I tifosi fuori dallo stadio? Con il calcio e con l’Atalanta non hanno nulla a che fare

Come cittadino, ristoratore e tifoso dell’Atalanta sono indignato per quanto è avvenuto l’altra sera fuori dallo stadio, prima della partita dell’Atalanta con il Real Madrid.

Vorrei che tutti, società Atalanta compresa, prendessero le distanze da questi irresponsabili, come ha fatto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.

Già in condizioni di normalità certe situazioni non dovrebbero avvenire, ossia una città di persone perbene non dovrebbe essere messa sotto assedio da qualche decina di perditempo. Figuriamoci in tempi di Covid.

Stiamo tutti soffrendo per questa terribile pandemia, ma c’è gente che continua a comportarsi senza rispetto né nei propri confronti, né nei confronti di parenti e amici. Forse non sanno che cosa vuol dire dover rinunciare al proprio lavoro per impedire assembramenti, come succede a noi ristoratori.

Questi episodi con il calcio e con l’Atalanta non hanno nulla a che fare. Per me queste persone non sono tifosi. Io sono tifoso dell’Atalanta, la sostengo sempre e chiedo a tutti un comportamento esemplare per poter tornare il prima possibile non solo a lavorare ma andare anche allo stadio.

Lo sportivo


Procedono spediti i lavori di ristrutturazione per il nuovo stadio

Procedono spediti i lavori di ristrutturazione che porteranno ad uno stadio tutto nuovo. Il cantiere è aperto da circa un mese e già si vede sorgere la nuova Curva-Tribuna Nord del Gewiss Stadium.

Il punto della situazione è stato fatto da Roberto Spagnolo, direttore operativo dell’Atalanta B.C. e responsabile dei lavori del nuovo stadio.

Dopo l’abbattimento della vecchia curva Nord ad opera dell’impresa bergamasca Despe Spa, sono iniziati i lavori per i sottoservizi e la posa delle fondamenta del nuovo tempio atalantino. Anche in questo caso Atalanta si è avvalsa delle imprese bergamasche Milesi e Smv.

Siamo perfettamente in linea con il cronoprogramma – ha commentato Roberto Spagnolo – Da lunedì 10 giugno stiamo lavorando fuori terra e dal 17 entreremo nella fase più calda dei lavori con la posa del prefabbricato in cemento insieme alla copertura in metallo”.

Finora sono stati utilizzati 700mila chili di ferro per le fondamenta, a cui si aggiungerà un milione di chili di ferro per la copertura

Ai 6mila m3 di cemento già gettato se ne sommeranno altri 4 mila del prefabbricato che verrà posato e darà forma ai nuovi gradoni.

Nella zona stanno operando 4 gru da 4mila e 5mila tonnellate e i nuovi gradoni della Nord verranno via via assemblati grazie a calcoli che prevedono l’utilizzo di ferro e cemento, legati da 90mila tonnellate di placche d’acciaio.

Numeri veramente importanti per un’opera che rappresenta di per sé un’operazione ingegneristica di grande rilevanza che mette Bergamo al centro dell’attenzione mondiale del settore.


Bergamo e l’Atalanta hanno vinto comunque

Ancora una volta Bergamo e l’Atalanta hanno stupito e stravinto, pur perdendo la finale di Coppa Italia.

I 21 mila presenti allo Stadio Olimpico di Roma hanno dimostrato come una provinciale può crescere insegnando alle grandi come comportarsi dentro e fuori dal campo.

È sicuramente una grande qualità saper perdere e con stile, contro una squadra, la Lazio, che per mille motivi rimaneva la favorita (anche solo per il fatto che la vittoria in Coppa Italia rappresentava l’ultima chance per andare in Europa League, con diritti milionari annessi e connessi).

L’ottima figura dell’Atalanta e di Bergamo è comunque da rimarcare, visto che è riuscita ad arrivare in finale di Coppa Italia e ora giocherà le ultime due partite con il sogno di qualificarsi per la Champions League. Mal che vada andremo comunque in Europa League e il nome di Bergamo continuerà a girare fuori dai confini nazionali. I complimenti vanno sicuramente alla famiglia Percassi, a tutta la dirigenza, alla squadra e a mister Gasperini, così come a ciascuno dei tifosi che seguono con amore la propria squadra del cuore. Anche all’Olimpico, nonostante un groppo alla gola e gli occhi lucidi, non è mancata la sciarpata con i colori nerazzurri al grido “Canterò Forza Atalanta, finché vivrò canterò Forza Atalanta”.

