Italiani tradizionalisti, 7 su 10 affrontano la vita in modo convenzionale

Preferiscono non rischiare, ascoltano il parere degli altri prima di prendere una decisione, ma almeno una volta nella loro vita si sono trovati a fare scelte non comuni. Ben 7 italiani su 10 dichiarano di affrontare la quotidianità seguendo le proprie abitudini (69%), rinunciando quindi a fare scelte non convenzionali. Solo il 21% si dichiara più aperto alle sperimentazioni, dividendosi tra chi è proiettato a fare cose nuove o stimolanti (15%) e chi vive fuori dagli schemi (6%). Di fronte alle mode del momento, più della metà degli italiani (53%) confessa di seguirle, mentre il 39% le ignora. Nonostante questo, ben 4 italiani su 10 (42%) confessano di essere andati “fuori dal coro” sempre o il più delle volte, mentre la metà si dichiara abbastanza originale.
Gli italiani sono in controtendenza rispetto a un diverso approccio alla vita che, supportato da svariati studi e ricerche, testimonia come avere una propria visione delle cose e pensare fuori dagli schemi porti benessere personale. Si tratta dell’unconventional thinking: un modo di pensare fuori dal coro, teorizzato da oltre 30.000 life coach e psicologi al mondo e uno degli argomenti più trattati direttamente o indirettamente su oltre il 40% dei magazine globali, da circa 450 mila blog, da centinaia di best seller in tutto il mondo. (Dati monitoraggio internazionale Chinò Sanpellegrino, marzo 2013, su 200 testate internazionali, circa 150 best seller mondiali e 1200 siti Internet e blog).
Cosa significa fare scelte convenzionali per gli italiani? Il campione si divide tra chi dà una connotazione positiva (49%) e chi, invece, una negativa alla scelta di prendere decisioni convenzionali (51%). Per la maggioranza, fare questo tipo di scelte significa optare per la soluzione migliore perché è quella più seguita (37%), mentre per altri vuol dire adeguarsi alla massa, rinunciando ad un atteggiamento attivo e critico (29%). C’è poi un 11% che ritiene le scelte convenzionali sinonimo d’intelligenza e un 17% un atteggiamento che porta ad essere abitudinari.
All’opposto, quali problematicità incontrano gli italiani nel seguire scelte non convenzionali? L’attualità quotidiana fa vivere questo tipo di scelte principalmente come un rischio; più di 1 italiano su 3 (35%) ritiene che in questo periodo storico sia troppo azzardato sperimentare. Al 20% degli italiani spaventa l’insicurezza dovuta a tali scelte, mentre altri ammettono di temere il giudizio esterno (13%) e di aver paura di pentirsene (28%).
Come si comportano, invece, gli italiani quando devono prendere una decisione? Il 34% degli intervistati afferma di seguire l’istinto, mentre 2 italiani su 3 (66%) ascoltano il parere degli altri. Tra questi è possibile distinguere tra coloro che affermano che ciò non incide sulle decisioni (25%), chi ascolta solo le persone fidate (30%) e chi si rivolge agli altri solo se ha molti dubbi (8%).
Sempre di fronte ad una decisione, quanto conta l'approvazione degli altri? Per la maggioranza (55%) conta abbastanza, per 1 italiano su 3 (32%) non conta per niente, mentre solo il 13% confessa che l’approvazione altrui ha un ruolo importante.
Qual è l’approccio degli italiani alle mode e alle tendenze del momento? Solo l’8% degli intervistati confessa di essere anticonformista e non seguirle, il 39% le ignora, mentre ben il 53% confessa di seguire le mode, con il 47% che ammette di seguire solo quelle che si rivelano coerenti con la propria personalità.
Solo di fronte a un imprevisto gli italiani diventano meno abitudinari. Il 46% degli intervistati afferma di affrontare con coraggio le sfide della vita, mentre il 27% cerca aiuto da qualcuno. Solo il 4% infatti non ritiene opportuno rischiare, mentre il 10% cerca soluzioni originali. Gli italiani ritengono di essere originali? Il 34% degli intervistati pensa di non esserlo, mentre la metà (50%) afferma di essere abbastanza originale, e il 17% dichiara di esserlo molto e sempre.

LE TRIBÙ
ABITUDINARI
(convenzionali per scelta): rientrano in questo gruppo tutti coloro che nell’affrontare la quotidianità seguono le proprie abitudini e che hanno fatto scelte non convenzionali in poche circostanze o mai. Secondo loro, fare scelte convenzionali significa scegliere la soluzione migliore, perchè è la più seguita. Inoltre, i convenzionali per scelta preferiscono adattarsi alla maggioranza nelle situazioni di gruppo, amano passare le loro vacanze sempre nello stesso posto e temono di pentirsi di fare scelte non convenzionali.

INDECISI (vorrei…ma non posso): è la tribù di coloro che vorrebbero essere non convenzionali e sono proiettati a fare cose stimolanti, ma sono legati al giudizio altrui. Sono proiettati a fare cose stimolanti, credono di essere persone abbastanza originali, ma temono il giudizio esterno e quando devono prendere una decisione ascoltano il parere delle persone fidate. Inoltre, se la tendenza del momento impone di rinunciare all’attività preferita, continuano a fare  ciò che gli piace ma finge che non gli interessa più.

UNCONVENTIONAL (fuori dal coro): in questa categoria rientrano tutti coloro che nell’affrontare la quotidianità decidono di andare sempre fuori dagli schemi. Proiettati a fare cose nuove e stimolanti, secondo loro fare scelte convenzionali significa adeguarsi alla massa. Coraggiosi di fronte agli imprevisti, i fuori dal coro quando devono prendere una decisione fanno di testa propria e non ritengono importante l’approvazione degli altri.


Sale da ballo: «Accordi tra locali
per condividere il personale»

