Ogni volta che si ripropone un caso come quello delle multe ai tifosi dell’Atalanta, che ha scatenato un’apprezzabile polemica in città, mi tornano in mente le parole di Laqueur a proposito del buongoverno: se si esagera con l’ordine, si va verso la dittatura, ma, se si esagera con la libertà, si precipita nel caos. Dunque, in sostanza, quasi tutte le spinose questioni tra cittadini e potere si potrebbero affrontare tenendo presente quest’aurea regoletta: tenere la livella bella dritta dovrebbe essere la soluzione. Qui, come molto spesso accade, non ci sono il bianco e il nero, ma si confrontano due ingiustizie e due idee di giustizia: da una parte, c’è il tifoso atalantino che, giustamente si domanda: e io dove parcheggio? Certo, gli si potrebbe dire di venirsene al Brumana a piedi o coi mezzi: però, se abita a Cerete e con i servizi di trasporti pubblici di cui è felicitata la nostra provincia, tanto varrebbe suggerirgli direttamente l’abbonamento a Sky. Dall’altra parte, ci sono gli esulcerati abitanti delle zone invase dalla sosta selvaggia: i disabili che non passano tra le auto che invadono i marciapiedi e il muro, le coppie con le carrozzine. E, poi, c’è l’idea della giustizia: della legge uguale per tutti. Il bergamasco qualunque non può non pensare che, in una città in cui ti multano anche se respiri, una bolla di impunità stradale sia intollerabile, Atalanta o non Atalanta. Quindi, ci troviamo di fronte al tipico busillis, in cui si scontrano due esigenze: una di carattere, diciamo così, generale, ed una di ordine particolare, ma che, comunque, riguarda un bel po’ di concittadini. Come sempre, la risposta risiede nella creazione di servizi, ossia di strumenti per aumentare la libertà, in questo caso di movimento, della gente: non nella compressione del problema usando giri di vite, bastoni e carote. Lo stadio è un monumento: gli siamo tutti affezionati, perché ci parla di una Bergamo che, purtroppo, non c’è più. Però è scomodo: così, piazzato in mezzo alle case. E’ uno spazio pubblico destinato a grandi affluenze al centro di un quartiere residenziale. Va da sé che la cosa non può funzionare: ordine pubblico, flusso e deflusso, parcheggi, sono una gabella imposta sulle spalle degli incolpevoli abitanti di Santa Caterina, della Conca Fiorita e del Monterosso. Per cui, io vado opinando che si dovrebbe sciogliere, finalmente, il nodo gordiano di un nuovo stadio; oppure, in subordine, si dovrebbe pensare a zone di parcheggio e a linee di flusso obbligatorie. Credo che sia questa la parolina magica: obbligatorie. Io ti do il parcheggio, ti offro la navetta, ti sgombro la strada: però tu, se vuoi venire allo stadio, parcheggi lì e soltanto lì. Ordine, direbbe Laqueur. Un ordine che non è manganello o repressione, ma una regola certa e rispettata che tuteli due diverse esigenze, apparentemente inconciliabili. Le ragioni per cui un tifoso atalantino parcheggi in via Legrenzi o, come accadeva fino a un po’ di tempo fa, in tangenziale, sono diverse e numerose: due tra tutte, la pigrizia e la mancanza di posti auto. Per la pigrizia, va benissimo il deterrente multaiolo, però gli si deve dare la possibilità di fare il bravo cittadino. Spazi, in zona, ce ne sono: tutto sta ad attrezzarli. Tra l’altro, dall’applicazione costante, implacabile e giusta delle regole, nasce quella cosina che si chiama “educazione civica”: che significa, all’incirca, che quello che oggi fai perchè costretto, domani lo farai perché è tuo dovere. Dunque, il mio modesto suggerimento è quello, in mancanza di baiocchi o di volontà di costruire un nuovo stadio, di sedersi attorno ad un tavolo e di esaminare seriamente tutte le opzioni di parcheggio possibili: di stilare una specie di piano speciale per l’Atalanta, un PSA. Individuata l’area, ad attrezzare un parcheggio ci si mette poco: con soddisfazione di tutti, tranne che dei pigri patologici, che dovranno, comunque, abbozzare. Di solito, è così che si affronta un problema: tutte le polemiche che ho sentito, in assenza di qualsivoglia proposta sensata, mi paiono espulsione di aria fritta. Con la quale, notoriamente, non si cambiano le cose, ma, in compenso, si appesta l’atmosfera. Che è già discretamente pestilenziale di suo…