Con la tessera Punto Amico più sprint allo shopping

logo (punto amicoMetti una carta magnetica, gratuita e senza scadenza, che permette di accumulare sconti in proporzione alla spesa fatta. Aggiungi l’opportunità di spendere questi crediti in una qualsiasi attività commerciale di Zogno che aderisce al progetto e il gioco è fatto. È con questa iniziativa che l’associazione Punto Amico sta cercando di far ripartire l’economia nel paese. Un esperimento nato nel boom della crisi, nel 2009, e che ancora oggi rappresenta uno stimolo in più per ritornare a fare acquisti nelle botteghe del centro. «Quando è stata lanciata era un’iniziativa unica nel suo genere – spiega Alessandro Barcella, presidente dell’associazione Punto Amico –. Unica perché ad aderire sono tanti piccoli negozi come se fossero un grande centro commerciale all’aperto. L’esperimento era riuscito solo nelle grandi catene di distribuzione, ma dopo un’attenta analisi della situazione commerciale territoriale, lo abbiamo portato anche a Zogno, ricevendo i complimenti delle associazioni di categoria. I risvolti sono positivi, sia in termini di potere d’acquisto per i clienti, sia in termini di incentivo e sviluppo di tutto il settore del commercio del nostro territorio». Soddisfatto anche il sindaco Giuliano Ghisalberti: «Dal 2009 questa  tessera sta creando una fidelizzazione della clientela in modo concreto e tangibile. I commercianti non danno omaggi o premi che lasciano il tempo che trovano, bensì sconti per acquistare i prodotti che il cliente ritiene più utili. In collaborazione con l’amministrazione, Punto Amico organizza anche numerosi eventi per rendere più vivo il paese e creare sinergia tra clientela e consumatore. Se Zogno offre qualità e servizi, il cittadino è invogliato a passare di qui per fare la spesa».


Commercio, rinnovato il contratto. A Bergamo coinvolti 55mila lavoratori

Sede AscomDopo un anno di trattative, Confcommercio ha sottoscritto con Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs–Uil la nuova ipotesi di accordo del commercio, che decorre dal prossimo primo aprile e avrà durata fino al 31 dicembre 2017. «E’ stato un negoziato lungo fatto in un contesto difficile non solo perché collocato all’interno della più grande crisi degli ultimi 50 anni, ma soprattutto per la necessità di trovare soluzioni equilibrate, in grado di garantire modelli organizzativi maggiormente flessibili con la massima attenzione al contenimento dei costi – afferma Enrico Betti, responsabile area lavoro di Ascom e componente della commissione sindacale nazionale -. Grazie all’ampio sforzo dei soggetti coinvolti abbiamo rinnovato il più grande contratto nazionale applicato nel settore privato, che dà riposte certe e concrete, introducendo importanti novità sul versante della flessibilità e del mercato del lavoro per le imprese e i lavoratori». La nuova ipotesi di accordo prevede un aumento a regime di 85 euro e significative novità come il contratto a tempo determinato per il sostegno all’occupazione e una reale semplificazione nella flessibilità della distribuzione dell’orario.

Enrico Betti«L’accordo raggiunto consegna alle imprese del settore strumenti in grado di accompagnarle ed aiutarle nella ripresa con soluzioni innovative, tali da consentire una maggiore flessibilità e produttività sia sull’orario di lavoro che sul mercato del lavoro – spiega Betti -. Offre migliori garanzie per l’applicazione maggiormente inclusiva del welfare contrattuale e il recepimento dell’accordo di Governance sulla bilateralità 2014 per il miglioramento del sistema degli enti, dell’ utilizzo delle risorse e della fruizione di prestazioni omogenee. In provincia di Bergamo l’accordo interessa circa 55 mila addetti, per un totale di oltre 18 mila imprese». La soluzione economica prevede un aumento lordo medio (quarto livello) di 85 5uro a regime, distribuito su 5 tranches per meglio contenere l’impatto degli aumenti del contratto. La prima erogazione pari a 15 euro avverrà con decorrenza dal mese di aprile 2015, senza arretrati. Il contratto introduce anche una nuova regolazione per la flessibilità dell’orario di lavoro, più immediata e senza costi, che consente alle imprese il superamento dell’orario contrattuale fino a 44 ore per 16 settimane, senza maggiorazione di straordinario per le ore prestate oltre l’orario settimanale se recuperate entro 12 mesi dall’avvio del programma di  flessibilità.

Per favorire il sostegno all’occupazione è stata introdotta una nuova specifica modalità per l’utilizzo del contratto a tempo determinato, meno onerosa per le imprese, che potranno assumere, una sola volta per 12 mesi, le categorie più deboli del mercato del lavoro, al di fuori dai limiti quantitativi per la stipula di contratti a termine. In particolare è previsto un sotto inquadramento del lavoratore, fino a due livelli nei primi 6 mesi e di un livello per i successivi 6 mesi. Inoltre al termine dei 12 mesi, in caso di trasformazione a tempo indeterminato si applicherà il sotto inquadramento di un livello per ulteriori 24 mesi. E’ introdotta inoltre una previsione finalizzata a migliorare la possibilità di attivare ulteriori contratti a tempo determinato fino al un massimo del 28 %, compensando quote di assunzioni non utilizzate in altre unita produttive, dentro le quote massime previste dal CCNL.

