche Italiane), in quanto i provvedimenti impugnati (e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati) incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, così presentando profili di immediata lesività», come si legge nella decisione del Consiglio di Stato.

Se dovesse cadere la riforma, in sostanza, le banche che hanno deciso la trasformazione in Spa e credevano di doverlo fare in virtù di un obbligo, anche pesante, di legge, scopriranno che in realtà non erano obbligate a farlo. Ma adesso che sono diventate Spa a seguito di una “libera” decisione dei soci in assemblea non possono ridiventare automaticamente una cooperativa solo perché la legge che li obbligava a farlo non è più valida: dovrebbero infatti votare nuovamente in un’assemblea che però adesso ha altre maggioranze e che difficilmente, per non dire mai, accetterà una nuova trasformazione che ne limita i diritti. Ma c’è di più. Ubi Banca ha potuto concedere il diritto di recesso solo per 13,17 milioni di euro, rispetto alla richiesta per 258 milioni da parte degli azionisti che ne hanno chiesto l’esercizio (ovvero il 5,26% dei titoli oggetto di recesso, pari allo 0,2% del capitale), perché era prevista una limitazione in modo che il patrimonio non scendesse sotto il coefficiente di capitale primario richiesto dall’Europa.

Se adesso dovrà concedere il rimborso anche a quanti non sono stati soddisfatti, dovrà pagare altri 245 milioni circa con corrispondente indebolimento del patrimonio che dovrà reintegrare, probabilmente con un aumento di capitale. Ma dato che in Ubi ci si era illusi che le regole del gioco fossero state finalmente definite e fissate, nel frattempo si era entrati nel concreto del discorso delle acquisizioni. In particolare Ubi sta facendo i conti per acquistare tre delle quattro good bank nate dalla risoluzione ((Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti). L’operazione dovrebbe comportare, insieme ad altre condizioni, anche un aumento di capitale per rafforzare in ogni caso il patrimonio e c’è discussione sull’importo che potrebbe essere necessario: e, a quanto si apprende, un centinaio di milioni in più o meno sono sentiti come una differenza sensibile. Possiamo immaginare quindi cosa possa avvenire se tra capo e collo arriva una mazzata da altri 245 milioni, per una vicenda tra l’altro ritenuta chiusa da tempo: sono botte che rischiano di bloccare tutto.

Situazioni simili a quella di Ubi sul recesso si trovano in tutti gli altri istituti che hanno già effettuato la trasformazione ed hanno conseguenze particolarmente pesanti nel caso della fusione tra Bpm e Banco Popolare, con costi supplementari imprevisti che rischiano di dovere ricalcolare l’operazione. Dato che a complicazioni si sommano le complicazioni, nei prossimi giorni sono in programma le assemblee degli ultimi tre istituti che ancora devono diventare Spa: la Popolare di Bari, quella di Sondrio e Volksbank. Che a questo punto non sanno bene cosa fare: la trasformazione rischia di diventare troppo onerosa, ma non trasformarsi rischia di fare violare una legge, che però non si sa bene se continuerà ad essere tale. Già si pensa ad un decreto che tamponi almeno la sospensione decisa dal Consiglio di Stato, in attesa che la Corte Costituzionale magari dica che la riforma non è anticostituzionale e tutto si risolva, anche se non si sa quando. Perché il problema non sono le regole, ma la loro incertezza e i tempi con i quali si prendono le decisioni. Nella triste rassegnazione che nel frattempo ci saranno ancora altre modifiche, non si sa come, non si sa in quale direzione.

 


«Fuori norma e insicuro», il mercato di Sarnico verso il trasloco

sarnico-piazzaSe ne parla da anni, ma l’idea di spostare il mercato del giovedì a Sarnico sembra ora un progetto concreto. L’Amministrazione, tramite il suo primo cittadino Giorgio Bertazzoli, ha annunciato via Facebook di stare «lavorando per spostare definitivamente il mercato. Così non ci saranno più problemi e libereremo le nostre piazze». «Il mercato è fuori norma ed è insicuro. Non riescono ad entrare mezzi di soccorso né i vigili del fuoco», ha spiegato Bertazzoli.

