Calici di Stelle, degustazioni e osservazioni del cielo nel borgo di Calepio

castello calepio (1)

Il Comune di Castelli Calepio partecipa al circuito “Le Strade del Vino” e propone la settima edizione di Calici di Stelle, la manifestazione estiva proposta in collaborazione con il Movimento turismo del Vino in occasione della notte di San Lorenzo, coniugando il fascino delle stelle cadenti con la bellezza dei borghi e delle piazze di tutta Italia e il gusto dei prodotti dell’enologia e della gastronomia.

L’appuntamento è per venerdì 5 agosto, a partire dalle ore 19, nel Borgo di Calepio in via Conti Calepio. I parcheggi sono segnalati all’esterno del Borgo e sono serviti da bus navetta.

Il costo dell’ingresso è di 15 euro e comprende calice, tasca portacalice e ticket per 20 assaggi di vini e specialità selezionate della Lombardia, presentate da botteghe artigianali sotto gli antichi portici e nel giardino pensile del castello. La serata sarà accompagnata da esibizioni musicali curate dall’associazione MusicArte e dall’osservazione delle stelle a cura dell’astrofilo Maurizio Besenzoni.

Gli enoturisti potranno anche partecipare al concorso fotografico nazionale legato alla manifestazione, “La Stella di Federica”, cercando gli scorci più suggestivi e i momenti di convivialità più coinvolgenti. Il vincitore, selezionato da una qualificata giuria, riceverà una “Magnum” speciale frutto di un blend di vitigni autoctoni in rappresentanza di tutte le Regioni.

Per informazioni, tel. 0354494242-246 – segreteria@comune.castellicalepio.bg.it – www.comune.castellicalepio.bg.it.


Commercio, turismo e servizi: a Bergamo 135 attività in più

Crescono le attività del terziario a Bergamo e in provincia. Nel secondo trimestre sono 135 in più rispetto al primo trimestre 2016.

Lo dice l’analisi dell’Ascom di Bergamo sui dati relativi alle aperture e chiusure delle insegne del commercio, della somministrazione, della ricettività e dei servizi. Dalla ricerca risulta che nel periodo compreso tra aprile e giugno 2016 hanno aperto 383 imprese del terziario, mentre le chiusure sono state 248.

L’andamento ha segno “più” in tutti i settori. Nei pubblici esercizi hanno aperto 85 tra bar, ristoranti e alberghi (per un saldo positivo di 37 unità), nei servizi le nuove attività sono state 94 (+15), nel commercio alimentare 46 (+14). L’incremento maggiore è stato nel comparto “non alimentare”, dove hanno aperto 108 attività (+42), mentre tra gli ambulanti le nuove iscrizioni sono state 50 (+27).

Per quanto riguarda le aree, tutte le zone della provincia hanno registrato un segno positivo, ad eccezione del raggruppamento “Valle Brembana e Imagna” dove aperture e chiusure sono andate in pareggio: sono nate 12 nuove e altrettante hanno abbassato la saracinesca. A Bergamo hanno aperto 76 attività (+24), nell’hinterland 68 (+18), nella Bassa bergamasca 76 (+27), in Valle Seriana e Scalve 48 (+15), nell’Isola Bergamasca 51 (+23), in Val Cavallina 30 (+15), in Valcalepio 22 (+13).

«I dati evidenziano la vitalità del terziario, con un aumento della natalità, che conferma quanto già rilevato nel trimestre precedente. Si stima che entro fine 2016 nasceranno 1.500 imprese, il 7% del numero complessivo di attività del terziario bergamasche, e ne moriranno circa 1.200 – afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. È un turnover molto alto che ha elementi positivi e negativi. Tra i positivi il fatto che il terziario resta uno sbocco occupazionale. Analizzando i profili emerge che chi apre oggi un’attività è per lo più giovane o over 50; tra i giovani c’è un’alta scolarità e un’attenzione e una propensione alle tecnologie. Tra gli aspetti negativi ci sono la scarsa competenza di tipo imprenditoriale e la poca conoscenza del settore merceologico di riferimento. Manca inoltre per l’imprenditore un periodo di avviamento e di affiancamento. Questi fattori, uniti al fatto che i consumi sono al palo, possono mettere in difficoltà le nuove imprese e sono la causa dell’alto turnover, che risulta essere il doppio di quanto accadeva negli anni Novanta. Formazione, assistenza e accompagnamento diventano le chiavi strategiche per la crescita delle nuove attività imprenditoriali».


