Sul fenomeno dell’abusivismo nel settore turistico, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni grazie alle piattaforme specializzate, come Airbnb, il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara è chiaro: «Essere social non vuole dire applicare le regole che voglio. Deve valere il principio “stesso mercato, stesse regole”, se poi ci si rende conto che non servono o che la burocrazia complica l’adempimento se ne può discutere».
Un messaggio che la Federazione degli albergatori e Confcommercio stanno portando avanti da tempo e che comincia ad essere recepito a livello istituzionale, come dimostra la discussione del disegno di legge (numero 3564) dedicato alla disciplina della sharing economy nel suo complesso («se è definita economy vuol dire che è un’attività di mercato!») e soprattutto l’inserimento del tema nel Piano Strategico del Turismo, che fissa gli obiettivi per accrescere la competitività del settore in Italia nell’arco dei prossimi 4-5 anni. «Il Piano sarà formalizzato entro la prossima settimana – ha annunciato Nucara al convegno organizzato dall’Ascom di Bergamo per fare il punto sul fenomeno in Bergamasca e individuare le contromisure -, a settembre passerà al Consiglio dei Ministri».
Le proposte che vi ha inserito la Federalberghi sono estremamente concrete «ed in certi casi non occorre pensare a nuove leggi, perché già ci sono».
Il punto è fissare i paletti, ecco allora che la Federazione ha proposto con nettezza che rientrino nella regolamentazione tutte le occasioni in cui si fornisce accoglienza in cambio di un corrispettivo, ha messo sul piatto il tema dei controlli anche in case private, quello della sicurezza («non c’è una forma light di legionella»), della responsabilità civile, quello della trasparenza fiscale e della tracciabilità degli incassi, della durata della locazione, dei controlli e delle sanzioni. «Non ci possono essere scuse – ha ribadito il direttore generale – se si hanno sette appartamenti è un po’ difficile che si risieda in tutti, è un ovvio abuso che va sanzionato».
Gli esempi di regolamentazione della sharing economy, del resto, non mancano. «A New York si configura la locazione sopra i 30 giorni, sotto è attività di affittacamere e perciò soggetta a norme – ha ricordato -. Il Lazio ha invece legiferato in tema di durata, stabilendo che se l’attività è aperta per più di 265 giorni all’anno si configura come professionale, mentre ad Amsterdam lo è se si ospitano più di quattro persone. Il caso di Berlino ha fatto scalpore, ma stabilisce che l’attività è social e lecita se la si effettua in casa propria».
Anche a livello regionale stanno arrivando le norme. «I cambiamenti radicali vissuti dal comparto negli ultimi anni, le sfide e le opportunità rappresentate dai nuovi mezzi di comunicazione e promozione dell’offerta turistica impongono nuove regole che garantiscano una concorrenza leale e trasparente per tutti, anche nell’interesse dei milioni di visitatori che ogni anno la Lombardia ospita – ha affermato Giovanna Mavellia, segretario generale di Confcommercio Lombardia -. Da questo punto di vista la nuova Legge regionale sul Turismo, approvata nel 2015 e in fase di regolamentazione attuativa, è un provvedimento importante e fortemente sollecitato dalla nostra Organizzazione per contrastare l’abusivismo e il sommerso a garanzia non solo delle oltre 60.000 imprese lombarde del settore ma anche a tutela dei 15 milioni di visitatori che le città e i territori lombardi ospitano ogni anno. La nuova legge estende infatti a tutte le tipologie ricettive – comprese le locazioni turistiche tra privati – gli adempimenti fiscali, di sicurezza, di comunicazione dei flussi, di segnalazione degli ospiti all’autorità di pubblica sicurezza, così come il divieto di pubblicità menzognera con inclusione anche dell’offerta sul web. Ed è previsto un inasprimento delle principali sanzioni».
Sul fenomeno il Comune di Bergamo si è mosso già in passato, grazie anche alle sollecitazioni degli albergatori, ed ha effettuato controlli. «Oggi è diventato più difficile – ha evidenziato Lorella Vavassori, responsabile del servizio Attività produttive – perché su piattaforme come Airbnb non ci sono gli indirizzi degli alloggi. Il lavoro più importante è sicuramente quello che si può fare a monte, fissando regole precise sulla base delle quali è poi possibile definire gli interventi della polizia locale. Per operare meglio saranno perciò fondamentali i regolamenti della legge regionale».