Nonostante le difficoltà economiche e nonostante la spesa per i consumi alimentari domestici sia in forte calo, gli italiani continuano a spendere nei pubblici esercizi, soprattutto nei bar.
Con 1,5 miliardi di consumazioni all’anno il bar rimane il luogo preferito dagli italiani per fare colazione. Sono almeno 20 milioni gli italiani a cui capita, più o meno saltuariamente, di entrare al mattino in uno dei 172 mila bar dislocati nelle città, nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e lungo la rete autostradale.
Il profilo del consumatore tipo della colazione fuori casa ha tra i 25 e i 44 anni, un diploma di scuola media superiore ed è lavoratore dipendente. E’ soprattutto per questo, ovvero in conseguenza della contrazione dei livelli di occupazione, che anche la colazione fuori casa ha risentito degli effetti della crisi di questi anni.
Con uno scontrino medio di 2,60 euro la colazione al bar genera un volume d’affari di 3,9 miliardi di euro pari al 21% del valore complessivo delle vendite del canale.
Brioche e cornetti, quasi sempre accompagnati da caffè o cappuccino sono la combinazione preferita per la colazione al bar. In crescita, ma ancora marginale, il consumo di prodotti alternativi come spremute, succhi di frutta, spremute, yogurt e cibi salati.
Il prezzo medio della tazzina di caffè è 0,93 euro mentre quello del cappuccino è di 1,25 euro.
Per il presidente Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani «È encomiabile la capacità con il quale il Pubblico Esercizio italiano riesce a mantenere il prezzo della tazzina a prezzi fortemente inferiori rispetto alla media europea, con costi per il servizio che imporrebbero un pubblico riconoscimento per un servizio che meriterebbe ben altri prezzi».
Nell’ultimo anno la dinamica dei prezzi della caffetteria si è mantenuta costantemente (e largamente) al di sotto dell’inflazione generale. Anche per la pausa di metà mattina o per il break pomeridiano il bar rimane, con oltre il 40% delle occasioni di consumo, il luogo più frequentato dagli italiani.
Con una densità di 2,8 esercizi ogni mille abitanti, un orario medio di apertura giornaliero che supera le dodici ore, il bar è il luogo di prossimità per eccellenza. La Lombardia è la regione con la maggiore presenza di bar. Ve ne sono circa 30mila, pari al 17% del totale. Ma altrettanto importante è la diffusione dei bar in Veneto, Lazio e Campania. La densità aumenta sensibilmente, per diverse ragioni non ultima la vocazione turistica, in Valle d’Aosta (4,6), Liguria (4,4) e Sardegna (3,8).
Nel mondo del bar sono occupate 351mila persone. Degli oltre 200 mila lavoratori dipendenti 122 mila sono donne e 24mila hanno un contratto di apprendistato. I dipendenti stranieri sono il 22% del totale. Ma le donne hanno un ruolo di rilievo anche come imprenditori. Oggi le imprese che hanno almeno una donna con una carica attiva nelle imprese del settore sono il 56,5% del totale. Nel Nord ci sono regioni in cui la quota sfiora il 70%. Al di sotto della media si collocano quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, dove nell’immaginario collettivo il bar è ancora vissuto come un luogo a forte caratterizzazione maschile. Al contempo è enormemente cresciuto il numero di imprenditori di origine straniera. La media nazionale è del 10,2%, ma in alcune regioni del nord si supera il 15%. Anche in questo caso l’incidenza più bassa si registra al sud dove il settore è ancora presidiato dall’imprenditoria endogena.