Chianti e Lambrusco i più venduti nella Gdo

Vino SupermercatoSegnali di miglioramento nel 2014 per le vendite di vino nella Grande Distribuzione, che invertono la tendenza negativa del 2013 e degli ultimi anni e fanno ben sperare per il 2015. Il dato globale del vino confezionato fino a 75cl segna un +1,5% a valore ed un + 0,2% a volume.. Queste le prime anticipazioni della ricerca dell’IRI che verrà presentata a Vinitaly, a Verona dal 22 al 25 marzo. La ricerca indica quali sono i vini più amati dagli italiani nel 2014, grazie alla classifica dei vini più venduti nella Grande Distribuzione. In vetta troviamo Chianti e Lambrusco, che da anni conquistano le prime posizioni del podio, ma che mostrano una flessione delle vendite a volume. Al terzo posto Il Vermentino, un bianco che continua a crescere di anno in anno. Buone le performances del Prosecco, del Nero d’Avola, del Muller Thurgau e del Traminer.

Tra i vini “emergenti”, cioè con maggior tasso di crescita nel corso del 2014, troviamo ai primi posti i vini marchigiani/abruzzesi Pecorino e Passerina, e il siciliano Inzolia. Entra in questa classifica, per la prima volta, il laziale Orvieto.

”La questione fondamentale per il futuro è la difesa del valore da parte delle cantine e della Grande Distribuzione – commenta Virgilio Romano, Client Service Director IRI -. La rincorsa dei volumi come prevalente obiettivo di crescita rischia di rivelarsi controproducente. Quindi sì alle promozioni, ma con intelligenza strategica”.  “La difesa del valore – ha spiegato ancora Romano – passa dalla difesa dei prezzi. Ogni prezzo deve riflettere un sano equilibrio di bilancio, in cui alle principali voci di costo deve aggiungersi sempre più quello della comunicazione, che deve avere tra i suoi obiettivi anche quello di trovare i consumatori di vino del domani”.


Ora anche per sudare serve il dress code

Brand fitnessI muscoli che tremano, le gambe molli e la certezza che per liberarmi di questi dolori dovrò aspettare almeno un altro paio di giorni. No, non sono stata malmenata. Ho solo partecipato ad una lezione di Pilates reformer, quelle con il carrello e le funi, tanto per capirci. So infatti che – oltre a fare molto bene alla mia schiena e a compensare le 9 ore passate alla scrivania – il dolore lascerà spazio ad un gran senso di benessere, ma dovrò aspettare qualche ora. E poi come si dice in inglese, no pain, no gain.

Parlo di Pilates, ma potrei parlare di un’infinita varietà di discipline che da alcuni anni a questa parte, stanno arricchendo e personalizzando il panorama del Fitness londinese.  L’industria della remise en forme cresce a doppia cifra e in modo stabile da alcuni anni. La parole chiave sono due: diversificazione e personalizzazione.  Dallo yoga tra le nuvole, che si fa il sabato ai piani alti dello Shard (http://www.the-shard.com/) al training che emula quello dell’esercito inglese  (https://www.britmilfit.com), passando dalle lezioni sempre piene dell’americano e muscolosissimo Barry Bootcamp (http://www.barrysbootcamp.com/london/location).

