I commercianti, «in via Quarenghi tempi maturi per coinvolgere gli stranieri»

È una via Quarenghi che cambia e in meglio: ne sono convinti anche i commercianti storici. I problemi non mancano, ma negli ultimi anni la situazione è andata migliorando.

Parrucchieri Mario e Michele Betelli
Mario e Michele Betelli

Mario Betelli, dal 1969 è l’hair stylist della via, al civico 23/a, professione di cui ha trasmesso la passione al figlio Michele, che lo affianca in negozio. «Gli anni peggiori sono stati quelli dell’eroina, dello spaccio ad ogni ora, alla fine degli anni Ottanta, quando la vicinanza al Sert creò più di un problema- spiega Mario Betelli, che dall’inaugurazione del suo negozio ha messo nero su bianco in un diario la storia della via -. Poi hanno iniziato ad aprire gli stranieri: al posto del pescivendolo Dossi arrivò il primo bazar africano, di lì a qualche anno aprì il China Store e con la liberalizzazione abbiamo visto fiorire le attività etniche, con un’apertura dopo l’altra. I veri problemi li hanno sempre creati i bar e i locali, che negli anni hanno portato un bel caos e diversi disordini. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un sensibile miglioramento dell’area, anche se si può ancora migliorare e molto. Tanti negozi sono sfitti e le attività etniche che resistono hanno più o meno gli stessi articoli. Ci vorrebbe un bel mix commerciale per incentivare il passaggio. Ho perso qualche cliente quando nella via gli stranieri vivevano tutto il giorno sui marciapiedi, ma fortunatamente ne sono arrivati di nuovi». Nessun timore  per la concorrenza straniera a colpi di forbici e rasoio: «Il problema dei parrucchieri stranieri, in particolare cinesi, esiste è inutile negarlo, ma interessa soprattutto chi si occupa di acconciature femminili. Noi non ne abbiamo finora risentito» conclude Betelli.

 

cristina redondiDa oltre vent’anni “La Giacca”, negozio specializzato nella vendita di abiti da lavoro,  ha trasferito la propria attività da via Zambonate a via Quarenghi, al 19. « Siamo più che soddisfatti della scelta fatta- racconta Cristina Redondi– . La nostra è un’attività di nicchia per cui l’ubicazione è importante, ma non così fondamentale. Ad ogni modo il passaggio non manca e, ormai da anni, siamo i primi a fornire abiti da lavoro a stranieri in ogni campo, dal settore alberghiero a quello dell’industria, dai grembiuli alle tute da lavoro. La nostra clientela spazia dalla signora che sceglie le divise per il personale di servizio al medico che rinnova il camice, dall’operaio al lavapiatti. E spesso per lavori di riparazione indirizziamo i nostri clienti dalla sarta cinese qui a fianco, perché di questi tempi per sistemare gli abiti di lavoro tutti cercano di risparmiare sempre qualcosina». I tempi sembrano maturi per coinvolgere le attività etniche e migliorare ulteriormente la via: «Nei giorni scorsi con altri commercianti abbiamo incontrato i rappresentanti del distretto del commercio per un primo confronto sulla via- continua Redondi-. L’obiettivo è cercare di coinvolgere anche i commercianti stranieri. Certo non sarà un’impresa facile, perché fino ad ora non si è riusciti nell’intento, ma cercheremo di fare il possibile. Serve la collaborazione di tutti, perché a questo primo incontro abbiamo partecipato in pochi». I problemi restano: «L’arredo urbano non esiste ed è fondamentale per incentivare a fare due passi nella via, unitamente a pulizia e sicurezza. Con la chiusura dell’edicola all’incrocio con via Palazzolo si è perso anche quel via vai che ogni mattina portava un po’ di gente. Di contro le nuove attività che hanno aperto sia all’inizio della via che in questo tratto stanno senza dubbio contribuendo a riqualificare l’area», rilevala titolare de “La Giacca”.