Paolo Visinoni, 42 anni, architetto, titolare dal 2000 del Lifeclub di Rovetta, è  il nuovo presidente del Gruppo Sale da Ballo di Ascom Bergamo. Da venti anni nel settore, impegnato nella discoteca della Val Seriana fondata da papà Giuseppe nel 1972, che ha accompagnato generazioni di ragazzi dai mitici anni Settanta, passando per la musica commerciale per approdare all'house e ai dj-set. “Con il nuovo consiglio continueremo il percorso intrapreso da Zibetti sul fronte della prevenzione dell'abuso di alcol e droga, contando sulla sua collaborazione ed esperienza nelle vesti di consigliere” – ha tenuto a sottolineare Visinoni, ringraziando il presidente uscente, “una vera e propria istituzione nel settore”.
Diverse sono le problematiche  da affrontare per i gestori di sale da ballo, a partire dalla formalizzazione dei contratti di lavoro, diventata sempre più complicata con l'entrata in vigore della Riforma Fornero: “Per i contratti a chiamata, oltre alle note limitazioni, si è imposta la segnalazione nelle 24 ore precedenti via fax, ad un numero che tuttavia nei primi 15 giorni non risultava in funzione. I problemi  dall'entrata in vigore della nuova riforma del lavoro sono innumerevoli sia per la gestione del personale che per gli artisti in occasione degli eventi settimanali in programma: si è giunti al paradosso di arrivare ad assumere e licenziare una persona per una sola sera. La Riforma non si adatta ad un settore come il nostro, per sua definizione basato su occupazioni in larga misura saltuarie. Siamo così chiamati a gestire nuovi oneri burocratici ed ennesime complicazioni”. Per garantire una continuità di occupazione del personale nelle sale da ballo, Visinoni ha stretto da imprenditore accordi e sinergie con altri locali. Un'idea che intende proporre ai colleghi come modello virtuoso di gestione: “La crisi impone tagli al budget e ridimensionamenti. Da imprenditore ho sperimentato con successo sinergie ed alleanze con altri locali. Stringendo accordi tra sale da ballo e locali notturni incentrati sul divertimento estivo ed altri più orientati su un'offerta di eventi invernale, si può garantire maggiore continuità di lavoro per il personale, attraverso una vera e propria condivisione di barman, deejay, artisti e specialisti dell'animazione, che possono così contare su un impegno annuale e non stagionale, ad un minor costo per ogni singolo imprenditore”.

Il problema
“La Riforma Fornero ha complicato enormemente la gestione del personale, introducendo più di un elemento di rigidità ed imponendo nuovi oneri burocratici. Le nuove regole non rispondono alle esigenze di un settore, come il nostro, legato ad eventi settimanali e ad iniziative spot”.

Il progetto
“Continueremo a proporre iniziative e progetti legati alla prevenzione dell'abuso di alcol e droghe. Promuovere ed educare al divertimento responsabile resta anche per questo mandato tra le nostre priorità”.

La sfida
“La crisi invita a mettere in campo alleanze e sinergie. La sfida per i locali può essere rappresentata dalla condivisione di personale, dai barman agli artisti, tra locali estivi ed invernali, per garantire un'occupazione più stabile da un lato e contenere i costi dall'altro”.

Il Consiglio direttivo
Paolo Visinoni subentra allo storico presidente del Gruppo Angelo Zibetti di Caravaggio, che resta nel consiglio mettendo a disposizione della categoria la sua esperienza, frutto di una vita spesa nel mondo della musica, del divertimento e del ballo. Fa parte del direttivo anche Cinzia Moleri dello Scaccomatto di Predore.


Gelato, domenica la giornata europea. In 54 gelaterie
gusto speciale ad un euro

Un gusto speciale ed un prezzo speciale. È così che le gelaterie di tutta Europa celebreranno la prima Giornata Europea del Gelato Artigianale, istituita ufficialmente nel luglio scorso dal Parlamento di Strasburgo per promuovere uno dei prodotti più amati e ricordare ai consumatori le sue qualità.
La golosa ricorrenza è fissata per domenica 24 marzo e prevede, accanto alle diverse manifestazioni nazionali e locali, una grande iniziativa in contemporanea nelle gelaterie di almeno 12 Paesi, europei e non solo, ossia quelli coinvolti da Artglace, la Confederazione delle associazioni europee di gelatieri artigiani, promotrice della giornata. In tutti locali aderenti si potrà infatti trovare lo speciale gusto “Fantasie d’Europa”, un fiordilatte con copertura di cioccolato e mandorle che sarà proposto in coni e coppette al costo di un euro.
Grazie al coordinamento del Co. Gel., il Comitato Gelatieri che fa capo all’Ascom, anche in Bergamasca sarà facile per grandi e piccini assaggiare la novità e approfittare del prezzo promozionale, salutando nel migliore dei modi l’arrivo della bella stagione. Sono infatti 54 le gelaterie di città e provincia che hanno aderito alla proposta, assicurando una buona copertura del territorio e permettendo perciò di trovare vicino casa un esercizio “al sapore d’Europa”. 
Per l’occasione il Comitato ha promosso altri due eventi che accendono i riflettori sul gelato artigianale: un convegno dal titolo “Gelato artigianale e Apprendistato”, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamoe il concorso “Gelato artigianale del territorio bergamasco”

*Il Convegno "Gelato artigianale e Apprendistato"
Il convegno si svolge venerdì 22 marzo nella sala conferenze dell'Università degli Studi di Bergamo in piazzale Sant'Agostino 2 a partire dalle 9.30. Il tema è “Gelato artigianale e apprendistato” e si apre con i saluti di Remo Morzenti, pro-Rettore per le relazioni con il territorio dell’Università degli Studi di Bergamo, e di Giuseppe Bertagna, direttore del Dipartimento in Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Bergamo; a cui seguono gli interventi di Piera Molinelli, pro-Rettore per l'Orientamento, Tirocini Placement dell’Università degli Studi di Bergamo su “Orientamento e apprendistato”, di Stefano Tomelleri, del Dipartimento di Scienze Umane Sociali dell'Università degli Studi di Bergamo su "L’uomo artigiano e l'apprendista”, di Arnaldo Minetti, giornalista e opinionista di settore su "Unicità del gelatiere, unicità della gelateria, unicità del gelato artigianale", di Luciana Polliotti, giornalista, sulla storia del gelato, di Giancarlo Timballo, presidente Co.Gel-Fipe, su “Concretezza dell'impegno artigianale nel quotidiano”. Modera il convegno Massimo Bosio, presidente del Comitato Gelatieri Bergamaschi.
Per tutta la giornata, nell'atrio della sala del convegno, sarà posizionato un carrettino refrigerato per un assaggio gratuito di gelato artigianale offerto dai gelatieri bergamaschi agli studenti dell'Università, ai partecipanti al convegno e, più in generale, alla cittadinanza.

