Sul Sentierone flash mob del mondo del wedding. “Il settore può ripartire e lavorare in sicurezza”

Venerdì in centro città hanno protestato una sessantina di professionisti. Il settore in Bergamasca coinvolge oltre 11 mila lavoratori e circa mille imprese

Un matrimonio sul Sentierone con tanto di arrivo degli sposi a bordo di una Bentley e fotografi al seguito ma senza nessuna aria di festa: è la protesta degli operatori del settore wedding ed eventi e della filiera collegata a Confcommercio Professioni e ad Aiom Bergamo, l’Associazione Italiana Organizzatori Matrimoni, aderenti ad Ascom Confcommercio Bergamo, che venerdì 26 febbraio hanno organizzato, insieme ad altre 14 piazze d’Italia, un flash mob in centro città per chiedere attenzione e ristori che compensino i danni legati alla riduzione dell’attività a causa del Covid.

Tante le categorie coinvolte: sartorie, pelletterie, gioiellerie, tipografie, hairstyle, make-up style, atelier sposi , scenografi, allestitori, noleggio arredi, fioristi, service, agenzie viaggio, e coloro che sono visibili durante il ricevimento: noleggio auto, catering, personale di servizio, barman, fotografi. musicisti, cantanti, dj, animatori, tecnici audio/video/luci. Sul Sentierone c’erano una sessantina di professionistiche hanno messo in scena uno spettacolo pensato nei minimi particolari, così come deve essere un matrimonio: intorno alla categoria dei wedding planner ruotano infatti diverse professionalità in un settore che in Bergamasca coinvolge oltre 11 mila lavoratori, compresi i professionisti e gli atipici, e circa mille imprese.

“Abbiamo bisogno di certezze per poter lavorare e per rassicurare i nostri clienti – spiega Paola Rovelli, presidente Aiom Bergamo -. Una reale situazione di emergenza quella della Wedding Industry, dove a dettare le regole del gioco (che gioco non è) sono Dpcm che hanno sempre eluso il nostro settore. È da marzo 2020, infatti, che l’intera filiera degli eventi, è totalmente in ginocchio e senza ristori. Ma la situazione sembra non migliorare affatto: le ultime notizie di prolungamento dello stato d’emergenza hanno rifatto crollare le speranze dei clienti e di noi operatori. Doveroso ricordare che l’annullamento dei matrimoni da marzo 2020 ha per tutti noi significato cestinare mesi di progettazione con conseguente mancato guadagno delle ore spese per lo sviluppo e che al “via” non potremo iniziare a fatturare dal giorno stesso perché la realizzazione di un evento ha tempistiche più lunghe rispetto alla maggior parte delle attività ferme in questo momento.

La paura è che neanche nel 2021 si possano svolgere matrimoni e così ai professionisti cominciano ad arrivare nuovamente richieste di slittamenti di data e risarcimenti degli acconti già forniti. Da qui l’idea di mostrare attraverso un quadro vivente uno spaccato dell’operatività e del numero di competenze che sono parte essenziale di quest’opera. “Chiediamo al Governo una maggiore considerazione perché la platea è ampia e non apparteniamo a un unico codice Ateco – sottolinea Matteo Mongelli, presidente di Confcommercio Professioni Ascom Bergamo -. Dietro al mondo del wedding c’è una filiera lunghissima che deve essere messa nelle condizioni di ripartire il prima possibile e in sicurezza. Per il wedding non basta infatti rialzare una saracinesca: la riapertura è lenta e graduale perché organizzare matrimonio richiede tempo”.

 


Il mondo del wedding in piazza Flash mob per dimostrare che lavorare in sicurezza è possibile

Venerdì 26 febbraio, dalle 13 alle 14, sul Sentierone una sessantina di professionisti “organizzeranno” un matrimonio vero e proprio per chiedere di ripartire il prima possibile

Il mondo del wedding scende in piazza venerdì 26 febbraio per dar voce alla filiera integrata dello spettacolo collegata a Confcommercio Professioni e ad Aiom Bergamo, l’Associazione Italiana Organizzatori Matrimoni, aderenti ad Ascom Confcommercio Bergamo.

Dalle ore 13 alle ore 14, andrà in scena un flash mob sul Senterione dove sono attesi una sessantina di professionisti che “organizzeranno” un matrimonio vero e proprio, dall’arrivo degli sposi in auto d’epoca alla festa finale con deejay, all’interno di uno scenario nuziale con gli arredi, le scenografie e l’erogazione di tutti i servizi ristorativi e operativi legati all’evento nuziale. Tutto, ovviamente, nel rispetto delle normative anti-covid. Uno show pensato nei minimi particolari così come deve essere un matrimonio: intorno alla categoria professionale dei wedding planner ruotano infatti diverse altre professionalità in un settore che genera in Italia un indotto annuo di decine di miliardi di euro e che in Bergamasca coinvolge oltre 11 mila lavoratori, compresi i professionisti e gli atipici, e circa mille imprese.
Non a caso l’iniziativa nasce su scala nazionale come conferma Matteo Mongelli, presidente di Confcommercio Professioni Ascom Bergamo: “Il flash mob si terrà contemporaneamente in 14 altre città tra cui Cagliari, Catania, Padova, Pescara e Roma. Chiediamo al Governo una maggiore considerazione perché la platea è ampia e non apparteniamo a un unico codice Ateco. Dietro al mondo del wedding c’è infatti una filiera lunghissima e integrata che da più di un anno è allo stremo e deve essere messa nelle condizioni di ripartire il prima possibile e in sicurezza. Per il wedding non basta infatti rialzare una saracinesca: la riapertura è lenta e graduale perché organizzare matrimonio richiede tempo”.