punto macrobiotico
Il Punto Macrobiotico

Anche al Punto Macrobiotico, nel cortile interno al 36, che si raggiunge da un tratto nella via desolatamente circondato da negozi sfitti, la scelta della sede sembra continuare a premiare: «Il nostro è un circolo privato aperto da oltre vent’anni, nel 1994, che i nostri associati raggiungono da ogni angolo della provincia per la nostra scelta alimentare, sia per pranzare e cenare nel nostro ristorante che per acquistare prodotti con etichetta trasparente pianesiana- spiegano al circolo-. Non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi abbiamo raggiunto quota 3.500 soci, e d’estate teniamo tranquillamente i nostri tavolini all’aperto, nel cortile. L’unico cruccio resta quello del parcheggio, visto che è sempre più difficile conquistare un posteggio. Per il resto non possiamo che essere contenti di lavorare in una via diversa e colorata».

Giulia Martinelli, presidente del Comitato di via Quarenghi, da anni si impegna per il rilancio, coinvolgendo residenti e commercianti per scrollarsi di dosso a suon di iniziative e progetti l’immagine  stereotipata che i bergamaschi hanno della via. «Non possiamo che salutare con favore le nuove aperture: sono tutti negozi e botteghe curate e particolari, che senza dubbio contribuiscono a riqualificare la via. Purtroppo negli ultimi mesi si sono spente luci e abbassate saracinesche anche in via Quarenghi.  Tra le chiusure eccellenti recenti c’è quella dello storico colorificio Leclerc, all’inizio della via,  che ha abbandonato il mercato a dicembre. Gli affitti restano elevati e la gestione con temporary store può vivacizzare la via, ma quando le attività iniziano a funzionare arriva il momento di chiudere. Da anni mi batto perché la proprietà immobiliare investa nella ristrutturazione dei locali commerciali. Urge una riqualificazione dei negozi per incentivare aperture di qualità. Non è un caso che le aperture recenti interessino locali nuovi, come la libreria e la microtorrefazione, o ristrutturati come all’inizio della via». I problemi da affrontare non mancano: «Quando chiudono i negozi, la sera e la notte, i locali etnici , dal bar alla pasticceria boliviani che restano aperti tutta notte, creano disordine tra eccessi d’alcol e liti con altri gruppi. La situazione è senz’altro migliorata rispetto ad un tempo, quando c’erano dei veri e propri assembramenti sui marciapiedi e i problemi di sicurezza erano all’ordine del giorno. Per non parlare dei purtroppo vani tentativi di migliorare l’arredo urbano: le fioriere che punteggiavano la via vennero tolte perché venivano utilizzate per nascondere, sotto le piantine estirpate, diverse dosi di droga, con tanto di suddivisione dello spaccio di aiuola in aiuola. Fortunatamente quegli anni sembrano essere ormai lontani».

motorini via quarenghi
I marciapiedi diventano un parcheggio per le moto

Ora la via aspetta di veder inaugurare il polo culturale al civico 33 e di essere maggiormente coinvolta dal distretto del commercio: «È positivo che sin dal primo incontro, cui ho invitato a prendere parte tutti i commercianti della via ma cui ha partecipato solo un piccolo gruppo, si sia invocato un maggior coinvolgimento di tutti. Ho cercato più volte di sensibilizzare i commercianti stranieri senza ahimè esiti positivi. La speranza è che i tempi siano maturi se non per una vera e propria integrazione per un confronto, il cui punto di partenza deve essere però la condivisione di regole comuni e il loro rispetto». Serve un intervento anche per il primo tratto della via: «Il parcheggio è selvaggio e non basta un’aiuola con le rose a fare arredo se i marciapiedi sono invasi da motorini – continua la presidente del Comitato -. L’impressione è desolante arrivando qui da via XX Settembre. Guardando attraverso le vetrine vuote della Galleria Mazzoleni e affacciandosi da vicolo Macellerie sembra di vedere solo caos. Ma via Zambonate e via Quarenghi non sono il “retro o il pollaio della villa” di via Venti» .