L’introduzione dello scontrino elettronico, che dal 1° luglio dovrebbe sostituire il vecchio scontrino fiscale, ha spinto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, a inviare una lettera al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, chiedendo un rinvio.
Come pubblicato sul Corriere della Sera, il foglietto con cui si uscirà dai negozi non avrà più valenza fiscale, bensì solo commerciale, per eventuali sostituzioni o garanzie. I negozianti dovranno sostituire i registratori di cassa analogici con quelli digitali, o adattare i vecchi strumenti (sempre che non siano troppo vetusti) con un apposito software: alla scadenza del 1° luglio dovrebbero farsi trovare pronti, secondo le stime di Confcommercio, in 261 mila, mentre il prossimo 1° gennaio 2020 la novità riguarda 2 milioni di soggetti. Ma «in considerazione del ritardo nell’emanazione dei decreti attuativi e delle possibili difficoltà operative connesse alle problematiche tecniche che le imprese si troveranno ad affrontare nell’adeguamento del parco macchine esistente e nella sostituzione dei registratori di cassa con i nuovi registratori telematici — è evidenziato nella lettera che Sangalli ha inviato a Tria — Confcommercio chiede al governo di rinviare al 1° gennaio 2020 l’entrata in vigore dell’obbligo per i commercianti al dettaglio di trasmissione telematica dei corrispettivi anche per i soggetti con un volume d’affari superiore a 400 mila euro».«Si ritiene — evidenzia ancora Sangalli — che i tempi per l’entrata in vigore dal prossimo luglio del nuovo obbligo, peraltro introdotto a soli pochi mesi dall’obbligo della fatturazione elettronica nei rapporti tra soggetti privati e in concomitanza del debutto in dichiarazione dei redditi dei nuovi “Indici sintetici di affidabilità fiscale” (Isa), siano troppo brevi».
Al momento, però, dal ministero non è arrivata alcuna risposta. E, in mancanza di rinvio, i commercianti al dettaglio dovranno adeguarsi nel giro dei prossimi 75 giorni. I nuovi registratori di cassa hanno un costo che si aggira mediamente intorno agli 800 euro, mentre l’adattamento di quelli vecchi, laddove possibile, costerà intorno ai 150 euro. In parte rimborsabili: «È previsto — spiega Vincenzo De Luca responsabile Fiscalità d’impresa di Confcommercio — un contributo, sotto forma di credito d’imposta, pari al 50% della spesa per l’acquisto, ma non oltre 250 euro; e di 50 euro per chi adatta i vecchi strumenti». De Luca spiega anche quali siano, allo stato attuale, gli ostacoli da superare perché la scadenza del 1° luglio possa essere rispettata: «Il quadro normativo deve essere completato, nel senso che mancano due decreti ministeriali: il primo, del Mef, che dovrà indicare le categorie economiche escluse, come avviene già adesso per gli scontrini fiscali; e il secondo, del Mef e dello Sviluppo economico, che dovrà individuare le zone del Paese dove non c’è sufficiente connessione e quindi si dovrà continuare a emettere lo scontrino in forma cartacea. A ciò si deve aggiungere anche un problema tecnico: chi produce i nuovi registratori non è ancora pronto, lo sarà per fine maggio». Da qui la richiesta di rinvio.
A regime, però, ci saranno vantaggi sia dal punto di vista dei controlli che potranno essere fatti in via telematica, grazie a fattura e scontrino elettronico che permetteranno di confrontare la merce in uscita e in entrata, con la differenza che dovrà essere registrata in magazzino per non evidenziare anomalie, sia per le imprese. L’obiettivo — conclude De Luca — è infatti proprio quello di ridurre gli adempimenti e i costi amministrativi per i commercianti».