Acquari, “tanti buoni motivi per appassionarsi”

teresa_baraldi.jpgLa novità più importante della 34esima Fiera Campionaria è Acquario Natura, più di mille metri quadrati dedicati dell’acquariologia, con aziende che propongono pesci di acqua dolce e marini, mangimi, attrezzature e accessori. «Si tratta della prima fiera nazionale del settore», spiega Teresa Baraldi, segretario generale dell’Aipa, Associazione italiana pesci e acquari, che con Promoberg ha collaborato per realizzare l’evento. Un’occasione per chi è già appassionato, ma soprattutto, considerando la vasta affluenza di pubblico alla Campionaria, per far suscitare nuovi interessi. Non a caso l’Aipa ha scelto di partire dai più piccoli, proponendo laboratori per le scolaresche, con la possibilità di allestire le proprie vaschette e fare delle osservazioni guidate. «È un’attività estremamente educativa – prosegue Baraldi -, i bambini possono avvicinarsi al mondo naturale, apprendere nozioni di biologia, cogliere le dinamiche di socialità. Mettono inoltre in gioco la loro capacità di accudire e gestire».
Ma anche i più grandi possono trarre grandi soddisfazioni dal portarsi in casa angolo di blu. «Non è solo un modo per abbellire la casa. È stato dimostrato da studi psicologici che i colori e ai movimenti dell’acquario hanno effetti rilassanti – evidenzia – ed esistono applicazioni di pet terapy. Curare un acquario permette inoltre di sviluppare conoscenze nel campo della biologia, della chimica, dell’idraulica e dell’elettronica. Occorre però sfatare l’idea che per questo hobby servano grandi investimenti o chissà quali attrezzature. Bastano una presa di corrente e l’acqua del rubinetto ed consigliabile arricchire l’acquario poco alla volta, coltivando nel tempo il proprio interesse». Altra credenza da superare è quella che i pesci soffrano. «Se l’acquario è costruito correttamente, nel rispetto dell’ecosistema di provenienza e del benessere animale – afferma –, questo non capita. Anzi, si è verificato che alcune specie, minacciate da predatori o da cambiamenti ambientali, si sono potute ripopolare grazie all’allevamento in cattività, che non significa costrizione».


Comunicazione digitale,
sostegno alle pmi

La Regione Lombardia e le Camere di Commercio lombarde, nell’ambito degli impegni assunti con l’Accordo di Programma per lo sviluppo economico e la competitività del sistema lombardo, puntano a ridurre il gap culturale e strategico delle mpmi lombarde nell’ approcciare e sperimentare la comunicazione digitale. Per raggiungere questo obiettivo hanno stanziato 1,650 milioni per sostenere progetti di investimento in strategie di marketing innovation.
Obiettivo del bando è finanziarie con contributi a fondo perso: 1)nuovi processi comunicativi e modelli di business che utilizzano gli strumenti di web 2.0 per aggiungere valori ai propri prodotti e servizi e trovare nuovi mercati; 2) l’inserimento professionale di giovani e la stabilizzazione di lavoratori per progetti di comunicazione digitale. Le micro, piccole e medie imprese lombarde possono presentare le domande “on-line”, a partire dal 27 novembre 2012 e fino al 24 gennaio 2013, seguendo la procedura descritta sul sito www.bandimpreselombarde.it.
* Innovazione, contributi alle imprese cooperative.  La Camera di Commercio ha messo a disposizione un fondo pari di 50mila euro a sostegno di interventi nel campo dell’ innovazione e della competitività. Il  contributo è riservato alle imprese cooperative che abbiano unità produttive in provincia di Bergamo. Il contributo è concesso a fronte di spese per:  a) l’inserimento di un manager a contratto, in possesso di laurea triennale o specialistica in economia, ingegneria, agraria, scienze della formazione, architettura, lingue e letterature straniere, scienze ambientali, chimica, biologia o scienze naturali per lo sviluppo di processi di innovazione tecnologica, internazionalizzazione e aggregazione di imprese; b) consulenze in materia di innovazione tecnologica, tecnologie informatiche, marketing e comunicazione, sviluppo dell’attività turistica, commercio estero e internazionalizzazione, commercio elettronico e check up aziendale. La domanda di partecipazione al concorso può essere presentata all'indirizzo promozione@bg.legalmail.camcom.it. Il testo integrale del bando e la modulistica possono essere scaricati dal sito camerale www.bg.camcom.gov.it.
 