*Il concorso "Gelato artigianale del territorio bergamasco”
Il tema "Gelato artigianale del territorio bergamasco” è legato ai prodotti specifici del territorio: latte, panna, frutta, verdura, vini, formaggi, dolci. Vi hanno aderito 24 gelaterie e 7 studenti delle scuole alberghiere del territorio. Il gelato, confezionato in anonime termoscatole da 500 g, fornite dall'organizzazione ai partecipanti, sarà consegnato dai 31 concorrenti venerdì 22 marzo dalle 8,30 alle 9,30 prima dell'inizio del convegno. Dalle ore 14.30 una giuria di esperti si occuperà di valutare i gelati presentati e proclamare il vincitore.
A giudicare il prodotto artigianale sono stati chiamati: Giancarlo Timballo, presidente Co.Gel-Fipe e Coppa del Mondo della Gelateria; Enrico Cerea, chef Executive del ristorante "da Vittorio", Brusaporto (Bg); Pierpaolo Magni, docente, membro dell'Accademia Italiana Maestri Pasticcieri; Beppo Tonon, Maestro intagliatore e Campione 2006 della Coppa del Mondo della Gelateria; Elio Ghisalberti, critico enogastronomico. Coordinata la giuria Luciana Polliotti, giornalista e storica del gelato. A tre primi classificati andrà una coppa come riconoscimento del lavoro svolto


Pari opportunità e attenzione
alla famiglia, premiate 12 aziende

Dal grande gruppo internazionale all’asilo nido, dall’azienda storica alla nuova impresa: la decisione di riservare qualche attenzione in più al proprio personale e alla sua famiglia accomuna il mondo imprenditoriale bergamasco. È quanto emerge dalla prima edizione del Premio “Aziende family friendly”, promosso da Camera di Commercio, Bergamo Sviluppo, Comitato per la Promozione dell’Imprenditorialità Femminile, Consulta delle Politiche Familiari del Comune di Bergamo, Provincia, Consigliera di Parità della Provincia e Asl e realizzato in collaborazione con il sistema associativo e le organizzazioni sindacali. L’iniziativa valorizza l’impegno delle aziende per le pari opportunità e la conciliazione tra i tempi della famiglia, della vita e del lavoro dando loro visibilità (potranno infatti utilizzare il logo “family friendly”, che è anche quello dello sportello Welfare della Provincia) con l’obiettivo, nel contempo, di spronare le imprese del territorio sul tema e favorire la diffusione di buone pratiche. Vi hanno preso parte 13 aziende, 12 della quali sono state premiate in almeno una delle sei categorie previste. La consegna degli attestati è avvenuta nella sala giunta dell’Ente camerale, alla presenza del segretario generale Emanuele Prati, del presidente di Bergamo Sviluppo Angelo Carrara, della presidente del Comitato per la promozione dell’Imprenditoria Femminile, Ida Rocca, e dei rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni coinvolte.

Aeper Cooperativa sociale – Bergamo
C’è anche il servizio gratuito di baby sitting a domicilio

La cooperativa sociale, che si occupa di attività educative, socio assistenziali e socio sanitarie, ha cento dipendenti più una quarantina di collaboratori. Ha attivato servizi di orientamento (colloqui e corsi anche di tipo tecnico) per facilitare il rientro dopo i congedi, offre a proprie spese ai dipendenti, ai loro familiari e ai soci uno sconto sulle prestazioni di uno studio dentistico convenzionato ed ha siglato una convenzione con una cooperativa di Treviglio per l’acquisto di libri a prezzi scontati per i soci che hanno figli in età scolastica. Grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla Legge 53/2000 è stato attivato un servizio di baby sitting a domicilio, di cui i dipendenti possono beneficiare gratuitamente, ed è stata estesa ai figli dei dipendenti la possibilità di usufruire, nei periodi di chiusura delle scuole o in caso di festività e sempre gratuitamente, degli spazi per bimbi gestiti dalla cooperativa. «Il nostro prenderci cura di persone fragili – evidenzia Micaela Barni, consigliere di amministrazione – è diventato anche una mission interna all’azienda, abbiamo compreso che è importante occuparsi, anche con “azioni silenziose”, dei diversi aspetti della vita della persone che sono con noi. Questo atteggiamento ha generato anche una diversa attenzione nei confronti dei nostri utenti, al loro sistema di relazioni e di vita».

Asilo nido La Stellina – Azzano San Paolo
Attenti al benessere con pet therapy e psicologa

Con vittorie in ben quattro categorie, l’azienda si aggiudica – virtualmente – il primo posto in classifica della prima edizione del Premio camerale. Per quanto riguarda la valorizzazione del personale (le dipendenti sono sette), l’asilo organizza, oltre le ore di formazione obbligatoria, corsi personalizzati per favorire lo sviluppo del pensiero educativo, ogni anno con temi diversi e con costi sempre a carico della struttura. Le due maternità gestite fino ad oggi hanno comportato l’inserimento di due persone in sostituzione, a cui è poi stato trasformato il contratto da tempo determinato a tempo indeterminato. Inoltre, il bimbo di una dipendente frequenta il nido a costo zero nella stessa fascia oraria in cui la madre vi lavora. Le dipendenti possono anche usufruire dei servizi (lavanderia, cucina, salottino con tv e accesso a Internet) e del cibo della struttura. Sul fronte delle iniziative per accrescere la qualità della vita, c’è la possibilità per le dipendenti e i loro figli di accedere gratuitamente al progetto di pet therapy presente nel nido, allo sportello gestito da una psicologa e ai corsi serali (come cucito, narrazione, fotografia) rivolti a tutti gli interessati e gratuiti per le dipendenti. «Ci occupiamo di cura – evidenzia la titolare Giovanna Parimbelli – ed è per noi naturale pensare di farlo lungo tutta la vita di una persona, non solo nell’infanzia». Talmente naturale «che non ci eravamo nemmeno resi conto – confessa – delle buone prassi che mettevamo in atto ed è stato grazie alla segnalazione di una collaboratrice che abbiamo partecipato al Premio».

Autotrasporti Cappella Bruno – Osio Sotto
«Con il premio “autista dell’anno” valorizziamo la responsabilità»

Da tre anni, il primo sabato di settembre, l’azienda organizza una giornata dedicata alle famiglie e agli amici dei venti dipendenti chiamata “Family Day”, durante la quale si svolgono le “olimpiadi” con premi per i più piccoli e viene premiato l’“autista dell’anno” (tre premi in denaro da euro 1.500, 1.000 e 500). Vengono anche organizzati corsi durante l’orario di lavoro per aiutare la crescita personale e facilitare la gestione del quotidiano. «In un momento come questo – evidenzia il titolare Patrizio Cappella – si rischia di concentrarsi solo su come mantenere il lavoro e cercare nuove commesse perdendo il focus sulla formazione e il coinvolgimento dei collaboratori, che se sono cortesi e collaborativi nei confronti dei clienti possono fare la differenza. I premi che assegniamo ai nostri autisti vanno in questa direzione – spiega –. Non riguardano infatti la produttività, ma la cura del materiale e del mezzo, la puntualità e il rispetto del codice della strada». «Non è vero, del resto, che ai dipendenti importa solo della retribuzione – aggiunge -. Le indagini dicono che è solo al quarto posto tra le aspettative. Ai primi posti ci sono l’essere valorizzati, il coinvolgimento nei problemi aziendali e l’interesse nei propri confronti come persone».