Chiude la OMP di Lallio, mobilità per 40 lavoratori

Omp Lallio“Il perdurare della crisi di mercato, il progressivo regresso del volume di affari, registrato in un calo del fatturato del 30% solo nel primo semestre di quest’anno, ha determinato la necessità di cessare l’attività e procedere alla chiusura della società. Ciò comporterà l’avvio della procedura di mobilità per tutte e 40 le posizioni lavorative all’interno della ditta”. Un laconico comunicato giunto ai sindacati e l’incontro in Confindustria Bergamo per firmare l’accordo che mette fine alla storia della OMP di Lallio: i peggiori timori sorti ieri sui cancelli al presidio si sono concretizzati. Questa mattina, società e Organizzazioni sindacali (Femca Cisl e Filctem Cgil, insieme alla RSU) si sono ritrovati in via Camozzi e hanno stabilito tempi e modi della procedura. “La società si impegna a vendere scorte di materiale e prodotto finito, attrezzature e impianti per destinare il ricavato alle retribuzioni dovute ai dipendenti – dicono Cristian Verdi, di Femca Cisl , e Pietro Allieri, di Filctem Cgil – e a condividere con noi percorsi adeguati che possano prevedere incentivi all’esodo e tempi per la procedura di mobilità. È innegabile che la questione pesa come un macigno sulle teste di queste 40 famiglie, che di punto in bianco si trovano sulla strada, con poche alternative occupazionali a disposizione”.

 


Ad Ardesio un fine settimana DiVino

Taglia il traguardo della 12esima edizione Ardesio DiVino, la rassegna enogastronomica che per un fine settimana trasforma il paese dell’Alta Valle Seriana in una cantina a cielo aperto.

L’appuntamento è sabato 6 e domenica 7 agosto, quando, passeggiando per le vie, le piazze e i cortili del centro storico si potrà compiere un viaggio tra i profumi e i sapori della nostra Penisola, assaggiando, degustando e anche acquistando vini e prodotti tipici direttamente da selezionati viticoltori e artigiani del gusto.

La manifestazione è organizzata e promossa dalla Pro Loco di Ardesio con il sostegno dell’amministrazione comunale e di Regione Lombardia, Comunità Montana Valle Seriana e Promo Serio e quest’anno offre come novità la possibilità di scoprire angoli nascosti del piccolo borgo. Si aprono infatti le corti, per accogliere i viticoltori e le migliaia di visitatori, appassionati ed addetti al settore.

Per l’edizione 2016 sono attese oltre 5mila presenze. In degustazione e in vendita tante specialità di produttori italiani e stranieri: vino, naturalmente, e inoltre olio extra vergine di oliva, aceto balsamico, formaggi vaccini e di capra, parmigiano, salumi, miele, marmellate, farine, biscotti, cacao, caffè al farro, sidro, zafferano, infusi, sali, erbe spontanee di montagna.

Anticipa la kermesse venerdì sera, alle 21, la cena gourmet “Cena DiVina” all’Albergo Bigoni: con Davide Bigoni, chef patron del locale, e Paolo Tegoni, sommelier. Al centro del menù i legumi, ai quali la Fao ha dedicato il 2016 in quanto espressione di un futuro alimentare sostenibile, e curati abbinamenti enologici (40 i posti disponibili, su prenotazione tel. 0346 33289).

Oltre alle degustazioni presso gli stand enogastronomici il programma offre moltissimi eventi, spettacoli, concerti, degustazioni guidate e seminari. Sabato e domenica, dalle 19.30, cene eco-sostenibili nelle vie e piazze del centro storico a base di prodotti tipici selezionati.

www.ardesiodivino.it


Turismo e cultura, la Val di Scalve vuole riportare in vita l’antica fucina

«I musei sono fatti dalla gente, non dalle mura», dice Fabio Morzenti, che ha dato il “la” al sogno di ristrutturare e riportare in attività la fucina di Teveno, frazione di Vilminore di Scalve, partendo dal basso, da ogni singolo voto raccolto attraverso il censimento 2016 dei Luoghi del Cuore, l’iniziativa del Fai – Fondo ambiente italiano che sostiene il recupero del patrimonio storico, artistico, naturalistico del Paese.