Abuso di alcol fra i giovani, Ascom in campo per la prevenzione

Prosegue la campagna di sensibilizzazione sul consumo di alcol e sostanze condotta da Ascom per promuovere il divertimento responsabile tra i più giovani, attraverso il patrocinio di "Night and Day”, il  progetto di prevenzione dell’Ambito Territoriale di Dalmine .  L’iniziativa, che ha visto il coinvolgimento di dieci bar nella realizzazione di serate di animazione sul tema dei consumi di alcol e sostanze, con l’intento di meglio tutelare la salute dei giovani frequentatori e di ridurre i rischi legati all’uso e abuso di alcolici,  coinvolge i gestori  di bar e locali per un confronto  sulle abitudini e degli stili di vita dei giovani frequentatori. Attraverso l’esperienza  e l’osservatorio privilegiato di chi sta dietro il bancone, si cercheranno di ricostruire le abitudini delle giovani generazioni in un percorso, articolato in tre incontri, realizzato in collaborazione con il Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl di Bergamo, Ascom e Confesercenti. Nel corso di questi momenti di confronto si raccoglieranno e valorizzeranno le esperienze maturate e si indicheranno alcune buone prassi per tutelare la salute di giovani e adolescenti. Il primo incontro, in programma mercoledì 7 novembre, dalle 15 alle 17, al Centro Marchesi di via Papa Giovanni XXIII a Azzano San Paolo ha come tema “Gli stili di vita e le abitudini di consumo di alcol e sostanze dei giovani e degli  adolescenti in provincia di Bergamo” e rappresenta i dati dell’Osservatorio delle Dipendenze e le osservazioni dei gestori e dei baristi. Il secondo incontro, in programma il 15 novembre, dalle 15 alle 17, dal titolo  “Aspetti clinici, preventivi e legislativi legati all’uso e abuso di alcol” è dedicato alla gestione di situazioni critiche e alle modalità di intervento. Il terzo incontro – mercoledì  28 novembre, dalle 15 alle 17, su “Gli interventi Night and Day: verifica del senso e dell’efficacia” – rappresenta l’occasione per indicare  buon prassi e discutere e definire  azioni realizzabili nella promozione di comportamenti di tutela della salute. A tutti i partecipanti verrà rilasciato un attestato di partecipazione e una vetrofania di merito da appendere nel proprio locale. Non è necessaria alcuna iscrizione, ma per informazioni ci si può rivolgere  al numero 339 5392325 oppure contattare la responsabile del progetto Lisa Borali: lisaborali@coopalchimia.it