Un’ulteriore modifica riguarda le percentuali di conferma  del contratto di apprendistato che vengono allineate ai limiti di legge, portandosi dall’80% al 20 %  per tutte le imprese. Inoltre viene portato a tre anni (36 mesi) il periodo su cui calcolare il numero delle conferme in servizio. Una novità riguarda anche il part time: per le 8 ore possono essere assunti giovani fino a 25 anni compiuti, anche non studenti. Infine l’ipotesi di accordo introduce novità in materia di classificazione e una specifica disciplina per le Imprese dell’ ICT, che consentirà di regolare nuove figure professionali, nonché lo sviluppo di nuove figure appartenenti ai servizi.


I commercianti, «in via Quarenghi tempi maturi per coinvolgere gli stranieri»

È una via Quarenghi che cambia e in meglio: ne sono convinti anche i commercianti storici. I problemi non mancano, ma negli ultimi anni la situazione è andata migliorando.

Mario Betelli, dal 1969 è l’hair stylist della via, al civico 23/a, professione di cui ha trasmesso la passione al figlio Michele, che lo affianca in negozio. «Gli anni peggiori sono stati quelli dell’eroina, dello spaccio ad ogni ora, alla fine degli anni Ottanta, quando la vicinanza al Sert creò più di un problema- spiega Mario Betelli, che dall’inaugurazione del suo negozio ha messo nero su bianco in un diario la storia della via -. Poi hanno iniziato ad aprire gli stranieri: al posto del pescivendolo Dossi arrivò il primo bazar africano, di lì a qualche anno aprì il China Store e con la liberalizzazione abbiamo visto fiorire le attività etniche, con un’apertura dopo l’altra. I veri problemi li hanno sempre creati i bar e i locali, che negli anni hanno portato un bel caos e diversi disordini. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un sensibile miglioramento dell’area, anche se si può ancora migliorare e molto. Tanti negozi sono sfitti e le attività etniche che resistono hanno più o meno gli stessi articoli. Ci vorrebbe un bel mix commerciale per incentivare il passaggio. Ho perso qualche cliente quando nella via gli stranieri vivevano tutto il giorno sui marciapiedi, ma fortunatamente ne sono arrivati di nuovi». Nessun timore  per la concorrenza straniera a colpi di forbici e rasoio: «Il problema dei parrucchieri stranieri, in particolare cinesi, esiste è inutile negarlo, ma interessa soprattutto chi si occupa di acconciature femminili. Noi non ne abbiamo finora risentito» conclude Betelli.

 

cristina redondiDa oltre vent’anni “La Giacca”, negozio specializzato nella vendita di abiti da lavoro,  ha trasferito la propria attività da via Zambonate a via Quarenghi, al 19. « Siamo più che soddisfatti della scelta fatta- racconta Cristina Redondi– . La nostra è un’attività di nicchia per cui l’ubicazione è importante, ma non così fondamentale. Ad ogni modo il passaggio non manca e, ormai da anni, siamo i primi a fornire abiti da lavoro a stranieri in ogni campo, dal settore alberghiero a quello dell’industria, dai grembiuli alle tute da lavoro. La nostra clientela spazia dalla signora che sceglie le divise per il personale di servizio al medico che rinnova il camice, dall’operaio al lavapiatti. E spesso per lavori di riparazione indirizziamo i nostri clienti dalla sarta cinese qui a fianco, perché di questi tempi per sistemare gli abiti di lavoro tutti cercano di risparmiare sempre qualcosina». I tempi sembrano maturi per coinvolgere le attività etniche e migliorare ulteriormente la via: «Nei giorni scorsi con altri commercianti abbiamo incontrato i rappresentanti del distretto del commercio per un primo confronto sulla via- continua Redondi-. L’obiettivo è cercare di coinvolgere anche i commercianti stranieri. Certo non sarà un’impresa facile, perché fino ad ora non si è riusciti nell’intento, ma cercheremo di fare il possibile. Serve la collaborazione di tutti, perché a questo primo incontro abbiamo partecipato in pochi». I problemi restano: «L’arredo urbano non esiste ed è fondamentale per incentivare a fare due passi nella via, unitamente a pulizia e sicurezza. Con la chiusura dell’edicola all’incrocio con via Palazzolo si è perso anche quel via vai che ogni mattina portava un po’ di gente. Di contro le nuove attività che hanno aperto sia all’inizio della via che in questo tratto stanno senza dubbio contribuendo a riqualificare l’area», rilevala titolare de “La Giacca”.

Anche al Punto Macrobiotico, nel cortile interno al 36, che si raggiunge da un tratto nella via desolatamente circondato da negozi sfitti, la scelta della sede sembra continuare a premiare: «Il nostro è un circolo privato aperto da oltre vent’anni, nel 1994, che i nostri associati raggiungono da ogni angolo della provincia per la nostra scelta alimentare, sia per pranzare e cenare nel nostro ristorante che per acquistare prodotti con etichetta trasparente pianesiana- spiegano al circolo-. Non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi abbiamo raggiunto quota 3.500 soci, e d’estate teniamo tranquillamente i nostri tavolini all’aperto, nel cortile. L’unico cruccio resta quello del parcheggio, visto che è sempre più difficile conquistare un posteggio. Per il resto non possiamo che essere contenti di lavorare in una via diversa e colorata».

