Bottura a Bergamo, la cena è sold out. Ma ecco cosa cucinerà

Il ricordo di un panino alla mortadella
Il ricordo di un panino alla mortadella

I posti a disposizione sono saliti a 72, ma già da diverse settimane è comunque sold out la cena a tre stelle Michelin che Massimo Bottura servirà al Balzer mercoledì 2 settembre, primo appuntamento del poker di grandi della cucina portato nel centro di Bergamo dalla speciale edizione di GourmArte realizzata in occasione dell’Expo.

Chi non ci sarà all’esclusivo convivio si può accontentare (si fa per dire) di sapere cosa proporrà il modenese patron dell’Osteria Francescana, incoronata a giugno secondo miglior ristorante al mondo dalla classifica The World’s 50 Best Restaurants.

Ebbene, saranno alcuni dei suoi piatti più emblematici e conosciuti, chiara espressione di quella tradizione sublimata che condensa in un boccone storia gastronomica e prodotti di eccellenza del suo territorio. Nell’ordine sfileranno “Il ricordo di un panino alla mortadella”, “La parte croccante della lasagna”, “Il compromesso storico” ossia i tortellini che riassumono le diverse modalità di preparazione lungo la via Emilia, “Beautiful spin painted veal not flame grilled” cioè il filetto di vitello che sembra grigliato ma non lo è, “Caesar in bloom” e “Oooops mi è caduta la crostatina al limone”.

Ma si potrà conoscere Bottura anche nel corso dell’incontro alla Domus Bergamo, dove dalle 18 racconterà la propria carriera venticinquennale e la propria filosofia, ripercorse nel suo libro “Vieni in Italia con me”, e si cimenterà nella preparazione di un piatto con un prodotto bergamasco tra quelli a marchio “Bergamo città dei Mille…sapori”. Al termine dello show cooking gratuito, nel Ristolab della Domus Bergamo Wine sarà possibile gustare (costo 10 euro) un aperitivo accompagnato dal vino Brut Classico Millesimato 2011 Terre del Colleoni doc Villa Domizia. (Per prenotazioni: info@alta-qualità.it).

GourmArte Special Edition è un evento Promoberg in collaborazione con Balzer, Domus Bergamo Wine e Multimedia, con partner: Camera di Commercio di Bergamo, Ascom di Bergamo, Ente Bilaterale Commercio e Servizi di Bergamo, Ente Bilaterale Alberghiero e dei Pubblici Esercizi di Bergamo, Comune di Bergamo, Alta Qualità, Associazione culturale Sìgnum.

Il 21 settembre sarà la volta di Pino Cuttaia, chef siciliano del ristorante La Madia di Agrigento, anch’egli in vista del tutto esaurito. Nonostante manchino ancora alcune settimane, c’è grande interesse pure per Annie Féolde e i suoi chef dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze (il 5 ottobre) e per Gennaro Esposito della Torre del Saracino di Vico Equense, Napoli (il 12 ottobre). La chiusura sarà affidata ai tristellati fratelli Cerea venerdì 6 novembre in un evento alla Cantalupa Ristorante Da Vittorio a Brusaporto.

Per info e prenotazioni Balzer: tel. 035 23.40.83 – info@balzer.it

Per info, prenotazioni aperitivo: www.domusbergamo.it


Borgo Santa Caterina, per i locali resta il coprifuoco

Movida Borgo S caterinaNessuna sospensiva riguardo l’applicazione del regolamento comunale vigente e della relativa ordinanza: il Tribunale Amministrativo Regionale ha così deciso di non accogliere la richiesta di alcuni esercenti di Borgo Santa Caterina e confermato momentaneamente la validità dei provvedimenti assunti dal Comune di Bergamo in materia di convivenza tra esercizi commerciali, residenti e attività artigianali.

Il Tar non ha espresso ancora un giudizio di merito e ha rinviato la valutazione definitiva al prossimo 21 ottobre, optando per un giudizio unico delle due cause attualmente aperte sui provvedimenti assunti dal Comune di Bergamo in materia di orari di apertura in Borgo Santa Caterina. L’ordinanza rimane quindi in vigore e gli orari di chiusura confermati come da ordinanza emessa alla fine del giugno scorso.