È l’ultima rimasta delle circa trenta fucine di finitura, dedicate cioè alla produzione e alla riparazione di piccoli e medi attrezzi come vanghe, zappe, badili, scalpelli, fino a chiodi e lime, della Valle di Scalve. Con qualche elemento di fascino in più. È infatti costruita in un enorme masso di roccia proveniente dalla Presolana, che ne forma la base e un’intera parete, ed è tra le poche in Italia dotate di tromba idroeloica, invenzione italiana del 1700 per eliminare gli ingombranti e complicati meccanismi meccanici dei mantici, sfruttando la pressione della caduta dell’acqua.

Fucina Teveno (2) Fucina Teveno (1)

È in lizza tra le oltre 22mila segnalazioni che il concorso ha ricevuto e punta ad ottenere almeno 1.500 voti, soglia minima per poter presentare una richiesta di intervento da parte del Fai e di Intesa Sanpaolo. Attualmente è quarta in Bergamasca, dove spicca la chiesa di San Nicola di Almenno San Bartolomeo, seconda nella classifica nazionale.

«Per essere sicuri di centrare l’obiettivo abbiamo leggermente alzato l’asticella e ci piacerebbe raggiungere entro la fine di novembre, quando si chiuderanno le votazioni, almeno 2.500 preferenze», evidenzia Morzenti, proprietario della fucina e componente – insieme ad Antonio Arrigoni, Alberto Valeri e Giacomo Morzenti – del Comitato che ha lanciato la candidatura. «La Valle di Scalve ha risposto con entusiasmo – prosegue – e siamo ottimisti. Abbiamo il sostegno del Museo etnografico di Schilpario, delle Pro Loco, della Comunità montana, del Cai della Valle di Scalve, abbiamo diffuso l’iniziativa nelle biblioteche, tra le associazioni turistiche, abbiamo cominciato cioè a sviluppare quella rete che è fondamentale perché l’operazione sia condivisa dal territorio sin dalla nascita e che il Fai stesso richiede».

I primi documenti che parlano della fucina sono del 1833, ma l’origine è di certo più antica e si pensa che in origine fosse una segheria ad acqua. Di proprietà della famiglia di Morzenti, è stata in attività fino agli anni Sessanta del secolo scorso. «Molte strutture di questo tipo sono state trasformate mini appartamenti – rileva Fabio, di professione insegnante di musica, nonché direttore della Fanfara Storica Città dei Mille di Bergamo -, io ho sempre pensato che potesse invece diventare qualcosa di interessante ed utile per la Valle. Due anni fa, quando mio padre me l’ha ceduta, ho cominciato a pensare a come poterla riportare in vita. L’ho fatto perché le persone che passavano di qui mi chiedevano di visitarla e volevano sapere come funzionava».

L’idea è proprio quella di rimetterla in attività per mostrare in modo concreto il lavoro del fabbro. «In questo modo – evidenzia Morzenti – ci sarebbe il tassello finale della storica attività mineraria e di lavorazione del ferro della nostra Valle. L’obiettivo è un museo vivo e basato sull’esperienza diretta, sul fare, attraverso la collaborazione con realtà ed istituzioni che già operano in Valle quali il Museo Etnografico di Schilpario e il Museo delle Calchere di Colere, ma anche allacciandosi ad altre realtà per costruire insieme percorsi didattici, storico-culturali utili alle scolaresche, a studiosi, Università, esperti ed appassionati».

fucina tevenoLa candidatura a Luogo del Cuore serve anche ad aggregare persone interessate a dare il proprio contributo professionale alla redazione di un progetto dettagliato di recupero. «Ci auguriamo che attraverso l’iniziativa del Fai qualche professionista s
celga di mettere a disposizione un po’ di tempo e competenze per aiutarci a definire con precisione il tipo di interventi, le priorità, i costi – spiega Morzenti -. Alle fine di novembre tireremo le somme dell’attività di rete che stiamo sviluppando e decideremo se ci sono i presupposti per costituire un’associazione, che ci consenta di accedere al bando del Fai ma anche ad altri finanziamenti per cominciare a dare concretezza all’idea».