Giulia Martinelli, presidente del Comitato di via Quarenghi, da anni si impegna per il rilancio, coinvolgendo residenti e commercianti per scrollarsi di dosso a suon di iniziative e progetti l’immagine  stereotipata che i bergamaschi hanno della via. «Non possiamo che salutare con favore le nuove aperture: sono tutti negozi e botteghe curate e particolari, che senza dubbio contribuiscono a riqualificare la via. Purtroppo negli ultimi mesi si sono spente luci e abbassate saracinesche anche in via Quarenghi.  Tra le chiusure eccellenti recenti c’è quella dello storico colorificio Leclerc, all’inizio della via,  che ha abbandonato il mercato a dicembre. Gli affitti restano elevati e la gestione con temporary store può vivacizzare la via, ma quando le attività iniziano a funzionare arriva il momento di chiudere. Da anni mi batto perché la proprietà immobiliare investa nella ristrutturazione dei locali commerciali. Urge una riqualificazione dei negozi per incentivare aperture di qualità. Non è un caso che le aperture recenti interessino locali nuovi, come la libreria e la microtorrefazione, o ristrutturati come all’inizio della via». I problemi da affrontare non mancano: «Quando chiudono i negozi, la sera e la notte, i locali etnici , dal bar alla pasticceria boliviani che restano aperti tutta notte, creano disordine tra eccessi d’alcol e liti con altri gruppi. La situazione è senz’altro migliorata rispetto ad un tempo, quando c’erano dei veri e propri assembramenti sui marciapiedi e i problemi di sicurezza erano all’ordine del giorno. Per non parlare dei purtroppo vani tentativi di migliorare l’arredo urbano: le fioriere che punteggiavano la via vennero tolte perché venivano utilizzate per nascondere, sotto le piantine estirpate, diverse dosi di droga, con tanto di suddivisione dello spaccio di aiuola in aiuola. Fortunatamente quegli anni sembrano essere ormai lontani».

Ora la via aspetta di veder inaugurare il polo culturale al civico 33 e di essere maggiormente coinvolta dal distretto del commercio: «È positivo che sin dal primo incontro, cui ho invitato a prendere parte tutti i commercianti della via ma cui ha partecipato solo un piccolo gruppo, si sia invocato un maggior coinvolgimento di tutti. Ho cercato più volte di sensibilizzare i commercianti stranieri senza ahimè esiti positivi. La speranza è che i tempi siano maturi se non per una vera e propria integrazione per un confronto, il cui punto di partenza deve essere però la condivisione di regole comuni e il loro rispetto». Serve un intervento anche per il primo tratto della via: «Il parcheggio è selvaggio e non basta un’aiuola con le rose a fare arredo se i marciapiedi sono invasi da motorini – continua la presidente del Comitato -. L’impressione è desolante arrivando qui da via XX Settembre. Guardando attraverso le vetrine vuote della Galleria Mazzoleni e affacciandosi da vicolo Macellerie sembra di vedere solo caos. Ma via Zambonate e via Quarenghi non sono il “retro o il pollaio della villa” di via Venti» .

 

 

 


La delegazione Ascom: «Pesa la vicinanza dei centri commerciali»

Mauro Briccoli - Ascom Romano di Lombardia rit e ritA Romano di Lombardia, dopo uno sviluppo durato un decennio, da un paio d’anni il commercio si è stabilizzato. Sono 82 le attività presenti, inclusi i bar. Il tasto dolente sono i costi sempre più difficili da sostenere. «Molti sono gli interessati al commercio che passano da noi in ufficio per chiedere informazioni per l’inizio di un’attività – spiega il responsabile della delegazione Ascom, Mauro Briccoli -. Ma quando sottoponiamo loro un resoconto delle spese che devono affrontare si spaventano e desistono. Quelli già avviati cercano, invece, di stare in piedi, spesso sono disorientati tra le tante tasse da pagare, quali Imu, Tasi, Tares» per citarne alcune.

Il malessere è diffuso e non colpisce un settore più di un altro. Tra chi si presenta agli sportelli ci sono anche molti extracomunitari: «Cercano di aprire la partita Iva principalmente come ambulanti ma difficilmente concludono l’operazione», aggiunge Briccoli. A influire sulle attività è anche la vicinanza dei centri commerciali: il Borgo aperto nel 2002, l’Antegnate shopping center, avviato nel 2009 e con maggiore capacità attrattiva per i suoi settanta negozi e, fino a poco tempo fa, Le Acciaierie di Cortenuova, attivo dal 2005 puntava ad avere 175 negozi, ma oggi ha chiuso. La Bassa bergamasca conta, infatti, su un bacino di 200mila residenti. E i supermercati possono essere d’appeal se, come nel caso di Romano, sono nel raggio inferiore ai venti chilometri.