La paura è che neanche nel 2021 si possano svolgere matrimoni e così ai professionisti cominciano ad arrivare richieste di slittamenti di data e risarcimenti degli acconti già forniti. Una beffa dopo che nel 2020 l’intero comparto si è visto costretto, come conseguenza delle prescrizioni dei diversi Dpcm, ad annullare quasi tutti gli eventi in programma nell’anno con una perdita di fatturato stimata tra l’85 e il 95%. Da marzo 2020, inoltre, l’intera filiera degli eventi (in Italia circa 570.000 addetti) è totalmente in ginocchio e senza ristori.
“Anche in Bergamasca la situazione non è rosea e a livello economico si stima una perdita di un giro di affari di qualche decina milioni di euro, senza contare le ricadute sui luoghi di cultura, di spettacolo, alberghi, ristoranti e bar – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Pur contando su poco più di mille imprese con oltre 2300 addetti, il mondo degli eventi muove un indotto di proporzioni enormi sul territorio, con circa 3 mila professionisti e oltre 5 mila atipici, e il blocco dei matrimoni sta mettendo al palo proprio queste categorie di lavoratori che, di fatto, stanno perdendo un sostegno al reddito e sono senza ammortizzatori sociali. Con il perdurare dell’epidemia, dunque, si possono sviluppare delle linee guida per la gestione degli eventi in sicurezza, come del resto avviene in tutti i settori produttivi dove la gente si muove e lavora con gli altri nel rispetto delle regole. Domani nel flash mob organizzato dal nostro gruppo che si occupa di wedding vedremo che questo è possibile”.

L’iniziativa nasce infatti dall’idea di mostrare attraverso un quadro vivente uno spaccato dell’operatività e del numero di competenze che sono parte essenziale di ogni matrimonio: “Punteremo i riflettori sulla lunga catena di professionisti che di solito opera prima, durante e dopo il “sì” – sottolinea Paola Rovelli, presidente di Aiom Bergamo -. Sarti, hairstyle, make-up style, atelier sposi, scenografi, allestitori, noleggio arredi, fioristi, service, agenzie viaggio, e tutti coloro che sono visibili durante un ricevimento come noleggio auto, catering, personale di servizio, barman, fotografi , musicisti, cantanti, deejay, animatori, tecnici audio, video e luci. Abbiamo bisogno di dialogo e confronto con le istituzioni che ad oggi non hanno ancora considerato chi, da anni, opera in questo mondo considerato da tutti una favola ma che in realtà nasconde grandi sacrifici. Nella totale incertezza programmatica e nello stato di paura generale tra gli operatori e la clientela, sarà lunga e difficile la ripresa: non è possibile, infatti, ancora lavorare per riprogrammare gli eventi annullati né programmarne di nuovi”.


Lotteria degli scontrini, bella fregatura. Chi tenta la fortuna deve rinunciare alle detrazioni nel 730

Pensavamo che la lotteria degli scontrini fosse nata per colpire i commercianti. Per contrastare l’evasione? Macché. Per far girare l’economia. Far spendere fino a 300 euro ai commercianti per adeguare il registratore e fare un piacere allo Stato e alle banche che guadagnano sulle commissioni dei pagamenti elettronici. Questo era il sospetto.

Ci sbagliavamo. La lotteria è uno strumento per fregare tutti i contribuenti. Se fosse confermato che la partecipazione alla lotteria degli scontrini toglierà il diritto alla detrazione e deduzioni nella dichiarazioni dei redditi per le spese come farmacia, salute e occhiali, insomma le più rilevanti e necessarie per una famiglia, allora a guadagnare sarà solo l’Erario che sostituirà a detrazioni certe una probabilità (irrisoria) e un montepremi ridicolo.

Adesso ci aspettiamo una bella salassata anche per primi i vincitori. Altro che premio esentasse!
Jack “il giocatore”     


Scanzorosciate, nuovo punto service per l’Autosalone Epis

Inaugurato giovedì 18 febbraio. Tra i presenti anche Buongiardino, presidente Federmotorizzazione. Loreno Epis: “Un segnale di unità in questi momenti difficili”

Nuovo centro assistenza per l’autosalone Epis, storico concessionario di Scanzorosciate. Il nuovo punto service è in via in via Galimberti 33F, a poca distanza dalla sede di via Roma, ed è il coronamento di un sogno imprenditoriale: non a caso, la sua realizzazione porta il nome del fondatore Paolo Epis.
“A 62 anni dalla nascita della nostra attività – ha spiegato Loreno Epis, titolare insieme ai fratelli dell’azienda arrivata ormai alla terza generazione – questa nuova struttura realizza il sogno di un’importante attività lavorativa, in un periodo, quale è l’attuale, contrassegnato dalla pandemia per Covid, che ha frenato molte attività, commerciali e sociali. La nostra azienda, a conduzione famigliare, ha così voluto dare un segnale di unità e combattività in questi momenti difficili. Un altra soddisfazione ottenuta grazie alla nostra affezionata clientela, ai nostri fornitori e al nostro team completo”.