Intanto lancia il suo personale spot. «Perché bisognerebbe votare la Fucina di Teveno? Perché è una testimonianza storica, ma è anche un esempio di inventiva, laboriosità, fatica, rispetto della natura e dei suoi tempi (se non c’è acqua la ruota non gira!), perché per i nostri bambini abituati a usare i tablet è insieme lezione di fisica, geometria, tecnica, storia e natura».

Si può votare sia on line sia compilando gli appositi moduli cartacei. Sulla pagina Facebook “La Fucina di Teveno” ci sono le indicazioni, gli aggiornamenti del percorso di candidatura e gli appuntamenti con le aperture al pubblico per le visite. Intanto il Luogo può contare anche su un testimonial ufficiale, un personaggio del mondo della cultura, dell’arte o dello spettacolo di chiara fama, di cui possono al momento fregiarsi solo una ventina di altri “concorrenti”. Si tratta di Alice Morzenti, primo flauto del Teatro dell’Opera di Norimberga, scalvina Doc. «C’è anche la musica a fare da filo rosso in questo progetto – conclude il promotore -, Alice Morzenti è la nostra testimonial, io sono musicista e il mio bisnonno era organista. Più di altri, la musica è un grande tema che unisce».

Fucina Teveno (3)


Ecco perché terrei i musulmani lontano dalle chiese

Ci sono tanti modi di andare a remengo: un attimo prima sei lì ad incazzarti per una multa ed un attimo dopo sei steso in una bara, con le beghine che belano “Io credo, risorgerò…”. C’è chi schiatta esattamente come è vissuto e chi, invece, interpreta la propria morte come una sorta di rivincita: come se, oltre a tirare la gambetta, gli venisse anche il braccio ad ombrello. Ma, tra le millanta maniere di danzare l’ultima giga, la peggiore, la più stupida, la meno, funereamente parlando, sensata, è quella di morire facendosi prendere per i fondelli. E pare sia questa la fine che la civiltà occidentale ha scelto per sé, nei confronti dell’Islam. Per carità, le civiltà finiscono: i Maya come gli Assiri, probabilmente, pensavano di durare in eterno o, più probabilmente, nemmeno si ponevano la questione. Fanno lodevole eccezione gli antichi norreni, che, forse per via del clima, ritenevano caduche perfino le proprie divinità, tanto da farle perire in una specie di gran battaglia finale tra il bene ed il male: il re dei loro dei sarebbe finito tra le fauci del gran lupo Fenrir, e tanti saluti. Però, consentitemi, c’è modo e modo di tramontare: un conto è un bel Götterdämmerung e altro è mettere la testa sul ceppo, sorridendo al mamelucco che affila la scimitarra, mentre canticchia “Noi saremo sempre amici…”. Amici un par di palle!

Da quando l’Islam si è trasformato da religione per beduini in cerca di unità in energia propulsiva, ha sempre cercato di fare le scarpe ai suoi due concorrenti principali: l’ebraismo ed il cristianesimo. Con l’ebraismo, ha avuto vita relativamente facile, dati i numeri: col cristianesimo, dopo una prima, clamorosa, espansione, che ha portato fino in Francia l’insegna verde del Profeta, c’è stato qualche problemino in più. Questo problemino passa per Poitiers, si organizza dalle parti di Clermont-Ferrand, prosegue per Lepanto ed arriva alle porte di Vienna, con qualche intermezzo bizantino. Insomma, sono, più o meno, quattordici secoli che ce le suoniamo di santa ragione, con delle pause di scambi culturali, di reciprochi salamelecchi e di qualche convivenza commerciale: la storia dei rapporti tra Islam e cristianesimo è questa e non altre. La fiaba dell’ecumenismo, del siamo figli dello stesso Dio, del relativismo monoteista, è cosa recente, come Standard & Poors o i Pokemon. E non mi pare che funzioni: da una parte ci sono le pecore e dall’altra i lupi, il che non aiuta a stabilire rapporti basati sulla reciprocità. E dire che la guerra è una cosa, mentre la religione è cosa affatto diversa è, lasciatemelo dire da storico militare, una bischerata inqualificabile: da Gilgamesh in poi, se c’è stato un catalizzatore formidabile per produrre, giustificare e portare a termine delle guerre, quello è stato la religione. La storia, d’altronde, è zeppa di “Deus lo vult”, “Gott mit uns” e “Montjoie!”. La grande novità, a parte questa scemenza sulla religione e la guerra, è che, adesso, per dimostrare che i musulmani sono buoni e ci vogliono bene, li facciamo venire in chiesa ed assistere alla messa: il che mi pare castroneria vieppiù colossale.

