La Birreria Belvedere, aggrappata sul Colle di San Vigilio con la sua terrazza con vista mozzafiato, compie cinquant’anni.
Il panorama l’ha sempre reso uno dei localini più romantici e semplici della città, che ha visto nascere, crescere e diventare famiglia tanti amori, ma anche rompere fidanzamenti o assistere a qualche scenata o incontro furtivo. Continua ad essere uno dei locali preferiti per un aperitivo in terrazza, una merenda scaccia-caldo d’estate, una meta per i turisti più avventurosi che si spingono sul Colle, o una sosta d’obbligo per chi si è guadagnato in bici o a piedi la salita.
C’è anche chi si ferma per ore a leggere un buon libro. Eppure il locale a cui tutta la città e i bergamaschi sono affezionati probabilmente non avrebbe nemmeno aperto se non fosse stato per la caparbietà di Enea Giudici. «Dal 1961 al 1965 condusse una vera e propria battaglia con il Comune – evidenzia la figlia Antonietta, che gestisce oggi l’attività con il fratello Paolo -. Ricordo ancora le ore trascorse nel corridoio degli uffici comunali a giocare con la bambola in attesa di papà: avevo poco più di tre anni e impiegate ed uscieri mi avevano ormai adottato. Poi, una volta avuta l’autorizzazione, iniziarono le polemiche sul giornale: nessuno vedeva l’utilità di aprire un locale a San Vigilio. E mio padre non esitò a rispondere con una lettera».
A quel posto la famiglia Giudici era troppo affezionata per mollare la presa: «Abitavamo in Colle Aperto- racconta Antonietta Giudici- . Avevamo una salumeria a fianco de La Marianna: l’avevano aperta nonna Antonietta e papà e mia mamma Luisa dava un prezioso contributo nella gestione. Nel tempo libero, mamma e papà ci portavano sempre a San Vigilio per una passeggiata panoramica fino al Belvedere. E qui mio padre ebbe l’intuizione di aprire un locale dove ci si potesse rifocillare e fare una sosta».
La storia del locale inizia esattamente mezzo secolo fa, quando apre i battenti il 9 luglio 1965. Il locale diventa presto punto di riferimento per intere generazioni e la proprietà ha voluto che rimanesse sempre e solo uguale a se stesso: «Solo qualche intervento necessario e qualche piccolo ammodernamento, ma il locale non si può dire sia cambiato molto. Ci siamo tutti affezionati, così».
Il tempo qui si ferma e le tradizioni restano intatte, come quella dello “spirito in gabbietta”: «Mio padre fece realizzare una ventina di ceste di vimini per bottiglie di liquore. Ogni cliente che avesse acquistato una bottiglia, dal whiskey importante al semplice amaro, poteva avere a disposizione una “gabbietta” dedicata, sigillata con un lucchetto o qualsiasi altro segno distintivo. Ogni volta che tornava al Belvedere poteva chiedere la sua bottiglia, senza alcun prezzo aggiuntivo per il servizio. Negli anni Settanta non riuscivamo a gestire le richieste: tutti facevano a gara ad accaparrarsi una gabbietta, chi perché acquistava la bottiglia il giorno dello stipendio, chi per sfizio».
Ne capitavano anche delle belle: «Ricordo che due ragazzi, molto amici, acquistarono una bottiglia in società. Solo che uno continuava a venire a bere, l’altro venne una sera con una ragazza, probabilmente al primo appuntamento e senza una lira in tasca, e quando chiese la sua bottiglia scoprì che il suo amico se l’era scolata a sue spese. Per risolvere l’imbarazzo gli portammo lo stesso un’altra bottiglia, a credito».
Il locale, ancorato alle radici, propone ancora oggi, nonostante lo spazio interno ristretto, solo 20 metri quadri, una buona selezione di spiriti e distillati, oltre che di vino e birre: «I tempi sono cambiati: oggi i ragazzi bevono dei grandi cocktail- continua Antonietta Giudici -. Ma fortunatamente c’è sempre chi si gode un buon bicchiere, un break di meditazione con vista. E, con i voli Ryanair, arriva anche qualche turista. Non sono molti a spingersi fino a San Vigilio, ma capita sempre più frequentemente di servire stranieri. E arrivano a gruppi, c’è il giorno dei francesi, quello degli inglesi, degli svedesi, degli spagnoli a seconda degli arrivi ad Orio».
L’anniversario è stato festeggiato con una serata speciale, con una carrellata di ricordi, fotografie e vecchi articoli, la torta celebrativa del mezzo secolo e naturalmente brindisi.