Stavolta ad accendere gli animi è l’ipotesi di estendere il pagamento della sosta in città anche la domenica. In passato, il muro contro muro si è alzato per l’isola pedonale o per la movida. Lo si sa, a Bergamo affrontare i temi della viabilità e della sosta è più complicato che studiare l’esistenza delle onde gravitazionali. Un po’ perché si lascia prevalere la logica di parte, secondo le regole del bar sport, per cui spesso si è contro o a favore di un provvedimento a prescindere, per appartenenza a una categoria o a un partito più che scelta ragionata. E un po’, ma verrebbe da dire soprattutto, perché chi ha la responsabilità di gestire la materia, già di per sé incandescente, ha sempre faticato sia a elaborare una strategia di lungo termine sia a trovare le modalità più adatte a coinvolgere, e quindi a far comprendere le singole decisioni, i cittadini (siano essi commercianti, residenti, turisti, ecc).
Anche nel caso di stretta attualità, mettersi a discutere se sia giusto o sbagliato estendere il pagamento della sosta nel giorno festivo rischia di essere ozioso. Ci sono valide ragioni da una parte e dall’altra, tant’è che se è vero che alcune città hanno già fatto questa scelta, è altrettanto sicuro che altre non hanno percorso la medesima via oppure hanno adottato provvedimenti diversi. Piuttosto si tratta di capire perché si è arrivati a questa determinazione, ma soprattutto in quale ragionamento si inserisce. E allora, mettendo i piedi nel piatto, è il caso di dire che forse proprio su questo fronte l’Amministrazione Gori finora non ha reso comprensibile qual è la sua strategia e quali gli obiettivi che si vuole porre.
“Vogliamo disincentivare l’uso dell’auto”, come ha detto l’assessore Stefano Zenoni, è enunciazione di principio che di per sé può essere fatta propria da chiunque. La vera risposta che si attendono i cittadini è quella che riguarda cosa si propone in alternativa. A quasi due anni dall’insediamento, ci si deve ancora affidare agli spifferi di Palazzo Frizzoni per apprendere che si sta elaborando un piano della sosta e un piano della mobilità che conterrebbero innovazioni significative ma di cui non è dato conoscere il contenuto. Si vagheggia di ring e di metro bus (cavallo di battaglia della campagna elettorale goriana), solo che rimangono semplici parole. Suggestive, magari, ma come titoli di un tema a cui manca lo svolgimento.
Intendiamoci, nessuno pensa che in Comune si trastullino con il Lego. Data la delicatezza della materia, c’è sempre da curare ogni misura fino all’ultimo dettaglio. E tuttavia, è tempo di uscire allo scoperto, di spiegare come e dove si vuole arrivare. Solo un confronto serrato, preciso e puntuale, senza pregiudizi da una parte e dall’altra, può aiutare a far maturare scelte le più condivise possibili. Bisogna mettere sul tavolo mezzi, risorse, progetti, tempi di attuazione. Con la consapevolezza, da parte di chi ha l’onere della guida, che il paziente (se così vogliamo chiamarlo) accetterà anche la medicina più amara solo se si convincerà che gli possa giovare. Quindi, trasparenza, condivisione e lungimiranza. E’ l’unico modo perché Bergamo si adegui ai tempi che cambiano non smarrendo la sua identità.