«Se per la prima volta nella storia dell’umanità la prossima generazione starà peggio di quella che l’ha preceduta, chi ci guida e ci rappresenta ha sicuramente la fetta maggiore di responsabilità.
Ma ora il tempo delle divisioni è finito: chiediamo a gran voce che il lavoro e lo sviluppo siano messi al centro dell’agenda politica, e che il confronto con le rappresentanze sia la base su cui costruire le nuove politiche di sviluppo».
È un’analisi dura della realtà, con una pressante richiesta di cambiamento rivolta al mondo politico e bancario, quella tracciata dal presidente Angelo Carrara durante la 68ª Assemblea Generale dell’Associazione Artigiani, che ha visto la presenza del presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti e di numerose altre autorità.
«Guardiamoci dentro… per continuare a guardare oltre» recitava il titolo del principale appuntamento statutario di Via Torretta, ed è stato questo lo spunto preso da Carrara per mettere in evidenza gli sforzi compiuti dalle imprese nell’ultimo anno, che hanno dovuto destreggiarsi con una burocrazia schiacciante e interloquire con una controparte politico-istituzionale sorda e formata da «burosauri».
«La tenuta delle nostre imprese – ha detto – è dovuta in massima parte alla caparbietà e al coraggio di noi imprenditori, al fatto che l’impresa viene vista come parte stessa della nostra esistenza. E questi fattori sono stati lo stimolo ad “andare oltre” un mercato interno asfittico e verso un mercato globale che nonostante tutto continua ad essere in espansione. Abbiamo anche “guardato oltre” come Organizzazione, facendo partire attività e servizi nuovi. Ma poi abbiamo “guardato oltre” verso le istituzioni e la politica e, nel migliore dei casi, abbiamo visto solo nebbia e muri insormontabili».
Carrara ha anche criticato l’applicazione italiana delle normative europee: «Molte volte – ha precisato – fatichiamo a capire certe normative che sono vessatorie e non adeguate per le nostre piccole imprese, anche se forse non sono loro ad essere pesanti ma lo è il modo italiano di applicarle».
Una stoccata è poi stata lanciata nei confronti del sistema bancario, accusato di non voler valutare appieno il merito creditizio delle imprese che pure, a Bergamo, registrano una bassissima percentuale di insoluto (l’1,41%, contro una media regionale del 2,34%).
«Pur capendo tutte le problematiche che anche loro stanno attraversando e pur rendendomi conto delle loro legittime richieste di garanzie – ha detto – mi trovo in forte difficoltà a comprendere questa posizione di negatività verso le piccole imprese. Di fronte a loro è seduto non solo un numero di conto corrente, ma una persona con la sua famiglia, la sua vita e la sua storia. Non è possibile ribaltare sul tessuto delle Pmi gli errori o i costi delle loro gestioni finanziarie a dir poco allegre».
Da qui la necessità di «guardarsi dentro» per cercare insieme, imprese, Organizzazioni di rappresentanza e istituzioni, nuove strade di risalita.
«Guardarci dentro – ha continuato – non significa chiuderci in uno splendido isolazionismo, ma trovare energie e risorse per potenziare il nostro essere impresa e valorizzare la persona che sempre vi si trova dietro, o meglio, dentro. Con queste premesse bisogna ritornare a mettere in pratica quello che storicamente ci ha contraddistinto, ossia la solidarietà e la sussidiarietà. Ma forse ci siamo lasciati abbagliare da una sorta di secolarismo, anteponendo i miti del consumismo e l’effimero, ad un vero progetto di sviluppo sostenibile, solidale, etico e soprattutto duraturo».
Ha quindi invitato tutti a raccogliere la sfida della globalizzazione vista non più come una negatività ma come un’opportunità e un terreno su cui confrontarsi, mettendo a frutto le abilità tipiche dell’artigianato.
«I nostri artigiani – ha insistito – hanno una peculiarità: non fanno prodotti in serie ma una serie di pezzi unici, ed è questo che ci caratterizza nel mondo. Ripartiamo dunque da qui, giocando la partita della globalizzazione per vincerla insieme. Poniamoci obiettivi sempre più alti e incamminiamoci verso nuovi traguardi sfruttando la rete, sia quella virtuale del web sia quella che si può tessere tra imprese e tra persone».
Imprescindibili, in questo contesto, devono essere le potenzialità offerte dal cambio generazionale. Ma a questo proposito, il presidente Carrara ha voluto porre l’accento sulla piaga della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, «una situazione a cui le ultime leggi e gli ultimi decreti hanno contribuito in modo sostanziale».
Tra i vari problemi che richiedono risposte, per Carrara occorre quindi affrontare l’aspetto sociale dell’essere impresa e dell’essere Organizzazione di rappresentanza.
«Dobbiamo riscoprire i valori della solidarietà e delle relazioni, che sono la base del vivere civile e i pilastri di una società che mette al primo posto la persona ed il suo avvenire. E dobbiamo aver ben presente che la costruzione del futuro va ripensata, specialmente in una società che invecchia e che già oggi presenta due persone non attive per ogni lavoratore. Occorre attivarsi per proporre politiche di supporto alla famiglia, ragionare sul quoziente famigliare, costruire percorsi di welfare integrativo e pianificare, partendo dai giovani, uno sviluppo di attività a lungo periodo con finalità mutualistiche. Chiediamo che anche gli altri attori sociali si interroghino sulle cause che ci hanno portato a questa situazione e che, insieme, si studino le vie d’uscita».