Venerdì 9 aprile la protesta degli ambulanti non alimentari. “Niente vendita chiediamo solo di riaprire”

Oltre 200 operatori pronti a “occupare” i posteggi assegnati nei mercati di 34 comuni. Il presidente Dolci: “Riaprire i mercati e le fiere si può”

Anche Fiva Bergamo aderisce allo stato di agitazione indetto dalla categoria per venerdì 9 aprile in tutta la Lombardia. Una protesta civile che porterà oltre 200 ambulanti operatori non alimentari a “occupare” i posteggi a loro assegnati nei mercati di 34 comuni della Bergamasca senza però effettuare le vendita. Una manifestazione nel rispetto delle regole che coinvolgerà tutte le province lombarde per dimostrare che i mercati non possono vivere di soli ambulanti alimentari e che lavorando all’aria aperta ci sono le condizioni per operare in sicurezza.

“Saremo sui nostri posteggi per segnalare la nostra volontà di ripartire, riappropriandoci delle nostre aree di mercato, senza effettuare l’attività di vendita, nel rispetto del decreto, e per dimostrare che i mercati all’aperto sono sicuri – sottolinea Mauro Dolci, presidente Fiva Bergamo -. Non capiamo, infatti, perché le deroghe di apertura per le merceologie in zona rossa, dalle confezioni e calzature per bambini ai prodotti per l’igiene e la casa, non riguardino gli ambulanti. E soprattutto ci chiediamo perché una fabbrica può, al chiuso, ospitare centinaia se non migliaia dipendenti e operare con i dovuti accorgimenti, mentre noi no”.

Seguendo lo slogan Fiva “Riaprire i mercati e le fiere si può, riaprire i mercati e le fiere si deve”, gli ambulanti occuperanno i loro posteggi per testimoniare la volontà di ripartire con l’obiettivo di far tornare a lavorare tanti operatori drammaticamente fermi. Un gesto che va oltre la protesta sul campo: “Ieri abbiamo avuto un incontro con il Prefetto d Bergamo Ricci per sottoporre alla sua attenzione la grave situazione che stanno vivendo gli ambulanti – prosegue Dolci -. È stato un incontro proficuo non solo per il via libera alla manifestazione ma anche perché abbiamo notato la volontà di ascolto da parte delle istituzioni. La nostra categoria, infatti, è consapevole dell’emergenza sanitaria in corso e delle aperture vincolate alla situazione pandemica ma è anche allo stremo. Attendere ancora tutto aprile per la ripartenza non è possibile, c’è grande esasperazione e molti operatori non ce la fanno più dopo un anno di fatturati precipitati: di almeno il 40% nei casi migliori fino ad oltre il 90% per chi non lavora ormai da troppo tempo come i fieristi. Con ristori irrisori e famiglie da mantenere”.

La protesta in 34 comuni della Bergamasca

Da Bergamo a Capriate, da Pontida a Verdello passando per Sorisole e Caravaggio gli ambulanti sono quindi pronti ad alzare la voce, ma sempre nel rispetto delle regole: “Gli operatori di prodotti non alimentari saranno presenti presso i loro posteggi senza effettuare alcuna attività di vendita e la manifestazione sarà coordinata dalla nostra associazione per poter garantire la massima sicurezza e il rispetto delle regole – conclude Dolci -. Ci dissociamo infatti dagli atti violenti visti ieri a Roma perché non si tratta di fare a gara a chi urla di più: queste iniziative invece, servono a sensibilizzare le istituzioni: per la nostra categoria, infatti, passare in zona arancione ci consentirebbe di lavorare a pieno regime”.

I Comuni coinvolti nella protesta Fiva sono: Albano Sant’Alessandro, Antegnate, Bergamo (Viale Pasteur), Berzo San Fermo, Calcinate, Capriate S. Gervasio, Caravaggio, Casirate, Cene, Chiuduno, Cividate al Piano, Colzate, Fara Gera D’Adda, Fiorano al Serio, Gandellino, Gorno, Grassobbio, Leffe, Levate, Morengo, Onore, Piazza Brembana, Ponte San Pietro, Pontida, Pradalunga, Pumenengo, Ranica, Schilpario, Seriate, Sorisole, Spinone al Lago, Stezzano, Vedeseta, Verdello.