Durante l’inaugurazione di giovedì 18 febbraio, che si è svolta nel pieno rispetto delle disposizioni anti Covid e con la partecipazione a distanza della maggior parte degli invitati, collegati per via telematica, è intervenuto anche Simonpaolo Buongiardino, presidente nazionale di Federmotorizzazione (di cui Loreno Epis è membro di giunta), che ha rilevato l’importanza dell’impegno dell’autosalone bergamasco, “in un momento in cui l’intero comparto dell’auto sta soffrendo, con un calo di immatricolazioni nel 2020 del 28%, che si è ridotto al 14% nel gennaio scorso, grazie all’introduzione degli incentivi”.

Per il direttore di Ascom, Oscar Fusini, l’azienda “ha effettuato un investimento in un periodo così difficile, segno che è un’impresa che ha sempre scommesso sul futuro con la stessa capacità e visione”. All’inaugurazione ha portato i suoi saluti anche il sindaco di Scanzorosciate, Davide Casati.


Libri per Sognare: al via gli incontri con gli autori. Aumentano le classi e gli alunni coinvolti nel progetto

Il primo appuntamento il 19 febbraio con Viviana Mazza. Cinque i titoli selezionati dai Librai Ascom che saranno recensiti e votati da oltre 1100 ragazzi delle scuole primarie e secondarie di città e provincia

Ben 16 Istituti comprensivi, 56 classi e 1.134 alunni coinvolti: sono numeri in crescita quelli di “Libri per Sognare”, la manifestazione ideata dal Gruppo Librai e Cartolai di Ascom Confcommercio Bergamo e organizzata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo.

Giunta alla quinta edizione, “Libri per Sognare” ha la finalità di promuovere la lettura nelle classi dell’ultimo anno della scuola primaria e del primo anno della secondaria di primo grado, favorendo il coinvolgimento attivo e creativo dei giovani studenti, chiamati al doppio ruolo di lettori e recensori di cinque titoli di letteratura contemporanea per ragazzi. Quest’anno i libri in concorso selezionati dalle librerie organizzatrici sono “La voce di carta” di Lodovica Cima, “Factory” di Tim Bruno, “Libera. Un’amica tra le onde” di Daria Bertoni, “Il bambino Nelson Mandela” di Viviana Mazza, “Mustang” di Marta Palazzesi.

Dalla seconda metà di marzo gli studenti potranno votare il loro libro preferito e scrivere le loro recensioni sul portale www.libripersognare.it. L’evento finale, con la premiazione del libro vincitore e degli studenti che avranno scritto le migliori recensioni, si terrà ad inizio giugno. “Si vota per un solo libro ma si potranno scrivere più recensioni e non per forza positive – sottolinea Cristian Botti, presidente del Gruppo Librai e Cartolai di Ascom Confcommercio Bergamo -. Anche quest’anno, infatti, premieremo diverse recensioni tra le quali anche la migliore recensione negativa: anche questo è un modo per coinvolgere i ragazzi ancora di più in questo progetto che ogni anno cresce nei numeri e nella partecipazione”.

Gli incontri con gli autori

Come per l’anno scorso, inoltre, ci sarà la possibilità per i ragazzi di incontrare via web gli autori dei libri selezionati. Si comincia venerdì 19 febbraio, ore 10, con Viviana Mazza: “Gli incontri con gli autori rappresentano uno stimolo in più per i giovani lettori – commenta Botti -. Abbiamo previsto 10 incontri, due per ogni autore, della durata di circa un’ora: ogni incontro vedrà un nostro libraio fare da “Cicerone” e gli studenti potranno anche fare domande e avere un confronto diretto con gli autori”.

Giuseppe Festa, Cristiano Cavina, Riccardo Cazzaniga, Annalisa Strada sono solo alcuni dei più grandi autori della letteratura italiana per ragazzi che negli anni hanno partecipato a “Libri per Sognare”. Ad ogni edizione sono giunte circa 500 recensioni e la manifestazione, che nei 4 anni ha coinvolto oltre 2mila ragazzi, 63 classi e 28 istituti scolastici, è ora pronta a varcare i confini provinciali come conferma Botti: “Quest’anno sono aumentate le classi coinvolte nel progetto e per la prima volta è “entrata” anche una scuola di Brescia. Per motivi organizzativi abbiamo poi dovuto chiudere le adesioni nonostante avessimo avuto richieste da parte di altre scuole del Bresciano e anche da Milano”.

I libri scelti per questa edizione

“Il bambino Nelson Mandela” di Viviana Mazza (Mondadori 2014) illustra il percorso, a partire dall’infanzia a piedi nudi ad accudire il bestiame, del grande presidente sudafricano, Nobel per la pace e simbolo per antonomasia del contrasto all’apartheid.

“La voce di carta” di Lodovica Cima (Mondadori 2020) mostra l’emancipazione femminile attraverso il lavoro in fabbrica, con la storia della protagonista Marianna che, lasciata la campagna per il lavoro in una cartiera a Lecco, grazie alla lettura, immersa in un un mondo di parole, trovò l’occasione di esprimere la sua voce più autentica.