Cattaneo Meccanica – Albegno di Treviolo
Un bonus per i bimbi dalla culla agli 11 anni

L’azienda, nata nel 1944, si occupa di lavorazioni meccaniche e dà lavoro a 46 dipendenti. Eroga un bonus nascita di 300 euro in busta paga per i neo-papà e le neo-mamme e il “Premio Santa Lucia”, ulteriore bonus in denaro riconosciuto nel mese di novembre ai dipendenti con figli dai 2 agli 11 anni. L’azienda effettua inoltre ogni anno assunzioni estive (stage, tirocini, percorsi di alternanza scuola-lavoro) privilegiando i figli o i familiari dei dipendenti che stiano frequentando corsi di studio affini all’attività aziendale. I ragazzi ricevono tutta l’attrezzatura necessaria, sia che stiano in officina sia negli uffici, possono usufruire della mensa aziendale, vengono seguiti da persone dedicate e al termine dell’esperienza ricevono un forfait per la disponibilità. Il clima famigliare è ben rappresentato dalla presenza alla cerimonia di premiazione di nonna e nipote. «Mio nonno – racconta Giovanni Cattaneo – ha introdotto l’abitudine di andare a trovare i collaboratori che avevano appena avuto un figlio. Quello che facciamo oggi è la prosecuzione di questa visione, nella consapevolezza che un’azienda è come una famiglia e funziona se c’è collaborazione».

Tenaris Dalmine – Dalmine
«Nel momento di maggiore crisi la scelta di investire sulla formazione»

Premiata in tre categorie, l’azienda ha, per i suoi 2.300 dipendenti in 5 stabilimenti, un programma di “Gender diversity”con l’obiettivo di allinearsi alle migliori pratiche in termini di parità e diversità. Per ogni area professionale sono inoltre strutturati percorsi di carriera, che orientano la crescita all’interno dell’azienda. Attraverso una politica ad hoc vengono diffuse informazioni in tema di pari opportunità, diritti e uguaglianza sul lavoro e sul portale sono caricate le policy e il codice di comportamento aziendale.
Sul versante degli strumenti per agevolare la gestione domestica e dei benefit, l’infermeria interna è aperta 24 ore su 24 e i dipendenti possono effettuare visite specialistiche preventive ed esami. Esiste un servizio navetta gratuito da Milano per gli aventi diritto in base ad un accordo sindacale. All’interno dell’azienda è inoltre attivo uno sportello bancario. Tenaris Dalmine è stata anche premiata per la partnership con il territorio: in qualità di socio fondatore della Gamec organizza per dipendenti e loro familiari visite guidate gratuite alle mostre, collabora con le scuole ed eroga borse di studio. Sono state anche siglate tre convenzioni con asili nido privati di Dalmine (25 posti riservati ai dipendenti che hanno anche uno sconto del 40% sulla retta). «Legame con il territorio e inclusione sono concetti sviluppati in tutto il Gruppo – rileva Paola Mazzoleni, responsabile delle risorse umane -, come testimoniano le Tenaris University, scuole di formazioni presenti in tutti i maggiori siti produttivi del mondo. Ed è stato proprio nel momento di maggiore crisi per la nostra azienda, nel 2009, che si sono potenziati gli investimenti in ricerca e sviluppo e formazione. Si è deciso di pensare al futuro e questo è stato percepito dai dipendenti, che si sono stretti nella collaborazione».

Euro-kemical – Covo
La candidatura al Premio presentata dai dipendenti

Da sempre l’azienda – 13 dipendenti, settore chimico – riconosce una remunerazione integrativa (quattordicesima) per tutti i dipendenti, non prevista a livello contrattuale. Ogni dipendente a Natale riceve inoltre un premio di 500 euro (entrambi vengono inseriti nella busta paga di dicembre). A dare più valore al riconoscimento camerale è il fatto che la domanda di partecipazione è stata presentata dai dipendenti, che volevano fare una sorpresa al proprio titolare ed hanno fatto pervenire in sala il loro messaggio di stima e gratitudine testimoniando la possibilità di lavorare «serenamente per obiettivi comuni e reciproci». «Ho costruito dal nulla questa società – commenta l’amministratore unico Giuseppe Lamera – e capisco le difficoltà del lavoro. Credo che per essere family friendly sia fondamentale mettersi sullo stesso piano del proprio collaboratore, in questo modo si instaura un rapporto di rispetto reciproco».

Filo di fate – Nembro
Da disoccupati ad imprenditori, «la nostra forza è nel gruppo»

«L’attenzione alle esigenze delle persone è parte della genesi della nostra azienda», ha ricordato Massimo Pomari, uno dei titolari della società, che si occupa di confezioni e dà lavoro a 14 persone, nata come risposta alla chiusura di una grande camiceria in Valle. «Siamo passati da disoccupati ad imprenditori – prosegue –. Non avevamo capitali alle spalle, ciò che ci ha fatto partire sono stati la consapevolezza della nostra professionalità e la forza del gruppo, conoscevamo infatti la storia delle nostre colleghe». Le azioni riguardano soprattutto la flessibilità negli orari, i part-time, ad esempio, sono studiati con la dipendente per agevolare il ruolo di figlia, mamma o nonna, cercando di combinare la turnazione con gli orari del marito o della famiglia. Per le dipendenti che invece lavorano full-time e che abitano vicino al posto di lavoro è stato creato un “orario base” per permettere loro di organizzarsi nella gestione domestica a seconda delle esigenze (rientro a casa in pausa pranzo prima dell’arrivo dei familiari e rientro al lavoro posticipato). «Con queste attenzioni abbiamo cementato il gruppo – sottolinea –, le dipendenti sono interessate all’andamento dell’azienda ed hanno la possibilità di dare il proprio contributo creativo. Se infatti mettono a punto un modello interessante lo adottiamo e gli diamo il nome di chi l’ha ideato. Oggi lavoriamo per conto terzi, ma per il futuro ci piacerebbe realizzare una linea nostra. È con l’apporto di tutti che si mantiene l’azienda viva».

Fonderie Mario Mazzucconi – Ponte San Pietro
Dall’azienda supporto in caso di speciali difficoltà

L’azienda (parte del Gruppo Mazzucconi, che conta complessivamente mille dipendenti in 5 stabilimenti) dà la possibilità di trasformare il contratto da full-time a part-time per i primi tre anni del bambino, per impiegati e quadri offre una flessibilità oraria su base settimanale e per il personale extracomunitario una banca ore utilizzabile nei periodi di ricongiungimento familiare per la fruizione di ferie lunghe (30-45 giorni). Tra le azioni di sostegno ci sono una donazione economica straordinaria, da parte dell’azienda e dei colleghi, alla famiglia del dipendente in caso di decesso improvviso e sottoscrizioni per assistenza/supporto domiciliare o spese per interventi chirurgici destinati a dipendenti o familiari gravemente malati. Ha svolto anche un’indagine sul clima aziendale e organizza periodicamente eventi per coinvolgere le famiglie e il “Premio studio” per i figli dei dipendenti. Alta è anche l’attenzione alla salute, con campagne antifumo e di prevenzione e convenzioni. «L’azienda è nata nel 1905 ed ha sempre creduto che le persone rappresentano un valore in più – ha evidenziato Michele Mazzucconi, amministratore delegato, quarta generazione della famiglia alla guida dell’impresa – e sono certo che tante altre aziende bergamasche lo fanno. Questo Premio offre ora la possibilità di confrontarsi e mettere in comune esperienze ed è importante perché c’è sempre qualcosa da imparare e mutuare».