La domanda per queste attività è inarrestabile: il tempo medio che un corso impiega per registrate il sold out è di soli 6 minuti. Nella città che corre sempre, chi conta, o vuole contare, si muove. Il Sunday Times ha lanciato una campagna dal titolo Fit not thin, con tanto di hashatg onnipresente e testimonials semi-famosi. I brand della moda, dopo essere entrati con grandi sforzi nel territorio del consumo di massa come i profumi, la cosmetica e gli accessori, hanno trovato un nuovo territorio da esplorare al massimo. La clientela, affluente, vede lo sport come una parte dello stile di vita, e coinvolge l’alimentazione, lo sport e quello che si indossa mentre si mangia e ci si muove. Frullati proteici e salutisti vanno a braccetto con l’abbigliamento casual chic. In pochi mesi sono infatti nati il sito net-a-sporter.com, la versione di abbigliamento sportivo del colosso dello shopping firmato on line, e hanno aperto un negozio elegante a Chelsea del marchio Lulu Lemon è stato aperto http://www.lululemon.co.uk/, che negli USA ha un seguito degno di una setta religiosa. Il negozio apre i battenti nella rinomata Chelsea con un’inaugurazione degna di una boutique di Prada. Non c’erano le modelle a sfilare, ma belle ragazze fasciate in abiti sportivi a fare yoga in vetrina. All’interno cameriere e camerieri atletici e con sorrisi americani e bianchissimi – perfetta incarnazione del brand – a servire sushi e prosecco. Se fino a qualche anno fa la maglietta larga sponsorizzata dalla falegnameria locale andava benissimo per fare sport, adesso nulla viene lasciato al caso, esiste un dress code anche per sudare, che si vada a correre al parco o a sollevare pesi in palestra.


Multe ai tifosi atalantini, ricordiamoci di Laqueur

multe allo stadioOgni volta che si ripropone un caso come quello delle multe ai tifosi dell’Atalanta, che ha scatenato un’apprezzabile polemica in città, mi tornano in mente le parole di Laqueur a proposito del buongoverno: se si esagera con l’ordine, si va verso la dittatura, ma, se si esagera con la libertà, si precipita nel caos. Dunque, in sostanza, quasi tutte le spinose questioni tra cittadini e potere si potrebbero affrontare tenendo presente quest’aurea regoletta: tenere la livella bella dritta dovrebbe essere la soluzione. Qui, come molto spesso accade, non ci sono il bianco e il nero, ma si confrontano due ingiustizie e due idee di giustizia: da una parte, c’è il tifoso atalantino che, giustamente si domanda: e io dove parcheggio? Certo, gli si potrebbe dire di venirsene al Brumana a piedi o coi mezzi: però, se abita a Cerete e con i servizi di trasporti pubblici di cui è felicitata la nostra provincia, tanto varrebbe suggerirgli direttamente l’abbonamento a Sky. Dall’altra parte, ci sono gli esulcerati abitanti delle zone invase dalla sosta selvaggia: i disabili che non passano tra le auto che invadono i marciapiedi e il muro, le coppie con le carrozzine. E, poi, c’è l’idea della giustizia: della legge uguale per tutti. Il bergamasco qualunque non può non pensare che, in una città in cui ti multano anche se respiri, una bolla di impunità stradale sia intollerabile, Atalanta o non Atalanta. Quindi, ci troviamo di fronte al tipico busillis, in cui si scontrano due esigenze: una di carattere, diciamo così, generale, ed una di ordine particolare, ma che, comunque, riguarda un bel po’ di concittadini. Come sempre, la risposta risiede nella creazione di servizi, ossia di strumenti per aumentare la libertà, in questo caso di movimento, della gente: non nella compressione del problema usando giri di vite, bastoni e carote. Lo stadio è un monumento: gli siamo tutti affezionati, perché ci parla di una Bergamo che, purtroppo, non c’è più. Però è scomodo: così, piazzato in mezzo alle case. E’ uno spazio pubblico destinato a grandi affluenze al centro di un quartiere residenziale. Va da sé che la cosa non può funzionare: ordine pubblico, flusso e deflusso, parcheggi, sono una gabella imposta sulle spalle degli incolpevoli abitanti di Santa Caterina, della Conca Fiorita e del Monterosso. Per cui, io vado opinando che si dovrebbe sciogliere, finalmente, il nodo gordiano di un nuovo stadio; oppure, in subordine, si dovrebbe pensare a zone di parcheggio e a linee di flusso obbligatorie. Credo che sia questa la parolina magica: obbligatorie. Io ti do il parcheggio, ti offro la navetta, ti sgombro la strada: però tu, se vuoi venire allo stadio, parcheggi lì e soltanto lì. Ordine, direbbe Laqueur. Un ordine che non è manganello o repressione, ma una regola certa e rispettata che tuteli due diverse esigenze, apparentemente inconciliabili. Le ragioni per cui un tifoso atalantino parcheggi in via Legrenzi o, come accadeva fino a un po’ di tempo fa, in tangenziale, sono diverse e numerose: due tra tutte, la pigrizia e la mancanza di posti auto. Per la pigrizia, va benissimo il deterrente multaiolo, però gli si deve dare la possibilità di fare il bravo cittadino. Spazi, in zona, ce ne sono: tutto sta ad attrezzarli. Tra l’altro, dall’applicazione costante, implacabile e giusta delle regole, nasce quella cosina che si chiama “educazione civica”: che significa, all’incirca, che quello che oggi fai perchè costretto, domani lo farai perché è tuo dovere. Dunque, il mio modesto suggerimento è quello, in mancanza di baiocchi o di volontà di costruire un nuovo stadio, di sedersi attorno ad un tavolo e di esaminare seriamente tutte le opzioni di parcheggio possibili: di stilare una specie di piano speciale per l’Atalanta, un PSA. Individuata l’area, ad attrezzare un parcheggio ci si mette poco: con soddisfazione di tutti, tranne che dei pigri patologici, che dovranno, comunque, abbozzare. Di solito, è così che si affronta un problema: tutte le polemiche che ho sentito, in assenza di qualsivoglia proposta sensata, mi paiono espulsione di aria fritta. Con la quale, notoriamente, non si cambiano le cose, ma, in compenso, si appesta l’atmosfera. Che è già discretamente pestilenziale di suo…