“Donnarumma”, il cuore campano nel piatto

Difficile arrivarci per caso. A Songavazzo, paese periferico della Val Seriana, ci vai solo se hai un buon motivo. Il ristorante di pesce Donnarumma è un locale che non immagini e che perciò ti sorprende. Non tanto per il pesce, ristoranti di mare in valle e montagna ormai non fanno più notizia. Né per gli interni di taglio nettamente moderno, quasi un corpo estraneo nel contesto rustico della valle.
La cucina, e il teorema del piatto perfetto di Donnarumma, sono i 50 cm di lunghezza dei suoi piatti. Trafficati come un fondale marino protetto. Pesci, molluschi e crostacei sguazzanti tra spaghetti o mezze maniche di Gragnano o tra semplici verdure, con il loro fitto seguito di bivalvi di ogni genere e specie (vongole, tartufi di mare, cozze, ostriche). Catalane trionfanti di crostacei (in estate declinate in versione dolce-salata, con contorno di frutti esotici e sottobosco), pesci al forno o a vapore oversize capaci di “stendere” il più motivato degli avventori. Insomma, una vera mitologia dell’abbondanza con piatti smisurati da Grande Abbuffata ferreriana e indiscussi precursori in Teofilo Folengo e Rabelais, per citare i più noti.
È un percorso, per molti aspetti, circolare quello di Libera Donnarumma, chef e titolare del locale insieme al marito Alessio Savoldelli, nata a Gragnano, in Campania, e ormai da 25 anni al Nord. Il ritorno alle origini, come avviene per molti chef, per Libera è un richiamo irresistibile, se non addirittura il vessillo della sua cucina. Delle origini c’è la pasta della Gragnano natia, ma soprattutto l’intensità del mare campano resa attraverso l’artificio (se così si può dire di una cucina “istintiva”) dell’iperbole. E dunque, lavorare per addizione, anzi moltiplicare pasta e pesci e quant’altro.
Ordini due capesante gratinate (6 euro l’una), pensando che la matematica non sia un’opinione, e ti arrivano sì due valve, ma moltiplicate per cinque (dieci noci, o forse più, di capasanta). Stessa storia per l’antipasto di calamari e calamaretti grigliati, teneri, succosi e succulenti (si mangiano tranquillamente in quattro). Se in altri locali la tecnica è di caricare il contorno per supportare un protagonista di scarsa stazza e dare consistenza a un piatto dove inesorabilmente è il bianco della porcellana a primeggiare, qui invece è il pesce-protagonista a prendersi tutta la scena, con gli elementi di contorno a fare da comparsa. Basta l’arrivo del primo piatto per mettere in subbuglio la tavolata, richiamare l’oste e il più gentilmente possibile chiedere di rivedere l’ordinazione, dimezzando le portate successive.
Punto di forza del locale, la scelta in favore dell’abbondanza non è certo dettata da calcoli utilitaristici, rispondendo probabilmente a dinamiche ataviche, scritte nella storia quasi deamicisiana della protagonista. Origini modeste, adolescenza in collegio, allontanamento precoce dalla famiglia per motivi economici e lavorativi. Scarsità di cibo e di affetti e, dunque, perché no, cibo come surrogato. «Non ne ho visto molto nella mia giovinezza – si sfoga Libera-, ora mi piace vederlo e prepararlo in abbondanza e che gli ospiti possano goderne fino alla sazietà. Abbiamo provato a ridurre le porzioni, ma le abbiamo ripristinate subito per l’insistenza dei nostri clienti».
La consuetudine sin da giovanissima con il lavoro ai fornelli consente a Libera di gestire la cucina senza alcun aiuto, riuscendo a preparare anche 30 e più coperti, e addirittura a far testare, molto democraticamente, la cottura della pasta al cliente. «Ogni cliente ha il suo punto di cottura, giusto che sia lui a decidere. Certo, qui pratichiamo una cucina espressa con piatti preparati al momento che richiedono fino a 20 minuti di preparazione. Una piccola attesa è inevitabile, ma è il prezzo della qualità».
Qualità che si riconferma nei dolci, alcuni dei quali home made, come la pastiera napoletana e il tortino caldo di cioccolato, altri in arrivo direttamente da Campania e Sicilia. Il prezzo per un pasto medio (praticamente una portata e mezzo) si aggira sui 30 euro, vini esclusi. Almeno quello, piccolo.


Agevolazioni e finanaziamenti, occhio ai consulenti porta a porta

Consulenze per favorire l’accesso a finanziamenti a fondo perduto e per ottenere agevolazioni che si rivelano poi nel contenuto inattuali e inattendibili. Ascom e Fogalco stanno ricevendo segnalazioni da parte degli associati dell’offerta di consulenze a pagamento per lo sviluppo aziendale, attraverso l’accesso a bandi e finanziamenti. I consulenti propongono nel corso di un primo appuntamento l’acquisto di un cd contenente tutte le iniziative a favore delle pmi messe in campo a livello europeo, statale e regionale. In attesa dell’invio del cd,  da parte della fantomatica società di esperti in finanziamenti, viene fissato un secondo appuntamento che prevede l’analisi di bilanci e libri contabili. Ascom e Fogalco invitano gli associati a prestare la massima attenzione verso consulenze porta a porta e nei confronti di proposte di facile accesso a fondi,  specialmente in un momento in cui la pubblica amministrazione ha ridimensionato fortemente la concessione di contributi e finanziamenti. L’Associazione sottolinea anche i rischi legati all’analisi di  sconosciuti di dati “sensibili”, da quelli patrimoniali a quelli di bilancio. Il cd – per cui è richiesto l’esborso di 350 euro – si è rivelato assolutamente inattuale nei contenuti, dal momento che i bandi pubblicati risalgono al 2006. Ascom invita gli associati a rivolgersi allo Sportello del Credito Fogalco per aggiornamenti su bandi ed altre misure di accesso a finanziamenti e contributi (Tel. 035 4120321 (responsabile del servizio: Matteo Milesi)


