In base ad una recente indagine condotta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza è emerso come il 22% dei lombardi preferisca riparare anziché sostituire. Così il vecchio elettrodomestico, l’abito dimenticato nell’armadio e anche il divano di casa tornano a vita nuova, con qualche aggiustatina e rattoppo qui e là. E gli effetti si fanno sentire sulle imprese delle riparazioni, specialmente quelle extracomunitarie, soprattutto cinesi, che contribuiscono a creare un giro d’affari che vale in Lombardia circa 150 milioni di euro, e che non subisce flessioni. Scegliere le riparazioni e rinviare l’acquisto è anche una scelta psicologica, ma che proprio in quanto tale resta imprevedibile.
La crisi cambia i comportamenti dei consumatori ma le abitudini di acquisto continuano ad essere irrazionali. Se è logico supporre che la crisi faccia crescere le riparazioni, non è detto che alla fine sia così. A Bergamo non tutte le imprese storiche specializzate in ricambi e riparazioni registrano una crescita o un cambiamento dei consumatori. Solo un’abitudine resiste: risparmiare il più possibile, anche acquistando, ingolositi da volantini e offerte, elettrodomestici che non valgono più di quanto costano. Chi invece continua a seguire le raccomandazioni delle nonne, del vecchio detto “chi più spende meno spende”, pensa a riparare e a tenere al meglio i propri elettrodomestici, rinviando il più in là possibile nel tempo nuovi acquisti.
«Ultimamente siamo tornati a riparare phon, rasoi, stirelle ed altri piccoli elettrodomestici – spiega Antonio Stroppa di “Distretti”, dal 1978 specializzato nella riparazione e nella vendita di ricambi -. La gente ha meno soldi da spendere e se riesce a risparmiare anche solo 60 euro, non esita a riparare elettrodomestici che ne costano anche 100, nonostante la riparazione incida anche per il 40%. Fino a qualche anno fa si buttava tutto senza pensarci troppo su. Ora i tempi sono cambiati. Cresce anche l’attenzione alla manutenzione per cercare di prolungare il più in là possibile la vita degli elettrodomestici».
Diverso il quadro tracciato da Osvaldo Colombo di Re.le.co. azienda di riferimento per la riparazione, l’assistenza e la vendita ricambi per piccoli e grandi elettrodomestici ed accessori per la casa di tutte le marche: «Il valore degli elettrodomestici è sceso e tentati da offerte e volantini molti rinunciano direttamente alla riparazione, specialmente di piccoli elettrodomestici. Sono in linea con gli scorsi anni le riparazioni di elettrodomestici di valore, dal Folletto al Bimby, e di ferri da stiro semi-professionali. Il nostro settore di specializzazione resta però quello delle macchine da caffè, con un’assistenza a macchine per espresso in continua crescita nonostante il dilagare di cialde e capsule, che risultano a conti fatti decisamente più care».
Anche da R.p.e., servizio di riparazione elettrodomestici, il quadro è tutt’altro che positivo: «E’ calato enormemente il numero delle riparazioni. Fino a dieci anni fa lavoravamo in negozio in sei, ora siamo solo in due. Si lavora per quasi l’80 su prodotti in garanzia. Tra offerte e sotto-costo la gente investe in un nuovo prodotto, anche se di fascia bassa. Si riparano solo elettrodomestici di un certo valore».
Anche Sergio Ruggeri di Sate, storico indirizzo dove trovare qualsiasi tipo di ricambio, smentisce un ritorno dei bergamaschi ad aggiustare e riparare: «Non è vero che la crisi spinge le riparazioni. I costi dei ricambi sono elevati e tra finanziamenti a tasso zero e offerte, ormai invece di investire 150 euro nella riparazione di una lavatrice se ne compra una nuova anche a 200 euro, poi fa nulla e il prodotto non è di grande qualità. Chi invece ha investito qualche anno fa in prodotti d’alta gamma, non esita a ripararli e a tenerli al meglio. Il mercato è strano: si investono centinaia e centinaia di euro in smartphone e robot da cucina, uno su tutti il Bimby, ma poi si acquistano anche grandi elettrodomestici di fascia bassa. Ad esempio stiamo vendendo molto bene un estrattore di succhi di Hurom, di cui siamo rivenditori autorizzati, che richiede un investimento di quasi 600 euro, ma dà risultati professionali e garantisce il massimo rispetto delle proprietà degli alimenti».