Il settore che forse risente meno è quello degli agenti di commercio «Anche se effettivamente in questo ultimo periodo hanno subito un notevole ridimensionamento del fatturato anche loro», spiega il responsabile dell’Ascom. Alcuni per limitare i costi di gestione di un negozio conducono la propria attività attraverso la rete. Un esempio può essere il commercio di beni nuovi ed usati con la creazione di un proprio sito internet. Oppure chi punta a prodotti ricercati. «C’è chi tenta nuove strade come chi ha avviato una vendita di alimenti tipici e vino della propria regione e chi apre attività dedicate a giocattoli particolari e al modellismo, come i Lego, che hanno un mercato di nicchia ma che attraggono collezionisti e appassionati – commenta Briccoli – Gli altri, che hanno negozi tradizionali, cercano di ridurre le spese con gestioni a carattere familiare basandosi principalmente sulla fidelizzazione del cliente». E conclude: «Le previsioni economiche dicono che la crisi sta volgendo al termine; noi ci vogliamo credere e nel frattempo cerchiamo di offrire il massimo supporto ai commercianti».


Romano, negozi contro le strisce blu in piazza Fiume

Pietro Giussani, macelleria, via Tadini 60, aperta da trent’anni

Pietro Giussani - Romano di Lombardia rid
 Lei è il presidente dell’associazione dei negozi, qual è la situazione a Romano?

«Purtroppo la grande distribuzione sopperisce alle necessità della clientela. Noi ci perdiamo, ma a pagare lo scotto sono anche le generazioni future. Chi è quel giovane che oggi apre un’attività con tutti i costi che comporta? Magari all’inizio c’è l’entusiasmo, ma poi appena si alza la saracinesca sono spese su spese».

Quali sono i settori che, invece, funzionano?

«Bar e pizzerie da asporto. Lo Stato ha liberalizzato all’eccesso e oggi si vedono tabaccherie che accanto a sigarette e valori bollati offrono anche caffè e cappuccini. Un’assurdità, a mio parere, perché non ci si improvvisa barman».

Il sindaco vorrebbe installare le telecamere intelligenti, ovvero che leggono la targa, cosa ne pensa?

«È un modo per tutelare la zona a traffico limitato dall’entrata di chi non è autorizzato. Ma è un’iniziativa che mi lascia perplesso. Credo che sia un ostacolo ulteriore per chi lavora e magari aspetta la merce dai fornitori».

 

Valerio Pagani, bar La Chicheria, via Tadini 40

Valerio Pagani - Romano di Lombardiab ridQual è la priorità per incentivare le attività a Romano?

«Io punterei a sistemare la situazione dei parcheggi in piazza Fiume: introdurrei quelli a disco orario, fino a due ore, e lascerei solo un quarto a pagamento. Le strisce blu vanno bene per chi deve fare una commissione veloce in centro, non per chi ci lavora o vuole passare un pomeriggio a fare shopping. Sono penalizzanti».

Oggi dove parcheggiano i clienti?

«Piazza Fiume è sempre vuota, proprio perché cara: 80 centesimi all’ora. In compenso, il parcheggio dell’ospedale, che è gratuito, è sempre strapieno. Ma crea un disagio alla gente che ha bisogno di fermarsi per fare esami o andare a far visita a parenti ricoverati».

Mariano Costardi, “Pavone Rosso”, negozio di scarpe e pelletteria, avviato trent’anni fa in via Rubini 9

Mariano Costardi - Romano di Lombardia ridCome si fronteggia la crisi degli acquisti?

«Anche i giganti al giorno d’oggi faticano. Le regole del mercato valgono per tutti. Molti nostri colleghi restringono l’offerta scegliendo di vendere solo articoli da donna oppure puntano a risparmiare sulle spese per il personale con una gestione familiare».

La vostra strategia qual è?

«Noi, al contrario, crediamo che sia importante proporre una vasta gamma di prodotti e di qualità».

Dunque, non pesa la concorrenza dei centri commerciali che sono a pochi chilometri da Romano?

«Non possiamo lamentarci. Anzi, direi che ci hanno aiutato a fare una selezione».

In che senso?

«Chi è andato là, e magari ha acquistato, poi è tornato da noi».

Pinuccia Bedoschi, Elisabeth abbigliamento uomo e donna e bigiotteria, via Tadini 6

Pinuccia Bedoschi - Romano di Lombardia ridQual è la priorità dei commercianti in questo momento?

«Chiediamo all’amministrazione che i parcheggi di piazza Fiume non siano a pagamento. Noi che gestiamo attività ne risentiamo molto. Ogni ora dobbiamo chiudere e correre a cambiare il tagliandino, altrimenti il vigile è già pronto a fare la multa».

Qual è la situazione delle vendite?

«Il negozio è appena nato, avviato lo scorso novembre. La passione è tanta, per ora si sopravvive».

Cosa, invece, funziona?

«L’associazione dei commercianti ci tutela molto e bene. La quota di adesione è bassa rispetto alle attività proposte: eventi, luminarie, vetrine a tema. Anche grazie al loro contributo nel rendere vivo il paese, la situazione è migliore di altri centri vicini e più grandi, come Treviglio».

Silvana Russi, “Casa del bambino”, abbigliamento, via Tadini 11

la casa del bambino - Romano di LombardiaQual è la situazione del commercio?

«Pessima».

Se avesse la bacchetta magica cosa farebbe?