A proposito della “guerra” tra sagre e ristoranti

L'estate che ha chiuso i battenti, insieme ai ricordi delle vacanze, delle cene senza pudore, di paesaggi da portare negli occhi, di qualche storia conclusa e di qualche amore nato di fresco, ci lascia anche spunti di riflessione nel fantasmagorico mondo dell’enogastronomia che, se non ci fosse, converrete con me, sarebbe davvero un problema di quelli grossi.
Coldiretti, e siamo al primo punto, stima che un italiano su tre abbia partecipato con frequenza alle sagre alimentari con migliaia di appuntamenti estivi distribuiti su e giù per lo Stivale, in una marea di diversità regionali: dalla nostra polenta taragna alla bortellina bettolese, dalla triglia al cinghiale, dallo spiedino allo squacquerone, dagli arrosticini alle puntarelle, dal torrone al Moscato di Scanzo, dalle patate alle mele, dalle pettole al baccalà fritto.
Sempre secondo Coldiretti, il fenomeno si è ulteriormente accentuato in questo periodo di crisi perché la gente è in bolletta e portare la famiglia alla Sagra del Pursèl risulta decisamente più abbordabile che trascinarla in una media trattoria. Inoltre questo fenomeno, sempre più di massa, favorirebbe il contatto con le tradizioni territoriali e con il cibo agreste e si potrebbe così facilitare una maggiore qualificazione nella vendita diretta dei prodotti agricoli.
Sulla faccenda della crisi sentiamo un disco già trasmesso da anni. Se non c’era ancora questa situazione preoccupante, c’era comunque il capofamiglia che voleva risparmiare. Scriviamo per esperienza diretta e possiamo testimoniare di aver diviso tavolate a qualche sagra paesana (ma di quelle serie, però) con gente che ci siamo poi ritrovati al ristorante un po’ su di tono.
Se ne facciamo una questione esclusivamente economica, non c’è partita. Se discutiamo su quello che ci ritroviamo nel piatto (poco importa se di porcellana o di plastica), il ragionamento va approfondito. A maggior ragione se si vuole avvicinare il produttore al consumatore, saltando magari un paio di fermate alla filiera. È capitato a tutti, credo, di trovare una porchetta o un salame strepitosi ad una festa di paese su in cima al mondo e poi, magari, di mangiare malissimo sotto un tendone che ti avevano raccomandato tutti i vicini di casa. La conclusione è semplice: difficile etichettare il fenomeno solo come una scorciatoia per risparmiare. È giusto riconoscere il valore aggiunto di un buon rapporto qualità/prezzo che, ovviamente, è la formula azzeccata anche per la paninoteca, per la trattoria, per il ristorante stellato.
E restando in tema di crisi e di prezzi, segnaliamo una splendida quanto coraggiosa iniziativa di Pino Faggiano, ristoratore brindisino che, sotto la sua insegna “A pranzo da Pino”, propone piatti cucinati “in famiglia” da comprare e portarsi a casa. L’asporto ai tempi della crisi. Pino, che viene da una precedente esperienza milanese con un laboratorio di pasta fresca portato avanti con mamma e zia, apre questa attività nel profondo Sud, dove cucinare è una religione, roba da rifletterci. Eppure fa la felicità di single e donne che non hanno più tempo (o voglia) di mettersi ai fornelli. Certo, la sua carta vincente è preparare ricette buonissime (pare che la sua Parmigiana di melanzane sia da urlo) a costi contenuti, operazione che alle nostre latitudini risulta complicata, forse non più di tanto. Se varchiamo l’uscio di una qualsiasi gastronomia nostrana, ne usciamo soddisfatti, ma terribilmente alleggeriti: è mai possibile che, per la soddisfazione di entrambi, non ci possa essere una percorribile via di mezzo?
E chiudiamo con note liete: quest’estate, ben 6 italiani su 10 hanno scelto, come souvenir del posto visitato, un prodotto agroalimentare tipico del territorio. Vino, formaggi, salumi, conserve e olio d’oliva sono i più gettonati, e anche per queste scelte c’è un tentativo di ricondurre tutto al momentaccio attuale. Invece della gondola con le luci multicolori, si portano a casa il Prosecco e quattro vasetti di “Sarde in saor”, che si possono poi consumare rinverdendo il ricordo del Canal Grande. Al pensiero di questa crescita qualitativa dei prodotti locali, non finiremo mai di ringraziare la nostra Camera di Commercio quando decise di valorizzare le tipicità alimentari bergamasche: la scelta si è via via allargata e, almeno in questo settore, siamo molto più avanti dell’anno zero.
Ricordiamocene, perché la materia prima non ci manca e l’imprenditorialità nemmeno: e questo è un lato del nostro turismo che dobbiamo, in buona parte, ancora scoprire.
Un’occasione imperdibile per una spallata alla crisi.