Questo per due ragioni: la prima è che, se i  musulmani vogliono dimostrare solidarietà ai cristiani, possono farlo ogni giorno, denunciando gli estremisti, comportandosi da bravi ragazzi e, magari, andando in piazza a manifestare, anzichè in chiesa a girar le spalle al prete o a predicare sure del Corano in arabo ad un pubblico di fedeli al quale, nella lingua del Profeta, si potrebbe anche ripetere “uno, due, tre, quattro”, che sarebbe lo stesso. La seconda, assai più sostanziale, riguarda noi e loro: anzi, noi e il mondo. Perché, vedete, noi europei (e noi Italiani in particolare), veniamo visti dai cittadini del cosiddetto Terzo Mondo come dei perfetti cretini: gente senza palle e credulona, disposta a sorridere benevolmente e a farsi fregare a mani basse. E il Corano, nei confronti di noialtri, infedeli e fessi patentati, prevede, come strumento del tutto normale ed accettato di dialogo, la Taqiyya (anche Kitman), che starebbe, più o meno (anche le parole arabe, spesso, sono ambigue e dal significato bifronte) per una menzogna detta nell’interesse dell’Islam. L’interesse, di solito, consiste nell’infiltrarsi nella Dar-al-Harb (la “casa della guerra, ossia noi), per indebolire le forze del nemico attraverso la dissimulazione. Come dire che si è moderati, che i terroristi non sono veri musulmani, che non si è informati, che si interpreta male e via discorrendo. Intendiamoci, è verissimo che in Occidente regni la più grossolana disinformazione: questo, però, va spesso a vantaggio proprio della Taqiyya, dato che è uno degli argomenti fondamentali usati per confondere le idee all’avversario. Può essere che tutto questo non esista più, naturalmente: che l’Islam sia radicalmente cambiato e che la Taqiyya se ne sia andata in soffitta, insieme ai Mamelucchi e alle scimitarre. Però, può darsi anche di no: può darsi che ci stiano ingannando, sfruttando la nostra bolsa mancanza di energia e la nostra crisi di identità. Io, nel dubbio, almeno dalle chiese li terrei lontani.

 

 


Credito, «il terziario bergamasco investe sul rilancio»

Cresce il fabbisogno finanziario delle imprese del terziario. Secondo i risultati dell’Osservatorio del Credito realizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research, nel secondo trimestre 2016, l’indicatore congiunturale relativo all’esigenza di finanziamenti da parte delle imprese del terziario è passato da un valore di 39,6 a 40,9.

L’incremento del fabbisogno non va però di pari passo con l’aumento della richiesta formale agli istituti di credito. Dallo studio emerge infatti che nei mesi di aprile, maggio, giugno 2016 è rimasta invariata la percentuale delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi che si sono recate in banca per chiedere il credito del quale avevano bisogno (un finanziamento, un affidamento o la rinegoziazione di un finanziamento o di un affidamento esistente): tale percentuale è risultata pari al 22,1% contro il 22% registrato a dicembre.

«L’indicatore nazionale rispecchia quanto sta avvenendo anche nella nostra provincia – afferma Antonio Arrigoni, direttore di Fogalco, la Cooperativa di credito di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il fabbisogno aumenta, mentre il numero di finanziamenti è consolidato al dato dello scorso anno. Continua ad esserci una domanda di credito da parte delle imprese sia sul fronte degli investimenti che su quello relativo a nuove iniziative imprenditoriali. E stiamo esaminando richieste relative a piani di rientro da parte di aziende in difficoltà ma che hanno un buon progetto imprenditoriale e che intravedono una prospettiva di crescita. È un dato positivo che speriamo si mantenga anche nei prossimi mesi».

I dati della ricerca

Dalla ricerca confederale emerge invariata nel secondo trimestre 2016 la percentuale delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi che si sono recate in banca per chiedere il credito del quale avevano bisogno: tale percentuale è risultata pari al 22,1% contro il 22% registrato a dicembre.

Si conferma, tuttavia, una percentuale di imprese (24,3%) che pur avendo bisogno di credito evita di chiederlo in banca a causa della scarsa fiducia nella situazione economica o per il timore di vedere respinta la propria richiesta (si tratta della domanda “inespressa”).