“Factory” di Tim Bruno (Rizzoli 2020) racconta la dura vita di uno stabilimento di animali sottoposti a rigide esigenze produttive e di come l’improbabile amicizia tra un ratto e un vitello all’ingrasso riesca a cambiare il destino e la triste prospettiva di una vita in batteria, ma in solitudine.

“Libera. Un’amica tra le onde” di Daria Bertoni (Mondadori 2020) parla dell’avventurosa storia di Alice che, in mezzo all’Oceano Atlantico, scoprirà con il padre ricercatore naturalista, una seconda casa a bordo di Calipso e salverà Libera, una balenottera azzurra in pericolo di vita per un incidente.

“Mustang” di Marta Palazzesi (Il Castoro 2020) racconta la storia, ai tempi della secessione americana, di Robb che, in una piantagione di cotone, con l’aiuto di una ragazzina indiana, riuscirà nell’impresa di domare un cavallo selvaggio Mustang e farà conquistare la libertà al suo amico Aimery, affrancandolo dalla schiavitù.

Gli Istituti scolastici coinvolti in città e provincia

In città hanno aderito: Camozzi (Scuola primaria Papa Giovanni e Scuola Primaria G. Rosa) e Sant’Angela Merici. In provincia: Ponte Nossa, Ciserano, Seriate (Aldo Moro), Alzano Lombardo (Montalcini), Sant’Omobono Terme (Maria Consolatrice), Sovere (Daniele Spada), Valnegra (Francesca Gervasoni), Mapello (primaria e secondaria “Piera Gelpi”), Zogno, dPedrengo (Alda Merini), San Giovanni Bianco, Clusone, Valle di Scalve. Fuori provincia: Cividate Camuno (Bonafini).

L’iniziativa ha il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo e L’Eco di Bergamo ed è sponsorizzata da Intesa San Paolo.

Il calendario degli incontri con gli autori

 

Viviana Mazza – “Il bambino Nelson Mandela”

Venerdì 19 febbraio ore 10

Venerdì 26 febbraio ore 10,30

 

Marta Palazzesi – “Munstag”

Lunedì 22 febbraio -ore 10,30

Lunedì 1 marzo – ore 10

 

Tim Bruno – “Factory”

Venerdì 5 marzo ore 10

Venerdì 12 marzo ore 10.30

 

Lodovica Cima – “La voce di Carta”

Martedì 16 marzo ore 10

Giovedì 18 marzo ore 10.30

 

Daria Bertoni – “Libera”

Lunedì 22 marzo ore 10

Lunedì 29 marzo ore 10,30

 

Maggiori informazioni sul portale www.libripersognare.it


A Bergamo non servono nuovi alberghi. L’offerta ricettiva basta a soddisfare le stime di crescita

A Bergamo non servono nuovi alberghi. Non lo diciamo certo per difendere interessi corporativi, ma perché il problema è evidente e sono i numeri del turismo a dirlo. Devono ascoltare e capirlo i potenziali investitori. Togliersi cioè dall’immaginario dell’onda lunga di Expo 2015 (che è finito 6 anni fa) e dall’idea che l’aeroporto di Bergamo possa crescere all’infinito. Questo sta creando un sovradimensionamento dell’offerta di stanze che pagheranno dazio. Bergamo è Bergamo e non è Venezia.

Quelli più vecchi di me ricordano l’effetto dei mondiali ’90 che portarono a Milano alla chiusura degli alberghi nei dieci anni successivi alla fine del mondiale di calcio. I nuovi insediamenti alberghieri della Grumellina e di via Autostrada che congiuntamente al nuovo albergo all’aeroporto, all’ospedale al Chorus life e in via Pignolo porteranno a un quasi raddoppio delle stanze nei prossimi cinque anni.

Abbiamo già detto che l’amministrazione comunale di Bergamo non ha alcuna responsabilità in questi progetti che derivano da vecchie autorizzazioni o da progetti di privati già autorizzati. Non deve però minimizzare il problema che esiste ed è reale perché l’epilogo l’abbiamo già visto nel nostro territorio sia sulle montagne sia sul lago. Di eccesso di offerta muoiono le strutture ricettive e le località nelle quali sono inserite.

L’investimento per un nuovo albergo, di solito notevole, richiede un lauto canone d’affitto a carico del futuro gestore. I ricavi dell’albergatore derivano dal numero di stanze occupate (tasso di occupazione) per la tariffa media. Sui prezzi della stanza d’albergo a Bergamo non aggiungeremo altro nel dire che sono statici da molti anni e che già questo costituisce un annoso problema di remunerazione degli investimenti. Ora però incombe quello più grave del calo dell’occupazione.

I dati sul turismo della città e dell’hinterland mostrano una crescita negli ultimi anni. A crescere però non sono i dati delle presenze alberghiere ma solo quelli dell’extralberghiero. Nei prossimi anni ci attendiamo che i flussi turistici tornino ai livelli di crescita pre-Covid ma aumenterà il turismo leisure e diminuirà il segmento business, che soffrirà dei cambiamenti intervenuti con lo smart working. In questo modo guadagneranno ancora presenze l’extralberghiero, mentre perderà il turismo negli alberghi. Inoltre, nel leisure la stagionalità non aiuterà, in quanto è solita concentrarsi solo in pochi periodi dell’anno e nel fine settimana (a differenza del turismo professionale che è continuo e occupa cinque giorni la settimana).