Anche Maria Acquaroli alla cena benefica in fiera

Maria-Acquaroli -concorrente-MasterchefDue testimonial femminili della cucina made in Bergamo saranno le madrine della Festa di Beneficenza organizzata dai sedici ristoranti che aderiscono a InGruppo, martedì 10 marzo, alla Fiera di Bergamo. Hanno infatti garantito la propria partecipazione la blogger di cucina e organizzatrice di eventi Maria Acquaroli, recente concorrente del talent “Masterchef” su Sky, e Giuliana D’Ambrosio, l’amatissima ristoratrice titolare dell’omonima osteria di via Broseta 58, in città.

Durante la serata, che ha come protagonisti i 16 piatti realizzati dagli chef, sarà effettuata una lotteria il cui ricavato andrà a sostegno di un progetto che creerà, all’interno della nuova struttura della Paolo Belli, una Casa del Bambino per iniziativa del Rotary Club Bergamo.

La serata prevede inoltre l’intrattenimento musicale offerto dalla “Bb band”, gruppo composto da 17 professionisti bergamaschi e dal “mitico” DJ Albertino King Carrara. I vini in abbinamento ai piatti sono offerti dall’associazione Sette Terre


Vinitaly, 13 le aziende bergamasche in Piazza Valcalepio

Consorzio tutela Valcalepio degustazioneSarà ancora Piazza Valcalepio (PalaExpo Lombardia Spazi B8-C8) ad accogliere le cantine e le iniziative del consorzio di Tutela Valcalepio al Vinitaly, il salone internazionale del vino in programma alla Fiera di Verona dal 22 al 25 marzo prossimi. «Il Consorzio ha sempre creduto nell’importanza di questo tipo di manifestazione – sottolinea il presidente Emanuele Medolago Albani – e la formula dello stand collettivo, fortemente voluta dal presidente onorario Bonaventura Grumelli Pedrocca già nel 1998, permette alla nostra realtà enologica di dare spazio a tutti i produttori, dai più piccoli ai più grandi, senza penalizzare nessuno e dando a tutti la possibilità di esserci e di mostrarsi al meglio al pubblico di questa kermesse internazionale».

Quest’anno Piazza Valcalepio ospiterà 13 aziende: Azienda Agricola Il Calepino, Azienda Agricola Il Cipresso, Azienda Agricola La Rovere, Azienda Vitivinicola La Tordela, Azienda Agricola Tallarini, Azienda Agricola Tosca, Azienda Vitivinicola Medolago Albani, Azienda Vitivinicola Cascina del Bosco – Lorenzo Bonaldi s.r.l, Cantina Sociale Bergamaca, Società Agricola Celinate, Società Agricola Locatelli Caffi, Villa Domizia – 4R e il Castello degli Angeli.

