Sacchetti, ecco il vademecum Ascom  per non incappare in pesanti sanzioni

Sacchetti, ecco il vademecum Ascom per non incappare in pesanti sanzioni

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tavoloL’obbligo di pagamento scattato il 1° gennaio per i sacchetti leggeri e ultraleggeri oltre a innescare la rivolta dei consumatori, non soddisfa nemmeno i commercianti, alle prese con una normativa che lascia più di un dubbio sul fronte applicativo. E il timore di sanzioni- le prime multe sono scattate nei giorni scorsi- è quanto mai forte, dato che si parla di multe dai 2.500 ai 25 mila euro, elevabili fino a 100 mila euro nei casi più gravi.
Ascom ha organizzato un convegno di approfondimento per illustrare le novità della nuova legge sulle borse di plastica, i rischi e le opportunità per il commercio. L’incontro, svoltosi lunedì 8 gennaio dalle 15.30 alle 17, nella sala Conferenze di Ascom, è stata una prima importante occasione per informare le imprese sulle novità e le opportunità introdotte dalla normativa, e sui rischi inerenti alla non corretta applicazione delle stesse. Livio Bresciani, vicepresidente Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari- Fida non ha nascosto il malcontento della categoria: “ Avremmo preferito iniziare l’anno con una proroga della legge o quanto meno con una sospensione del regime sanzionatorio, come richiesto a più riprese dalla nostra Federazione, con l’intervento della presidente Donatella Prampolini. Impossibile non condividere l’obiettivo della normativa a tutela dell’ambiente, tema che non trova certamente insensibili noi commercianti. Il nostro timore è che il consumatore preferisca il pre-confezionato allo sfuso per evitare di pagare le shopper. Se ciò accadrà invece di ridurre la plastica in circolazione, la normativa ne porterà paradossalmente ad un aumento. Con un problema di sostenibilità più ampio, dato che si rischia forse di acquistare più del dovuto”. Molte le questioni da chiarire e i dubbi da dirimere, come sottolineato subito dal presidente Ascom Paolo Malvestiti, che ha introdotto il convegno: “A Bergamo questa normativa coinvolge molte delle nostre imprese, circa 6 mila, che spaziano dal dettaglio alimentare, al settore dell’abbigliamento e calzature fino ad arrivare agli ambulanti. Abbiamo sentito quindi la necessità di informare i nostri imprenditori, perché la norma introduce cambiamenti non di poco conto e con sanzioni anche alte. Le nuove disposizione impattano non solo su noi commercianti, che ora abbiamo una serie di nuovi obblighi da rispettare, ma anche sui nostri clienti. Non dimentichiamoci infatti che ci sono interi settori in cui le borse sono sempre state omaggiate al consumatore”. Pierpaolo Masciocchi, responsabile settore Ambiente e Qualità di Confcommercio, ha riepilogato la normativa di riferimento sia per le borse riutilizzabili in plastica che per quelle biodegradabili e compostabili che per le ultraleggere per alimenti sfusi. “Per essere a norma, queste ultime dovranno: essere biodegradabili e compostabili secondo lo standard internazionale Uni En 13432:2002; essere realizzate con un contenuto di materia prima rinnovabile di almeno il 40% (che dovrà diventare il 50% a partire dal primo gennaio 2020 e il 60% dal primo gennaio 2021); disporre dell’idoneità per uso alimentare; essere cedute esclusivamente a pagamento”. Biodegradabilità, compostabilità e contenuto di materia prima rinnovabile dovranno essere certificati da organismi accreditati, per non incappare in pesanti sanzioni. “Per le altre borse, anche quelle riutilizzabili in plastica tradizionale per il trasporto merci, resta l’obbligo di pagamento: non possono essere cedute gratuitamente e il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto” ha precisato Masciocchi. Sulla questione dell’obbligo di pagamento dei sacchetti, che sta creando più di un problema nella gestione contabile dei piccoli negozi, il responsabile settore Ambiente e Qualità di Confcommercio ha riportato alcune precisazioni, con riferimento alla circolare del Ministero dello Sviluppo Economico e all’azione intrapresa in Parlamento da Confcommercio: “La normativa punisce indifferentemente sia la commercializzazione dei sacchetti non conformi che la mancata registrazione sullo scontrino di cassa del costo del sacchetto acquistato dal consumatore. Come Federazione abbiamo evidenziato come sarebbe più corretto alleggerire con una sanzione più modesta un comportamento omissivo che può considerarsi irrilevante per la tutela dell’ambiente, rispetto all’azione più grave dell’immissione di sacchetti non conformi”. Sulla possibilità di scontare il prezzo dei sacchetti, il riferimento è la nota del Ministero dello Sviluppo Economico: “Lo sconto è possibile, dato che come chiarito dal Ministero, non vige l’obbligo del rispetto della disciplina in materia di vendite sottocosto. Tuttavia lo sconto dell’intero importo potrebbe comportare elusione. Pertanto il consiglio è di scontare il costo delle shopper, ma non di regalarle per non incappare in sanzioni”.