«Trasformerei tutte le strisce blu dei parcheggi in bianche».

Perché?

«Non mi sembra giusto che chi lavora qui otto ore al giorno debba pagare per parcheggiare la propria auto. In secondo luogo, ci sono troppi ambulanti senza permessi e questuanti che infastidiscono i passanti. Per noi scatta subito il verbale per la minima svista. Loro sono liberi di muoversi, importunare e vendere».

Il negozio è stato avviato oltre mezzo secolo fa. Quali sono stati gli anni più difficili?

«Con la crisi ormai ci conviviamo. Mia suocera, Maria Teresa Martinelli, che è la titolare, sostiene che il 2014 sia stato l’anno più nero. I clienti vogliono risparmiare e si rivolgono agli shopping center. Chi vuole il capo bello, viene ancora qui. Per fortuna»”.

Alessandro Bonetti, “Civico 54”, negozio di abbigliamento, via Tadini 54 e via Stadio 12/14

Alessandro Bonetti - Romano di Lombardia ridCome vanno gli affari?

«È un disastro, in tutti i sensi. Non arriva gente, i negozi sono deserti».

Quale potrebbe essere l’aiuto dal Comune?

«Va tolta la riga blu, almeno a metà parcheggi che sono al servizio del centro storico. Dà fastidio a tutti, a noi commercianti che lavoriamo, ma anche a chi deve fare acquisti o commissioni».

Ci sono altre pecche?

«Manca la vigilanza. Ci sono ambulanti che fermano con insistenza le persone e offrono di tutto, dai fiori a scarpe e borse. Il giovedì mattina, quando c’è il mercato, la situazione è fuori controllo. Così non va bene».


Commercio cinese, «è vero che c’è il boom ma la crisi colpisce anche noi»

Non conosce sosta l’espansione del commercio cinese in Bergamasca, che non solo vede aumentare il numero di imprese, ma anche modificarsi settore di attività, dimensioni e organizzazione aziendale. E pensare che 15 anni fa (un tempo in fondo non così lontano) le insegne si contavano sulle dita di una mano. Secondo i dati elaborati dall’Ascom, erano infatti cinque le iscrizioni di imprese con titolare cinese attive nel registro della Camera di Commercio, mentre a fine 2014 il saldo è arrivato a quota 288, con un incremento di 84 unità rispetto al 2013, pari ad un sostanzioso 41,2%. Il balzo più ampio è stato per i negozi non alimentari, passati nel giro di un anno da 67 a 119 (+77,6%), seguiti dai ristoranti (da 27 a 39, +44,4%). Meno ampio in percentuale l’incremento dei bar (da 103 a 121, +17,5%), mentre non si è mosso il livello dei negozi alimentari (5). Ancora marginale il peso dell’imprenditoria con gli occhi a mandorla nei tabaccai, che però sta salendo: nell’ultimo anno le gestioni sono raddoppiate, passando da 2 a 4. Nella sola Bergamo è ancor più accentuata la dinamica dei negozi non alimentari, quasi raddoppiati in un anno (da 15 a 29, +93,3%), mentre il dato complessivo che riguarda bar e ristoranti registra 7 attività in più (da 25 a 32, +28%).

Attività in calo nelle Valli

I segni della crisi dei consumi si possono semmai cogliere nella distribuzione geografica. Le uniche due aree in cui c’è stato un calo di imprese nel 2014 sono la Valle Brembana (-22%, con attività scese da 9 a 7) e la Val Seriana (-10%, il totale è passato da 20 a 18), zone in cui le difficoltà del manifatturiero si sono fatte sentire con più intensità. Sono cresciute invece tutte le altre, con un autentico exploit della Bassa (40 imprese in più che portano il totale a 86, +87%) e, pur se su valori assoluti più bassi, della Valle Cavallina (da 10 a 18 imprese in un anno pari all’80% in più). Seguono la Val Calepio (+50%), la città (+46,7%), l’Isola (+35%) e l’hinterland (+16,3%).

Cambiano settori e dimensioni aziendali

Un’analisi a più ampio raggio e di tipo qualitativo, evidenzia anche come il commercio cinese abbia man mano cambiato pelle. «In provincia di Bergamo ha conosciuto tre fasi – sintetizza il vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini -. Fino al 2000 era presente solo nella ristorazione, con offerta esclusiva di cucina cinese. C’è stata poi un’espansione nei mercati ambulanti nel settore non alimentare seguita, tra il 2005 e il 2010, dalla crescita dei negozi, in particolare di abbigliamento, accessori e articoli per la casa. La fase attuale vede uno sviluppo esponenziale dei negozi e una crescita regolare di bar ristoranti e sale gioco». Settore quest’ultimo che è andato al di là della proposta etnica, che pure rimane. «Si tratta di gestori ben integrati – rileva -, con una buona conoscenza dell’italiano. La vocazione prevalente è per il servizio di vicinato e la ristorazione tradizionale o etnica, meno evidente la propensione per i locali serali o la ristorazione creativa. In genere i nuovi ingressi tendono a mantenere le caratteristiche e l’impostazione dei locali che rilevano e non mancano società miste, formate da imprenditori cinesi e italiani».