L’idea è di trasferire il mercato dal lungolago all’area ex Stoppani, su una piazza servita da parcheggi, ben ordinata e con le adeguate norme di sicurezza. Ma i tempi non saranno immediati. «Stiamo cercando di far abbattere i capannoni della Stoppani e far dare una ripulita e sistemata. Ed è in corso la bonifica – informa il primo cittadino -. Dove è ora, il mercato è fuori norma e potenzialmente pericoloso, non ci sono vie di fuga, non si possono sistemare le piazze».

Il trasloco sembrerebbe raccogliere il consenso degli ambulanti che, scrive Bertazzoli, «sul lungolago non vogliono stare per il freddo e per lo scarso passaggio di persone», inoltre darebbe risposta alle annose lamentele dei residenti e dei commercianti per i disagi subiti dal mercato sulla piazza principale del paese.

In attesa del trasloco, l’Amministrazione sta valutando soluzioni temporanee per andare incontro alle diverse esigenze di utilizzo delle piazze e al contempo salvaguardare al meglio gli interessi dei commercianti. Martedì 6 dicembre, alle 17.30 è stato fissato un incontro con le associazioni ambulanti per valutare il progetto.

Siamo disponibili a valutare le proposte – dice il presidente di Fiva Ascom Bergamo Mauro Dolci -. Abbiamo qualche dubbio sul fatto che l’area individuata sia sufficiente e adeguata a ospitare il mercato, dal confronto con l’Amministrazione avremo comunque più informazioni».

Il mercato del giovedì di Sarnico è un appuntamento storico. Nato nel 1566 su decisione del Senato Veneziano nell’area di Fosio, da 440 anni si svolge sulla piazza e sul lungolago di Sarnico.


Regali di Natale, budget confermato. Ecco chi sale e chi scende

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Per il Natale 2016, gli italiani regaleranno in prevalenza generi alimentari, giocattoli e giochi per bambini, capi di abbigliamento, libri, prodotti per la cura della persona, vino, calzature, telefoni cellulari e smartphone. I generi alimentari si confermano anche per il 2016 la tipologia di regalo più diffusa: il 73,7% (contro il 74,7% del 2015) del campione dell’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format-Reserach ha affermato che effettuerà un regalo di questo genere.

Tra i prodotti maggiormente acquistati nel 2016 salgono rispetto al 2015 i giocattoli per i bambini (46,7% contro il 45,4% del 2015), capi d’abbigliamento (46,3% contro il 46,2% del 2015), i libri (41,7% contro il 36,4% del 2015), i prodotti per la cura della persona (34,9% nel 2016, erano il 30,6% nel 2015), il vino (27,8% contro il 26,4% del 2015) e le calzature (17,1% nel 2016, erano il 15,5% nel 2015). In aumento anche la percentuale dei consumatori che pensano di acquistare gioielli e bijoux (10,8% contro il 7,8% del 2015). In diminuzione cellulari, smartphone e articoli tecnologici: accessori per il pc, tablet, stampanti, etc.

Forse anche per un senso di incertezza per l’attuale situazione – rileva l’indagine – si faranno più regali ai propri familiari (il 68,6% contro il 67,8% del 2015) e a se stessi (44,4% contro il 37,1% dello scorso anno) e un po’ meno a conoscenti, amici e parenti lontani (il 30,5% contro il 32,5), anche se, ed è un segnale positivo, quest’anno si riduce di quasi 20 punti la percentuale di chi attenderà gli ultimissimi giorni a ridosso delle festività per acquistare i regali (dal 37,3% al 18,6%).

Quanto al budget di spesa previsto, la stragrande maggioranza dei consumatori (93,3%) cercherà di non superare complessivamente i 300 euro (sostanzialmente in linea con l’anno scorso), cifra che potrebbe aumentare anche per effetto dell’abolizione della Tasi.

Gli acquisti saranno effettuati in prevalenza presso i punti vendita della grande distribuzione (75,6%) e i negozi tradizionali (56%), ma è in forte crescita l’utilizzo del web, un canale di acquisto a cui nel 2009 si rivolgeva appena il 3,8% degli italiani. Dopo tre anni, nel 2012 la percentuale è salita al 28,3%, nel 2015 al 39,6% e oggi si attesta al al 44%.