Ma non solo il vino sarà protagonista. Il Consorzio Tutela Valcalepio, infatti, ha deciso di rinnovare la fortunata collaborazione con il marchio camerale Ristoranti Dei Mille Sapori di Bergamo e porterà con sé a Verona 4 ristoratori (domenica 22 marzo la brigata del Ristorante Steak di Curno; lunedì 23 marzo Diego Pavesi, chef del Ristorante La Torre di Trescore Balneario, martedì 24 marzo la famiglia Amaddeo del Ristorante Da Mimmo in Bergamo e mercoledì 25 marzo la Trattoria Falconi di Ponteranica) che proporranno al pubblico di Vinitaly una serie di piatti della tradizione orobica reinterpretati in chiave contemporanea. Il tutto affiancato dalle specialità del territorio delle aziende I.B.S. – Cà del Botto, Casera Monaci, Latteria Sociale di Calvenzano in abbinamento al Pane del Palma creato dall’Aspan.

A dare ancora maggior rilievo alla tradizione enogastronomica bergamasca, dopo il grande successo riscosso con l’edizione 2014, che ha visto il Valcalepio aggiudicarsi il titolo di Consorzio più social di una delle giornate di Vinitaly, verrà riproposto il #ValcalepioBloggerTasting. La formula, ideata e brevettata lo scorso anno, prevede la creazione di un momento di incontro e confronto tra Wine e Food Bloggers, produttori e ristoratori. Quest’anno, inoltre, il Consorzio Tutela Valcalepio può contare su un partner d’eccezione: l’Associazione Italiana Food Blogger che ha sposato l’iniziativa con entusiasmo.

Ogni giorno poi, dalle 10.30 e alle 16, saranno organizzate degustazioni guidate gratuite dedicate al pubblico di curiosi e appassionati in visita alla fiera. Per partecipare sarà sufficiente presentarsi allo stand negli orari previsti.

Per dare ancora maggior rilievo a questo 2015, anno particolare per l’Italia e per Bergamo per via dell’Expo, il Consorzio ha scelto anche di dedicare ad ognuna delle 4 giornate di fiera un tema legato ad un’iniziativa in programma per i prossimi mesi. Si comincia domenica 22 marzo con Valcalepio presenta “Domus Bergamo – Bergamo Wine 2015”, uno dei progetti di maggior interesse per la Città dei Mille nel 2015 che vedrà il Consorzio tra i suoi sostenitori.

Lunedì 23 marzo 2015 la giornata sarà interamente dedicata a “Aspettando il Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo:Merlot e Cabernet Insieme” 2015; il Concorso, che sarà presente a Vinitaly con un banco d’assaggio dedicato ai vini vincitori dell’ultima edizione (PalaExpo Lombardia spazio D8) si prepara all’edizione 2015 con una serie di novità e sorprese.

Martedì 24 marzo 2015 il focus  sarà tutto su “Al Vinitaly con Palma il Vecchio”, un importante momento di presentazione della mostra dedicata al pittore Cinquecentesco che animerà la vita culturale bergamasca nei prossimi mesi.

L’ultimo giorno di fiera, Mercoledì 25 marzo 2015, sarà interamente dedicato a “Veronelli & il Valcalepio”, grazie alla collaborazione con il Comitato Decennale Luigi Veronelli.

Non mancheranno quindi notizie, sorprese e novità che sarà possibile seguire in tempo reale sui profili social del Consorzio (facebook, twitter e instagram) con l’hashtag #ValcalepioaVinitaly e per tutti quelli che saranno a Verona vi aspettiamo al PalaExpo Lombardia Spazi B8-C8.


