La confessione choc di Pezzoni: «Io, prof senza laurea»

La confessione choc di Pezzoni: «Io, prof senza laurea»

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giuseppe-pezzoni ritIl contenuto del post su Facebook è subito diventato virale. Il sindaco di Treviglio Beppe Pezzoni, preside e insegnante di materie umanistiche al Centro Salesiano Don Bosco, ha confessato di non avere quella laurea in Lettere che compare anche nel curriculum (per la verità senza dettagli come anno, ateneo, titolo della tesi e voto) pubblicato in nome della trasparenza sul sito del suo Comune.

Un fardello, o come lui stesso lo definisce “scheletro nell’armadio”, che si porta dietro dal 2001 e di cui ha deciso di alleggerirsi solo alle 15.15 di oggi, mercoledì 23 settembre.

Non si tratta però di un pentimento così spontaneo come l’uso del social farebbe pensare, piuttosto il tentativo di limitare i danni e dare la propria versione prima che la bomba scoppiasse.

Che Pezzoni non avesse il titolo lo ha infatti verificato un giornalista del Corriere della Sera, fatto di fronte al quale il preside-sindaco non ha potuto che fare coming out. E non deve essere stata un’inchiesta sul mondo della scuola a far drizzare le antenne al cronista, piuttosto qualche dritta interessata.

Ecco cosa ha scritto sul social: «Io, Beppe Pezzoni, ho uno scheletro nell’armadio. Nel 2001, dopo un anno di riposo dovuto al sovraccarico di lavoro, ho raccontato una balla: ho dichiarato alla scuola di aver discusso la tesi di laurea quando così non è stato. La tesi è rimasta nel computer, così come il titolo di dottore. Ma ho fatto il prof con tutta la passione che già avevo iniziato a metterci quando mi chiesero di fare una supplenza e poi quando mi è stata data una possibilità di proseguire. Mi ci sono trovato dentro e bene, perché quella in cui sono stato è per me molto più di una scuola». «Oggi però non sono più nelle condizioni di continuare, credo sia necessario riconoscere un errore trascinato nel tempo e garantire alla scuola ogni azione perché possa avere un prof ed un coordinatore delle attività didattiche degno di questo nome e di questo titolo. Mi restano i ricordi dei tanti momenti passati, del cammino percorso con tante persone e dell’impegno che ci ho sempre messo, lì come in tutti i ruoli che ho ricoperto in questi anni. A tutti coloro che con me, nelle situazioni più diverse, hanno condiviso parte del cammino, vanno le mie scuse. Ma non posso permettere e permettermi di andare avanti così. Grazie a tutti e, di nuovo, scusatemi».