Per quanto concerne l’offerta, flette leggermente la percentuale delle imprese che hanno ottenuto il credito richiesto senza alcun problema (l’area di stabilità scende dal 38,7% al 38,2%) facendo ristagnare la percentuale di imprese effettivamente finanziate (8,4% contro il precedente 8,5%).


Rischio allagamenti, nasce il Tavolo tecnico permanente

Il Comune di Bergamo, la Sede Territoriale di Regione Lombardia, Uniacque e il Consorzio di Bonifica danno vita ad un Tavolo tecnico sul tema dell’acqua, dopo i recenti allagamenti che hanno interessato diverse zone della città, per coordinarsi e dare risposte alle criticità legate alla regimentazione delle acque nel territorio urbano. Nasce così un gruppo di lavoro per accompagnare con interventi concreti gli effetti dei mutamenti climatici che sempre più spesso tendono a provocare piogge violente, con conseguenti allagamenti e disagi soprattutto nei quartieri di Longuelo, Loreto, Villaggio degli Sposi, Santa Lucia e Redona. I quattro enti s’incontreranno per la prima volta entro la fine di questa settimana. Si avvia così una sinergia operativa tra i quattro soggetti coinvolti sul tema dell’acqua a Bergamo: il Consorzio di Bonifica si occupa infatti del reticolo idrico minore, Regione Lombardia del reticolo idrico maggiore, Uniacque del sistema fognario e al Comune di Bergamo compete la pulizia delle caditoie. L’obiettivo è quello di condividere l’identificazione delle criticità e i conseguenti interventi per prevenire gli allagamenti derivanti dalle piogge torrenziali che di frequente, come accaduto nelle scorse settimane, si abbattono sulla città. In base alle rispettive competenze saranno stabiliti gli interventi che si possono intraprendere immediatamente sia le possibili sinergie da mettere in campo nel medio e lungo periodo, in modo da affrontare in modo strutturale un problema che a Bergamo sta diventando sempre più pressante.


Omp di Lallio, la Cisl: “A rischio i 50 dipendenti”

Omp LallioUn fulmine a ciel sereno…o quasi. La Officine Meccano Plastiche di Lallio sembra intenzionata a chiudere i battenti, e a lasciare per strada i 50 dipendenti, che fino a ieri sapevano delle difficoltà dell’azienda produttrice di componenti plastici per apparecchiature elettriche, ma non immaginavano certo di vedere, da qualche giorno, i camion di clienti e fornitori entrare e portarsi via stampi e lavorati. Per strada, intanto, ci sono andati per protestare contro una decisione presa senza informare né sindacato né RSU della situazione: un presidio ai cancelli che danno sull’autostrada per sensibilizzare quanta più gente possibile della crisi dello stabilimento.

“L’azienda – racconta Cristian Verdi, segretario provinciale di Femca Cisl – ci aveva informato di qualche difficoltà economica, addirittura di un decreto ingiuntivo da parte di un fornitore. Ma all’ultima assemblea con i lavoratori ci era stato comunicato che era intenzione della proprietà reperire i fondi per ripianare la situazione. Invece, già durante il week end è iniziata la processione dei camion che si portano via quanto riescono a prendere. Evidentemente – continua Verdi -, clienti e fornitori hanno informazioni maggiori delle nostre. D’altronde, l’incontro che avrebbe dovuto svolgersi in Confindustria questa mattina è stato annullato. Ieri la direzione di OMP ci ha parlato dall’altra parte dei cancelli e oggi addirittura non hanno nemmeno risposto al telefono”. OMP è chiusa per ferie fino al prossimo 27agosto. “Vedremo al rientro dalle vacanze se ci saranno sviluppi positivi. Intanto – conclude il sindacalista della Femca Cisl -, con i lavoratori, abbiamo deciso di prorogare il blocco dei cancelli fino a quando l’azienda non deciderà di incontrarci e spiegarci nei dettagli la situazione”.


Auto, la crescita rallenta. A luglio è “solo” del 2,9%

Due giorni lavorativi in meno influenzano il risultato delle immatricolazioni di auto del mese di luglio che si attesta su un incremento fisiologico del 2,9%, continuando di fatto il rallentamento della crescita già rilevata in giugno rispetto ai mesi precedenti.