Distretti del commercio: aperti i bandi per “Morus Alba” e Ville e Torri dell’Isola”

In arrivo contributi a fondo perduto alle imprese del commercio, della ristorazione, del terziario e dell’artigianato. Domande entro il 30 aprile

Fondi in arrivo per le imprese e i negozi nei comuni inseriti ni Distretti del commercio “Ville e Torri dell’Isola” (Brembate Sopra, Ambivere, Mapello e Terno d’Isola), e “Morus Alba” (Stezzano, Azzano San Paolo, Grassobbio, Levate, Orio al Serio e Zanica. I Comuni capofila dei due distretti (Ponte San Pietro e Stezzano) hanno infatti emanato il bando per la concessione di contributi a fondo perduto alle micro e piccole e medie imprese del commercio, della ristorazione, del terziario e dell’artigianato di servizio. L’obiettivo, nell’ambito del progetto “Distretti del Commercio per la ricostruzione economica territoriale urbana” è di favorire la ripartenza delle attività economiche e i servizi a utenti e visitatori e l’avvio di nuove attività nei comuni dei distretti, avendo particolare attenzione alla necessità, da un lato, di garantire diversi e più alti standard di sicurezza e protezione dei lavoratori e dei consumatori, dall’altro, di riqualificare l’attività e adottare modalità alternative di organizzazione delle vendite (anche attraverso strumenti innovativi e digitali) che tengano conto del mutato contesto in cui le imprese si troveranno ad operare.

Per il “Morus Alba” i fondi a disposizione ammontano a 65.994 euro, mentre per “Ville e Torri dell’Isola” le risorse ammontano a 30.751 euro. Le domande dovranno pervenire ai rispettivi Comuni entro il 30 aprile 2021. Sono ammissibili le spese effettivamente sostenute dall’impresa beneficiaria, ritenute pertinenti e i cui giustificativi di spesa (fatture e pagamenti) decorrono a partire dalla data del 5 maggio 2020 alla data di presentazione della rendicontazione. Per determinare l’ammissibilità temporale di una determinata spesa, rileva la data di emissione della relativa fattura.

L’aiuto è concesso come agevolazione a fondo perduto, a fronte di un budget di spesa liberamente composto da spese in conto capitale e spese di parte corrente. Il contributo previsto, per le domande ammissibili, sarà pari al 50% della spesa ammissibile totale (in conto capitale e di parte corrente) al netto di Iva, e in ogni caso non potrà essere superiore all’importo delle spese in conto capitale, sino ad un massimo complessivo per ciascun operatore pari a € 2.500.

Tutti gli interventi agevolabili e le spese ammissibili sono indicati nei due bandi:

Bando Distretto Ville e Torri dell’Isola_2

Bando Morus Alba

 

Per informazioni:
Roberto Ghidotti (resp. Distretti del commercio e Territorio di Ascom Confcommercio Bergamo)
Cell. 368 7017706 –  roberto.ghidotti@ascombg.it


Cinque ingredienti insoliti e difficili da trovare. Chi li conosce?

Avete mai provato il pandano? Sapete cos’è la lattuga sedano? E il fagiolo di Goa? Una guida su delle vere e proprie chicche da scovare

Il fagiolo di Clüsven

Il fagiolo di Clüsven fa parte del progetto di ricerca europeo Increase: prende il nome dalla località nel territorio di Gandino dove è stato coltivato, da oltre un secolo, dalla famiglia contadina Bonazzi. Roberto Colombi, già sindaco a Gandino, a inizio degli anni ’60, sposando una delle figlie Bonazzi, ha ricevuto dai suoceri i semi che ha piantato in località Rastei. Nel 2016 è stata avviata la coltivazione associata di mais spinato e fagiolo seriano. Si gusta nelle minestre di verdura, con la pasta e in umido con pomodori e spezie. 

 

Le foglie di pandano

Ce ne sono 600 varietà e in cucina la più utilizzata è la pandanus amaryllifolius: in Oriente si utilizza per dare un tocco di sapore a pietanze salate e per addolcire creme, dessert e bevande. Ottima fonte di aromi e profumi, le foglie di pandano sono ottime per aromatizzare il riso o per creare degli involucri all’interno dei quali cuocere le carne. Il sapore a metà tra vaniglia e mandorla rende il pandano ottimo anche per i dessert, (la pandan chiffon cake è molto soffice e profumata e colpisce per la sua insolita tonalità verde). È perfetto anche per la preparazione di smoothie. Dove si compra? Lo si trova solo nei market orientali, spesso in polvere.