Italian Cable Company – Bolgare
«Prossimo passo far conoscere i servizi presenti sul territorio»

La società – 240 dipendenti – si occupa di cavi per l’industria ed il trasporto di energia. È stata premiata per le strategie di valorizzazione del personale e per la flessibilità e l’organizzazione del lavoro condivisa. Dalla valutazione delle competenze e dall’identificazione dei fabbisogni viene definito il “Piano formativo annuale”, che prevede lo svolgimento di corsi di formazione, oltre gli obblighi di legge, per la crescita professionale dei dipendenti. Nel 2012 sono stati organizzati 33 corsi che hanno coinvolto 78 persone, per un totale di oltre 1.000 ore di formazione, svolte all’interno e all’esterno dell’azienda. Tra le azioni di flessibilità, il personale dell’ufficio amministrativo-contabile, costituito da sole donne, può usufruire di un orario flessibile, che prevede “flessibilità in accumulo” nel periodo dicembre-aprile, quando cioè c’è un picco di lavoro, e “flessibilità in scarico” nel periodo maggio-novembre, quando l’ufficio ha meno lavoro. «Tutto parte dalla volontà di rispondere ai bisogni, espressi e non, delle persone – rileva il responsabile delle risorse umane Mario Belotti -. Dalla collaborazione con la Provincia e gli Ambiti territoriali è nata ora l’idea di cablare in un sistema informatico tutte le opportunità già esistenti, come le convenzioni con gli asili nido, i servizi per le neomamme, per rendere visibile alle persone della nostra azienda quello che già c’è».

Ivs Italia – Seriate
La dipendente: «L’asilo nido è un messaggio positivo in questi tempi difficili»

Da ottobre 2011 a Pedrengo, nelle vicinanze delle filiali di Pedrengo e Seriate è attivo dell’asilo nido aziendale “I vispi sorrisi”, con 19 posti. I figli dei dipendenti hanno la precedenza, seguono i familiari dei dipendenti e poi tutti gli altri interessati. Il servizio è gestito da una cooperativa ma la costituzione è stata voluta dai soci fondatori dell’azienda, che sostengono anche i costi di gestione della struttura (affitto, riscaldamento, luce, ecc.). La retta per i figli dei dipendenti è scontata del 20%. Ivs si occupa di ristorazione automatica ed ha mille dipendenti. «Un’azienda che pensa al futuro – ha evidenziato Diana Poloni – deve pensare anche a quello dei suoi dipendenti, da qui nasce l’asilo nido aziendale, che vuole essere un ambiente eccellente da tutti i punti di vista». Laura Rodriguez, approdata sei anni fa da Madrid alla direzione commerciale, è un’utente del servizio: «È un supporto importante – dice – ma lo è ancor di più la sensazione di solidità che con questa iniziativa l’azienda trasmette: investire sui nostri figli ed è il miglior messaggio che si può dare di questi tempi difficili».

Sidip – Isso
«Con i social network ogni dipendente dà il meglio di sé»

Attiva nel settore delle pulizie civili ed industriali, l’azienda punta sulla valorizzazione dei dipendenti (47), realizzando corsi di formazione, durante i quali viene anche presentato e condiviso il sistema di valutazione trimestrale delle prestazioni, che tiene conto di una serie di aspetti, alcuni dei quali valutati anche dai clienti committenti. In azienda sono presenti delle “cassette fucsia” per la raccolta delle proposte di miglioramento. L’insieme delle valutazioni trimestrali e le eventuali proposte di miglioramento genera premi ai dipendenti. L’azienda si è dotata di un Regolamento aziendale/Carta dei diritti e utilizza spazi web (sito, wiky, web 2.0) per comunicare con i lavoratori, grazie alle possibilità offerte da Google Drive e Google Group. Daniele Lo Sasso ha 31 anni ed è amministratore delegato dell’attività di famiglia: «L’utilizzo dei social network – rileva – è determinante, crea un fil rouge tra i dipendenti e tira fuori il meglio di ognuno». Tra gli strumenti innovativi c’è la pubblicazione on line del calendario con la possibilità di programmare autonomamente ferie e permessi. «è una modalità che responsabilizza le persone – dice ancora -, che diventano collaboratori e non dipendenti, e facilita il compito di chi amministra». Sul versante dei corsi, ci sono anche quelli per l’autostima e la gestione del tempo.

Soltur – Dalmine
«La sfida è far comprendere all’esterno il valore di queste azioni»

Il contratto part-time rappresenta l’83% del totale, perché l’azienda (30 dipendenti di varie nazionalità nel settore delle pulizie) propone ai clienti orari di intervento in base alla disponibilità del lavoratore. È stato creato uno sportello di ascolto delle problematiche dei dipendenti, attivo una volta alla settimana, e per rapportarsi con la direzione i dipendenti utilizzano una piattaforma web, attraverso cui possono presentare proposte di miglioramento che, se accettate, generano un premio in denaro. È anche attivo un sistema di valutazione condiviso che funziona a punteggi: chi ne ottiene, riceve un premio in denaro che entra nel premio di produzione. Poiché la maggior parte dei dipendenti va al lavoro a piedi o in bicicletta si cercano clienti anche in funzione della residenza dei dipendenti, calcolando attentamente i tempi di percorso casa-lavoro. C’è inoltre la possibilità per i dipendenti di usufruire delle condizioni bancarie applicate all’azienda. «La nostra attenzione si è rivolta anche al ricollocamento degli invalidi – sottolinea il presidente e amministratore delegato Sergio Turolla – e pure gli obblighi in tema di medicina del lavoro, spesso considerati solo un peso, possono diventare un valore. Se tutte queste iniziative hanno migliorato il clima aziendale, ciò che manca è il riconoscimento da parte della clientela, che, anzi, spesso teme ripercussioni sul prezzo del servizio. Mi auguro che questo Premio ci aiuti a far passare questo messaggio».