Atalanta e Bergamo rappresentano dunque un modello vincente capace di generare un indotto e una pubblicità per il nostro territorio che è sempre più vocato al turismo. Grazie all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, il terzo in Italia, la nostra provincia ha cambiato pelle e ha fatto registrare una crescita delle attività legate al sistema ricettivo (strutture alberghiere, bar, ristoranti, etc.) generando ricchezza e nuovi posti di lavoro. Il tutto grazie ad un lavoro sinergico di squadra per fare del marketing territoriale una delle principali leve di sviluppo.

L’operosità e l’attaccamento al lavoro e alla maglia dei bergamaschi rappresentano un valore inestimabile da difendere e tramandare nel tempo. Bergamo da questo punto di vista è unica!

 


Il cuoco dell’Atalanta: «Ecco cosa preparo per i nerazzurri»

Sottopiatti e bicchieri in vetro blu, posate nere, un fiocco nerazzurro a legare il tovagliolo. È la tavola del ristorante dell’Atalanta, il luogo – al centro Bortolotti di Zingonia – dove mangiano i giocatori della prima squadra, l’allenatore, lo staff ed i dirigenti e dove la società accoglie i propri ospiti. È il terreno di gioco di Gabriele Calvi, lo chef che da quattro anni a questa parte si occupa del programma alimentare dei calciatori. Di Santa Brigida, 42 anni, cuoco e ristoratore di terza generazione, è cresciuto nella trattoria di famiglia ad Averara per poi collezionare, sin da giovanissimo, esperienze in giro per l’Italia. Con la sorella Katia ha gestito negli anni Duemila il ristorante del Casinò di San Pellegrino, dove è tornato di recente con la società Gran Kursaal 1907 (nome originario e data di nascita del casinò brembano, guarda caso, la stessa dell’Atalanta!) che cura eventi e banchetti in collaborazione con il Gruppo Percassi. Katia lo accompagna in entrambe le attività. A Zingonia è lei ad occuparsi della sala, mentre in cucina Gabriele è affiancato da Florinda Preci.

Come si diventa chef di una squadra di serie A?

«Nel mio caso lo devo alla fiducia che hanno riposto in me il presidente e la famiglia Percassi. In precedenza il servizio era affidato ad un’azienda di catering, ma c’era l’esigenza di curare direttamente ciò che mangiano i giocatori. Oggi è infatti assodato che una corretta alimentazione aiuta moltissimo a livello psicofisico e mantiene efficienti più a lungo, per gli sportivi è perciò un aspetto fondamentale di cui tenere conto».

Occorre una preparazione specifica per la sua professione?

«In realtà, non mi ero mai interessato prima di cucina sportiva. È un mondo che ho conosciuto entrandoci, studiando, seguendo corsi e provando. Nella definizione dei menù sono affiancato da un nutrizionista, dal responsabile sanitario Paolo Amaddeo e dal medico sociale Marco Bruzzone. L’obiettivo è preparare piatti che diano un contributo energetico importante, che apportino le proteine e i nutrimenti necessari con un uso mimino di materie grasse. Seguendo questi canoni prepariamo, ad esempio, una crostata con pochissimo burro nella frolla, zucchero di canna e confettura di frutta cotta a vapore, ma anche una torta di mele senza burro e plumcake con lo yogurt greco zero grassi».

Come è organizzato il lavoro?

«Il giovedì, in genere, ricevo il programma della settimana successiva e predisponiamo il menù in base agli impegni. Le proposte cambiano, infatti, se l’allenamento è al mattino o al pomeriggio. Mi occupo degli acquisti e di tutti i pranzi e della cena prima della partita. Per la colazione, dipende dall’allenatore. Gasperini, ad esempio, preferisce che i giocatori la facciano qui. In pratica, la società segue due dei tre pasti della giornata dei calciatori».

gabriele-calvi-cuoco-atalantaCosa mangiano, perciò, i nerazzurri?

