Green pass, ecco servita un’altra corrida all’italiana

Green pass, ecco servita un’altra corrida all’italiana

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Ci risiamo. Come sempre in Italia la questione è prima di tutto politica e non di principio. Per sconfiggere la pandemia occorre vaccinare e quindi sull’obbligo di vaccino parte la “corrida” tra chi sostiene l’obbligo e chi no. Come se si morisse di vaccino e non di Covid.

L’intesa non c’è e allora si gira intorno all’ostacolo. Nessun obbligo di vaccino, ma se vuoi andare allo stadio, prendere l’aereo o mangiare al ristorante devi vaccinarti. “Mezzucci” anche un po’ puerili. Già che ci siamo potremmo mettere il divieto dell’ascensore o del WC. Se l’obiettivo è vaccinare coloro che hanno più di 60 anni non sarà senz’altro il divieto di entrare al ristorante o peggio ancora il divieto in discoteca le soluzioni. Chiesa e farmacia avrebbero più senso.

Senza dimenticare che l’obbligo del green pass al ristorante spaccherebbe le famiglie tra chi è vaccinato e può mangiare fuori e chi non lo è – i figli e non per colpa loro – e dovrà ricorrere all’asporto. In periodo di ferie con i turisti che sono tornati in Italia la potremmo definire una “genialata”. Per di più con l’ennesima discriminazione verso quei servizi che creano socialità e vengono considerati superflui e pericolosi per il contagio, mentre tutti gli altri luoghi frequentati da chicchessia sono indispensabili e sicuri.

Se non ce la facciamo proprio ad obbligare al vaccino usiamo almeno una modalità più efficace e non i palliativi. Lasciamo libere le persone di andare dove vogliono ma escludiamo dal sostegno del Servizio Sanitario Nazionale le spese di cure per Covid, mettendole a carico del diretto interessato che non vuole vaccinarsi anziché degli altri contribuenti.

Qualcosa per me potrebbe succedere.

 

Dino l’acidino

 

 

 

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