I dati pubblicati negli osservatori del Turismo della Provincia di Bergamo evidenziano che il tasso dei posti letto negli alberghi ha perso quasi tre punti percentuali negli ultimi tre anni scendendo dal 52,4% al 48,6%. In questo modo, confidando nel recupero delle presenze in tempi ragionevoli, diciamo con il 2023 dovremo tenere conto che nei prossimi 5 anni arriveranno non meno di 500 nuove stanze d’albergo a Bergamo e hinterland.

Il risultato atteso sarà di una diminuzione di altri 5 punti percentuali di presenze di occupazione media. Solo con una crescita potenziale tra il 15% e il 20% delle presenze sarà possibile mantenere le già magre ma sostenibili posizioni attuali. Difficile realmente raggiungere questi risultati. Giusto dirlo perché chi vuole investire lo sappia. I nuovi alberghi non andranno facilmente a regime mentre ci potranno essere altre chiusure eccellenti.

 


Lotteria degli scontrini, lo sfogo dell’oster: “Non siamo in uno Stato di polizia fiscale”

Sfogo o presa di posizione? Appello alle istituzioni o invito a chi di dovere? Chiamatelo come volete ma sta di fatto che il contenuto della lettera scritta a mano e firmata da Oscar Cantoni, oste di Mozzanica, dimostra che tra gli associati Ascom c’è ancora chi ha polso. Nel vero senso della parola. E, soprattutto, non si nasconde dietro a nessuna tastiera (in questo caso penna…).

Ecco un sunto della lettera (datata 10 gennaio) pervenuta in direzione nei giorni scorsi:

“Anticipo – scrive Cantoni, titolare dell’osteria più vecchia del paese – che non desidero solo criticare in quanto ho ricevuto finora tutti i ristori previsti fino allo scorso 9 dicembre. Ciò detto, dopo la fatturazione elettronica nel 2019, il registratore per l’invio dei corrispettivi telematici nel 2020, si affaccia all’orizzonte la lotteria degli scontrini. Io non so se ci stanno prendendo in giro, oppure se ritengono che siamo una categoria da considerare e, dunque, ci prendono per i fondelli. E già che ci sono approfitto per esprimere alcune considerazioni, chiedendo pazienza nel leggerle. È vero che si va verso la digitalizzazione del Paese, ma è altrettanto vero che le persone anziane (diciamo over 67-68) non riusciranno, nella grande maggioranza, nel padroneggiare questi strumenti elettronici.

Tra i miei clienti c’è chi infatti non si ricorda a memoria la targa della propria auto o il numero del conto corrente bancario. Alcuni addirittura non possiedono un telefonino oppure lo usano solo per farsi chiamare. Queste persone, spesso titolari di pensioni minime o di importo inferiore a mille euro, quando pagano in contanti e ricevono uno scontrino regolare rimane loro solo il sorriso e il grazie dell’esercente o del commerciante. Non si trovano i soldi per la cassa integrazione, non tutti hanno finora ricevuto i ristori, ma si trovano per gli appassionati del digitale e, in subordine, per le banche e le grandi multinazionali delle carte di credito. Per cui si premia solo chi usa il digitale, creando disparità di trattamento.

Penso che nel silenzio totale ci incamminiamo verso uno Stato di polizia fiscale dove si vuole tutto sotto controllo e tutto verrà rallentato. Verranno infatti colpite le piccolissime-micro imprese mentre i “giganti dell’evasione” agiranno indisturbati, forse con la connivenza dello Stato. Mi auguro dunque che le Associazioni di categoria, unite, si attivino affinché si capisca che non è il momento propizio per aggiungere ulteriori orpelli.

Diceva un defunto Vescovo che ho conosciuto ai tempi della mia giovinezza: i pugni potete anche batterli, però solo sul tavolo! Animo, dunque”.


Da Intesa Sanpaolo 700 milioni per le imprese del commercio lombarde

Gli associati potranno chiedere finanziamenti da 18 mesi a sei anni, con preammortamento di 24 mesi, per esigenze di liquidità a fronte del calo di fatturato

Confcommercio-Imprese per l’Italia e Intesa Sanpaolo hanno siglato un nuovo accordo per ampliare con ulteriori 3 miliardi di euro il supporto di 2 miliardi già varato nel mese di marzo 2020 per le imprese associate alla Confederazione. L’accordo nazionale è già pienamente operativo sul territorio, dove la rete associativa di Ascom Confcommercio e le filiali di Intesa Sanpaolo hanno coordinato la comunicazione alle Imprese e le modalità di collaborazione per fare arrivare agli operatori la liquidità necessaria per fronteggiare la crisi.

Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo propone agli associati Confcommercio finanziamenti di 18 mesi meno un giorno, di cui 6 di pre-ammortamento, finalizzati anche ad anticipare i crediti di imposta che matureranno sugli affitti e finanziamenti fino a sei anni, con preammortamento di 24 mesi, per esigenze di liquidità a fronte della riduzione di fatturato. Le soluzioni di finanziamento potranno essere abbinate alle misure del Decreto Liquidità per l’accesso al Fondo Centrale di Garanzia e alla Garanzia Italia di Sace.