«Piatti semplici ma fatti con ingredienti di prima qualità. La pasta è condita con salsa di pomodoro biologico, ragù di carni bianche, pesce spada e zucchine. Se l’allenamento è al mattino, a pranzo ci sta anche un pesto, fatto però con anacardi e basilico. Altra fonte importante di carboidrati è il riso, da quello nero a quello selvatico, dall’integrale all’arborio. Per secondo molta carne bianca e pesce, tutto cucinato espresso alla griglia e c’è sempre un buffet di verdure cotte a vapore, legumi, parmigiano reggiano, tonno, insalate fresche. Per colazione un’ottima fonte di antiossidanti sono gli estratti di frutta e verdura. Mirtilli, zenzero, sedano bianco, broccolo verde, avocado, carote, mela, ananas, uva… ogni giocatore sceglie gli abbinamenti che preferisce».

Il piatto che piace di più?

«Il risotto spacca! Mi dicono tutti che è molto buono. Lo faccio con cuore di parmigiano reggiano e brodo vegetale».

A tavola spesso si festeggia o ci si tira su di morale. Funziona così anche dopo una vittoria o una sconfitta?

«No, il menù non cambia a seconda dei risultati, semmai con le stagioni. Il momento del pranzo è vissuto semplicemente come una parte del programma di lavoro quotidiano».

Gli allenatori vogliono dire la loro sui pasti?

«Non tanto sul menù, ma su tempi e orari sì».

Chi è il più buongustaio tra i tecnici che ha conosciuto?

«Edy Reja è un grande amante della cucina. Una volta ha portato qui in sede lo stellato Ernesto Iaccarino del Don Alfonso: gli ho preparato i casoncelli fatti a mano secondo la ricetta di mia nonna. Reja era anche contento se gli trovavo i funghi. Pure Gasperini gradisce la buona tavola, soprattutto il pesce».

Tra i giocatori c’è qualcuno con il pallino della cucina?

«Gomez ha fatto anche un corso e, sì, ogni tanto qualcuno mi chiede qualche ricetta o consiglio. Più che altro, però, sono molto bravi nel seguire anche nel privato le indicazioni alimentari studiate per loro».

Il prepartita ha un menù speciale?

«La cena della vigilia è sempre la stessa: risotto alla parmigiana, coscia di pollo al forno con purè di patate fresche. Invece, prima della gara c’è chi vuole solo carboidrati e chi preferisce del prosciutto crudo magro o della bresaola».

Certo che non c’è molto spazio per la creatività…

«Quella la posso sfogare al Casinò di San Pellegrino, qui dobbiamo preparare piatti che facciano correre i calciatori. La mia idea di cucina è comunque improntata alla semplicità, ai sapori che ho incontrato lavorando in varie regioni d’Italia. In fondo, anche uno spaghetto al pomodoro, se fatto con materie prime di qualità, rispettandole il più possibile, non è niente male».

gabriele-calvi-cuoco-atalanta-divisaC’è un piatto porta fortuna?

«Un piatto no, ma tanti rituali. Dai pantaloni che indosso a come inforno le torte e i plumcake…».

… Leggermente tifoso?

«Sinceramente prima di approdare all’Atalanta avevo perso la passione per il calcio. Oggi invece conosco i ragazzi che scendono in campo e sento le partite tantissimo, al punto che non riesco a seguirle allo stadio o in diretta alla tv».

Il pasto da ricordare?

«Il cestino dopo il due a zero, gol di Gomez e Denis, sul campo della Roma nella scorsa stagione. Al termine della partita i giocatori mangiano perché hanno speso tutte le energie. Lo fanno appena rientrano negli spogliatoi e anche più tardi con panini ed altri alimenti che chiamiamo cestino. La trasferta era stata impegnativa e la vittoria bellissima, ecco, in quell’occasione non sono mai stato così contento di distribuire i cestini!».

Visto il buon momento della squadra, qualcuno le avrà chiesto se dipende anche da ciò che mette nel piatto…

«A mo’ di battuta è una considerazione che alcuni amici fanno, ma ovviamente non lo si può stabilire. Una cosa però ci riconoscono alcuni ragazzi: “Ci date serenità”, dicono a me e Katia, ed è molto gratificante».