Treviglio, «meno cari gli abbonamenti ai parcheggi»

basilio manganoA preoccupare i commercianti di Treviglio è la realizzazione di una grande area pedonale al servizio del centro che comporta l’interramento del parcheggio di piazza Setti, il cui cantiere sarà avviato tra giugno e luglio. Nel novembre scorso l’amministrazione ha affidato l’incarico a “Treviglio Futura”, la società di trasformazione urbana venuta alla luce a maggio dello stesso anno, presieduta dall’assessore ai Lavori pubblici, Basilio Mangano. Il piazzale ospiterà un anfiteatro all’aperto a gradoni: 4mila metri quadri e 400 posti. L’operazione costa 2,85 milioni di euro che con gli interessi sfioreranno i 4 milioni, da finanziare cedendo la gestione di circa metà dei parcheggi a pagamento. Progetto parallelo per la riqualificazione del centro è la circonvallazione interna a senso unico. Che però potrebbe rendere più scorrevole il traffico nelle ore critiche. «Piazza Setti è oggetto di discussione da trent’anni, noi non facciamo altro che rispettare quanto promesso nel programma di mandato, già votato nel 2011 – ribatte l’assessore Mangano -. La nuova piazza Setti non esce da un libro dei sogni. Vogliamo realizzare ciò che abbiamo scritto e che tutti hanno approvato, commercianti inclusi, anche se la realtà trevigliese è molto sfaccettata». I negozianti si sono riuniti nel gruppo Facebook “Commercianti trevigliesi”. I motivi che li portano a dire no sono in primo luogo la diminuzione dei parcheggi: da 136 a 118 stalli di sosta a pagamento e box da cedere a privati (anche se una rimodulazione degli spazi al secondo piano interratto potrebbe far salire il numero dei posteggi). Poi, la durata del cantiere, un anno e mezzo, che creerà disagi a chi, oggi, in tempi difficili per l’economia, deve effettuare commissioni in centro. «Le loro preoccupazioni sono anche le nostre, ma Treviglio non è una cittadina senza parcheggi: ce ne sono 1.700, di cui 300 nella circonvallazione – prosegue l’assessore -. In via Battisti c’è il parcheggio da 72 posti, di questi ne restano liberi 60 al giorno, e Piazza Setti è occupata solo per metà». E per chi non riuscisse a trovare un posto auto, l’alternativa c’è, anche se non vicinissima: «il parcheggio alla piscina, essendo gratis è perfetto per chi lavora in centro, e comunque farsi cinque minuti a piedi fa solo bene alla salute», commenta. Qualche commerciante, per alleviare il futuro disagio ai clienti, chiede che sia dimezzato il costo del parchimetro, pari a 80 centesimi all’ora. «Impossibile, è il più basso tra le città dalle dimensioni medio grandi, a Bergamo, a parità di costo delle manutenzioni, è di 1,80 euro», sottolinea Mangano. Una proposta per venire incontro alle esigenze di chi gestisce un’attività però c’è: «Abbassare il prezzo dell’abbonamento da 50 a 40 euro al mese, ma è solo una proposta», anticipa Mangano.

 

 

 


Jobs Act, «persa un’occasione per favorire l’occupazione giovanile»

Emmanuele Massagli, 32 anni, è dal 2012 presidente di Adapt, associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro, ed è membro del collegio dei docenti della Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro dell’Università di Bergamo. Massagli, che è dottore di ricerca in Diritto delle Relazioni di Lavoro con una tesi sul lavoro dei giovani, nel commentare la nuova riforma non nasconde un certo scetticismo di fronte alle ricadute positive del Jobs Act sull’occupazione giovanile: «Mi aspetto senz’altro più assunzioni, ma dubito che interessino giovani o fasce deboli. L’incentivazione economica corposa della Legge di Stabilità rende di fatto più vantaggiosa l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori esperti». Il problema della disoccupazione giovanile continua così a crescere: «È paradossale, ma l’Italia che conta ormai 2 milioni e mezzo di Neet  (Not – engaged – in Education, Employment or Training) e ha un tasso di disoccupazione giovanile del 43% sta perdendo l’occasione di rilanciare l’occupazione degli under 30 messa a disposizione dal Piano Garanzia Giovani, con 1 miliardo e 500 milioni di euro di risorse europee».  L’ennesima opportunità Ue sfumata? «Fa rabbia perdere risorse destinate ad alleggerire una vera e propria emergenza sociale. Ma tra cambi di governo (il piano è nato con il Governo Monti, è stato approvato da quello Letta ed è diventato operativo con Renzi, ndr.) e gestione frammentaria delle Regioni che detengono la responsabilità delle politiche attive del lavoro, sono solo 12mila le offerte di lavoro ad oggi presentate. Bisognava coinvolgere le associazioni datoriali e fare una campagna di informazione forte rivolta ai giovani nei luoghi che frequentano».