>>L’indagine


Dall’8 dicembre, Largo Gavazzeni e Piazza Matteotti chiusi alle auto nei pomeriggi di sabato e domenica

Non solo le iniziative messe in campo da Atb e Teb: Largo Gianandrea Gavazzeni e piazza Matteotti, ovvero i lati sinistro e destro del Sentierone, chiuderanno al traffico il sabato pomeriggio e il pomeriggio dei giorni festivi fino a Natale, a partire dal 8 dicembre. «La scelte dell’amministrazione e Atb per i fine settimana prenatalizi – dichiara Stefano Zenoni, assessore alla Mobilità del Comune di Bergamo – si collocano all’interno della strategia di promozione della mobilità alternativa all’automobile, tanto più in quei momenti dell’anno in cui il centro cittadino e Bergamo Alta sono più frequentati. Anche quest’anno si è scelto di creare un mix tra chiusure al traffico e potenziamento dei servizi di trasporto pubblico. In parallelo ad una città bassa chiusa al traffico e ben servita dagli autobus, abbiamo deciso di rendere facilmente raggiungibile Città Alta “lateralmente”, potenziando la linea 3, e lavorando in sinergia con le attività commerciali del Centro Storico, rendendo così l’offerta più competitiva e più conveniente».


“Smart Land”, anche Imprese & Territorio in campo per una Bergamo più attrattiva e sostenibile

smart_landSabato scorso, nell’Aula Magna dell’Ateneo di Bergamo, in Sant’Agostino, la Provincia, l’Università e Imprese &Territorio hanno organizzato il convegno “Bergamo Smart Land”, un luogo dove le comunità locali ripensano il tema dello sviluppo locale e della partecipazione promuovendo policies in grado di costruire un territorio sostenibile, intelligente e inclusivo. Il mutamento sociale in atto è diffuso nella percezione dei cittadini. Enti, aziende e istituzioni del territorio stanno quindi modificando approcci, strategie e strumenti di lavoro per poter cogliere nuovi bisogni e adeguarsi alle necessità che l’evoluzione sta imponendo in modo veloce ed esponenziale.

Diventare Smart, intelligenti e preparati alle sfide

Diventare una Smart Land, ovvero un territorio intelligente e preparato, pronto a cogliere le opportunità offerte dal cambiamento tecnologico e geopolitico in atto, è quindi l’orizzonte strategico su cui la nuova Provincia ha iniziato a innervare un processo di governance locale, fatta dal lavoro sinergico degli attori pubblici/ privati, dal raccordo del sistema di imprese e realtà locali, dalla programmazione di nuovi percorsi welfare e formativi che possano generare profili professionali e culturali all’altezza delle sfide, con un’attenzione paricolare alle dinamiche di coesione sociale e inclusive.

smart-matteo-rossiPer una nuova governance chiave di volta è il lavoro in rete

I contesti territoriali che hanno un’alta densità di abitanti e infrastrutture, come Bergamo e la sua provincia, hanno bisogno di strumenti di governance diversi da quelli dei territori più piccoli. La necessità di gestire queste trasformazioni con strumenti più complessi è quindi prioritaria. Non è più tempo di pensare che ci sia un unico ente capace di monitorare il cambiamento. La chiave di volta su cui fare leva è il lavoro condiviso in rete. La nuova Provincia dei Comuni sta promuovendo azioni a livello sovracomunale e progetti di sviluppo sostenibile; piani che puntano a costruire aggregazioni e reticoli territoriali in grado di far emergere bisogni e progettualità capaci di generare nuove ipotesi da riversare nell’interesse della collettività. Un percorso che porterà anche a modellare il territorio. “Per promuovere l’attrattività serve la comunità – spiega il presidente Matteo Rossi -. E per fare comunità servono istituzioni e leadership politiche che sappiano giocare in squadra e fare rete. Questa è la logica sulla quale come Area Vasta abbiamo scommesso in questi due anni, il centro del nostro progetto politico. Le risorse per le reti di sviluppo locale, i servizi ai Comuni, le zone omogenee sono solo alcuni dei capitoli del lavoro avviato con i Comuni”.

