Oggi, 7 aprile, le sigle sindacali del pubblico impiego scendono in piazza per uno sciopero regionale unitario come non si vedeva da tempo. L’occasione è il contratto nazionale, l’obiettivo poterlo contrattare e approvare. Cgil, Cisl e Uil, infatti, si ricompattano attorno al tema del contratto, presentando una piattaforma per il rinnovo per recuperare il potere d’acquisto perso in 7 anni di blocco contrattuale, ritenuto illegittimo e condannato dalla Corte Costituzionale che indebolisce il livello salariale, mortifica le professioni, penalizza le pensioni future, indebolisce la capacità di risposta dello Stato a bisogni fondamentali dei cittadini e della società, non realizza il turn over generazionale per dare un posto di lavoro ai giovani. “Quello di oggi – dice Mario Gatti, segretario generale della CISL FP di Bergamo -, sarà uno sciopero che non vuole essere un rito scontato di rappresentanza, ma che vuole rilanciare il ruolo e la funzione del sindacato come espressione di civiltà e di partecipazione in una società che cambia, che fa emergere nuovi bisogni, che deve affrontare nuove e straordinarie sfide”. A Bergamo il panorama del lavoro pubblico comprende circa 15.000 lavoratori nel pubblico impiego, che prestano servizio in Enti Pubblici, Agenzie, Comuni, Ospedali, Cliniche, RSA, Uffici Statali e che, al di là di una campagna di discredito ben organizzata, hanno sempre garantito servizi, assistenza e risposte agli utenti dei loro sportelli. Inoltre, incroceranno le braccia anche i 2.500 lavoratori delle strutture sanitarie private.
Nonostante l’amarezza per la constatazione del fallimento per mancanza di volontà e coraggio delle politiche del Governo, “continuiamo il nostro impegno sindacale con la speranza di un concreto cambiamento – dichiara Gianmarco Brumana , Segretario generale di Fp Cgil Bergamo -. Dal 2009, l’intervento delle leggi nelle relazioni sindacali rappresenta l’atteggiamento schizofrenico di chi dichiara di voler fermamente cambiare, ma che di fatto non cambia nulla. Noi chiediamo contratti dignitosi e, se davvero si vuol cambiare, non si possono lasciare settori e servizi pubblici all’abbandono, servono investimenti “veri” per l’innovazione, la ricerca, lo sviluppo delle competenze per rimettere in moto la più grande azienda del Paese”. Per i sindacati, dunque, il contratto è l’unica modalità per ripartire. “Nella Legge Madia – ribadisce Livio Paris di Uil Pa -, in cinquanta pagine di provvedimento, su 20.000 parole, non una è stata dedicata alla contrattazione collettiva e una sola volta si fa riferimento ai diritti di informazione e consultazione in favore delle Organizzazioni Sindacali”. In questi giorni, le sigle del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno “battuto” tutto il territorio bergamasco per tastare il polso dei lavoratori: “sono state assemblee molto partecipate e attente. L’adesione allo sciopero, lo sentiamo, sarà alta”. Intanto, fervono i preparativi per la manifestazione che si terrà a Milano, davanti a Palazzo di Lombardia. Da Bergamo è prevista la partecipazione di circa 200 lavoratori, organizzati in treno e pullman, per portare la voce della protesta del nostro territorio.