 

La lattuga sedano

Celtuce, lattuga sedano, lattuga cinese, lattuga asparago: tanti nomi diversi per un ortaggio molto diffuso in Cina e che sta attirando la curiosità di chef di tutto il mondo grazie alle sue proprietà benefiche. La lattuga sedano è infatti un vero e proprio toccasana, ricco di sali minerali e vitamine. Della pianta si consuma lo stelo, wosun in Cina, ma anche le foglie crude sono commestibili e sono ottime per le insalate. In cucina, la lattuga sedano può essere poi bollita, grigliata e accompagnata da diversi tipi di condimenti o salse. Una volta pelato, il gambo si consuma sia crudo che cotto: ha un lieve sapore di sedano, molto croccante e succoso.

 

Il fagiolo di Goa

Per la sua forma bizzarra viene chiamato fagiolo alato ed è noto anche come pisello asparago per il gusto dei suoi baccelli. Originario della Nuova Guinea e diffuso in Indonesia e Thailandia, dove può raggiungere i 4 metri di altezza, il fagiolo di Goa è uno scrigno di usi culinari: le foglie si consumano come gli spinaci, lesse o saltate, i graziosi fiori rossi sono usati come colorante, le radici si consumano previa cottura i semi, una volta essiccati, sono usati per preparare una bevanda simile al caffè, mentre con la granella secca si prepara un alimento fermentato detto tempeh. Un must da provare sono i suoi baccelli saltati in padella con del burro e serviti caldi. La nota dolente? Trovarlo nei market è un’impresa. Coltivarlo è l’unica soluzione (i semi si possono ordinare su internet).

 

Il kiwano

Chiamato melone cornuto il kiwano piace per la delicatezza del sapore, la nota esotica del suo gusto e le sue proprietà idratanti. Benché in molti paesi africani venga cucinato intero (arrostito o bollito con altre verdure), il kiwano è ideale per un consumo fresco. La polpa può essere aggiunta ad insalate, creme, yogurt, smoothie, macedonie e può diventare anche l’ingrediente segreto di un cocktail: provate ad aggiungerlo, ad esempio, a un Margarita o a un Mojito. Oltre alla polpa, anche la buccia, ricca di vitamina C, può essere consumata (previa cottura).

 

 

La ricetta della Chiffon Pake al Pandano

Ingredienti

240 g di farina
300 g di zucchero
8 g di cremor tartaro
8 uova
2 pizzichi di sale
60 ml di latte di cocco
4 cucchiaini di estratto di pandano
125 ml di olio di semi di girasole
50 ml di acqua

Montate a neve ferma gli albumi e metteteli da parte. Montate i tuorli da soli fino a che non risulteranno chiari. Nel frattempo in una terrina setacciate la farina, lo zucchero, il sale e il cremor tartaro e mescolate. In una ciotola mettete il latte di cocco, l’estratto di pandano e l’acqua. Versate la crema verde ottenuta nei tuorli, aggiungete l’olio e montate per qualche minuto, unite gli ingredienti secchi e mescolate bene. Unite per ultimi gli albumi montati. Versate il composto in uno stampo apposito. Cuocete a 170° per circa 50-55 minuti.
Quando la torta sarà pronta, toglietelo dal forno e capovolgetela a testa in giù direttamente sul piatto dove desiderate servirla, lasciatela raffreddare e non appena sarà fredda si staccherà da sola. Spolverizzate con zucchero a velo e decorate con foglioline di menta.


“Picnic a casa”: l’iniziativa della Pro Loco di Almenno S. Bartolomeo che sostiene i ristoranti del territorio

Un invito a condividere sui social il picnic nel proprio giardino o sul terrazzo di casa servendosi del servizio d’asporto degli 8 ristoranti presenti negli Almenno e in Roncola

“Condividiamo anche quest’anno il picnic di Pasquetta. A casa e insieme”: così recita la locandina di “Picnic a Casa”, la storica iniziativa della Pro Loco di Almenno San Bartolomeo sostenuta anche da Ascom Confcommercio Bergamo e che in tempi pre-covid attirava a San Tomè tantissime persone all’insegna della condivisione del cibo e della buona tavola. Quest’anno, ovviamente, non ci saranno coperte sul prato nè la lunga tavolata di oltre 100 metri ma la Pro Loco ha pensato di rilanciare l’evento online, invitando i cittadini a organizzare un pranzo o picnic nel proprio giardino o sul terrazzo di casa e condividerlo sui social. Il tutto sostenendo i ristoranti del territorio servendosi del servizio d’asporto (con eventuale consegna a domicilio) offerto dai ristoranti d’eccellenza presenti negli Almenno e in Roncola (sulla pagina Facebook Pro Loco Almenno San Bartolomeo e nel gruppo Facebook Pro Loco Almenno sono pubblicati i menù proposti da ogni ristorante aderente all’iniziativa).

