Usa, Biden pronto a regolarizzare 11 milioni di migranti. L’obiettivo: legalità contro repressione

Usa, Biden pronto a regolarizzare 11 milioni di migranti. L’obiettivo: legalità contro repressione

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Il piano è ambizioso: legalizzare 11 milioni di clandestini che già vivono negli Stati Uniti. L’immigrazione era stato uno dei cavalli di battaglia di Donald Trump e lo sarà anche per Joe Biden, ma a parti completamente rovesciate nel programma, negli aiuti, nella filosofia su come affrontare il delicato problema. Il nuovo presidente ha deciso di affrontare di petto la questione immigrati fin dal primo giorno dopo l’insediamento alla Casa Bianca, in quello che vuole essere allo stesso tempo una grande riforma e un atto simbolico di rottura totale con il recente passato ‘trumpiano’: legalità contro repressione, apertura contro muri.

Alle nuove carovane di migliaia di migranti in arrivo dall’America Centrale che bussano alle porte degli Stati Uniti, la nuova Casa Bianca ha lanciato un messaggio chiaro (“non venite ora”), perché gli afflussi al confine meridionale con il Messico rischiano di diventare ingestibili. Con la promessa di ridefinire rapidamente le procedure per l’idoneità all’asilo politico e al ricongiungimento familiare e per varare altrettanto rapidamente un nuovo percorso di immigrazione legale.

Il pacchetto legislativo che Biden ha intenzione di inviare al Congresso prevede due percorsi paralleli per ottenere la cittadinanza americana. Uno più breve, che riguarda circa un milione di persone che oggi hanno uno status di ‘protezione temporanea’, come i cosiddetti Dreamers (gli immigrati clandestini arrivati negli Stati Uniti da bambini e che da anni vivono, studiano e lavorano negli Usa) o i ‘lavoratori essenziali’ (operatori sanitari, camionisti, impiegati dei supermercati), il cui lavoro in tempi di pandemia è ancora più rilevante. Un secondo, più lungo, che interessa almeno dieci milioni di clandestini, concentrati soprattutto nelle grandi metropoli e in alcuni Stati del sud come Florida e Texas.

Quest’ultimo percorso richiama altre leggi sull’immigrazione, ad iniziare da quella voluta da George W. Bush, che venne bocciata dal partito repubblicano che controllava il Congresso, solo in parte ripresa durante la presidenza di Barack Obama. Biden intende ampliarla con un significativo cambiamento: non legando più l’allargamento dell’immigrazione alla politiche di sicurezza lungo i confini. Ron Klain, capo dello staff della nuova Casa Bianca, nel promemoria che ha mandato a tutti i componenti della prossima amministrazione ha scritto che la nuova legge “restituirà l’umanità al nostro sistema di immigrazione”.

Con le nuove direttive gli immigrati clandestini avranno diritto alla residenza legale permanente (la ‘green card’) dopo aver vissuto cinque anni negli Stati Uniti e alla cittadinanza americana dopo altri tre anni. Non sarà facile per Biden farla passare al Congresso. Nonostante adesso i democratici abbiano la maggioranza sia alla Camera dei Rappresentanti che al Senato, il disegno di legge vedrà probabilmente una forte opposizione e una grande pressione delle lobby anti-immigrazione. E non è escluso che qualche deputato o senatore democratico, negli Stati di confine dove il problema è più sentito, si schieri (con un occhio alle elezioni di Mid Term del 2022) insieme ai repubblicani per far fallire il progetto di riforma.

Per accelerare l’iter legislativo Biden (e soprattutto la vice-presidente Kamala Harris, che è la vera anima della riforma sull’immigrazione) hanno previsto di varare nei primi giorni di lavoro della nuova amministrazione una serie di ordini esecutivi che, combinati con una serie di progetti di leggi già in approvazione (o approvati) alla Camera, segnino l’avvio di un processo che cambierà in modo definitivo le regole dell’immigrazione. Dando la cittadinanza a milioni di americani che vivono, lavorano, pagano le tasse negli Usa e non sono tali solo per questioni giuridiche. E che in futuro potrebbero diventare 11 milioni di nuovi elettori.

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stati uniti – usa immigrazione

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