Tra la richiesta di spostare in avanti la data di avvio dei saldi, sostenuta dal commercio indipendente, e quella di liberalizzare vendite promozionali e sconti, caldeggiata dalla grande distribuzione, la Conferenza delle Regioni, riunita il 7 luglio, ha deciso per la via di mezzo.
I saldi restano un periodo ben definito per le vendite scontate di articoli di moda stagionali, con la relativa conferma del divieto di vendite promozionali nel mese precedente, e cominciano lo stesso giorno in tutta Italia, come già succedeva ultimamente nella maggioranza delle Regioni. Viene però sostanzialmente confermata anche la data di avvio, che quindi non slitta verso fine stagione, come chiesto dai rappresentati dei piccoli negozi.
Per quanto riguarda gli sconti invernali, dal 2017 inizieranno il primo giorno feriale antecedente l’Epifania, a meno che sia lunedì, in tal caso saranno anticipati al sabato per favorire gli “affari” per i consumatori anche nel weekend. I saldi estivi prenderanno avvio il primo sabato di luglio. Per la Lombardia non ci saranno quindi grosse differenze, dato che l’avvio dei saldi invernali era fissato il 5 gennaio (ma non sono mancati anticipi, in considerazione di come il giorno cadeva, di anno in anno, nella settimana) e quello dei saldi estivi era già il primo sabato di luglio.
«Federazione Moda Italia, forte della volontà del 78% delle imprese interrogate sul tema – afferma il presidente Renato Borghi -, ha espresso con vigore alle Regioni la scelta degli operatori di spostare i saldi a fine stagione. La decisione delle Regioni, a seguito dell’opposta richiesta della grande distribuzione di liberalizzare saldi e vendite promozionali, è frutto di un compromesso e come tutti i compromessi non rappresenta la scelta ideale».
«Pur non valutando la soluzione indicata come la migliore atta a rispondere efficacemente alle richieste avanzate dalla stragrande maggioranza delle nostre imprese multibrand di posticipazione il più possibile della data di avvio dei saldi all’effettiva fine stagione – spiega -, apprezziamo la decisione delle Regioni di confermare il divieto delle vendite promozionali nei mesi di dicembre e giugno ed attendiamo ora l’indispensabile accordo tra Conferenza delle Regioni ed Anci sull’uniformità dei controlli da parte dei Comuni italiani a garanzia della leale concorrenza e sul pieno rispetto delle norme regionali in materia di vendite straordinarie, magari prevedendo sanzioni, in caso di violazioni, in proporzione alle metrature di vendita».
«Liberalizzare le vendite promozionali avrebbe comportato un ulteriore vantaggio per la distribuzione organizzata che avrebbe avuto la possibilità di pianificare a settembre e a marzo campagne massificate con sconti eccezionali a dicembre e giugno», sottolinea Borghi.