«I musei sono fatti dalla gente, non dalle mura», dice Fabio Morzenti, che ha dato il “la” al sogno di ristrutturare e riportare in attività la fucina di Teveno, frazione di Vilminore di Scalve, partendo dal basso, da ogni singolo voto raccolto attraverso il censimento 2016 dei Luoghi del Cuore, l’iniziativa del Fai – Fondo ambiente italiano che sostiene il recupero del patrimonio storico, artistico, naturalistico del Paese.
È l’ultima rimasta delle circa trenta fucine di finitura, dedicate cioè alla produzione e alla riparazione di piccoli e medi attrezzi come vanghe, zappe, badili, scalpelli, fino a chiodi e lime, della Valle di Scalve. Con qualche elemento di fascino in più. È infatti costruita in un enorme masso di roccia proveniente dalla Presolana, che ne forma la base e un’intera parete, ed è tra le poche in Italia dotate di tromba idroeloica, invenzione italiana del 1700 per eliminare gli ingombranti e complicati meccanismi meccanici dei mantici, sfruttando la pressione della caduta dell’acqua.
È in lizza tra le oltre 22mila segnalazioni che il concorso ha ricevuto e punta ad ottenere almeno 1.500 voti, soglia minima per poter presentare una richiesta di intervento da parte del Fai e di Intesa Sanpaolo. Attualmente è quarta in Bergamasca, dove spicca la chiesa di San Nicola di Almenno San Bartolomeo, seconda nella classifica nazionale.
«Per essere sicuri di centrare l’obiettivo abbiamo leggermente alzato l’asticella e ci piacerebbe raggiungere entro la fine di novembre, quando si chiuderanno le votazioni, almeno 2.500 preferenze», evidenzia Morzenti, proprietario della fucina e componente – insieme ad Antonio Arrigoni, Alberto Valeri e Giacomo Morzenti – del Comitato che ha lanciato la candidatura. «La Valle di Scalve ha risposto con entusiasmo – prosegue – e siamo ottimisti. Abbiamo il sostegno del Museo etnografico di Schilpario, delle Pro Loco, della Comunità montana, del Cai della Valle di Scalve, abbiamo diffuso l’iniziativa nelle biblioteche, tra le associazioni turistiche, abbiamo cominciato cioè a sviluppare quella rete che è fondamentale perché l’operazione sia condivisa dal territorio sin dalla nascita e che il Fai stesso richiede».
I primi documenti che parlano della fucina sono del 1833, ma l’origine è di certo più antica e si pensa che in origine fosse una segheria ad acqua. Di proprietà della famiglia di Morzenti, è stata in attività fino agli anni Sessanta del secolo scorso. «Molte strutture di questo tipo sono state trasformate mini appartamenti – rileva Fabio, di professione insegnante di musica, nonché direttore della Fanfara Storica Città dei Mille di Bergamo -, io ho sempre pensato che potesse invece diventare qualcosa di interessante ed utile per la Valle. Due anni fa, quando mio padre me l’ha ceduta, ho cominciato a pensare a come poterla riportare in vita. L’ho fatto perché le persone che passavano di qui mi chiedevano di visitarla e volevano sapere come funzionava».
L’idea è proprio quella di rimetterla in attività per mostrare in modo concreto il lavoro del fabbro. «In questo modo – evidenzia Morzenti – ci sarebbe il tassello finale della storica attività mineraria e di lavorazione del ferro della nostra Valle. L’obiettivo è un museo vivo e basato sull’esperienza diretta, sul fare, attraverso la collaborazione con realtà ed istituzioni che già operano in Valle quali il Museo Etnografico di Schilpario e il Museo delle Calchere di Colere, ma anche allacciandosi ad altre realtà per costruire insieme percorsi didattici, storico-culturali utili alle scolaresche, a studiosi, Università, esperti ed appassionati».
La candidatura a Luogo del Cuore serve anche ad aggregare persone interessate a dare il proprio contributo professionale alla redazione di un progetto dettagliato di recupero. «Ci auguriamo che attraverso l’iniziativa del Fai qualche professionista s
celga di mettere a disposizione un po’ di tempo e competenze per aiutarci a definire con precisione il tipo di interventi, le priorità, i costi – spiega Morzenti -. Alle fine di novembre tireremo le somme dell’attività di rete che stiamo sviluppando e decideremo se ci sono i presupposti per costituire un’associazione, che ci consenta di accedere al bando del Fai ma anche ad altri finanziamenti per cominciare a dare concretezza all’idea».
Intanto lancia il suo personale spot. «Perché bisognerebbe votare la Fucina di Teveno? Perché è una testimonianza storica, ma è anche un esempio di inventiva, laboriosità, fatica, rispetto della natura e dei suoi tempi (se non c’è acqua la ruota non gira!), perché per i nostri bambini abituati a usare i tablet è insieme lezione di fisica, geometria, tecnica, storia e natura».
Si può votare sia on line sia compilando gli appositi moduli cartacei. Sulla pagina Facebook “La Fucina di Teveno” ci sono le indicazioni, gli aggiornamenti del percorso di candidatura e gli appuntamenti con le aperture al pubblico per le visite. Intanto il Luogo può contare anche su un testimonial ufficiale, un personaggio del mondo della cultura, dell’arte o dello spettacolo di chiara fama, di cui possono al momento fregiarsi solo una ventina di altri “concorrenti”. Si tratta di Alice Morzenti, primo flauto del Teatro dell’Opera di Norimberga, scalvina Doc. «C’è anche la musica a fare da filo rosso in questo progetto – conclude il promotore -, Alice Morzenti è la nostra testimonial, io sono musicista e il mio bisnonno era organista. Più di altri, la musica è un grande tema che unisce».