“Seppur stiamo vivendo un momento terribile e vista l’impossibilità e il divieto di incontrarsi – sottolinea Pietro Rota, presidente Pro Loco di Almenno San Bartolomeo – abbiamo deciso di proporre questa iniziativa per vivere insieme la giornata di Pasquetta ordinando, se possibile, il pranzo da asporto o in delivery ai ristoranti del territorio: un gesto per aiutare nel nostro piccolo questa categoria molto toccata dalle chiusure forzate. Dalle 10 alle 20 di lunedì 5 aprile i partecipanti sono quindi invitati, dopo aver messo il like alla pagina Pro Loco Almenno ed essersi iscritti al gruppo Facebook “Almenno nel Cuore”, a pubblicare una fotografia del proprio pranzo o picnic domestico nel Gruppo Facebook “Almenno nel Cuore”. Le fotografie che riceveranno più “Mi Piace” avranno bellissimi premi a palio”.

Otto i ristoranti aderenti: Ristorante Camoretti, Ristorante Collina, Ristorante Da Ivan di Almenno San Bartolomeo; Ristorante Palanca, Osteria di Via Marconi di Almenno San Salvatore; Ristorante Roncola, Ristorante Al Botto, Ristorante Narciso di Roncola. “Tenere viva in questo momento un’iniziativa che negli anni scorsi ha riscosso grande successo è importante perché consente di sentirsi parte di una comunità e un gruppo, anche se fisicamente lontani – sottolinea Petronilla Frosio, presidente dei ristoratori di Ascom Confcommercio Bergamo -. Una giornata di festa e buona cucina che diventa anche l’occasione per far sentire la propria vicinanza e soprattutto il proprio sostegno ai ristoratori, una categoria messa al palo dalla pandemia ma che si è sempre fatta trovare pronta a sostenere iniziative sul territorio in una logica di sistema, contribuendo alla valorizzazione dei prodotti locali e, di riflesso, all’attrattività del territorio stesso».


Rapporto Tari di Confcommercio Nella raccolta dei rifiuti Bergamo si conferma città virtuosa ed efficiente

La città è seconda per Tari pro capite per abitante e terza per scostamento. Bene anche le tariffe per negozi non alimentari, ristoranti e fioristi

Nella raccolta rifiuti Bergamo può sorridere: è quanto emerge dal Rapporto rifiuti 2020 di Confcommercio, presentato oggi e diffuso ogni anno sulla base del nuovo monitoraggio dell’Osservatorio Tasse Locali (www.osservatoriotasselocali.it) che si pone l’obiettivo di monitorare l’attività dei Comuni per “indagare” lo stato della gestione dei rifiuti urbani. Sono stati raccolti e censiti i regolamenti e le delibere di tutti i comuni capoluoghi di provincia e, ove possibile, sono stati rintracciati i dati anche degli altri comuni più rappresentativi del territorio nazionale per un totale di più di 2.000 comuni a copertura di una popolazione di 42 milioni di abitanti (il 70% del totale della popolazione italiana).

I dati di Bergamo

La ricerca compara i dati di Bergamo capoluogo con quello di 287 comuni lombardi (in rappresentanza del 18,83% dei comuni sul territorio regionale e pari al 64,19% degli abitanti). L’incasso della Tari di Bergamo di circa 18,3 milioni pone la nostra città al 4° posto assoluto (dopo Milano 298,6 ml, Brescia 32,8 e Monza 19,5) in regione Lombardia. (Qui Il dossier Lombardia)
Sempre a livello regionale Bergamo è al secondo posto assoluto con 151,62 (dopo Cremona con 141,34, ultima Milano con 218,58) per Tari pro capite per abitante. Venendo alle performance si evidenzia come Bergamo sia al 3° posto a livello regionale per scostamento (prima Brescia con -22,03%, poi Cremona con -17,25%), con un -10,63% del gettito rispetto al fabbisogno medio standard. In altri termini, se Bergamo fosse in media dovrebbe spendere circa 21 milioni e invece ne risparmia 3. Come livello qualitativo dei servizi siamo al 3° posto (dopo Como e Mantova) con un voto di 9 in una scala fino a 10. Per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata, con una percentuale del 65,51%, siamo a ridosso del secondo posto (Mantova 77,83% e Como 66,63%).
Venendo alle tariffe puntuali (euro al mq), Bergamo ha la tariffa più bassa a livello regionale nelle categorie Alberghi con ristoranti, negozi non alimentari, ristoranti, bar, ortofrutta, fioristi e pizzerie al taglio, mentre è più alta per fiere, esposizioni mobili, autosaloni (7° su 11), supermercati e negozi di alimentari (8° su 11).