Perché serve fantasia
per mettere a reddito la cultura 

Nel maggio del 2009, un ministro della Repubblica ebbe occasione di affermare che “con la cultura non si mangia”. e che, però, a ben pensarci, svelava un suo deficit relativo alla capacità di immaginare scenari economici alternativi a quelli tradizionali. La cultura, infatti, può essere, eccome, fonte di sostentamento per le persone e, nonostante la crisi economica che ha caratterizzato questi ultimi quattro anni, è in grado di produrre valore e creare posti di lavoro.
Non a caso, secondo le previsioni di Unioncamere e del Ministero del Lavoro, nel 2012, sono state circa 32.500 le assunzioni, delle quali il 70% non stagionali e il 30% stagionali, da parte di imprese italiane che competono grazie alla qualità e alla cultura, pari al 5,6% del totale delle assunzioni realizzate dalle imprese di industria e servizi. Nonostante la crisi, le imprese legate alla cultura hanno dimostrato una specifica tenuta occupazionale, visto che il numero di occupati del settore, dal 2007 al 2011, è cresciuto a un ritmo medio annuo dello 0,8% (complessivamente circa 55mila posti di lavoro in più), a fronte di una flessione media dello 0,4% all’anno che, nello stesso periodo, ha caratterizzato l’intera economia nazionale. Un dato di tenuta che si è manifestato anche nel 2012: pur arretrando sotto i colpi della congiuntura (-0,7% il saldo occupazionale rispetto al 2011), le aziende della cultura hanno evidenziato una maggiore resistenza rispetto al complesso delle altre imprese.
Valorizzare la cultura, in termini economici, nello specifico, può significare, anche, la scelta, da parte di un’azienda, di sviluppare attività di sponsorizzazione di eventi o beni culturali. Sponsorizzazione è il termine che descrive una relazione tra uno sponsor e un evento, un’istituzione o un bene: lo sponsor interviene finanziariamente o fornendo beni/servizi, in cambio della possibilità di sfruttare il potenziale commerciale associato all’evento, all’istituzione o al bene. Nel nostro Paese, sponsorizzare eventi o beni culturali implica il rapportarsi, da parte delle aziende, al sistema degli Enti locali. Ciò determina che il bisogno di un’azienda di migliorare i propri fatturati, grazie alla sponsorizzazione di eventi e beni culturali, mediante l’associazione del proprio nome o logo con gli stessi, s’incroci con l’esigenza, da parte degli Enti locali, in tempi di patto di stabilità, di realizzare fund raising, ovvero un reperimento di risorse finanziarie, necessarie allo sviluppo delle attività tipiche della loro mission. 
E’ vero, d’altronde, che, nel mondo angloamericano, sia diffusa l’attività di cause related marketing (marketing delle cause di interesse sociale) con la quale s’intende, invece, uno sforzo promozionale, che sia stato pianificato strategicamente, volto a produrre un aumento delle vendite di un’azienda o a migliorare la sua posizione di mercato, tramite azioni che vanno, anche, a beneficio di un’organizzazione non-profit. Quanto affermato significa che, quando un consumatore acquista il prodotto o il servizio dell’azienda, generalmente, l’azienda effettua una donazione all’ente non-profit. Forse, il primo esempio di cause related marketing è stato il restauro della Statua della Libertà, nel 1983, grazie all’elaborazione di una strategia promozionale da parte di American Express e di Fondazione Ellis Island, un’istituzione pubblica di rilievo: ogni qualvolta un detentore della carta realizzava una nuova operazione, una percentuale del costo della stessa andava a finanziare il recupero di quel monumento. C’è da chiedersi se una storia di successo, come quella rammentata, non possa ispirare le scelte di coloro che hanno la responsabilità di mettere a reddito uno straordinario patrimonio di bellezza, come quello italiano e, nel suo piccolo, ma mica tanto, come quello bergamasco. Valorizzare la cultura, infatti, necessita di fantasia.  


Ubi, Resti lancia la terza lista
“Difenderemo il modello cooperativo”

Da oggi fino al 25 marzo sarà solo una corsa contro il tempo. Per la terza compagine che, nella prossima assemblea del 20 aprile, andrà ad inserirsi tra la lista capitanata da Andrea Moltrasio e da Giorgio Jannone nel rinnovo dei vertici di Ubi, il rush finale al fatidico termine per la presentazione della squadra, si correrà sul filo del rasoio. Cinquecento firme da raccogliere e autenticare costituiscono un bel daffare. Confermato nel professor Andrea Cesare Resti – 47 anni, bresciano, docente alla Bocconi ma con trascorsi anche all’Università di Bergamo – il capolista, l'ultima settimana è stata contrassegnata da un valzer di consultazioni per la costruzione della compagine che proporrà non ventitré nomi, ma diciotto soltanto. Uno sfoltimento, per la lista denominata “Ubi, Banca Popolare!”, che non prevede i cinque riempi-lista (chi vince ha diritto sempre e solo a diciotto poltrone) e che non include i promotori, Doriano Bendotti e Gian Antonio Bonaldi.
Ecco, nell’ordine, i 18 nomi, attentamente vagliati dal professor Resti: Marco Gallarati (candidato vicepresidente vicario, lunga esperienza bancaria, anche in Popolare e Bpu), Maurizio Zucchi e Dorino Aghliardi (commercialisti), Luca Cividini (imprenditore), Laura Bertulessi (dg di Italtrans), Emilio Gramano (ex dirigente di Bankitalia a Bergamo), Marco Balzarini (ex dirigente della Popolare di Bergamo), Anna Cassina (consigliere della Fustiplast), Ignazio Bonomi Deleuse (avvocato), Marco Pesenti (ad della Rollon di Vimercate), Simonetta Mangili (commercialista), Giagiacomo Alborghetti (avvocato), Stefano Franchini (commercialista), Daniele Bonetti (ex dirigente della Popolare di Bg), Beatrice Mascheretti (commercialista), Luciano Pezzoli (imprenditore) e Marco Leali (avvocato civilista).
Una lista che ha già preso una posizione chiara: la difesa del modello cooperativo. “Non bisogna farsi attrarre dalla tentazione di far cassa – ha precisato Resti al Corriere della Sera di Bergamo -. Bisogna fare ogni sforzo per difendere la banca del territorio e puntare a una forte valorizzazione del modello cooperativo”. 
 
 
 
 