Commercio, servizi e turismo: 7 milioni
per supportare le imprese

Sette milioni di euro alle imprese aderenti agli Enti Bilaterali del Commercio e dei Servizi e del Turismo per riqualificare i comparti attraverso l’accesso al credito garantito da Asconfidi Lombardia e Fogalco e stabilizzare o incrementare l’occupazione, oltre a favorire l’emersione del lavoro sommerso.  L’azione di sostegno all’accesso al credito per le imprese del commercio e dei servizi  messa in campo da Ascom prevede un plafond di 5 milioni di euro, con un fondo rischi pari a 250mila euro; le imprese del turismo possono altresì  contare su un plafond di  2 milioni di euro, con un fondo rischi pari a 100 mila euro. L’importo di finanziamento massimo per le imprese aderenti agli Enti è fissato a 50 mila euro. La durata massima del finanziamento è di cinque anni. “In un momento di crisi e difficoltà, siamo protagonisti del futuro del nostro territorio  sul fronte occupazionale – spiega il direttore Ascom, Luigi Trigona -. Di fronte ad un Governo e ad una Riforma del Lavoro che stanno togliendo ai sindacati di lavoratori e delle imprese potere contrattuale, è importante collaborare fianco a fianco per il nostro territorio. Gli Enti Bilaterali sono deputati a mettere insieme le parti sociali per affrontare le problematiche che i comparti stanno vivendo ogni giorno e sostenere le attività attraverso lo stanziamento di un plafond, in collaborazione con Asconfidi Lombardia di 7 milioni di euro”. Il supporto alle imprese da parte di Ascom non si esaurirà con questa iniziativa: “Imprese & Territorio, espressione dell’associazionismo bergamasco, nei prossimi mesi promuoverà un intervento decisivo e sistemico per supportare ulteriormente  le imprese” – anticipa Trigona. Con questa iniziativa Bergamo fa da apripista al sostegno d’impresa che vede fianco a fianco sindacati, associazione di categoria e consorzi fidi: “Il nostro è il primo intervento in Italia di fondo rischi, iniziativa che sta attirando l’attenzione di altre province e che ci auspichiamo possa essere replicata al più presto anche altrove – dichiara  Enrico Betti, presidente degli Enti Bilaterali -. L’obiettivo, oltre alle iniziative di sostegno al reddito attraverso l’accesso al credito, è mantenere o incrementare la forza lavoro e fare emergere il lavoro sommerso. E, semplicemente, favorire il rispetto dei termini di pagamento e accredito degli stipendi. Come Enti Bilaterali abbiamo messo a disposizione un fondo privato, ora chiederemo anche agli istituti di credito di fare uno sforzo. La nostra iniziativa va di pari passo con quella intrapresa a livello amministrativo, come il recente stanziamento da parte della Provincia a favore dei disoccupati”.  Il vicepresidente degli Enti Bilaterali, Roberto Corona, Fisascat- Cisl, sottolinea l’importanza del patto di ferro tra impresa e lavoratori: “Come per l’apprendistato e la formazione, l’accordo vede la collaborazione di tutte le parti per dare sollievo alle imprese in difficoltà e favorire i progetti di investimento”. Il presidente della Fogalco nonché membro del consiglio di sorveglianza di Asconfidi Lombardia, Riccardo Martinelli, ribadisce il valore dell’iniziativa che rappresenta un aiuto concreto  alle pmi: “Le imprese incontrano sempre maggiori difficoltà nell’accesso al credito ed il rapporto con il sistema bancario, che richiede nuove e continue garanzie peggiora. Asconfidi ed Ente Bilaterale mettono a disposizione un “cassetto” per le imprese del commercio e del turismo  che, con un plafond di 7 milioni di euro e una durata dei finanziamenti fino a 5 anni, offrono ai nostri associati un aiuto tangibile. Il 97% delle imprese  è in difficoltà: fa fatica ad accedere al credito e necessita di un sostegno che noi non manchiamo di offrire”. La prassi per accedere ai finanziamenti è snella e agile: “L’approccio è immediato e i tempi di apertura di ogni pratica sono ridotti, considerando che ogni settimana Asconfidi si riunisce in consiglio e  la Fogalco  valuta ogni singola pratica in tempi stretti, 15 giorni al massimo – spiega Antonio Arrigoni, direttore Fogalco -. Attraverso Asconfidi, Fogalco offre garanzie al 50% dell’importo finanziato, ma l’ampliamento della garanzia fideiussoria può raggiungere l’80 % dell’importo finanziato”.


