Sigarette elettroniche, 
si accende la polemica

Sigarette elettroniche, si accende la polemica

image_pdfimage_print

Dal rituale del narghilè alla sigaretta elettronica, caricata con tanto di presa usb al pc. Il fumo “digitale” di e-cigarette è ormai una vera propria moda, cavalcata e confermata dall’apertura di nuovi negozi, per lo più in franchising, in città – da via Sant’Orsola a via Sant’Alessandro, a via Quarenghi e via Borgo Palazzo – e in provincia, dai centri storici ai centri commerciali. Le insegne si moltiplicano: Smooke, Ovale Store, Smart Smoke, Cloudia, Pro-Fumo, Flavour Art, Fumo digitale, Digi Svapo, Officine Svapo, Don’t Smoke, You Smoke, per citare le principali. Tra gli “svapatori”- così si chiamano i fumatori elettronici con nuvoletta al seguito, aromatizzata in un’infinità di gusti, dal brandy al caffè – non mancano vip e personaggi illustri, tra cui un insospettabile Sergio Marchionne; ci sono anche i convertiti, come Vasco Rossi che, dopo aver cantato per anni il suo amore per le Lucky Strike, ha battezzato con il suo nome, il Blasco, la sigaretta digitale preferita. La e-cig – a differenza delle vecchie bionde per cui ogni forma pubblicitaria e allusione rappresenta da anni un vero e proprio tabù – ha fatto perfino da sponsor al cine-panettone con Massimo Boldi, “Natale a quattro zampe”, e non è infrequente imbattersi in spot televisivi e trovare inserzioni su periodici e quotidiani.
In concomitanza con l’ascesa del nuovo business delle sigarette elettroniche, aumentano le polemiche sui potenziali effetti nocivi, sulla possibilità di pubblicizzare questa tipologia di prodotti, ma soprattutto sull’inquadramento normativo e quindi su chi le debba vendere e con quali restrizioni. L’Istituto Superiore di Sanità ha messo in guardia, al momento in via cautelare, sui rischi legati alle sigarette elettroniche, affermando che quelle contenenti nicotina «sollevano preoccupazioni per la salute pubblica».
In risposta, la neonata Associazione nazionale Fumo Elettronico – A.Na.F.E. ribadisce che le sigarette elettroniche non sono presentate, né vendute per smettere di fumare, ma come una valida alternativa al fumo di tabacco. E anzi pubblica sul sito che «l’e-cig offre ai fumatori notevoli potenzialità sociali e sanitarie per ridurre i rischi connessi al tabagismo e ai prodotti tossici nocivi normalmente presenti nel fumo di tabacco». La Federazione Italiana Tabaccai-Fit, aderente a Confcommercio, lancia la palla al governo, attendendo di conoscere in quale “categoria merceologica” vengano comprese le sigarette elettroniche: «Tutto verte sulla loro definizione. Se sono “prodotti succedanei del tabacco” il problema non si pone: sono prodotti simili al tabacco lavorato e, come tali, rientrano nella stessa regolamentazione. Da ciò ne deriva che saranno soggetti ad una tassazione specifica e potranno essere venduti solo attraverso le tabaccherie – chiarisce la Federazione -. Qualora invece fosse provato che non nuocciano alla salute anche solo perché non contengono nicotina, non sarebbero evidentemente considerate prodotti succedanei del tabacco e quindi la loro vendita sarebbe liberalizzata. In tal caso, le sigarette elettroniche potrebbero essere vendute anche in tabaccheria. Del resto, in questo caso non si potrebbe certo sostenere che si tratti di un prodotto destinato ad uso terapeutico e, come tale, riservato alle farmacie».
È incerta anche la possibilità di “svapare” in luoghi pubblici, aggirando la Legge Sirchia, anche se il Ministero non ha nascosto – come riportato dalla stampa – la propria preoccupazione che la sigaretta elettronica venga utilizzata per fumare in luoghi in cui è proibito, auspicando la messa al bando anche delle elettroniche che richiamano nella gestualità il consumo delle sigarette. L’opinione dei medici si divide tra chi ritiene che facciano male, allineandosi così al parere dell’Istituto Superiore di Sanità, e quelli che le ritengono innocue per la salute. Nel vuoto legislativo il fumo elettronico avanza con le sue spire “profumate” al bar, al ristorante, in ufficio e al cinema (non mancano “consigli” da parte della direzione di molte sale cinematografiche) e i più incalliti sostituiscono la sigaretta “analogica” con quella digitale al volante. Per porre un limite alla diffusione della moda tra i più giovani, il governo ha promulgato alla fine di settembre un’ordinanza – pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 248 del 23 ottobre – dall’eloquente titolo “Divieto di vendita ai minori di anni 16 di sigarette elettroniche con presenza di nicotina ”. In caso di violazione sarà applicata la sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1.000 euro con eventuale aumento dell'importo sino a 2.000 euro e sospensione trimestrale della licenza di esercizio nelle ipotesi di reiterazione della condotta illecita.

Cosa accade all’estero

All’estero, la linea in molti Paesi è quella di regolamentare le sigarette elettroniche come dispositivi medici o prodotti farmaceutici. È così in Austria, Belgio, Germania, Portogallo e Svezia. In Norvegia sono vietate e anche la Cina – che pur le ha inventate nel 2003 – le ha messe al bando, mentre la Francia le autorizza solo a scopo terapeutico. Il Regno Unito le sta regolamentando, gli Stati Uniti sembrano orientati a sottoporle alle stesse prove di valutazione dei farmaci. A dicembre l’Unione Europea aveva proposto di obbligare i produttori a scrivere su ricariche e prodotti contenenti nicotina informazioni sui rischi per la salute, né più né meno di quanto previsto per le vecchie bionde. 

L'IDENTIKIT
Gli “svapatori” sono il 2% dei fumatori

L’Associazione Nazionale Fumo Elettronico A.Na.Fe. ha tracciato il profilo dello svapatore-tipo e fornito alcuni dati sul business delle e-cig: nel 2012 il comparto ha fatturato circa 100 milioni di euro (ma muove un giro d’affari in costante crescita per un valore di 250 milioni di euro) e ha dato lavoro a 1.500 persone. I fumatori di sigarette elettroniche sono 320mila in Italia, ma il target del fumo digitale punta a 2 milioni di svapatori. I fumatori elettronici sono il 2% dei fumatori in Italia, tra questi il 50% ha tentato almeno una volta di smettere e ricorre alla sigaretta elettronica come ultima spiaggia; il 30%invece è un fumatore abituale, mentre il 20% si concede una sigaretta solo occasionalmente. Tre su dieci fumano abitualmente l'e-cig da oltre un anno, tra i restanti ci sono quelli che hanno cominciato a fumarla per seguire la moda, il trend del momento o perché la trovano un gioco divertente. La sigaretta elettronica ha conquistato la fascia d’età degli over 45, con i “convertiti” che raggiungono il 20% dei consumatori abituali. Anche i fumatori tra i 30 e i 40 anni sono stati sedotti dalla sigaretta elettronica, per un totale del 36,8% di nuovi consumatori. La fascia d’età tra i 40 ed i 45 anni si ferma al 17,3%, mentre i più giovani non sembrano cercarla. I ragazzi tra i 16 e 20 anni sono l’1,8% dei consumatori, tra i 20 e i 25 sono l’11,2%, mentre quelli tra i 25 ed i 30 si fermano al 12,9%.