“Accogliamo con grande soddisfazione i dati della ricerca nazionale che mettono in risalto gli ottimi risultati del comune di Bergamo in tema di Tari e performance nella raccolta rifiuti, segnale di una Bergamo efficiente e riciclona – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Dobbiamo però continuare a lavorare per rendere il servizio sempre più efficiente e per abbassare il costo della tariffa, ancora troppo alto per la maggior parte delle imprese. Nonostante lo sconto applicato dal Comune di Bergamo nei mesi del lockdown, infatti, la percezione del costo è altissima in una anno nel quale la maggioranza delle attività ha registrato cali drammatici di fatturato. È fondamentale poi che i risultati positivi del capoluogo e di altri comuni della Bergamasca siano conseguiti sull’intero territorio provinciale, dove si annidano ancora inefficienze, e che si proceda verso un’applicazione sempre più puntuale della tariffa in una logica “chi meno inquina meno paga”, principio che sta alla base anche della recente modifica del D.lgs 116/220 in attuazione delle normative comunitarie UE 2018/851 in materia di economia circolare”.

Il Rapporto rifiuti 2020 in sintesi

Questa edizione del Rapporto rifiuti 2020 riguarda un anno molto particolare segnato dall’emergenza Covid-19, e offre una fotografia chiara di quali e quante siano ancora le criticità legate a questo tributo per le imprese del terziario. L’emergenza Covid frena, infatti, la produzione dei rifiuti nel corso del 2020 con un calo di più di 5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari al 15% in meno rispetto all’anno precedente. Ma nonostante il blocco delle attività economiche causa Covid, il costo totale della tassa rifiuti (Tari) non arresta la sua corsa e raggiunge il livello record di 9,73 miliardi con un incremento dell’80% negli ultimi 10 anni. Un vero e proprio paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, già duramente colpite dagli effetti della pandemia, con costi che restano ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali, peraltro, non corrisponde un’efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali.
I dati analizzati dall’Osservatorio evidenziano come il 60% dei Comuni abbia mantenuto le tariffe invariate, mentre il 17% le ha diminuite (mediamente del 5%) e il 23% le ha addirittura aumentate (mediamente del 3,8%). In particolare, nei Comuni che hanno ridotto le tariffe nei confronti delle utenze non domestiche, le modalità di intervento sono state molto eterogenee: in prevalenza è stata applicata una riduzione sulla parte variabile, mentre alcuni Comuni si sono spinti a ridurre la Tari complessiva (fissa e variabile), altri hanno invece previsto un dilazionamento dei pagamenti, altri ancora hanno ridotto la Tari solo sull’ampliamento dell’occupazione di suolo pubblico o altre forme di riduzione. A livello tariffario le categorie più tassate si confermano quelle del 2019. Per alcune di esse si registrano, nel 2020, ulteriori rincari (come per mense, birrerie, amburgherie).
L’Osservatorio di Confcommercio ha anche analizzato il livello quantitativo dei servizi erogati. Tale dato misura, con un punteggio da 0 a 10, la quantità dei servizi offerti da un comune rispetto alla media dei comuni della stessa fascia di popolazione. Un parametro che fotografa un’altra criticità: a fronte di costi sempre molto elevati, non corrisponde mediamente un livello di servizio migliore. Sono, infatti, ben 9 le Regioni che si posizionano ancora sotto il livello 6 di sufficienza: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Puglia e Toscana. I maggiori punteggi per Emilia Romagna (7,38), Piemonte (7,33), Veneto (7,17) e Lombardia (7).