Più smart, più competitivi

Diventare una Smart Land significa rendere il territorio dinamico e flessibile, più competitivo e attrattivo a livello economico, turistico e sociale, con ricadute sul benessere e la qualità della vita dei cittadini. Il processo di costruzione di strategie territoriali passa da momenti di sensibilizzazione come questo convegno, una prima edizione di un lavoro che ha una prospettiva concreta e utile, pensata per un futuro che è già alle porte. Per Aldo Bonomi del Consorzio Aster “prima nel ‘900 si ragionava tra capitale e lavoro con in mezzo lo Stato. Oggi siamo nell’epoca dei flussi, la finanza che impatta e cambia il territorio, le transnazionali e le medie e piccole imprese, il capitalismo diffuso di artigiani e commercianti e l’emigrazione. Tra flussi e luoghi riappare la dimensione del territorio, la Smart Land, da ripensare come un territorio provinciale che sta sull’asse di quello che chiamo “la città infinita”, la piattaforma produttiva lombarda che si estende dall’aeroporto di Malpensa a quello di Montichiari. Il problema è capire come un territorio come quello di Bergamo si riposiziona”. Giorgio Ambrosioni presidente di Imprese&Territorio ha sottolineato “la necessità di un’evoluzione verso un territorio che diventi sempre più attrattivo proprio perché ci sono strumenti e premesse che consentono di declinare tutti gli aspetti di quella che si chiama economia circolare”. “L’Università – ha spiegato Fulvio Adobati, dell’Università degli Studi di Bergamo – ha da tempo intrapreso un ruolo di supporto e di accompagnamento ai processi di trasformazione territoriale, in generale, e nello specifico del nostro territorio. Ci troviamo in un percorso di cambiamento di paradigma, del modello sociale ed economico, e in una fase in cui si aprono percorsi importanti di programmazione”.

 

 


Referendum: nessun vincitore, un solo sconfitto

 