Fausti: «Leggi e liberi professionisti
sono troppi»

L’articolo 10 della Legge 12 novembre 2011, numero 183, introduce novità importanti in merito alle professioni; la più rilevante è senz’altro la possibilità di costituire Società Tra Professionisti (STP). Se n’è parlato al Centro Congressi Giovanni XXII, lo scorso 25 ottobre, nel corso di una Giornata di Studio promossa dal Consiglio Notarile di Bergamo, in collaborazione con la Scuola di Notariato del Comitato Trivento, il Dipartimento di Giurisprudenza dell’ Università degli Studi di Bergamo e patrocinata dagli Ordini professionali provinciali. ?¢‚Ǩ¬®Un’occasione di approfondimento su un tema di grande attualità dove accademici e professionisti hanno passato ai “raggi x” la nuova norma e il regolamento interministeriale d’attuazione, di imminente pubblicazione. ?¢‚Ǩ¬®Luci e ombre di una grande riforma culturale, prima che giuridica, emerse con lucidità e serenità di giudizio. Nessuna chiusura di principio né posizioni massimaliste ma l’auspicio da tutti condiviso ad un riformismo ragionevole ed efficace.  Ne parliamo con Pier Luigi Fausti, presidente del Consiglio Notarile di Bergamo.
Una rivoluzione culturale per il mondo delle professioni. ?¢‚Ǩ¬®“Con la previsione delle STP, il legislatore ha sgretolato il baluardo, durato oltre mezzo secolo, che impediva l’accesso delle professioni intellettuali ai modelli societari. La novità è di fortissimo impatto anche in Italia dove il settore conta circa un milione e trecentomila lavoratori autonomi professionisti. A fronte delle resistenze più legate ad una visione tradizionale, ma non per questo meno significative, emergono problemi obiettivi che non vanno trattati con superficialità”.
Ci spieghi meglio…
“Il punto è che le attività professionali non possono essere omologate tout court alle attività economiche, a pena di perdere un fondamentale elemento di riequilibrio nei rapporti economici e sociali. Anche per molti avvocati inglesi le recenti leggi sulle società di capitali tra professionisti costituiscono – io direi, possono costituire – una minaccia per la professione legale e per ciò che rappresenta”.
Cosa si rischia, dal suo punto di vista??¢‚Ǩ¬®
“La prima e più importante critica verso la riforma viene dalla considerazione della stessa struttura della compagine sociale, poiché possono essere soci di una STP non solo i professionisti iscritti a ordini, albi e collegi, ma anche (se pure in forma minoritaria) i soggetti non professionisti per prestazioni tecniche o per finalità di investimento: infatti, nell’ambito di una STP in cui siano presenti soggetti non professionisti (tecnici e investitori) non è più assicurata concretamente l’indipendenza, né l’autonomia, né la riservatezza, né l’eliminazione dei conflitti, né il segreto professionale”.
Possiamo dire che “la proprietà” in una STP può rappresentare un problema?
“Per definizione il socio investitore tenderà a tutelare il proprio investimento (cioè il proprio interesse economico), e quindi la STP favorirà gli interessi del socio e non i diritti da difendere, attuando tutte le scelte necessarie alle proprie utilità e risolvendo comunque ogni contrasto in favore del socio e non della parte assistita”.  
La tanto discussa partecipazione di Soci di capitale nelle STP?
“Per alcune professioni tecniche può essere consentita e utile la partecipazione di soci di capitale, questa dovrebbe essere esclusa per altre professioni, come per la professione forense e il notariato, ad esempio, considerata la specificità e il riconoscimento costituzionale della funzione pubblica e dell’attività di difesa: è la specificità di queste professioni, nella somma di diritti e doveri, che ha consentito fino ad ora di ritenere legittima l’esclusione dei soci investitori”.
A suo giudizio, più ombre o luci?
“Lo svolgimento in comune di una attività professionale può concretarsi in diverse forme, già oggi note: lo schema societario che la nuova legge introduce è solo una delle possibili forme. Si tratta di verificare se sia una forma compatibile con le modalità di svolgimento dell’attività professionale, senza snaturarla, e se sia adatta a migliorare la qualità della stessa. Questo, infatti, dovrebbe essere il compito di un legislatore attento: promuovere le condizioni perché un’attività possa essere esercitata con competenza e soddisfazione per operatori e utenti. Ed allora, purtroppo, e senza che con ciò voglia darsi un prematuro giudizio sulla novità normativa, viene da domandarsi se non stiamo ancora girando intorno ai problemi: recentemente si è tenuto a Trento il” Festival delle Professioni” ed il titolo di una conferenza mi ha molto colpito: “Gran Bretagna 3.000 leggi, Germania 5.500, Francia 7.000, Italia oltre 150.000 leggi. Norme oscure e abuso del diritto: quale difesa rimane al cittadino?” Non solo. In Italia, i professionisti, in quasi tutti i settori, sono un numero spropositato rispetto alla media degli altri Paesi;  più che liberalizzare l’accesso alle professioni, occorrerebbe programmarlo e agire sui problemi davvero importanti: il controllo della qualità e la fedeltà fiscale”