Credito, solo 2 imprese su 10
chiedono fondi per investimenti

Sono sempre meno le imprese che si rivolgono alle banche per chiedere un finanziamento (sono il 14% contro il 15,7% del trimestre precedente) e, tra queste, aumentano quelle che si sono viste rifiutare il credito o che lo hanno ottenuto per un ammontare inferiore alla richiesta (dal 35,4% a quasi il 40%). Nel frattempo, diminuiscono le imprese che, invece, si sono viste accordare il credito richiesto (dal 31,5% al 30%), un fenomeno  che si associa al permanere della difficoltà delle imprese di far fronte al proprio fabbisogno finanziario e che, per la prima volta dall'inizio della crisi nel 2008, ha colpito anche le imprese del Nord-Est. Sono i principali risultati che emergono dall'Osservatorio sul credito per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi nel quarto trimestre del 2012 realizzato da Confcommercio-Imprese per l'Italia in collaborazione con Format Ricerche.
La ricerca. Il dato rilevato nell'ultimo trimestre 2012 relativo alle imprese che sono riuscite a far fronte ai propri impegni finanziari, si attesta sugli stessi valori del trimestre precedente, arrestando un declino che era iniziato nel 2011, ma con una prevalenza di casi di difficoltà ancora una volta fra le imprese più piccole. In prospettiva, prevalgono le imprese che ritengono la loro situazione finanziaria stabile e solo quelle della classe 1-9 addetti (le micro imprese) formulano previsioni di peggioramento per il primo trimestre 2013. Rimane sostanzialmente stabile, infatti, sia la percentuale delle imprese che sono riuscite a far fronte al proprio fabbisogno finanziario senza difficoltà (30,6% rispetto al 30,8% del trimestre precedente), sia la quota di imprese che ci sono riuscite seppur con difficoltà (49,5% contro il 49,9%); in aumento, invece, il numero di imprese che non sono riuscite a fronteggiare il proprio fabbisogno (passate dal 19,3% al 19,9%). Fra i tre comparti presi in considerazione, quello dei servizi sembra avere le maggiori difficoltà finanziarie, anche se per l'immediato futuro le previsioni sono allineate a quelle del commercio e del turismo. Si conferma la dicotomia fra il Mezzogiorno e il resto del Paese, con le imprese del Sud più in affanno rispetto a quelle del centro e soprattutto del Nord Italia.
Domanda e offerta di credito
La percentuale di imprese del terziario che nel quarto trimestre del 2012 si sono rivolte alle banche per chiedere un fido, un finanziamento, o la rinegoziazione di un fido, o di un finanziamento esistente, è risultata più contenuta rispetto a quella rilevata solo tre mesi prima (14% rispetto al 15,7%). Nell'ambito di quel 14% di imprese che si sono rivolte al sistema bancario per ottenere credito, il 30,2% lo ha ottenuto con un ammontare pari o superiore rispetto a quello richiesto, il 17,2% lo ha ottenuto, ma con un ammontare inferiore rispetto a quello richiesto, il 21,4% ha visto rifiutata la propria domanda di credito, l'11,4% è in attesa di conoscere l'esito della propria richiesta ed il 22,9% ha dichiarato di essere intenzionata a formalizzare istanza di credito alle banche nel prossimo trimestre.In sostanza, diminuisce significativamente la percentuale delle imprese che ottiene credito dalle banche. Anche nel quarto trimestre 2012, infatti, l'area dell'irrigidimento (ovvero le imprese che hanno visto accordarsi il credito con un ammontare inferiore a quello richiesto sommate alle imprese che non hanno visto accordarselo affatto) pari al 38,6% ha superato l'area di stabilità pari al 30,2% (le imprese che hanno visto accordarsi il credito con un ammontare pari o superiore a quello richiesto) accentuando ulteriormente la divaricazione fra di esse. Da sottolineare il fatto che per la prima volta dall'inizio della crisi nel 2008 ciò avviene anche nelle regioni del Nord Italia, del Nord-Est in particolare.
Ragioni delle richieste di finanziamento
In merito alla situazione finanziaria delle imprese del terziario, nell'ambito del 14% delle imprese del terziario che si sono rivolte al sistema bancario per ottenere credito, il 70,7% lo ha fatto per esigenze di liquidità o cassa, mentre solo il 20,7% per effettuare investimenti e l'8,6% per ristrutturare i debiti esistenti.
Offerta di credito e costo dei servizi finanziari
Le condizioni del credito con riferimento ai tassi di interesse applicati dalle banche alle imprese del terziario, nell'ultimo trimestre 2012, sono leggermente peggiorate e ancor di più lo sono per quanto concerne le cosiddette "altre condizioni" (servizi bancari comunque legati ad un servizio di finanziamento, es. messa a disposizione fondi). Anche la situazione relativa al costo dei servizi bancari nel loro complesso, e quindi al di là del costo del credito in sé stesso, è peggiorata negli ultimi tre mesi del 2012 per un numero maggiore di imprese rispetto al trimestre precedente e sono soprattutto le imprese più piccole quelle più colpite, anche se in generale tutte le imprese hanno avvertito tale aumento di costo. L'aumento del costo dei servizi bancari è stato avvertito in modo particolarmente grave dalle imprese operative nel settore del commercio.Percezione peggiorativa, infine, anche rispetto alle condizioni del credito per "durata" e "garanzie" richieste dalle banche a copertura dei finanziamenti o degli affidamenti concessi.


Ubi, i nomi della “terza lista”
guidata dal bocconiano Resti

Da oggi fino al 25 marzo sarà solo una corsa contro il tempo. Per la terza compagine che, nella prossima assemblea del 20 aprile, proverà ad inserirsi tra la lista capitanata da Andrea Moltrasio e da Giorgio Jannone nel rinnovo dei vertici di Ubi, il rush finale al fatidico termine per la presentazione della squadra, si correrà sul filo del rasoio. Cinquecento firme da raccogliere e autenticare costituiscono un bel daffare, non meno improbo dell'impegno sotteso alla composizione della squadra, che in un'altalena di ipotesi degli ultimi giorno, (si presenta o non si presenta?) potrebbe sortire un effetto sorpresa, modello grillini in assetto bancario. Confermato nel professor Andrea Cesare Resti il capolista, l'ultima settimana è stata contrassegnata da un valzer di consultazioni per la costruzione della compagine che proporrà non ventitré nomi, ma diciotto soltanto. Uno sfoltimento, per la lista Resti, chiamiamola momentaneamente così, che non prevede i cinque riempi-lista (chi vince ha diritto comunque a un minimo di diciotto poltrone). Tra i diciotto non figureranno i promotori, Doriano Bendotti e Gian Antonio Bonaldi, i quali, benché siano in possesso degli stringenti requisiti previsti, si chiameranno fuori. Top secret i nomi (attentamente vagliati dal professor Resti), anche se le indiscrezioni cominciano a trapelare a cominciare dagli avvocati Ignazio Bonomi e Marco Leali di Bergamo. Tra gli imprenditori figurerebbero i nomi di Luciano Pezzoli, Luca Cividini e Laura Bertulessi. In lista anche Marco Gallarati, ex dirigente bancario (al secondo posto), Daniele Bonetti, Dorino Agliardi, (commercialista), Marco Pesenti (imprenditore), Simonetta Mangili (commercialista), Emilio Gramano (ex dirigente di Banca d’Italia a Bergamo) e Anna Loredana Cassina.