«La decisione del Tar di Brescia – commenta il vicesindaco Sergio Gandi – di non applicare alcuna sospensiva all’ordinanza dimostra la validità dei provvedimenti decisi e istruiti dal Comune di Bergamo nei mesi scorsi e conferma che le ragioni del Comune comunque sussistono. Attendiamo ora con serenità la sentenza prevista per fine ottobre».


Filippa Lagerback: “Non vedo l’ora di provare il Moscato di Scanzo”

Negli anni 90 è diventata famosa in Italia per lo spot tv di una famosa birra e da quel momento la sua carriera non si è più fermata: moda, pubblicità e televisione hanno caratterizzato la sua vita, complice una bellezza fiera e un sorriso che non lascia indifferenti. È Filippa Lagerback, svedese di origine, ma ormai italiana per scelta (qui ha trovato lavoro, amore e famiglia), che sarà l’ospite d’onore venerdì 4 settembre alla 10° edizione della Festa del Moscato di Scanzo. «Conosco Bergamo abbastanza bene – racconta a La Rassegna.it. – L’ho visitata più volte, perché ho degli amici che abitano in città e poi perché adoro la tradizione culinaria bergamasca. Sono sempre molto curiosa di scoprire nuovi piatti e ricette particolari e poi ritengo importante la convivialità della tavola, perché unisce ed aggrega le persone. E ovviamente non deve mai mancare un buon bicchiere di vino, per rendere completi i piatti e più piacevole lo stare insieme».

E al riguardo aggiunge: «Ho un buonissimo rapporto con il vino, mi piace berlo a tavola e mi piace scoprirlo. L’Italia è ricca di un’importante tradizione vinicola e ci sono molti addetti del settore, che lavorano con passione e sacrificio per realizzare un prodotto eccellente. Quando riesco, visito le cantine “minori” quelle del produttore piccolo e non famoso e scopro sempre che la qualità è invece al massimo livello».

Cosa apprezza dei vini italiani?

«Offrono una qualità molto buona ad un prezzo ragionevole e sono eccellenti “foodwines”, cioè perfetti negli abbinamenti a tavola. E poi la scelta è ampia e tale varietà rende il panorama enologico italiano davvero interessante».

C’è un vino che preferisce?

«In realtà non ne ho uno preferito, perché come ho detto, mi piace sperimentare; se posso scegliere, opto per un vino bianco fermo, ma dipende dal contesto e da cosa sto mangiando: alle volte un buon bicchiere di vino rosso diventa la ciliegina sulla torta per un primo piatto gustoso o per certi antipasti. Sono anche molto curiosa di assaggiare il Moscato di Scanzo, che mi hanno detto essere vellutato e corposo con un gusto equilibrato e moderatamente dolce. Perfetti quindi da abbinare a formaggi erborinati, a pasticceria secca e a certi tipi di cioccolati fondenti».

In Svezia che vini si bevono?

«Dopo un dominio di anni che ha visto protagonisti i vini provenienti dal Sudafrica, oggi sono gli italiani a farla da padrone; i vini preferiti sono quelli con un alto residuo zuccherino come l’Amarone e lo Zinfandel; al tempo stesso sono molto apprezzati anche i vini spumanti come il Metodo Classico ed il Prosecco. Forse non tutti lo sanno, ma il governo svedese detiene il monopolio sulle vendite al dettaglio del vino e delle bevande alcoliche in generale; ciò significa che le vendite al cittadino sono effettuate attraverso l’azienda di proprietà statale Systembolaget che ha più di 410 punti vendita nell’intera nazione. Considerato che non esiste concorrenza, il vino venduto è sempre di buona qualità e senza massimizzazione del profitto. Per qualcuno può sembrare una “forzatura”, in realtà è un modo per tutelare la salute delle persone e per creare una buona cultura del bere, evitando il commercio di prodotti scadenti e di bassa qualità».

Considerato che è una mamma e una donna che lavora molto, come riesce a conciliare famiglia e lavoro?