Quali sono i reali benefici per le pmi della riforma del lavoro?

Il principale vantaggio sta non tanto nel Jobs Act ma nella Legge di Stabilità. Per la  prima  volta il contratto a tempo indeterminato diventa competitivo, arrivando a costare meno dell’apprendistato di durata inferiore ai due anni e sensibilmente meno di un inquadramento a  tempo determinato. Grazie all’incentivazione economica è previsto l’esonero dei contributi per tre anni consecutivi per ogni nuova assunzione a tempo indeterminato effettuata nel 2015. Si tratta di un risparmio di 8.070 euro annui per ogni neo-assunto. Anche la deducibilità ai fini Irap dei costi del personale a tempo indeterminato va a vantaggio sia delle imprese che del lavoratore, che vede una stabilizzazione degli 80 euro in busta paga.

Si intravedono già effetti sul mercato del lavoro?

Solo nella Provincia di Milano nel mese di gennaio sono cresciuti del 23% i contratti a tempo indeterminato. Ed è facile prevedere che con l’entrata in vigore del contratto a tutela crescenti si registri un ulteriore aumento di assunzioni: sono molte le imprese che stanno aspettando le nuove regole per assumere.

 Non c’è il rischio che come con altri incentivi si “dopi” il mercato del lavoro?

Come tutti gli incentivi altera il mercato, ma se l’economia riprende a partire dal 2016 ci sono buone speranze per i 200mila nuovi occupati che si stima di avere nel 2015. Non credo che le aziende – come paventano i sindacati – si mettano ad assumere per poi licenziare. Per le aziende il contenzioso rappresenta una perdita inutile di tempo e di risorse.

Crede che porti davvero una nuova svolta nell’abbattimento del contenzioso?

La semplificazione della disciplina in uscita è senza dubbio un vantaggio perché rende più quantificabile per le aziende i costi di una causa persa. Il Jobs Act è prevedibile che porti ad un abbattimento del contenzioso, anche se in realtà le cause ex articolo 18  sono solo 70mila l’anno e, in base ai dati del Ministero della giustizia pre-riforma Fornero, rappresentano il 12% dei contenziosi. Senz’altro cambieranno le strategie delle imprese per difendersi e licenziare, dato che il reintegro diventa un’eccezione.

 Quale valore assume la contrattazione aziendale con la riforma?

Tenderà a crescere e ad avere un ruolo sempre più importante. Il mercato del lavoro sembra però andare verso il contratto individuale data la crescita dei lavoratori autonomi. Il popolo delle partite Iva conta 5 milioni e 500mila lavoratori e senza dubbio uno dei limiti più grandi del Jobs Act è quello di essere stato costruito attorno ad un’idea di subordinazione, in un mercato del lavoro sempre più individuale.

Quali sono altri punti deboli e  zone d’ombra della riforma?

Oltre a non aver considerato i lavoratori autonomi, il Jobs Act ha dato una stretta sui contratti a progetto che comunque non spariranno come annunciato da Renzi. Infatti questa tipologia contrattuale che interessa circa 500mila lavoratori continuerà ad essere impiegata laddove è regolato da contrattazione collettiva. Il Jobs Act sembra inoltre avere come disegno un aumento dei contratti a tempo indeterminato per andare a creare una flexsecurity in linea con i Paesi del Nord Europa. Si va concretizzando una maggiore flessibilità ma mancano ancora i pilastri delle politiche passive, a partire dagli ammortizzatori sociali, e aspettiamo la bozza sulle politiche attive. Senza politiche passive e politiche attive efficienti diventa davvero difficile trovare un equilibrio.