Promoberg dà un sostegno
alla Città della Scienza di Napoli

Nella serata del 4 marzo un devastante incendio doloso ha distrutto in poche decine di minuti la Città della Scienza di Napoli. Il museo interattivo con sede nell’area ex Italsider a Bagnoli, era uno dei fiori all’occhiello del capoluogo partenopeo, e richiamava in media 350mila visitatori l’anno. Tra le diverse sezioni, la Città della Scienza ospitava anche L’Officina dei Piccoli, centro scientifico interamente dedicato ai bambini under 9 anni, realizzato attraverso il coinvolgimento diretto dei bambini con il metodo della progettazione partecipata.
Promoberg, pensando al mondo dell’infanzia, ha ideato dieci anni fa “Lilliput”. Il Villaggio creativo-educativo organizzato dall’ente fieristico vuole valorizzare e diffondere una nuova cultura dedicata al mondo dei più piccoli. Una cultura che considera i bambini quali soggetti attivi, con importanti potenzialità e risorse proprie: una filosofia in linea con quanto portato avanti dalla Città della Scienza. E proprio il polo museale napoletano, tramite la Fondazione Idis che lo gestisce, è tra le realtà con le quali Lilliput ha stretto le sinergie più importanti e significative. Ciò ha portato alla partecipazione dal 2008 del museo napoletano agli appuntamenti di Lilliput alla Fiera di Bergamo. Il rapporto tra le due realtà si è sempre più consolidato negli anni, permettendo di far debuttare nel 2012 Lilliput a Napoli, presso la Città della Scienza: una “prima” contraddistinta da tante emozioni e grande entusiasmo.
Dato lo stretto rapporto tra le due realtà, Promoberg è rimasta fortemente colpita dalle gravi conseguenze del rogo di Bagnoli.
“Davanti a tale dramma – sottolinea Ivan Rodeschini, presidente di Ente Fiera Promoberg -, oggi più che mai Bergamo è vicina a Napoli. La sinergia tra Promoberg e Fondazione Idis si rafforza ulteriormente. Vogliamo dare tutto il nostro contributo per far sì che la Città della Scienza si rialzi il prima possibile. E il primo atto della sua rinascita avverrà proprio al prossimo appuntamento di Lilliput, la manifestazione organizzata da Ente Fiera Promoberg in programma dal 21 al 24 marzo presso il polo fieristico di Bergamo. La Città della Scienza sarà presente come sempre con una serie di laboratori interattivi, tradizionalmente molto seguiti e apprezzati. Quest’anno il pubblico di Lilliput avrà però un motivo in più, e molto importante, per visitare gli spazi del museo napoletano.  Presso lo stand della Città della Scienza sarà attiva una raccolta fondi a offerta libera, destinata alla sua ricostruzione. Un evento straordinario, in quanto è la prima volta che diamo l’assenso a una raccolta fondi: ma davanti a un così violento fatto di cronaca, abbiamo ritenuto doveroso fare uno strappo alla regola. La Città della Scienza, oltre ad essere un polo museale d’eccellenza a livello europeo, era uno dei gioielli di Napoli, e rappresentava, in particolare per i bambini, un simbolo di cultura, formazione, e innovazione. Tutto l’appassionato pubblico di Lilliput  – conclude Rodeschini – avrà quindi la possibilità di dimostrare concretamente la sua grande solidarietà verso una causa davvero meritoria”.
“Il nostro Villaggio creativo, da parte sua – prosegue Luigi Trigona, Segretario generale di Ente Fiera Promoberg – ha prontamente confermato il suo allestimento a Napoli, dal 30 aprile al 5 maggio. Il terribile incendio ha distrutto in poche ore 12mila metri quadrati di museo, ma non certamente i progetti da noi stilati in collaborazione con la Fondazione Idis. Chiaramente dovremo riorganizzare la manifestazione in base agli spazi a disposizione (utilizzando l’unica ala della Città della Scienza rimasta in piedi), ma questo non impedirà ai tanti bambini che interverranno, di mettere in mostra i loro saperi e il loro grande entusiasmo. La presenza della Città della Scienza a Bergamo, e l’allestimento della seconda edizione di Lilliput a Napoli – osserva Trigona -, sono due atti concreti per confermare, sia tutto il nostro impegno e la grande passione verso i temi dedicati all’infanzia, sia la forte volontà, che è tipica proprio dei bambini, di non arrenderci mai, neppure davanti alle più dure avversità”.
Tra i numerosi interventi registrati durante la prima edizione di Lilliput presso la Città della Scienza di Napoli, da ricordare quello del sindaco del capoluogo partenopeo, Luigi De Magistris. “Ben vengano iniziative come Lilliput – aveva detto il primo cittadino -, che guardano agli adulti di domani, e che sensibilizzano i più piccoli su temi importantissimi come l'educazione civica e ambientale, la scienza, l'arte. Tra le migliaia di lettere che ricevo giornalmente, quelle dei bambini restano le più belle e le più profonde. Capiscono meglio degli adulti argomenti fondamentali quali l'eco-sostenibilità e il riciclo dei materiali. Dobbiamo ascoltarli di più”. Durante le sue prime nove edizioni alla Fiera di Bergamo, sono state oltre 400mila le persone, metà delle quali bambini, che hanno varcato le porte del Villaggio creativo di Lilliput a Bergamo. 


Strutture ricettive,
solo on line
la comunicazione
degli alloggiati

Con la pubblicazione del decreto del Ministero dell’Interno 7 gennaio 2013 sulla Gazzetta Ufficiale del 17 gennaio, è entrato in vigore l’obbligo della trasmissione telematica/informatica dei dati relativi alle persone alloggiate presso le strutture ricettive. Il sistema, che in Bergamasca è già stato attivato dalla fine del 2010, consentendo ai gestori di snellire le procedure, diventa ora il canale esclusivo di trasmissione, con la possibilità di utilizzare posta elettronica certificata e fax solo in caso di problemi tecnici al sistema web. La comunicazione va effettuata entro 24 ore dall’arrivo dei clienti direttamente alle questure attraverso il Servizio Alloggiati Web della Polizia di Stato e non più alle autorità locali di pubblica sicurezza. La Questura di Bergamo ricorda che sono tenuti alla comunicazione albergatori, affittacamere, proprietari o gestori di case e di appartamenti per ferie e vacanze, ostelli per la gioventù, rifugi alpini e rifugi escursionistici, bed and breakfast, bivacchi fissi, titolari di campeggi, case di cura e di salute dell’intera provincia. Chi non utilizzasse già il sistema deve produrre una specifica domanda alla Questura di Bergamo, che provvederà all’abilitazione. La modulistica per la richiesta delle credenziali di accesso al servizio web, il manuale operativo e tutte le informazioni necessarie possono essere consultati e scaricati dal sito della Questura di Bergamo all’indirizzo http://questure.poliziadistato.it/Bergamo/articolo-6-66-20329-1.htm. Per ulteriori informazioni è possibile contattare i seguenti numeri della Questura: 035 276581 – 035 276558 – 035 276527 dalle ore 9 alle ore 13, dal lunedì al venerdì. Nulla cambia in tema di sanzioni in caso di mancata comunicazione dei dati degli alloggiati.