“Il decreto del Jobs Act è stato scritto come se la Costituzione fosse stata già cambiata. Finché le politiche attive e la formazione saranno di competenza delle Regioni, serve l’accordo con le Regioni stesse altrimenti ci sono profili di incostituzionalità”. Lo ha detto l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia Valentina Aprea, chiudendo, insieme al consigliere regionale Onorio Rosati, i lavori del convegno ‘Il Jobs Act tra politiche attive e Agenzia nazionale’, che si è svolto nel pomeriggio di oggi a Palazzo Giureconsulti a Milano. “In base alla legge – ha aggiunto l’assessore – ci sarebbero Centri regionali ma a regia statale. Se le Regioni dovranno pagare i Centri pubblici per l’impiego, dovranno usare i soldi per le politiche attive. Oggi, con la Dote, li diamo direttamente ai cittadini, mentre poi dovremo pagare le strutture. Questo per noi è una cosa gravissima, perché mette a rischio il principio della libera scelta. Per un principio astratto di uniformità, si penalizzano le Regioni in cui il sistema funziona. Io sono disponibile a confrontarmi con tutti, ma sui risultati, sui numeri. I dati del monitoraggio settimanale della Dote Unica Lavoro (Dul) dimostrano come in Regione Lombardia siamo riusciti a costruire e implementare un modello efficace di organizzazione del mercato del lavoro e di erogazione delle politiche attive. Questo modello va salvaguardato; rinnovo l’appello al Governo a modificare il testo del decreto.
Col Dul sono già stati avviati al lavoro 45.149 destinatari. Di questi, il 30 per cento ha già sottoscritto un contratto di lavoro a tempo indeterminato, determinato o in apprendistato. Dall’avvio del programma “Garanzia Giovani”, 23.003 ragazzi sono stati inseriti nel mercato del lavoro, di cui: 11.853 attraverso un tirocinio; 7.643 con contratto a tempo determinato; 1.715 in apprendistato.
Abbiamo potuto raggiungere i risultati che oggi vantiamo – ha commentato l’assessore – anche grazie alla presenza di una rete di operatori pubblici e privati accreditati diffusi sul territorio, che concorrono sul mercato con pari dignità, attivando la leva della remunerazione a risultato occupazionale raggiunto”.