«È difficile, ma per quanto mi riguarda molto facile: ho scelto di mettere al primo posto famiglia e ciò significa che in passato ho rinunciato a proposte interessanti perché mi portavano lontano da loro. È fondamentale stare accanto ai figli, dedicare loro tutto il tempo che si ha a disposizione, ascoltarli ed aiutarli a crescere, anche se ciò richiede dei sacrifici e delle rinunce nel campo professionale. Ma sono anche fortunata: il mio compagno mi aiuta molto e il lavoro di squadra fa sempre la differenza, sia che si faccia parte del mondo dello spettacolo sia che si lavori in ufficio. Lo diceva anche Gothe, “è necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa di bello e importante insieme”».

 


La vendita di Italcementi e i campanilisti di retroguardia

 

Già prima della globalizzazione il campanilismo economico aveva cambiato dimensione. Una volta esistevano vere banche (non semplici filiali) di quartiere. C’era anche fino alla fine degli anni Sessanta una ora impensabile Cassa Popolare di Depositi e Prestiti dell’Alta città di Bergamo. Poi anche la dimensione di un singolo paese è diventato troppo piccolo. Resiste come simpatica e ancora valida eccezione che conferma la regola la Bcc di Mozzanica, ma se si amplia il discorso si vede che ci sono ormai addirittura intere province che non hanno una vera banca di “campanile”. Come a Varese, ad esempio, per responsabilità della Popolare di Bergamo che prima ha acquistato il Credito Varesino, poi ha incorporato la Comindustria e la Popolare di Luino. Si vedrà adesso come andrà a finire con Ubi, mentre già la regione inizia a diventare una dimensione minima con la prospettiva futura che anche l’Italia finirà per diventare stretta.

Le aziende sono già più avanti rispetto al processo in corso nel credito. Adesso qualcuno piange, in maniera anche poco dignitosa, la “perdita” dell’Italcementi, come già aveva fatto quando il Credito Bergamasco è stato fuso nel Banco Popolare. In un campanilismo a senso unico e dalla memoria corta aveva però osannato in precedenza quando il Creberg aveva incorporato il veneziano Banco San Marco e quando la stessa Italcementi aveva preso il controllo di Ciments Français.

Se si festeggia quando si comprano i francesi e ci si straccia le vesti quando si viene comprati dai tedeschi è perché cambia la visuale di prospettiva di uno stesso fenomeno. L’Italcementi è arrivata alle attuali dimensioni attraverso una serie di acquisizioni, prima in Lombardia, poi in Italia, infine in Europa e quindi nel mondo. Lo stesso ha fatto Heidelberg. Alla fine sono i tedeschi che comprano gli italiani (perché nonostante tutti gli eufemismi che parlano di matrimonio, questa è una acquisizione a tutti gli effetti). Avrebbe potuto anche essere viceversa – e allora ci sarebbero i commenti sulla brillante operazione di conquista – ma non lo è stato. Forse perché sono mancate le forze, più che la volontà: lo si capirà meglio probabilmente tra qualche anno. L’operazione industrialmente ci sta, considerato che in questo modo nasce il secondo gruppo cementifero europeo, dietro al risultato di un’altra aggregazione, in questo caso più alla pari, ma non del tutto, tra la svizzera Holcim e la francese Lafarge. E ci sta anche finanziariamente, perché Italcementi non viene pagata poco, anche se, in altri tempi, forse irripetibili, le sue quotazioni borsistiche erano ben superiori al prezzo dell’offerta.

Non è quindi una svendita, né un’operazione che si pone l’obiettivo di distruggere valore, nonostante sposti il baricentro dell’azienda fuori dall’Italia con possibili ripercussioni occupazionali nel quartiere generale, anche se con ogni probabilità più limitate di quanto viene temuto e nel complesso gestibili senza particolari traumi.

Il problema più ampio diventa a questo punto quello di una progressiva perdita di potere decisionale non tanto bergamasco quanto italiano all’interno delle grandi aziende. Italcementi segue Pirelli, dove prenderà il timone ChemChina. Ma è solo l’ultimo anello di una lunga catena, che comprende tra i tanti casi Merloni-Indesit, Telecom (dove da poche settimane il primo azionista è la francese Vivendi) o AnsaldoBreda. Anche se i casi sono differenti uno dall’altro, viene sfatato il mito degli anni scorsi, quando allo spostamento di produzioni fuori dall’Italia si raccontava che un conto erano le braccia e un altro era il cervello, che invece restava saldamente in patria. Dopo alcuni anni però inevitabilmente il cervello sta seguendo le braccia, perché non ha più ragione di stare staccato, in una separazione tra l’altro che facilita le successive operazioni di vendita.