Per quanto riguarda i negozi, «la maggioranza riguarda l’abbigliamento – spiega Fusini -. Sono in crescita i punti vendita di casalinghi e le aperture di bazar ed empori dove è possibile trovare di tutto, le cosiddette cineserie. Limitata è invece la presenza nella pelletteria e scarpe, mentre il settore emergente è quello dei tabaccai, con numeri per ora contenuti, ma in crescita». Tra gli aspetti più degni di nota, il fenomeno abbigliamento, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale, dove prevalgono le chiusure sulle aperture, e il fatto che ora la stessa impresa dà vita a più punti vendita. «L’incremento di negozi cinesi – ricorda Fuisini – è sempre stato legato all’apertura di piccole attività indipendenti o di punti vendita di grandi dimensioni, ora invece alcune imprese cinesi stanno aprendo in più sedi». A caratterizzare tutte le attività «c’è l’attestarsi su prezzi contenuti, che rappresenta per molte persone una risposta alla crisi, ma anche l’ampiezza dell’apertura, 7 giorni su7 e con orari estesi e un percepito spirito di servizio da parte della clientela».

Le testimonianze

Luigi - bar 24 rid   Anica Chirilla - cliente bar 24 rid

Risponde al compito del servizio di vicinato il bar “24”, al numero 24, appunto, di via Mazzini, in città. Ambiente luminoso, tocchi di design e dietro al bancone Luigi, il nome che il titolare Haijie, 25 anni, si è scelto, in assonanza, per facilitare la vita ai clienti. Che sono prevalentemente abituali e scambiano sempre qualche battuta, mentre lui, dal canto suo, cerca di prendere nota delle preferenze di ognuno per non far mancare ogni mattina la brioche preferita o preparare “il solito”. In Italia dal 2008, proveniente da Wen Zhou, da due anni gestisce l’esercizio dopo aver affiancato la cugina a Ponteranica. «La crisi dei consumi si è fatta sentire anche nelle nostre attività – precisa -. In genere, comunque, nei paesi della provincia il lavoro va meglio mentre in città è più difficile. C’è più concorrenza e c’è sempre qualcuno che davanti ad una conduzione cinese cambia strada e cerca un’alternativa. Anche a me capita: persone che aprono la porta e appena vedono che sono cinese fanno marcia indietro. Lo accetto. Ciò che cerco di fare quando entra qualche nuovo cliente è chiedere come si è trovato, se va tutto bene e prendere nota dei suggerimenti». Un aspetto apprezzato da Anica Chirilla, cliente fissa. «Vengo da Solza – dice -. Accompagno mio marito che lavora alla clinica San Francesco e vengo qui apposta perché è un locale tranquillo, c’è una bella atmosfera e Luigi ti mette a proprio agio. Non è invadente ma al tempo stesso attento, i prodotti sono di qualità ed i prezzi concorrenziali». Ciò nonostante Luigi vuole vendere: «Il fatto è che sono solo ed è perciò difficile ampliare la proposta». Ad esempio introducendo gli aperitivi per vivacizzare anche l’offerta serale, come vorrebbe un’altra cliente.


La delegata Ascom: «Per il dettaglio la via della ripresa è ancora impervia»

«Annaspano i negozi di abbigliamento e calzature, mentre resistono alimentari, rosticcerie». È questo il trend commerciale ad Albino secondo la delegata Ascom di zona, Stefania Gritti che nel suo ufficio di via Aldo Moro offre aiuto e suggerimenti a chi ha già un’attività avviata o a chi vorrebbe mettersi in proprio. «Chi va avanti a testa alta, nonostante la crisi – spiega – sono le ditte più grandi e i supermercati che fanno capolino nella periferia di Albino. Ma per i commercianti al dettaglio la via della ripresa è ancora impervia».

Qual è il segreto per sopravvivere in tempi di crisi?

«Il commerciante si deve continuamente rinnovare e partecipare a eventi che creano movimento nel centro del paese e, di conseguenza, attirano clienti».

Albino ha un centro vivo?

«I commercianti, soprattutto quelli più giovani, hanno parecchie idee, fanno molte proposte per vivacizzare il centro con iniziative e manifestazioni. Bisogna però fare i conti anche con i negozianti vecchio stampo che magari sono più restii ai cambiamenti».

Il turismo in Valle Seriana è calato negli ultimi anni?

«Il turismo dipende da molti settori in Valle Seriana, in primis la presenza della neve. Poi è anche vero che con la crisi è calata anche la richiesta di seconde case tra le nuove generazioni. E così oggi i proprietari di seconde case hanno ormai una certa età. Ma gli anziani purtroppo spendono meno rispetto a un giovane che magari esce la sera per frequentare i locali, quindi non fanno girare l’economia».

Qual è, a suo avviso, l’iniziativa che  ha riscosso più consenti tra i commercianti di Albino?

«Ogni negoziante ha acquistato una cornice di legno a mo’ di casetta da esporre all’esterno del proprio negozio. A seconda della stagione questo quadro viene addobbato con fiori e decorazioni. È un modo originale per vivacizzare e colorare la via dello shopping».