Le proposte di Confcommercio

Confcommercio auspica che su questi aspetti il Governo possa intraprendere un dialogo costruttivo con gli operatori e le associazioni imprenditoriali. Servono, infatti, interventi strutturali per rendere effettivo il principio europeo “chi inquina paga” e commisurare la Tari ai rifiuti realmente prodotti. Occorre, inoltre, risolvere il problema della mancanza cronica di una dotazione impiantistica che fa lievitare i costi dei piani finanziari dei Comuni e, quindi, delle tariffe per le utenze. La carenza di impianti costringe infatti ad inviare una parte considerevole di rifiuti nelle discariche o ad esportarli all’estero per il trattamento e l’incenerimento. Con buona pace dell’ambiente e delle imprese che devono sostenerne i costi.
Ma servono anche misure emergenziali, visto il perdurare della diffusione epidemiologica da Covid-19, esentando dal pagamento della tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell’attività o a riduzioni di orario e quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato e, quindi, dei rifiuti prodotti. Le imprese vogliono pagare il giusto, una tariffa corrispettiva al servizio erogato e soprattutto desiderano poter scegliere in autonomia l’operatore pubblico o privato più conveniente. Per i quantitativi di rifiuti che autonomamente le imprese avviano a smaltimento e recupero, senza servirsi del servizio pubblico, bisogna che venga detassata la quota corrispettiva della Tari.


Accesso al credito: nel 2020 Fogalco ha erogato 4,5 mln di finanziamenti

Il presidente Martinelli: “Ci siamo concentrati soprattutto sulle opportunità della finanza agevolata gestendo 377 pratiche e attivando una riduzione dei costi”

Poco meno di 4,5 milioni di finanziamenti erogati, di cui 450 mila euro di finanziamenti diretti: è questo il bilancio dell’attività 2020 di Fogalco, Cooperativa di Garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo che favorisce, attraverso Asconfidi Lombardia, l’accesso al credito degli imprenditori del settore del commercio, terziario e turismo. Dati che arrivano all’indomani dell’approvazione del bilancio d’esercizio 2020 di Asconfidi Lombardia, organismo vigilato da Banca d’Italia e primo operatore nazionale ad aver costituito un modello “confidi rete”, intermediario finanziario che riunisce 14 realtà provinciali di tutta la Lombardia, di cui due bergamasche (Fogalco e Lia Eurofidi).

A livello lombardo l’analisi della situazione economico-patrimoniale nel corso del 2020 ha delineato un quadro generale dalle note positive: nel 2020 Asconfidi Lombardia ha registrato uno stock di finanziamenti in essere di oltre 387 milioni di euro, con credito deteriorato inferiore all’8%, e un’elevata copertura del rischio di credito conseguente a un portafoglio di garanzia maggiormente controgarantito, con un rapporto di copertura complessiva del 74,43% e di oltre il 98% sulle sofferenze. Si rafforza anche il Total Capital Ratio (dal 22,3% al 25,2%), a conferma dello stato di salute di Asconfidi che vanta un patrimonio di oltre 45,8 milioni di euro e un utile d’esercizio di 635.590 euro. Bene anche il rapporto costi e ricavi che si attesta attorno al 74,4%. Infine, Crif International e Cassa Depositi e Prestiti hanno assegnato ad Asconfidi Lombardia una valutazione di “basso rischio”con un rating di livello 1 che riflette un soddisfacente profilo finanziario.

“A livello provinciale – spiega il presidente di Fogalco, Riccardo Martinelli – i numeri riflettono il calo degli investimenti delle imprese nell’anno appena passato. Come consorzio fidi abbiamo comunque mantenuto la piena operatività attivando una riduzione dei costi per rendere più accessibile il servizio agli associati. Ci siamo concentrati soprattutto sulle opportunità offerte dalla finanza agevolata, gestendo 377 pratiche a supporto di altrettanti imprese, a cui si aggiungono una quarantina di pratiche avviate nel primo trimestre 2021. I finanziamenti, invece, sono calati di circa il 50% rispetto allo stock di 7 milioni del 2019. Del resto la pandemia ha colpito duro soprattutto il mondo del commercio e del turismo e questa fragilità ha comportato una riduzione della domanda di credito, nonché una richiesta di importi più bassi rispetto agli anni precedenti. Ma vogliamo essere speranzosi nella ripresa e continuiamo a essere a fianco delle imprese per ottenere credito a migliori condizioni e per supportare nuovi investimenti”.