Non una semplice sconfitta, ma uno schiaffone. Sì, un manrovescio pesantissimo che gli italiani, accorsi in massa alle urne, quasi come un sol uomo hanno voluto riservare anzitutto ad un uomo, Matteo Renzi, che in tre anni ha trasformato una promettente ambizione di cambiare il Paese in arroganza presuntuosa da bulletto di paese (con la minuscola). Voleva un plebiscito, l’ha avuto, ma al contrario. Dalle urne è uscito un urlo: vai a casa. L’altissima affluenza dimostra che Renzi se l’è cercata. Ci ha costretto ad una campagna elettorale lunghissima. L’ha infarcita di promesse, di regalie a destra e a sinistra, di battute sprezzanti nei confronti degli avversari (che hanno ricambiato con gli interessi, cosa assai riprovevole, ma chi è premier dovrebbe volare più alto). E’ riuscito perfino, ad un certo punto, a far sparire la bandiera dell’Europa da dietro le sue spalle per far passare l’idea che era contro quell’Europa che invece gli ha fatto arrivare ogni endorsement possibile. Ha perso con quasi venti punti di svantaggio, una disfatta, e dire che fino a poche ore dall’apertura dei seggi andava raccontando, con la complicità servile di tanti organi di informazione, che stava realizzando una clamorosa rimonta. Balle, tutte balle.
Altri, analisti più sottili di noi, avranno modo di elencare per filo e per segno tutti gli errori che ha commesso. Limitiamoci ad osservare che il primo, enorme, è stato quello di trasformare il referendum nel cavallo di Troia per quella legittimazione popolare che non aveva avuto nel momento in cui aveva congedato, con la brutalità che ora gli torna indietro, Enrico Letta. Ma più della politologia, di fronte ad un risultato così netto con una partecipazione così ampia, conta forse l’impressione, epidermica e superficiale fin che volete, di una larghissima parte di italiani che non ne poteva più di un presidente del Consiglio costantemente sopra le righe, un premier diuturnamente impegnato a dipingersi come unico salvatore della Patria. Uno sfoggio di superomismo che ha spinto a votare No con rabbia anche tanti che solo nel 2014 gli avevano dato fiducia.
E poi, che dire di quel pessimo modo di trattare i contrari alla riforma come tutti gufi, arrabbiati, ignoranti, incattiviti, sfascisti? Anziché cercare di allargare il suo consenso, Renzi ha alzato muri dovunque. E con lui quel circolo di nani e ballerine di cui, lui come quelli che lo hanno preceduto, si era circondato. Tutti bravi a lanciare battutacce sui social, nessuno capace di elaborare un pensiero proprio in grado di mettere un argine all’esuberanza del ragazzotto di Rignano sull’Arno.
Ma lo schiaffone è arrivato sul muso anche dei tanti che, pur esprimendo giudizi talvolta molto severi sull’ipotesi di riforma, hanno cercato di far capire che era più importante andare avanti sulla cattiva strada. Primo fra tutti Romano Prodi, uscito allo scoperto pochi giorni prima del voto con il suo solito modo da vecchia Democrazia Cristiana, dicendo tutto e il suo contrario. E poi i tanti osservatori stranieri più o meno interessati, i presidenti di Confindustria e di tante banche che hanno tentato in ogni modo di influenzare il voto, sbattendo contro il volere degli italiani. Nel mazzo non possono mancare gli organi di informazione. Renzi aveva l’appoggio dei grandi giornali, dei telegiornali, di uomini della cultura e dello spettacolo. Come con la Brexit e l’elezione di Trump, non ci hanno capito una cippa, dimostrando una siderale distanza dal sentire dell’opinione pubblica (e si capisce perché non si vendono più giornali…).
Ognuno adesso ha titolo per individuare le cause della vittoria del No. Nel calderone c’è di tutto: i morsi della crisi economica, la mancanza di lavoro, lo spirito conservativo, la rabbia sociale, l’antipatia nei confronti del premier, la rivalsa dei suoi avversari interni, il populismo trionfante. Checchè ne dicano Salvini, Berlusconi, Di Maio e festeggianti vari, non c’è alcun vincitore (dire No non è un programma politico alternativo) ma solo uno sconfitto: Matteo Renzi. Anche chi oggi canta vittoria da domani senza il panno rosso renziano farà fatica a trovare qualcosa da raccontare agli italiani. Ed è qui il vero problema. Renzi ci ha fatto perdere due anni. Gli altri non hanno fatto molto di più. Ora si azzera tutto. E tutti hanno il dovere di mostrarsi all’altezza di una sfida ahinoi davvero drammatica.

 

 


Biglietti e parcheggi scontati, omaggi a chi fa shopping e trenino. Le iniziative Atb per Natale

Ritornano da sabato 3 dicembre 2016 le iniziative del Natale Atb, organizzate in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e la Comunità delle Botteghe di Bergamo Alta, per favorire l’accessibilità al centro cittadino e a Città Alta con i mezzi pubblici durante le festività natalizie.

Il BIGLIETTO NATALIZIO GIORNALIERO

Un biglietto promozionale che dura tutto il giorno nella zona urbana, su autobus, funicolari e tram, acquistabile e utilizzabile da giovedì 8 dicembre a venerdì 6 gennaio 2017, al costo di € 2,50 anziché € 3,50.

LINEA 3, OSTELLO – STADIO – CITTÀ ALTA

Nei giorni festivi 4, 8, 11 e 18 dicembre il servizio della linea 3 viene prolungato con l’aggiunta di due corse alle ore 19.10 e alle ore 19.50 in partenza da piazza Mercato delle Scarpe per l’Ostello.

TRENINO TURISTICO GULLIBERG

Sabato 3, 10, 17 e 24 dicembre 2016, tra le 14 e le 19, è attivo il trenino turistico Atb “Gulliberg” che viaggia gratuitamente nell’area del centro città e del Borgo San Leonardo, con partenza da piazza Matteotti. Il percorso prosegue in via Tiraboschi, via Zambonate, piazza Pontida, via Moroni, via Previtali, via S. Bernardino, via Zambonate, via Camozzi, via M. Bianco, via Tasso, via Contrada Tre Passi, via Camozzi, via Roma e piazza Matteotti (fronte Palazzo Frizzoni).