 

 


Alta Val Seriana, raccolta punti e concorso diventano digitali

I commercianti del Distretto del commercio di Alta Valle Seriana – e quindi di Castione della Presolana, Cerete, Clusone, Fino del Monte, Onore, Parre, Piario, Ponte Nossa, Rovetta e Songavazzo –  lanciano “Le carte vincenti”, un concorso a premi che permette di vincere fino a mille euro in buoni spesa.

Fino al 31 maggio i clienti possessori della Valle Seriana Card (su smartphone, cellulare o in formato cartaceo), che effettuano acquisti nei negozi e nei locali aderenti all’iniziativa riceveranno un punto per ogni euro speso che verrà caricato automaticamente sulla tessera. Al termine del periodo di validità della raccolta punti, per ogni 50 punti accumulati, verrà consegnata ad ogni cliente una cartolina virtuale. Tutte le cartoline assegnate parteciperanno quindi all’estrazione finale, che si terrà entro il 30 giugno 2015, alla Camera di Commercio di Bergamo.

In premio il Distretto dell’Alta Valle Seriana mette buoni spesa per un valore di 2.100 euro. Per il primo estratto è previsto un buono da 1.000 euro, per il secondo di 500 euro, per il terzo da 250 euro; dal 4° al 10° estratto i buoni saranno di 50 euro. L’estrazione avverrà attraverso un software di gestione che assicurerà la casualità delle estrazione e la correttezza nell’assegnazione di un numero di cartoline virtuali strettamente proporzionale al numero di punti accumulati, nella misura indicata in precedenza.

I buoni spesa potranno essere utilizzati indistintamente in tutti i punti vendita aderenti al sistema della Val Seriana Card, entro e non oltre il 31 ottobre 2015, e dovranno essere spesi ciascuno in un’unica soluzione. I  premi eventualmente non ritirati dai vincitori né dalle riserve entro il 31 ottobre 2015 saranno devoluti alla Onlus Fondazione Sant’Andrea di Clusone.

I negozi aderenti all’iniziativa sono 41: a Castione della Presolana, Eredi di Migliorati, Albergo Prealpi, Albergo Aurora, Albergo Spampatti, Iato srl, Hotel Pineta, Albergo Sole, Ottica Alex, Maflan; a Cerete, Tradizioni&Delizie; a Clusone, Balduzzi Lorenzo, So.ris.Co Ristorazione collettiva, Balduzzi Giuseppe, Bar Mantegazza, Mairen, Grassi Giovan Maria, Pellegrini Alessandro, Fornoni Roberto & c, Feeport, Freeport Baby, Hotel Ambra, Kinesis Video & Film, La Linea Casa, LeRoi, Musica Ribelle, Ottica Giudici, Samantha Calzature; a Onore, Albergo Betulla, Bar Pineta, Agriturismo Fattoria della Felicità, Knock Out; a Fino del Monte, Poloni Venanzio, Rossi Angiolino Passio; a Ponte Nossa, Artigianbeer, Bosio Impianti Elettrici e Orafo Leo; a Parre, Albergo Ristorante Belvedere e Speedy; a Piario, Spiga d’Oro; a Rovetta, La Cantina di Bacco e Ristorante Pizzeria Hotel Vecchio Mulino.


Botteghe di Treviglio, nuovi vertici e nuovo nome

logo botteghe treviglioL’Assemblea dei Soci dell’Associazione Botteghe Città di Treviglio, riunitasi martedì10 marzo, ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione. I 118 soci presenti (su 171 iscritti), direttamente o attraverso delega, hanno in prima battuta deliberato a favore dell’incremento del numero dei consiglieri eleggibili – da 11 a 13 – finalizzato a garantire una migliore rappresentatività della base associativa. In questo senso, i 13 consiglieri rappresenteranno specifiche vie o gruppi di vie del centro storico e di altre zone della città in cui sono presenti attività associate.

I Consiglieri eletti sono, in ordine di preferenze ricevute: Gabriele Anghinoni (viale Oriano), Francesco Zoriaco (via Verga), Samuele Anghinoni (p.tta Matteotti e vicoli), Dario Lonati (v.le Cavour, p.zza Cameroni e v.le Oriano), Elena Ronchi (via Matteotti), Paolo Taiocchi (p.zza Garibaldi e Manara), Michelle Carta (via F.lli Galliari), Monica Castelli (via San Martino), Andrea Rabboni (via Sangalli), Matteo Testa (via De Gasperi e Zara), Paolo Genovese (via Roma), Stefano Redaelli (v.le Battisti), Debora Chiera (via Roma).

Il nuovo Consiglio, che ha immediatamente nominato Gabriele Anghinoni (del negozio Angolo Verde) presidente, Francesco Zoriaco vicepresidente e Paolo Taiocchi segretario, punterà su: rafforzamento di iniziative coordinate tra attività commerciali ed eventi che attirino a Treviglio target trasversali, rafforzamento della comunicazione sia sull’offerta di eventi che sull’offerta commerciale, dialogo e confronto con le istituzioni – in particolare nell’ambito del Distretto del Commercio – coinvolgimento continuo della base associativa, anche attraverso la creazione di gruppi di lavoro tematici e/o settoriali.