L’analisi / Accademia Carrara, i passi falsi da evitare

accademia-carraraCi volevano sei anni di chiusura per il più faticoso restyling della storia amministrativa della città perché Bergamo si accorgesse di avere, tra le sue cose belle, l’Accademia Carrara. Un’infinità di inghippi edilizi, tecnici e burocratici che sembravano non finire mai, hanno via via procrastinato la riapertura della pinacoteca cittadina che, come uno scrigno prezioso svelerà, con le sue bellezze artistiche, la sua bellezza ritrovata. Il rilancio in grande stile coinciderà con la mostra di Palma il Vecchio e soprattutto con Expo, cioè con la vetrina più internazionale che si potesse auspicare di avere. Non mancano le incognite, tra cui quelle di una governance che vedrà in sinergia pubblico e privato in una  Fondazione cui spetterà un compito non facile, ma nello stesso tempo, entusiasmante: fare dell’Accademia un volano per il territorio, un elemento culturale imprescindibile in cui identificare la consapevolezza della valorizzazione di ciò che Bergamo è e Bergamo ha. Sarà davvero il 23 aprile il primo giorno della nuova stagione? Quella della concretezza? Le questioni sul tavolo sono parecchie, a cominciare dal numero dei visitatori e dagli incassi previsti, ma non solo. Tra questi due poli logistico-organizzativi- finanziari, nella cornice della gestione si muove tutta una serie di addentellati, dai quali dipenderà davvero il successo dell’operazione rilancio, cominciata un anno fa con il criticatissimo scudetto-logo che si ritrova su ogni supporto promozionale. Che cosa servirà per “far funzionare” la Carrara e mettere a reddito l’investimento di 12 milioni di euro? Oggi non basta più raccogliere, conservare, studiare ed esporre le collezioni: è importante comunicarle, renderle fruibili, identificare e soddisfare i fabbisogni del pubblico. Solo in questo modo, un “sito culturale” come l’Accademia Carrara, potrà diventare sempre più “attore dello sviluppo”. Il settore dei beni culturali è fortemente connotato da un’esigenza di aziendalizzazione, che metta al centro la ricerca di una migliore fruizione dei beni, in una logica di miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza. Il primo passo da compiere è quello di una  condivisione del percorso di miglioramento, abbandonando visioni e logiche contrapposte tra il professionista “culturale” e il manager economico-aziendale a tutto tondo. Nella scelta del direttore, ad esempio, occorrerà tener conto di una professionalità che sappia esaltare le professionalità e le competenze esistenti e, soprattutto, quelle potenziali che si rifanno a soggetti giovani, che potranno entrare in rotta di collisione con la Carrara.  Occorrerà un’analisi della domanda dei servizi culturali sempre più professionale, utilizzando modalità evolute, di contatto, di fidelizzazione, di associazionismo, di interviste, di customer satisfaction, che diano stimoli e soluzioni per una fruizione più efficace. Tutto ciò comporta un dialogo tra differenti competenze disciplinari, in particolare, quelle che fanno capo all’ambito culturale, alla museologia, prioritariamente, e quelle del management, ambiti spesso contrapposti, distanti, separati e sui quali occorrerà attivare  una convergenza e un cammino sinergico. Sul tavolo alcune proposte per far diventare le zone limitrofe all’Accademia delle piccole Montmartre in salsa orobica ci sono già e certe situazioni sembrano fatte apposta per testare fin da subito la capacità di passare dalla grammatica alla pratica. Un esempio? Sembra che solo 190 dei 420 musei statali italiani abbiano un bar o un ristorante per i visitatori. E l’Accademia Carrara, in attesa del coffee shop (al momento sono previsti solo distributori automatici) non fa eccezione.  Nel 2013 il ristorante del Moma di New York ha incassato da solo più di tutti i musei italiani insieme. Davvero preferiamo vedere lo spirito e la storia del nostro Paese andare in rovina perché offrire una bibita a un turista a fine visita ci sembra una cosa di cattivo gusto? Ai bar e ristoranti di San Tomaso e dintorni, l’ardua risposta.