Ad ogni acquisizione di un’azienda da parte di un’impresa straniera, in ogni caso parte il ritornello sull’Italia in svendita, dimenticando che questo avviene prima di tutto per l’incapacità degli italiani di tenersele. E anche se non ci si può lamentare in fondo se per acquisire le aziende italiane arrivano le classiche offerte tanto generose da non potere essere rifiutata, le continue cessioni ricordano molto la fine degli anni Sessanta, quando tanti hanno ceduto l’azienda perché poco fiduciosi sul futuro del fare impresa in Italia. E questo sarebbe più preoccupante delle vendite in sé.

Dato che si parla di globalizzazione però è bene anche avere uno sguardo globale. Nei giorni scorsi la Cgia ha diffuso dei dati dove si rileva che nel 2014 solo in Italia, Slovenia e Finlandia, su tutta l’eurozona, c’è stato un aumento degli investimenti stranieri diretti. Ma se si guarda al contributo dello stock degli investimenti diretti esteri questi risultano essere in Italia pari al 17,4% del Pil, come all’inizio della crisi, il dato più basso di tutti, con l’eccezione della Grecia (8,5%). La presenza di tante Pmi spiega parzialmente questo ritardo, ma in quest’ottica la cessione dell’Italcementi potrebbe essere solo l’inizio di un riallineamento che interesserà inevitabilmente la vendita di altre aziende. I campanilisti di retroguardia preparino i necrologi nei quali sono specializzati.

 


Bergamo Buskers Festival, fine settimana con gli artisti di strada

busker borgo san leonardoBorgo San Leonardo ribadisce la sua anima cosmopolita con un fine settimana carico di stupore e magia regalati dagli artisti di strada.

Sabato 5 e domenica 6 settembre è in programma infatti la terza edizione del Bergamo Buskers Festival, che tra le vie San Bernardino, Moroni, San Lazzaro e negli spazi di piazza Pontida e largo Cinque Vie fa spazio a trampolieri, clown, giocolieri, giovani prestigiatori e musicisti, in un caleidoscopio di forme di spettacolo, tutte gratuite.

Promosso dall’Associazione per il Borgo San Leonardo e organizzato dall’Associazione La Scatola delle Idee il festival è un omaggio alla capacità dell’arte di strada di divertire, meravigliare, ma anche di evocare l’idea stessa del viaggio, dello scambio e dell’accoglienza.

Ecco perché, domenica 6 settembre, anche i musei scendono in strada con “La domenica dei musei”: tanti laboratori gratuiti e a libera partecipazione per i bambini, proposti da musei della città e del territorio. Per incontrare l’arte contemporanea, sperimentare le tecniche pittoriche africane, forgiare divertenti spade, immaginarsi minatori, tessitori o paleontologi per un giorno, colorare con le piante e tanto altro.

«Durante il Festival – sottolinea Paolo Bertuletti, presidente dell’Associazione per il Borgo San Leonardo – le nostre vie si liberano dalle auto trasformandosi in un luogo finalmente “abitabile”, dove i bambini possono giocare e le persone si incontrano per mangiare assieme e godersi gli spettacoli. Questa grande festa rappresenta così un modo diverso di vivere il quartiere, certo un po’ esuberante e necessariamente eccezionale, che tuttavia incarna bene l’ideale a cui mira sempre la nostra Associazione con le sue proposte (eventi culturali, iniziative per la valorizzazione delle attività commerciali ed enogastronomiche, impegno a favore dell’integrazione, dialogo con l’amministrazione comunale per una regolazione del traffico che non sia calata dall’alto, ma concertata con i cittadini)».

Le esibizioni avranno luogo in otto punti del Borgo San Leonardo nei seguenti orari: sabato 5 settembre dalle 18 all’1 e domenica 6 settembre dalle 10 alle 22. Qui il programma e la mappa

E per chi vuole cimentarsi con l’arte circense, domenica 6 settembre, dalle ore 14, in piazza Pontida  sarà presentato Spazio Circo Bergamo, uno spazio permanente con sede a Telgate di educazione, formazione e contaminazione culturale attraverso l’arte circense. Con la possibilità per tutti di provare il monociclo.