Tra le prime azioni che saranno intraprese, sarà valutata una nuova denominazione dell’Associazione, richiesta da più parti per rappresentare anche nominalmente una comunità di interessi che nel tempo si è evoluta e modificata anche nella natura delle attività aderenti: non solo negozi, ma anche pubblici esercizi, servizi alla persona, attività professionali che si rivolgono a un pubblico non dissimile.


Albino, rivoluzione in centro. Arriva la “zona 30”

Albino Assessore Cristiano Coltura«Entro la fine dell’anno riqualificheremo il centro storico con una nuova zona 30». L’annuncio giunge dall’assessore ai Lavori pubblici e Commercio di Albino Cristiano Coltura che lunedì 9 marzo, insieme al sindaco Fabio Terzi, ha illustrato questo ambizioso progetto ai cittadini durante un’assemblea pubblica nella sala consiliare del Comune. Il restyling riguarderà le vie Mazzini, Vittorio Veneto e Sant’Anna e servirà non solo a rendere i pedoni più sicuri, ma anche a sanare situazioni di degrado che negli ultimi tempi hanno creato non pochi disagi nella zona: «Dobbiamo ridurre l’accattonaggio molesto, mettere fine alla presenza di escrementi di cani per le strade e combattere i fenomeni di sosta selvaggia che sono diventati sempre più frequenti lungo via Mazzini», spiega Coltura.

Assessore, c’è stata partecipazione dei residenti e dei commercianti all’assemblea?

«La sala consiliare ha accolto parecchi commercianti e residenti del centro storico, con una partecipazione di gran lunga superiore alle presenze che si riscontrano alle sedute dei consigli comunali. Il tema ovviamente era di particolare interesse per i cittadini e, soprattutto per coloro che risiedono o hanno un’attività nel centro storico. Dopo un breve intervento del sindaco Fabio Terzi e una mia introduzione sull’argomento, la parola è stata lasciata al pubblico che è stato da noi invitato ad esprimere opinioni, esigenze, aspettative, ma anche criticità in merito alla scelta che sta portando la nostra amministrazione ad attivare una zona 30 nel centro storico».

La precedente amministrazione aveva pedonalizzato questo tratto di strada. Voi invece avete fatto una scelta differente. Come mai questa decisione?

«Il progetto zona 30, che rappresenta uno dei punti principali del nostro programma amministrativo, si rende necessario per garantire maggiore sicurezza ai pedoni e regolamentare la sosta delle auto a seguito della riapertura al traffico di via Mazzini, avvenuta poco dopo il nostro insediamento. L’incontro ci ha fatto comprendere come molti cittadini ripongano su questo progetto le proprie speranze al fine di sistemare una volta per tutte le criticità presenti e passate: se da un lato la Ztl, istituita dalla precedente amministrazione, aveva ridotto il centro storico in un luogo triste e abbandonato, dove i pomeriggi d’inverno non invogliavano certo le persone a frequentare la via Mazzini, la poca regolamentazione della sosta avvenuta dopo la riapertura al traffico ha creato qualche malcontento. Come specificato dal sindaco, la riapertura della via Mazzini ha rappresentato il primo passo verso un cambiamento, consapevoli che l’attuale situazione comporta senza dubbio alcuni disagi, siamo oggi pronti a portare avanti un progetto risolutivo per il nostro centro storico e lo faremo con la collaborazione dei cittadini e dei commercianti, senza disattendere le aspettative di ognuno di loro».

C’è un buon clima di collaborazione, quindi…

«Gli interventi dei cittadini sono stati tutti propositivi e si è instaurato un clima di collaborazione che continuerà sicuramente anche in occasione di prossimi incontri. Ognuno ha portato le proprie testimonianze e opinioni, anche in relazione a questioni, particolarmente sentite, relative a esigenze di riqualificazione del centro storico che esulano dal progetto della zona 30».

Ovvero?

«Mi riferisco, in particolare, a situazioni di degrado denunciate da più persone, relative alla sempre più frequente presenza di escrementi di cani per le strade, alla necessità di ridurre fenomeni di accattonaggio molesto, all’opportunità di riqualificare la piazza San Giuliano o rifare il manto stradale di via Sant’Anna, oltre che combattere i fenomeni di sosta selvaggia che sono divenuti sempre più frequenti lungo via Mazzini».

Quali sono i tempi per la realizzazione della zona 30?

«Come amministrazione siamo pronti a proseguire nel progetto di zona 30 insieme ai nostri cittadini e ai nostri commercianti, in un processo condiviso. Il prossimo passo sarà la verifica delle esigenze di manovra dei titolari di accessi carrai in funzione della disposizione dei nuovi arredi urbani. Con l’aiuto della polizia locale valuteremo anche le possibilità di incrementare i posti auto esistenti per la sosta breve. Procederemo poi alla stesura del progetto vero e proprio, per cui stiamo anche valutando la possibilità di ricorrere a un concorso di idee che potrebbe portarci alla successiva realizzazione dell’intervento entro la fine dell’anno».

Per questo progetto state prendendo esempio da Bergamo?

«Ho apprezzato molto il progetto che il Comune di Bergamo vuole attuare per creare nel centro città percorsi pedonali sicuri, senza tuttavia porre particolari limitazioni al traffico. Siamo due amministrazioni di colore politico differente, ma con una ricetta comune per la riqualificazione del centro storico».