I benefici per le imprese

Il gruppo bancario italiano, inoltre, estenderà fino a giugno 2021 agli associati Confcommercio i benefici dell’accordo per accedere ai portafogli di finanziamento tranched cover del valore di 100 milioni di euro, per favorire gli investimenti e supportare la necessità di liquidità a condizioni vantaggiose, mentre sarà estesa a fine 2021 la convenzione che riguarda la restituzione delle commissioni sulle transazioni fino a 10 euro effettuate tramite POS Intesa Sanpaolo. Confcommercio e Intesa Sanpaolo si avvarranno inoltre del sistema dei Confidi attivando tavoli di confronto per declinare al meglio le iniziative sul territorio.

Il nuovo accordo con Intesa Sanpaolo assume un significato ancora più importante sul territorio alla luce di quanto avvenuto con l’acquisizione di Ubi Banca e dimostra, ancora una volta, l’importanza della collaborazione tra banche e associazioni a favore delle imprese sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo . In un momento di difficoltà economica e di crisi, infatti, poter disporre di liquidità diventa essenziale per la sopravvivenza delle nostre imprese”.

Tito Nocentini, Direttore regionale Lombardia di Intesa Sanpaolo: L’aggiornamento dell’accordo con Confcommercio si traduce in potenziali 700 milioni di nuovo credito per gli esercenti in Lombardia. Quando abbiamo siglato il primo accordo, quasi un anno fa, eravamo all’inizio della pandemia e ritenemmo importante dare subito un segnale di vicinanza alle imprese. Con questo rinnovo confermiamo la volontà di continuare a sostenerle nel percorso di crescita e rilancio che tutti auspichiamo”.


Ristorazione in profondo rosso Frosio: “Ci sentiamo vittime sacrificali”

La presidenza del Gruppo Ristoratori di Ascom fa il punto sulla crisi in atto tra restrizioni e prospettive incerte: delivery, asporto e ristori del Governo salvagenti di una categoria messa in ginocchio

 

Nel 2020 il mondo della ristorazione è rimasto chiuso in media 160 giorni, mentre le imprese di catering e i locali di intrattenimento hanno di fatto perduto l’intero anno. Secondo la Federazione italiana dei pubblici esercizi nei primi nove mesi del 2020 la ristorazione ha perso 23,4 miliardi di euro. E solo nell’ultimo trimestre dell’anno la contrazione del fatturato è stata del 16,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un profondo rosso ben visibile nelle strade delle città con saracinesche abbassate, ingressi sbarrati, tavolini impilati e sedie accatastate.
A fare il punto sul mondo della ristorazione tra crisi, restrizioni e prospettive incerte, e delivery, consegne a domicilio e ristori del Governo come unici salvagenti di una categoria messa in ginocchio è Petronilla Frosio, presidente del Gruppo Ristoratori di Ascom Confcommercio Bergamo, e chef del ristorante Posta di Sant’Omobono Terme.

Tra riaperture a singhiozzo proposte dai diversi decreti come giudica le decisioni del Governo prese finora?
“Il mio giudizio non è del tutto negativo perché Conte non ha fatto peggio di altri Paesi. Quello che è accaduto è stato di una gravità immane che non aveva precedenti nella nostra storia recente. La comunicazione è stata il punto carente tanto da generare confusione nei cittadini ma soprattutto nel nostro settore che dalle chiusure è stato maggiormente penalizzato: conferenze stampa notturne, comunicati dei vari organi  (comitato tecnico scientifico, presidenti di regioni, virologi, infettivologi) che si sovrapponevano e a volte erano contraddittori, bozze di Dpcm anticipate dai media, decisioni stop and go sui congiunti, decreti scritti in politichese difficili da interpretare tanto da richiedere migliaia di Faq, illusioni date ma difficili da mantenere data l’imprevedibilità e la non conoscenza del virus”.

Ristoranti sempre chiusi nonostante gli investimenti fatti nei mesi scorsi, mentre molte altre attività aperte: è il caso di dire due pesi due misure?
“Durante il primo lockdown, vista la drammatica situazione, soprattutto nella nostra provincia ce ne siamo fatti una ragione. Le successive chiusure avrebbero dovuto essere meglio spiegate. Ad esempio, ci chiediamo perché è consentito andare nei supermercati superaffollati e non nei ristoranti dove la situazione è più sotto controllo anche grazie alla messa in atto di tutti i protocolli che ci erano stati richiesti, oppure perché in zona gialla si può aprire a pranzo e non a cena. La possibilità di contagio dovrebbe essere la stessa. L’unica spiegazione che mi sono data è che i ristoranti sono l’unico luogo in cui le persone sono senza mascherine. Per questi motivi e per il prolungarsi delle chiusure oggi ci sentiamo ‘vittime sacrificali’”.

Quali sono i costi di un ristorante e del suo indotto? È possibile fare una stima?
“Lo stop and go e le chiusure prolungate hanno generato notevoli perdite nella gestione delle materie prime ma soprattutto in tutta la filiera che lavora con i ristoranti. Inoltre, ogni ristorante è una realtà a sé perché ognuno è diverso dall’altro. Non stiamo parlando di catene standardizzate perché gestire una pizzeria è diverso che gestire una mensa o un ristorante gourmet. Di certo, in questo periodo molti sono stati i costi sostenuti in assenza totale o riduzione sostanziale di entrate. Viviamo nella società degli abbonamenti: contratti annuali di manutenzione, revisione annuale del registratore di cassa che ora dobbiamo aggiornare o cambiare per l’invenzione della lotteria degli scontrini, revisione della caldaia, abbonamento Rai e Siae (piccolo sconto iniziale poi più nulla), per non parlare di energia, gas, telefono, Tari, corsi di aggiornamento obbligatori per titolari e di dipendenti, quota associativa ad associazioni di categoria. La voce più importante rimane comunque l’affitto dei locali, e per molti colleghi l’affitto del ramo d’azienda. A riguardo il governo è intervenuto con specifici aiuti che non hanno soddisfatto appieno visto il malumore che si è venuto a creare”.