Beltrami: “Momento drammatico
per i pubblici esercizi”

“In questo periodo tante attività stanno chiudendo con passivi importanti, che purtroppo trasformano l’abbassamento delle serrande in veri e propri drammi familiari. Si tratta spesso di attività recenti che ad un anno o poco più dall’apertura non sono riuscite certo a coprire gli ingenti investimenti fatti – spiega amareggiato il presidente provinciale della Fipe-Pubblici esercizi dell’Ascom, Giorgio Beltrami -. E purtroppo il quadro, considerate le previsioni tutt’altro che rosee, non può che peggiorare da qui alla fine dell’anno, visto anche che pensare ad una ripresa dei consumi ai livelli del 2007 è pura utopia. Le imprese storiche stanno a malapena sul mercato e sono tante quelle nuove che aprono mettendo a repentaglio anche i risparmi di una vita. Il mercato risente dell’effetto liberalizzazioni che in trent’anni ha fatto crescere del 50 per cento il numero delle imprese”.
Non esiste bar che non risenta della crisi, dalla caffetteria al lunch-bar al locale serale: “I prezzi sono bloccati e da anni si è perso il “treno” del quotidiano: il caffè costa 1 euro, mentre ormai i giornali costano 1,20- 1,50 euro, eppure la terza settimana tanti rinunciano anche alla tazzina al bancone. I tagli più evidenti riguardano la pausa pranzo: chi riesce a mantenere il numero di pasti del 2010 – e sono davvero poche le imprese che ce la fanno – registra comunque una riduzione del fatturato visto che tutti hanno tagliato il budget del pranzo fuori casa. I locali serali devono continuare ad innovarsi e ricercare una formula vincente che resista al mutare della moda o della tendenza del momento”. Quanto all’occupazione, anche a Bergamo crescono gli stranieri: “Sono ormai davvero pochi gli italiani che desiderano fare questo mestiere che è ormai sempre più considerato un lavoretto stagionale o temporaneo per chi va a scuola o un ripiego in attesa di migliore occupazione. Non manca fortunatamente chi sceglie di diventare barman e frequenta i nostri corsi professionali all’Accademia del Gusto, ma ultimamente sono sempre più gli stranieri”. Al di là dei numeri, la passione non può non accompagnare un lavoro a stretto contatto con il pubblico: “Il bar funziona – al di là delle statistiche e delle previsioni – quando crea relazioni, quando davanti al bancone si conoscono due perfetti sconosciuti che iniziano a fare due chiacchiere e quando nel nostro locale si danno appuntamento ragazzi, mamme, colleghi e amici”.