Ascom ha approntato una sorta di vademecum con suggerimenti per i commercianti: “Il nostro primo consiglio- ha sottolineato il direttore Oscar Fusini– è quello di far pagare i sacchetti, cercando però di scontarli il più possibile. La vendita di ogni sacchetto deve essere battuta ed evidente in ogni scontrino fiscale. Suggeriamo di utilizzare borse di altro materiale, in tutti i casi in cui vi sia la possibilità, oltre che la sostenibilità economica. Consigliamo i commercianti di non cedere nemmeno gratuitamente i sacchetti non a norma. Al bando anche richieste di eventuali adeguamenti al registratore di cassa, prima che l’Agenzia delle Entrate chiarisca, come atteso, cosa fare”. In attesa della pronuncia del Ministero della Salute, Ascom sconsiglia di consentire ai clienti l’utilizzo di sacchetti propri come imballaggio primario per alimenti sfusi: “Una cautela in più e una maggiore tutela per il commerciante e per la salute di tutti, anche se c’è stata un’apertura alla possibilità di utilizzare sacchetti monouso ed integri portati dall’esterno del negozio” continua Fusini. Ascom invita gli associati a farsi rilasciare e sottoscrivere dal produttore una certificazione e a farsi fornire tutti gli elementi identificativi che attestino il possesso dei requisiti di legge. “Le sanzioni possono essere molto pesanti anche nei confronti del commerciante che si è fidato del suo fornitore. È opportuno, quindi, che chi commercializza tali sacchetti si accerti della conformità degli stessi già al momento dell’acquisto” continua il direttore Ascom.
Quanto alle opportunità per il commercio, che molti faticano ad intravedere, Marco Versari, presidente Assobioplastiche, ha tenuto a precisare come la normativa sulle shopper, presto entrata al centro delle polemiche, scatenando le ire dei consumatori, non sia nata dall’oggi all’indomani e vada a tutelare ambiente e futuro: “E’ tutto in chiaro da tempo, non c’è nessuna sorpresa. Non é una tassa occulta, né una legge fatta passare dall’oggi all’indomani. L’Italia, come Francia e Belgio dove la normativa è già realtà, come lo sarà presto anche in Spagna nel 2020, ha recepito la direttiva europea che rende obbligatoria la biodegradabilità. A differenza di questi Paesi, l’Italia ha optato per l’ obbligo di fare pagare i sacchetti e rendere evidente questo dallo scontrino. La decisione del nostro Paese che ha scatenato le ire dei consumatori è una scelta di trasparenza che dà valore ad ogni singolo sacchetto ceduto, accrescendo la consapevolezza dei consumatori”. Versari ha anche ricordato come la norma valorizzi un’industria, dal know-how tutto italiano, che rispetta standard qualitativi elevatissimi: “ Per anni l’industria italiana ha sofferto della concorrenza di prodotti non a norma: solo l’anno scorso, in base al dato della Plasticconsult, sono stati 45 milioni i chili di materiali plastici fuorilegge immessi sul mercato. La nuova normativa obbliga di indicare il nome del produttore e traccia filiere produttive, dove si innestava in alcuni casi lo spettro della malavita.
Infine prima le buste ultraleggere provenivano in grande misura dall’Estremo oriente, ora invece sono orgogliosamente italiane, come la maggior parte di quelle impiegate in Europa”. E’ un’occasione per dare prova che l’Italia non è la Roma invasa dai rifiuti, ma sa essere all’avanguardia per tecnologia e inventiva: “Siamo partiti al nord prima degli altri anche nella raccolta differenziata, oltre che nel creare una modalità di produrre diversa e sostenibile. E questa norma non sarà la prima, dato che anche altri principali inquinanti, dai cottonfioc alle cialde di caffè non riciclabili, alle stoviglie di plastica, dovranno rispettare nell’immediato futuro criteri di biodegradabilità”.