E ad aprire le danze c’è la festa del gusto

Per tutta la durata del Festival in largo Cinque Vie sarà attivo un punto ristoro del Birrificio Indipendente Elav.

Ad aprire la festa dei Buskers sarà tuttavia venerdì 4 settembre il quarto appuntamento con il distretto del gusto BSLK – Borgo San Leonardo’s Kitchens, un’iniziativa che unisce sapori, storia e cultura: aperitivi e degustazioni, seguiti da una visita guidata che, da Piazza Pontida al Sentierone, accompagna alla scoperta del volto storico della città.

A partire dalle ore 19, il gastronomade nel Borgo San Leonardo può scegliere tra tre proposte di degustazione, dalle specialità francesi alla freschezza di frutta e verdura di stagione fino agli aromi inconfondibili del vino rosè.

La bottega gastronomica francese Chez Richard Paris ripropone degustazioni di tabulé – piatto del Sud francese a base di cous cous con menta e verdure – terrine di carne, tapenade di verdure, assaggio di formaggi francesi, dolcissimi Canelés de Bordeaux, il tutto innaffiato da sciroppi e selezioni di vini francesi. Perbacco wine bar invita invece a un aperitivo con buffet a base di piatti freddi, verdure di stagione e tanta frutta, mentre Red Caffè Vino Spirito darà spazio a frutta e verdura di stagione, ma il vero protagonista sarà la ricchezza organolettica del vino rosè, proposto in due varianti regionali: il Bardolino Chiaretto brut dell’azienda veneta Villabella e un rosato fermo come il Rosarò Negroamaro dell’azienda Feudi di Guagnano in Puglia (via Moroni 11, prezzo € 5 ).

Francesca Ferrandi, dell’associazione La Scatola Delle Idee, ideatrice del progetto Borgo San Leonardo’s Kitchens, sottolinea come «la riscoperta dei luoghi passi anche attraverso i sapori dei ristoranti e dei locali che si trovano lungo le vie cittadine. Siamo contenti di questa ulteriore adesione e del riscontro che il distretto del gusto sta ottenendo. Con questi risultati potremo sviluppare ulteriori progetti futuri e arricchire la programmazione già da questo inverno».

Fabio Pasquale accompagnerà invece i partecipanti in un “viaggio” nello spazio e nel tempo “Dalla Contrada di Prato alla vecchia fiera nel Centro Piacentiniano”, lungo l’arteria che raccordava il Borgo S. Leonardo al Borgo S. Antonio su cui affacciava l’antica fiera in muratura abbattuta all’inizio del XX secolo per l’erezione del nuovo centro. Una piacevole passeggiata serale tra piazza Pontida e il Sentierone, non solo ammirando gli angoli più belli e alzando lo sguardo lungo un percorso in cui siamo abituati ad osservare perlopiù le vetrine dei negozi, ma anche cercando in vari punti dell’itinerario di salire a bordo di un’immaginaria macchina del tempo che porti a vedere gli stessi luoghi così com’erano 100 e più anni fa. Dalla Piazza Pontida di 150 anni fa, quando il mercato ortofrotticolo era in pieno centro città, all’albergo che sorgeva in via XX Settembre, dalla vicenda del matrimonio di Garibaldi con una contessa di Bergamo annullato il giorno successivo alla sua celebrazione al Risorgimento, fino ad attraversare il cuore del centro Piacentiniano raggiungendo piazza Dante.

L’apericena prende il via alle 19, mentre alle 20 parte la visita guidata “Dalla Contrada di Prato alla vecchia fiera nel Centro Piacentiniano”. Il costo di apericena + visita è di 10 euro, della sola visita 5 euro (prenotazioni ed info: Chiara Luna,  tel. 3477455318 magenta@magentashop.it).


Caro Franceschini, investa sui giovani e non sugli stranieri

museiIl ministro Franceschini è, probabilmente, una bravissima persona. Certo, visto così, non dà l’idea di essere un’aquila o un pozzo di scienza e, dovendogli affidare un ministero, forse forse sarebbe andato meglio quello delle riforme, che, data l’assoluta mancanza di riforme, è un’assoluta sinecura. Però, lui, da bravo soldatino, ha cercato di aggiornarsi, di rendersi degno dell’alto incarico: si è fatto crescere una barba da filosofo, che, nell’ambiente della politica, che è tutto apparenza e niente sostanza, a un dipresso vale quanto una laurea in filosofia; e, adesso, si sente pronto per l’arduo compito di radere al suolo Pompei.