Nei giorni festivi 4, 8, 11 e 18 dicembre, dalle 14 alle 19, il trenino viaggia in Città Alta collegando la stazione superiore della funicolare di Città con Colle Aperto, percorrendo il viale delle Mura.

LO SHOPPING IN CITTÀ ALTA CON ATB, CONVIENE!

Grazie alla collaborazione tra Atb e la Comunità delle Botteghe di Bergamo Alta, da giovedì 8 dicembre a venerdì 6 gennaio se si raggiunge Città Alta con autobus o funicolari e si effettuano acquisti nei negozi o ristoranti aderenti all’iniziativa, mostrando il biglietto Atb utilizzato lo stesso giorno si riceve in omaggio:

  • 1 biglietto natalizio giornaliero Atb, valido tutto il giorno nella zona urbana, su autobus, funicolari e tram, con una spesa minima di € 20 a scontrino unico.
  • 1 biglietto natalizio giornaliero Atb e 1 euro di donazione a favore del progetto “Spazio compiti Bergamo Alta”dell’Associazione Fili Sociali, con una spesa minima di € 40 a scontrino unico.
  • 1 biglietto natalizio giornaliero Atb e 1 biglietto per l’ingresso ad un museo di Città Alta – a scelta tra il Museo Storico dell’Età Veneta. Il ‘500 interattivo e il Campanone o il Museo Civico Scienze Naturali E. Caffi e il Museo Archeologico – con una spesa minima di € 60 a scontrino unico.

I locali aderenti all’iniziativa espongono la vetrofania del Natale ATB.

GLI ORARI DI AUTOBUS, FUNICOLARI E TRAM

Giovedì 8 dicembre autobus, funicolari e tram viaggiano con orario festivo. L’Atb Point è aperto per la sola biglietteria.

Dal 23 dicembre al 7 gennaio 2017, da lunedì a venerdì, tutte le linee – ad eccezione della linea 1 dalle ore 20 e delle funicolari – circolano con orario del sabato, senza corse scolastiche. Da lunedì a sabato, un tram ogni 15 minuti e corse serali ogni 18 minuti.

Il 25 dicembre è sospeso il servizio di autobus, funicolari e tram.

Lunedì 26 dicembre e venerdì 6 gennaio 2017, autobus, funicolari e tram circolano con orario festivo. L’Atb Point è aperto per la sola biglietteria.

Il 1° gennaio 2017 il tram viaggia con orario festivo e il servizio di autobus e funicolari inizia alle ore 13.30 con orario festivo. L’Atb Point apre alle ore 13.30 per la sola biglietteria.

PARCHEGGIA L’AUTO E PRENDI IL BUS, CONVIENE!

Parcheggi convenzionati con Atb: posteggiando l’auto al parcheggio di piazza della Libertà o al Central Parking di via Paleocapa e raggiungendo Città Alta con le funicolari o la linea 1, si riceve un’ora di sosta gratuita convalidando il ticket del parcheggio alla biglietteria della Funicolare Inferiore di Città.

Parcheggi d’interscambio gratuiti: Malpensata-via Carnovali; Gavazzeni-via Europa; piazzale Goisis-Stadio; Croce Rossa-via Broseta; alle fermate della Linea T1 Bergamo Albino.

Parcheggi a pagamento: Piazza Libertà; Garage San Marco; Garage Mirax-via Verdi; City Park Service-via Tiraboschi/Oviesse; Central Parking-via Paleocapa; Stazione Autolinee-via Foro Boario; Predaparking- via Pitentino; Triangolo-via Palma il Vecchio; Parking & Rent-via del Casalino; Del Centro-via Borfuro.

Gli orari Atb e Teb sono disponibili sul sito www.atb.bergamo.it alle pagine Linee e orari e Calcola percorso o sul sito www.teb.bergamo.it

Contatti e informazioni: Atb Point, largo Porta Nuova, 16-Bergamo; tutti i giorni feriali da lunedì a venerdì, dalle ore 8.20 alle ore 18.45 e il sabato dalle ore 9.30 alle ore 14.30. Gli operatori rispondono anche telefonicamente alle richieste al numero 035 236026 oppure per posta elettronica all’indirizzo e-mail atbpoint@atb.bergamo.it