In Germania, Paese che ha conti ben migliori e un debito pubblico ben inferiore rispetto all’Italia, il ministro per la Famiglia, Manuela Schwesig, ha presentato un piano di sostegno che destina 300 euro al mese per due anni ai giovani genitori che decidano entrambi di ridurre l’orario di lavoro settimanale a 28-36 ore (cioè l’80-90% di quello fissato per legge) per dedicarsi ai figli minori di otto anni. Ma il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, lo ha cestinato dopo appena due giorni perché la spesa totale prevista dal provvedimento, stimata in un miliardo di euro, è troppo costosa. Inoltre è ritenuta controproducente dal punto di vista economico, perché, secondo Schaeuble, la priorità non è aumentare le sovvenzioni sociali alle famiglie, ma piuttosto aumentare i posti negli asili nido a tempo pieno, creando così nuovi posti di lavoro e più crescita, tanto più che la Germania si trova a fare fronte a una carenza di forza lavoro specializzata. Sembra che il progetto sia destinato a entrare nel programma socialdemocratico per le elezioni politiche dell’anno prossimo, ma al momento non se ne fa nulla.
In Italia invece, dove i conti sono ben peggiori e il debito pubblico ben superiore a quello della Germania, non è una proposta, ma un annuncio l’arrivo da settembre di una social card destinata a un milione di famiglie considerate povere, in condizioni di difficoltà con minorenni a carico. Si chiama Sia, Sostegno per l’Inclusione Attiva e prevede un sussidio medio di 320 euro mensili (fino a un massimo di 400 euro), con un fondo iniziale per il 2016 di 750 milioni di euro (valido quindi solo per arrivare a fine anno), con l’obiettivo del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di un raddoppio del budget a 1,5 miliardi per il 2017 quando sarà attivo il reddito d’inclusione previsto nel ddl Povertà. Condizione necessaria per ottenere il beneficio è l’adesione a un progetto di «accompagnamento», obiettivamente dall’incerta definizione. Per inciso, il Sia, una carta di pagamento elettronica che ricorda la Social card di Tremonti, non è una pensata di questo governo, perché è stato ideato da Enrico Giovannini, ministro del Welfare con Enrico Letta, e sperimentato in 12 grandi città. Non è quindi un problema di questo governo, ma un problema strutturale nazionale quello di destinare le poche risorse a provvedimenti indiscutibilmente suggestivi e di civiltà, ma che non ci si può permettere.
Non è sempre stato così. Nel 1966 il repubblicano Ugo La Malfa, che era nato in Sicilia e non ad Amburgo, aveva presentato un emendamento (accettato dal Parlamento) al piano di programmazione economica che rinviava l’introduzione della tv a colori al decennio successivo (debuttò poi nel 1977) perché sosteneva sostanzialmente che gli italiani non erano nelle condizioni di affrontare questo lusso superfluo che tra l’altro avrebbe aumentato gli acquisti di prodotti dall’estero, dato che in Italia non si producevano all’epoca televisori di questo tipo, per 1.000 o 2.000 miliardi di lire, contribuendo a uno sbilancio della bilancia commerciale. Manca adesso, nella politica, la responsabilità di scelte impopolari o comunque “non piacioni”. Indubbiamente ogni governante è molto più gratificato nel disporre regalie che nell’effettuare tagli o chiedere soldi ai contribuenti. Ma bisogna avere anche il coraggio di prendere decisioni adeguate alla situazione e spendere quello che si può spendere (c’era una volta la copertura di bilancio….). Soprattutto se c’è il rischio di arrivare alla donazione a pioggia e fuori bersaglio.
Di fatto l’unica voce contraria indiretta è arriva dalla presidente dell’Inps, Tito Boeri, che ha ricordato in occasione dell’audizione sul disegno di legge fiscale a sostegno delle famiglie, che le detrazioni Irpef per figli a carico oggi spettano anche alle famiglie più ricche, mentre restano scoperti i nuclei con redditi molto bassi. Risulta infatti che «quasi il 20% dell’ammontare delle detrazioni spetta ai nuclei appartenenti agli ultimi tre decili di reddito familiare lordo equivalente», quindi alle famiglie più benestanti. Al contrario non si usufruisce delle detrazioni in caso d’incapienza, ovvero quando l’ammontare di imposta lorda dovuta risulta più bassa della detrazione che spetta. Se si aggiunge poi che chi evade le imposte può risultare più povero di chi lo è veramente, ipotesi come la social card richiederebbero molta attenzione perché i sussidi non finiscano dove non dovrebbero, proprio perché, purtroppo, l’Italia non è la Germania non solo nello spendere quello che non potrebbe permettersi.