 

 I ristori erogati nel 2020 e quelli già approvati per il 2021 sono sufficienti?
“I ristori sono arrivati abbastanza puntuali anche se inizialmente alcuni codici Ateco legati alla ristorazione sono stati ignorati. Se sono congrui è difficile dirlo perché ogni realtà ha caratteristiche diverse dall’altra. Del resto, quando si prendono decisioni in fretta che riguardano una vasta platea di situazioni raggiungere l’equità è difficile. Per il 2021 pare che i ristori saranno calcolati sulla perdita di fatturato del secondo semestre 2020 tenuto conto di quelli già erogati ma non si conosce ancora la percentuale applicata. Banale affermare che più sostanziosi saranno meglio sarà per tutti”.

Che aria tira in questi giorni?
“Il sentimento dei ristoratori è nella voglia che tutto ciò finisca il più presto possibile perché siamo al culmine della sopportazione. Oltre all’importantissimo fattore economico, questa situazione comincia a pesare anche psicologicamente e non solo su di noi ma anche sui nostri dipendenti. Mi riferisco alle incertezze per il loro futuro e all’esasperante e non sostenibile lentezza della cassa integrazione al punto che alcuni ristoratori hanno dovuto anticipare la cassa o addirittura parte del Tfr per aiutarli”.

Da mesi il delivery pare essere l’unica valvola di sfogo: come si sono organizzati i ristoratori bergamaschi e ritiene possa aprire nuovi scenari per la ristorazione?
“Molti ristoranti, visto il prolungarsi della prima chiusura, si sono organizzati per asporto e delivery. Quando torneremo alla normalità alcuni continueranno a proporre il servizio perché se ben organizzato può essere un’ulteriore opportunità. Certo, l’asporto è tutt’altra cosa rispetto all’esperienza del ristorante: buon cibo cucinato al momento, accoglienza e socialità mancano tanto a tutti noi quanto ai nostri ospiti per non dire che i margini sono diversi”.

Nei giorni scorsi c’è stata la protesta di “Io apro”: come giudica un’iniziativa di questo tipo?
“È stata un’iniziativa dalla quale, in linea con la nostra associazione, mi sono dissociata pur condividendo i validi motivi che l’hanno ispirata. La scarsa adesione alla protesta si commenta da sola. Abbiamo dimostrato senso civico senza rinunciare a far conoscere il nostro disagio e le nostre ragioni. E, di fatto, le associazioni che ci rappresentano sul territorio il giorno precedente alla protesta hanno organizzato un incontro con i politici bergamaschi per presentare una serie di proposte concrete per superare questo momento ma soprattutto per aiutarci a ripartire”.

A proposito quale è la strada da seguire per risollevare le sorti di una delle categorie più colpite dai decreti?
Staremo a vedere I l mondo della ristorazione e tutta la filiera hanno bisogno di programmazione, certezze e investimenti continui. Le aziende del settore non possono strutturalmente accendersi a singhiozzo e, se non possono lavorare, hanno bisogno di essere aiutate a stare in vita. Nel manifesto promosso da Ascom Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo vengono messe in evidenza tutte le richieste del settore da sottoporre al Governo, compatibilmente con la crisi in atto.  Tra i punti chiave spicca la richiesta di ammettere ai ristori, come già accaduto a novembre, anche le imprese con fatturato superiore ai 5 milioni, paradossalmente trascurate dal primo decreto bilancio. Chiediamo anche di mantenere i crediti d’imposta per gli affitti, per le spese di adeguamento di sanificazione dei locali e di trasformazione digitale dell’impresa che consentono, tra l’altro, di investire nel delivery, e di allungare il periodo della cassa integrazione o consentire i licenziamenti prevedendo indennizzi di disoccupazione”.

 


Ascom e Confesercenti lanciano il manifesto condiviso per sostenere la ristorazione

Ascom Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo presentano il “Manifesto delle richieste dei ristoranti e dei pubblici esercizi bergamaschi”, documento nel quale vengono messe in evidenza tutte le richieste del settore da sottoporre al Governo, compatibilmente con la crisi in atto. Il Manifesto, presentato in una conferenza stampa online a cui hanno partecipato anche alcuni parlamentari bergamaschi, è stato lanciato in concomitanza con la manifestazione “Io Apro”, dalla quale le due Associazioni prendono le distanze, e vuole essere il contributo per la ripresa delle attività, anche in un periodo di pandemia.