Tanto, deve aver pensato, in Italia di cultura non si parla mai, quindi, anche se combino qualche bischerata, non se ne accorgerà nessuno! Non immaginava, il malcapitato, che proprio lui avrebbe creato lo scoop destinato a portare la cultura sulle prime pagine dei giornali. La notizia è che sono stati nominati i direttori di venti musei italiani. Anzi, la notizia è che, di questi venti, sette sono stranieri. In realtà, non è una gran notizia: però, siccome qui da noi, ormai, la tifoseria si divide tra internazional-europeisti, che accusano di misoneismo gli avversari, e identitar-nazionalisti, a loro volta pronti a dare dell’antitaliano al nemico, anche una non notizia può trasformarsi nel solito circo equestre. E così è, puntualmente, accaduto.

Da una parte, ci sono dei fessi che pensano che faccia straordinariamente figo affidare ad uno straniero l’amministrazione del nostro Paese: gente che parla di governance, di startup e di jobs act, come se si trovasse a Petaluma o a Nantucket, anziché sul Sentierone. Dall’altra parte, ci sono quelli che hanno scoperto il patriottismo quando gli è arrivato il primo stipendio da parlamentare: gente che non sa nemmeno cosa sia uno studio severo, un lavoro indefesso, ma che farnetica, ugualmente, di studio e di lavoro, facendo leva sull’orgoglio nazionale di un popolo di bruti, che si risveglia solo ogni quattro anni, per i mondiali di calcio. Insomma, una bella gara tra gonzi. E, in mezzo, c’è lo ieratico Franceschini, con la sua barbetta da Cacciari, la sua faccia da Cacciari, le sue giacchette da Cacciari: se avesse anche il quadro neurologico di Cacciari, saremmo a cavallo: purtroppo, invece, i neuroni sono quelli di Franceschini, e ci dobbiamo un tantino accontentare. Si vede che, di fronte alla vexatissima quaestio delle nomine dei direttori dei musei (ossia, di una delle pochissime istituzioni culturali italiane che portino a casa quattro palanche), il povero ministro ha deciso di usare il sistema della brava madre di famiglia: un colpo al cerchio e uno alla botte. Su venti, sette saranno, si fa per dire, raccomandati, enfants du pays, direttori di museo scelti “alla bergamasca”, per intenderci. Altri sei (venti, ahimè, non è divisibile per tre) saranno gente che sta in coda da trent’anni e, infine, sette li prendiamo all’estero, dove, com’è noto, non si ruba, non si bara e, soprattutto, si fa lo storico dell’arte studiando la storia dell’arte. Dunque, i giochi sono fatti.

In realtà, l’idea di andarsi a prendere i direttori all’estero è derivata semplicemente dal football, che è l’unica realtà culturale che i nostri governanti devono avere in qualche modo presente: i giocatori più forti (Franceschini direbbe ‘top players’) me li vado a cercare a Londra, Parigi o Madrid, quando non in Gambia o in Argentina. Una volta, la cosa pareva funzionare: costavano meno e giocavano meglio. Oggi, nove volte su dieci, ti porti a casa un brocco clamoroso, pagandolo come il fuoco, ma tant’è. Se funziona per un centrocampista, deve aver pensato il filosofico Franceschini, perché non dovrebbe funzionare con i musei? Certo, si potrebbe obiettare che, forse forse, un po’ di sano patriottismo ogni tanto non guasterebbe; oppure che in Italia ci sono centinaia di bravissimi storici dell’arte costretti a fare i supplenti liceali o a inventarsi lavoretti per campare. Ma diamola per buona, questa bubbola dei direttori stranieri: ammettiamo che il pensiero debole, per una volta, sia forte. Ebbene, io vorrei un prefetto prussiano: avete presente quei granatieri pomerani alti due metri e cattivissimi, dallo sguardo d’acciaio? Io lo vorrei così, il mio prefetto. E vorrei un sindaco parigino: che trasformasse il lungomorla nella spiaggia dei bergamaschi. Il Donizetti lo affiderei ad un viennese, così, se a Vienna si strimpella a Capodanno, noi faremmo il concerto di metà Quaresima, con tanto di rasgamento della ecia e Marcia di Gioppino finale: e tutti a battere le mani ritmicamente. Alla viabilità ci metterei Indurain: alla cultura qualche Guggenheim, anche se, in mancanza di meglio, basterebbe qualcuno che distinguesse i centenari dai settantennali. Insomma, anche a me piacerebbe prendere l’eccellenza dall’estero e metterla qui: e, forse, sarebbe anche efficace, come sistema. Ma non sarebbe giusto, perché gli Italiani dovrebbero imparare, una buona volta, a coltivare il proprio orto, se vogliono mangiare le proprie verdure. Investire nei giovani, anziché negli stranieri. Perché non basta una barba, purtroppo, per fare un filosofo: mentre per fare un ministro, a quanto pare, sì.


