Addio al professor Pietro Nava. “Per me sei stato la scuola”

Addio al professor Pietro Nava. “Per me sei stato la scuola”

Oscar Fusini e Pietro Nava
Oscar Fusini e Pietro Nava

Te ne sei andato all’improvviso. Un tragico incidente ti ha strappato dall’affetto dei tuoi cari. Di colpo è calato “il grande freddo” per molti dei migliaia di studenti che hai incrociato e che ti hanno apprezzato.

Come direttore dell’Ascom Confcommercio Bergamo ti ringrazio per quanto, tanto, hai fatto per il nostro territorio. Cinquant’anni, forse più, di insegnamento. Un grande contributo alle imprese, al commercio, turismo e servizi, i settori che rappresento. Perché come ti dicevo e tu annuivi la matematica finanziaria è nata prima con i commercianti e poi con i ragionieri.

Il mio apprezzamento è soprattutto personale. Perché, con un po’ di sano egoismo, sei stato un mio professore. Per me sei la scuola. Ci sono fatti che vanno oltre l’aspetto simbolico e spezzano una catena affettiva. Chiudono unesperienza vissuta ed iniziano a scolorire in un ricordo. La tua scomparsa è uno di questi. Finisce il mio lungo tempo sospeso nel quale ero ancora attaccato alla scuola e mi apre a cercare nuovi appigli.  

Hai fatto la storia della scuola bergamasca e dell’Istituto Vittorio Emanuele II. Esprimevi l’orgoglio e la passione dell’insegnare. Ci credevi per primo e trascinavi gli altri, professori, studenti e genitori. Eri certo della tua missione, del contributo che offrivi alla comunità e al nostro Paese.

Hai formato delle persone. Così è stato, almeno per me, caro professore. Mi hai fatto diventare un uomo e capace di affrontare la vita, nelle mie debolezze e nei miei limiti. Sono stato rimandato da te caro professore, anzi solo da te. Eppure è un grande orgoglio. Peraltro lo meritavo e mi ha fatto anche bene.        

All’apparenza sembravi voler sempre imporre le tue idee. Scherzavamo sul tuo colore politico. Con ironia lo sottolineavi quando nelle combinazioni delle prime 4 lettere prese due alla volta arrivavi all’ultima: “ahimè DC”. Poi gli anni mi hanno fatto capire che il rosso sbiadiva e i tuoi colori erano due, bianco e nero, perché nel tuo agire non c’era spazio per il grigio, che sa troppo di compromesso. Passavi dal 4 all’8, dal 9 al 2 senza preconcetti e pregiudizi. Premiavi solo il merito senza differenze. Questo per rispetto delle persone. Catturavi gli occhi e l’attenzione, bandendo l’orologio (sul davanzale) e lo sbadiglio. In ritardo ho capito che catturavi anche il cuore.  

Eri attento a ciò che ti circondava e credevi nella politica, nelle istituzioni e nella scuola. Ricordo che poco più di cinque anni fa ospitammo in Ascom l’assemblea dell’anniversario dell’Associazione dei matematici di Bergamo, nata decenni fa in Borsa Merci, dove c’era la prima sede dell’Ascom. C’eri tu e un altro mito: il professor Gambarelli dell’Università di Bergamo. La tua riconoscenza per l’ospitalità è stata un grande regalo. Più recentemente ricordo la tua telefonata, a maggio del 2020, quando leggendo dei fatti tragici che vivevano (anche) i commercianti mi chiamasti per chiedermi se stavo bene. Un ottantenne che si preoccupava di una persona molto più giovane. Come un padre per uno dei suoi figli. Perché la catena affettiva con i tuoi studenti tu forse non l’hai mai spezzata.    

Fai buon viaggio caro professor Nava. Con la profonda ammirazione e l’eterna gratitudine di un tuo studente. 

 

Oscar Fusini