Manifesto delle richieste dei ristoranti e dei pubblici esercizi bergamaschi

Cosa chiedono i pubblici esercizi alla politica:
A BREVISSIMO: Io non apro e lo Stato mi sostiene
A BREVE: io posso riaprire nel rispetto delle regole come in tutti gli altri settori

Come premessa doverosa noi crediamo che il Governo debba capire, in primo luogo, che il settore della ristorazione fa parte della cultura di questo Paese: la ristorazione è fondamentale per la capacità di accoglienza nelle nostre città, per la vivacità delle nostre vie, per l’importanza economica che ha nella filiera agroalimentare, essendone il principale sbocco.
Le nostre Associazioni conoscono bene la rabbia e lo scoramento degli imprenditori che quotidianamente ci chiamano per sfogarsi e avere in cambio spesso solo qualche parola di conforto; il nostro impegno è cercare di tenere canalizzata questa rabbia e indirizzarla verso un obiettivo positivo e comune.

Il mondo della ristorazione e tutta la filiera hanno bisogno di programmazione, certezze e investimenti continui. Le aziende del settore non possono strutturalmente accendersi a singhiozzo e, se non possono lavorare, hanno bisogno di essere aiutate a stare in vita.
Noi riteniamo che questo non sia il momento della disobbedienza e del tutti contro tutti, né quello della facile strumentalizzazione politica. Inoltre, le nostre Associazioni si dissociano per statuto da ogni forma di protesta che preveda come modus operandi l’infrangere le leggi. Quindi vogliamo tenacemente rimanere fedeli a noi stessi e continuare a credere nel duro lavoro del dialogo costante, e speriamo produttivo, con le Istituzioni.
Vogliamo svolgere il nostro ruolo di rappresentanza fino in fondo e coinvolgere tutti gli imprenditori responsabili in un percorso democratico di ricerca delle migliori soluzioni a favore di tutti.

Per scendere quindi nel concreto crediamo che i provvedimenti suggeriti di seguito possano davvero segnare una svolta per la categoria e segnare un piccolo grande passo nella giusta direzione in attesa che le condizioni esogene possano migliorare:

  • 1) stanziare, nell’immediato, un ristoro significativo perché i piccoli imprenditori e i loro familiari fanno parte del gruppo, ormai grande, dei nuovi poveri; i fondi servono per salvaguardare posti di lavoro altrimenti persi definitivamente;
  • 2) spostare a fine anno la scadenza della moratoria sui mutui precedenti alla pandemia. La scadenza attuale è il 30 Giugno 2021 ma, considerato che la situazione non è migliorata, riteniamo sensato sospendere i mutui fino a fine anno;
  • 3) raddoppiare il periodo dei mutui concessi con la garanzia dello Stato, in modo da dimezzare la rata e dare più respiro finanziario alle imprese, colte da questa tragedia pandemica nel loro miglior momento di investimento;
  • 4) ammettere ai ristori (come già accaduto a Novembre) anche le imprese con fatturato superiore ai 5 milioni, paradossalmente trascurate dal primo decreto bilancio;
  • 5) entro breve riapertura delle imprese con regole certe e programmazione a lungo termine. Troppo semplice e insostenibile la chiusura delle attività. Servono regole che superino il concetto di coprifuoco, che è sbagliato, anche perché, nel rispetto delle regole, il virus non si trasmette di notte anziché di giorno. È necessario individuare una modalità di servizio che risolva il problema di discriminazione del settore, rispetto a quello degli altri settori produttivi. Serve ripristinare condizioni che aiutino ad un recupero fisico e psicologico dei cittadini e degli imprenditori, rispetto a quanto stanno subendo da mesi. È necessario il superamento della politica di on/off che da un anno non ha risolto il problema della pandemia e ha impoverito il Paese; non è pensabile che questo metodo possa continuare a lungo;
  • 6) sgravi sul costo del lavoro per chi, quando si riprenderà la normalità, avrà mantenuto il 60% della forza lavoro rispetto al dicembre 2019;
  • 7) mantenere i crediti d’imposta per gli affitti, per le spese di adeguamento di sanificazione dei locali e di trasformazione digitale dell’impresa che consentono, tra l’altro, di investire nel delivery;
  • 8) allungare il periodo della cassa integrazione o consentire i licenziamenti prevedendo indennizzi di disoccupazione.

Il primo e il quarto punto sono le risorse necessarie per la sopravvivenza delle imprese, soprattutto delle più significative del settore che trascinano con sé gran parte del settore agroalimentare. Il secondo e il terzo invece non comportano spese finanziarie da parte dello Stato, ma aiuterebbero le imprese che hanno investito, dando occupazione e che hanno pagato le tasse. I restanti punti sono per la tenuta del settore di un settore allo stremo fino alla sua ripartenza.
Come potete constatare dalla sostanza di questo sintetico documento, in perfetto “stile orobico”, non stiamo solo chiedendo contributi e ristori a fondo perduto, ma anzi cerchiamo di costruire un futuro sostenibile per una categoria che in questi anni, grazie anche ai numeri del turismo, è cresciuta in professionalità, ha investito moltissimo e di questa crescita, siamo sicuri, ne ha beneficato tutto il Paese.
I locali pubblici non sono solo luoghi dove si mangia ma esperienze comunitarie e culturali. Sono la vita di un Paese, il nostro in particolare.

Roberto Amaddeo – Presidente Fiepet Confesercenti Bergamo
Giorgio Beltrami –  Presidente Pubblici Esercizi Ascom Confcommercio Bergamo
Petronilla Frosio – Presidente Ristoratori Ascom Confcommercio Bergamo