Via Quarenghi, “senza un piano, poche chance per il commercio”

Da poco meno di un anno c’è un bando comunale che sostiene l’apertura di nuovi negozi nelle aree più carenti di servizi di vicinato, ma in via Quarenghi le vetrine vuote, le serrande abbassate ed i cartelli “affittasi” o “vendesi attività” aumentano anziché diminuire. Nella zona dei supermarket cinesi, dei phone centre, dei kebab e dei ritrovi etnici, non solo faticano a trovare spazio le attività tradizionali, ma sembra si sia rallentato anche il subentro dei servizi prevalentemente rivolti agli immigrati. Una ragione in più per pensare a come dare un nuovo volto alla zona che, benché vicinissima al centro, viene percepita dalla maggior parte dei bergamaschi come off limits, e la cui riqualificazione è da tempo oggetto di attenzione delle Amministrazioni comunali.    
Per cogliere criticità, potenzialità e proposte decidiamo semplicemente di percorrerla da cima a fondo, partendo dalla parte bassa, la meno invitante, in compagnia di Giulia Martinelli, presidente dal Comitato quartiere Quarenghi. «Il commercio può dare un grandissimo aiuto alla rinascita della via – afferma –, ma deve essere attrattivo. Più che per il timore di fare incontri spiacevoli, che obiettivamente non è fondato almeno di giorno e soprattutto dopo il massiccio intervento delle forze dell’ordine contro gli spacciatori, la gente non arriva qui perché non c’è niente da vedere o da comprare. Chi possono attirare vetrine in cui sono ammassati abiti, scarpe e accessori di bassa qualità? O locali che in bella mostra hanno solo cartoni di birra? Che senso hanno cinque phone centre in 300 metri?».
Ma nemmeno un bar caffetteria gestito da italiani, come il “Secondo Tempo” al numero 36, ha avuto grandi chance ed ha chiuso dopo neanche sei mesi. «È indubbio che per resistere in via Quarenghi – rileva Giulia Martinelli – bisogna offrire qualcosa in più, qualcosa che non si trova altrove, altrimenti il confronto è perso in partenza con le altre zone della città. Non è un caso che due attività che qui funzionano siano il negozio “La Giacca”, specializzato in abiti da lavoro, e il ristorante macrobiotico, esercizi con una proposta unica e per questo capace di attrarre clientela da un ampio bacino». Non bastano, quindi, nuove insegne a cambiare il volto alla via, servono, secondo la presidente, «innanzitutto idee e capacità imprenditoriali in chi li gestisce, ma anche un confronto e una programmazione di più ampio respiro sui destini commerciali della via». «Il bando del Comune – afferma – poteva essere un’occasione per dare degli indirizzi più precisi. Anche il Distretto del commercio può essere il luogo ideale per mettere a fuoco questi temi, ad esempio per un’analisi precisa dei bisogni dei circa mille residenti, per coinvolgere i proprietari degli immobili, per individuare la vocazione della zona e stilare un progetto complessivo di rilancio del commercio. Il Comune ha anche tutti gli strumenti legislativi per farlo».
Se i problemi maggiori li ha la parte bassa della via, anche dopo l’incrocio con le vie Spaventa e Palazzolo non mancano vetrine vuote o annunci di una prossima chiusura. Qui ad incidere sono soprattutto la crisi e il caro affitti, come in altre zone della città, ma qualche accorgimento potrebbe dare una mano, incanalando anche da queste parti chi passeggia in centro. «In pratica siano sul retro di via XX settembre – fa notare la presidente del Comitato -. Basterebbe che i negozi avessero l’entrata anche su via Zambonate, che l’accesso alla Galleria Mazzoleni e al vicolo Macellerie fosse più invitante e la piazzetta destinata a qualcosa di più gradevole di un parcheggio di motociclette per creare un collegamento interessante con la via dello shopping più frequentata della città».
Se il Comitato, creato nel 2002 e poi rinvigorito nel 2006, si occupa di «incanalare il malcontento in azioni positive, di rafforzare il rapporto tra i residenti e segnalare alle istituzioni ciò che non va», l’Associazione, nata nel 2008, è la realtà che promuove iniziative. Consapevole che siano proprio le vetrine una chiave per valorizzare la via e restituirle vivibilità, sta ora lavorando per rimettere in gioco, almeno nel periodo natalizio, quelle dei negozi sfitti, ospitando artisti o onlus con i propri lavori. «Abbiamo pensato ad un evento temporaneo – spiega Giulia Martinelli – che crei curiosità e porti visitatori. Al momento stiamo ancora valutando le modalità, ma quella degli artisti e delle associazioni senza scopo di lucro pare la più percorribile anche sul versante dei costi».