Sette incontri per crescere sui mercati esteri

camera di commercio - targaRiprende il ciclo di incontri di formazione sulle tematiche dell’internazionalizzazione d’impresa realizzato da Bergamo Sviluppo, azienda speciale della Camera di commercio di Bergamo, con il supporto tecnico del Nuovo Istituto di Business Internazionale (NIBI) di Promos e in collaborazione con le organizzazioni di categoria del territorio.

Caratterizzati da un taglio pratico, trasversale e business-oriented, gli incontri hanno l’obiettivo di approfondire le dinamiche dei mercati internazionali e la complessità del sistema economico globale in un contesto sempre più mutevole ed esigente. In particolare, nel periodo settembre-dicembre, verranno realizzati 6 incontri su argomenti di business internazionale, che serviranno per trasmettere ai partecipanti competenze e strumenti utili ad affrontare le diverse fasi di un progetto internazionale. Sarà inoltre proposto un business focus sugli Stati Uniti, che fornirà un inquadramento generale del Paese, evidenziando forme di investimento e opportunità commerciali. Le tematiche oggetto degli incontri sono state accuratamente selezionate per permettere ai partecipanti di cogliere le opportunità dei processi di internazionalizzazione, acquisire nuove competenze tecniche, raggiungere in modo efficiente gli obiettivi di business in ambito internazionale e ampliare il proprio network professionale. Programma degli interventi: Logistica internazionale il 9 settembre; Costruire il business planning di un progetto internazionale il 23 settembre; Business focus “Stati Uniti” il 7 ottobre; Trasporti e Dogane il 27 ottobre; Contrattualistica internazionale il 10 novembre; Fiscalità: cenni pratici per la gestione fiscale delle imprese all’estero il 24 novembre; Presentare la propria impresa con successo all’estero il 10 dicembre. Gli incontri, gratuiti, sono finanziati dalla Camera di commercio e aperti a tutte le imprese interessate. È possibile iscriversi on line sul sito www.bergamosviluppo.it (sezione news scorrevoli in home page o calendario eventi).


Borgo Palazzo, alla Festa anche un villaggio dell’artigianato

Logo La Festa del BorgoFervono già i preparativi in Borgo Palazzo per l’ormai tradizionale appuntamento con la Festa del Borgo, giunta alla settima edizione e in programma il 27 settembre. La festa pronta ad intrattenere dalle 10 alle 20 i visitatori prevede un’animazione per tutti i gusti, dallo sport alla musica, dai giochi alle degustazioni, dal civico 1 al 116, in un vero e proprio serpentone di eventi.

Tra le principali novità che quest’edizione porta con sé vi è la celebrazione dei mestieri artigiani, con la creazione di un vero e proprio villaggio dedicato alla riscoperta delle arti manuali. «Grazie alla collaborazione con l’associazione artigiani, intendiamo cogliere l’occasione della festa per dare alle maestranze più giovani la possibilità di mettere in vetrina le loro abilità e puntare i riflettori sul loro mestiere -spiega il presidente dell’Associazione Le Botteghe di Borgo Palazzo, Roberto Marchesi- . È questo un primo passo per la realizzazione di un progetto che abbiamo da tempo: la riqualificazione degli spazi commerciali sfitti attraverso attività artigiane, pronte a rialzare-  grazie anche ad una politica di canoni agevolati – saracinesche abbassate da anni».

La Festa del Borgo 2014 -7