 


Chiude Spinnaker. A Lovere si spengono le luci sulla piazza

SpinnakerA Lovere si spengono due delle vetrine più belle e prestigiose di Piazza Tredici Martiri. Spinnaker non ce l’ha fatta e ha chiuso le due boutique, uomo e donna, da anni il punto di riferimento per lo shopping più esclusivo e la meta del desiderio degli appassionati di moda del Sebino e della Valle Camonica.
In questi giorni tra le strade del paese rivierasco è tutto un parlare fitto fitto. Si cercano spiegazioni, ma soprattutto dilaga lo sconforto per una Lovere capitale dello shopping che si sta dissolvendo piano piano. La notizia ha gettato nella sfiducia commercianti e residenti. Da tempo il commercio cittadino mostrava di essere in difficoltà, ma questa nuova e clamorosa chiusura ha fatto esplodere la bomba: la Piazza è ufficialmente a rischio desertificazione. Chiuso, da anni, l’Hotel Sant’Antonio da una parte e chiuse dall’altra le vetrine di Spinnaker quello che rimane in mezzo, lamentano i residenti, è gran poco.
E non è finita qui perchè nelle prossime settimane, a sentire i rumors, potrebbero esserci altre chiusure nella cittadina sebina.
A un passo dall’Expo, con tutti gli sforzi fatti dalle Amministrazioni, nuove e vecchie, per richiamare a Lovere i turisti, la piazza, che dovrebbe essere il biglietto da visita più importante, si presenta senza luci.

 


Bergamo, aumentano le multe ma non gli incassi per il Comune

bergamo polizia localeNon credano di avere vita più facile gli automobilisti che leggendo la classifica pubblicata lunedì dal Sole 24 ore hanno trovato Bergamo tra le città in cui, concordemente con la tendenza nazionale, sono calati gli introiti derivanti dalle multe. I controlli e le contravvenzioni non sono diminuiti nel 2014, tutt’altro. Solo che per vari motivi – tra cui, come spiegato dal comando della Polizia locale, il fatto che il procedimento sanzionatorio può conoscere varie fasi (ricorsi, procedure esecutive di sanzioni non pagate, etc.) e la possibilità dall’agosto 2013 di ottenere uno sconto del 30% pagando entro cinque giorni -, ad un aumento del numero delle sanzioni non corrisponde un’uguale crescita, o per lo meno non così immediata, delle entrate per le casse comunali.

È così che nonostante le circa 1.500 violazioni al codice della strada in più accertate nel 2014 rispetto all’anno precedente (passate da 141.961 a 143.507, definito dato record di multe), gli incassi per Bergamo elaborati dal quotidiano economico su dati del Siope, il sistema operativo sulle operazioni degli enti pubblici, risultano pari a 4,6 milioni, in flessione del 13,5% rispetto al 2013. Il dato colloca comunque la città nella parte alta della classifica (24esimo posto) per la cifra media sborsata da ogni patentato, 60,3 euro.

In testa alla graduatoria Milano con 140,5 milioni di incassi nel 2014 (+6,2%) e una multa media per ogni guidatore di 176,5 euro. Il dato nazionale parla di 1.204,4 milioni di incassi (-12,3%) e una media per patentato di 31,4 euro. Tra le altre cause dei mancati incassi sono indicati anche la rottamazione delle cartelle esattoriali e la rinuncia automatica alle quote fino a 300 euro, finalizzata a ridurre l’arretrato prevista dalla legge di stabilità 2015.

A Bergamo nel 2014 più della metà delle multe hanno riguardato la sosta, una su tre l’accesso ad una Ztl.