Le vetture immatricolate nel mese sono state 136.275, rispetto alle 132.485 dello stesso periodo 2015. Rallenta anche il cumulato dei 7 mesi che comunque evidenzia ancora una buona crescita a doppia cifra: +17,1% con 1.179.068 vetture vendute rispetto alle 1.006.867 del gennaio-luglio 2015.

«Ce lo aspettavamo – commenta Massimo Nordio, presidente dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – considerati i primi cinque mesi nei quali il mercato si è sviluppato prevalentemente per le poderose campagne promozionali delle Case con le proprie Reti, che ovviamente non potevano protrarsi a lungo. Per mantenere i benefici effetti sul rinnovo del parco e intercettare il prevedibile rallentamento della domanda sarebbe ora necessario l’intervento di politiche mirate come, ad esempio, la proposta di detraibilità di parte dei costi di acquisto».

Intanto il mese di luglio ha mostrato il primo calo dell’anno degli acquisti delle famiglie: -6% con 86.451 vetture immatricolate ed una quota che scende di quasi 6 punti al 62,9% del totale. Il cumulato dei primi 7 mesi rimane in attivo del 17,4%, confermando la rappresentatività al 61,6% del mercato. Parallelamente, spicca il segmento del noleggio a breve termine che cresce nel mese del 57,9%. Grazie anche alla buona dinamica del lungo termine (+13,6% nel mese), il noleggio nel suo complesso in luglio evidenzia un incremento del 21,9% a 21.856 immatricolazioni di autovetture, giungendo a rappresentare il 15,9% del totale mercato.

Anche le vendite a società segnano una poderosa crescita: +21,3% a 29.060 vetture immatricolate, un risultato non imputabile solo all’accelerazione degli acquisti per sostituzione o ampliamento del parco da parte delle società.

Conseguentemente, flettono i segmenti A (city car) e B (utilitarie), rispettivamente a -8,6% e -3,2% determinando anche un leggero calo delle immatricolazioni di vetture a benzina (-0,7%) che interrompono la serie positiva della prima parte dell’anno, con un cumulato che rimane in attivo del 27,2%. Sul fronte delle alimentazioni solo le vetture diesel e quelle ibride segnano in luglio un incremento dei volumi: +12% per il diesel che ottiene il 59% di quota (+19,9% in volume nei 7 mesi) e un incremento del 49,7% per le vetture ibride, all’1,9% del totale.

Buona dinamica di crescita a doppia cifra per gli altri segmenti del mercato, in particolare, C al +10% e D al +23,6%, grazie anche all’andamento positivo di società e noleggi.

Dall’analisi della distribuzione territoriale emerge un andamento di leggera crescita per le 3 aree del Centro-Nord del Paese, mentre in luglio flettono il Sud e le Isole, mantenendosi comunque, tutte in buona crescita a doppia cifra nel cumulato dei primi 7 mesi.

Primo calo nell’anno anche per il mercato delle vetture usate che, in luglio, ha segnato una flessione del 5,9% e 382.689 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture (le intestazioni temporanee a nome del concessionario, in attesa della rivendita al cliente finale) rispetto ai 406.614 dello stesso periodo 2015. Il cumulato gennaio-luglio scende ad un +5,5% con 2.838.956 vetture trasferite rispetto alle 2.690.806 dei primi 7 mesi 2015.

«Superata la pausa estiva – prosegue Nordio – si ripresenteranno i temi irrisolti della mobilità, come i piani antismog e la varietà di provvedimenti sulla circolazione, disomogenei, con una logica spesso emergenziale come i blocchi del traffico, le targhe alterne e le restrizioni a livelli di Direttiva estemporanei anche nella durata. Pertanto la nostra visione del mercato dei prossimi mesi sarà una conseguenza di quanto la mobilità potrà essere a resa fruibile per le persone. Capito che l’auto resta un bene centrale nella mobilità dei cittadini, l’Unrae avverte il bisogno che si crei una valida cabina di regia, coordinata da un Mobility Champion, per mutuare l’esperienza del Digital Champion, che sia promotore della “nuova cultura della mobilità”, che nella sua autorevolezza e indipendenza, tra le varie, possa assicurare anche il coordinamento e l’esecuzione armonizzata dei piani della mobilità definiti dalle Autonomie locali».