E’ morto Bernardo Caprotti, patron di Esselunga. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 7 ottobre. Lo ha annunciato la moglie Giuliana. Per espressa volontà di Caprotti le esequie avverranno in forma strettamente privata e per suo desiderio non dovranno seguire necrologi. Nato a Milano da una famiglia di industriali tessili, diplomato al liceo classico e laureato in Giurisprudenza, al termine degli studi Caprotti parte per gli Stati Uniti, spinto dal padre che punta tutto su di lui per portare avanti il suo lavoro nell’industria del cotone e della meccanica tessile. Il giovane non si risparmia: si rimbocca le maniche e lavora alla catena di montaggio tra carde, filatoi e telai, ma indossa anche la giacca per andare alla borsa cotoni di Wall Street. Un anno di duro lavoro, al termine del quale torna in Brianza e inizia a lavorare nella manifattura di famiglia. La morte del padre, avvenuta nell’estate dello stesso anno, porta Caprotti alla guida dell’azienda. Finché, nel ’57, arriva l’opportunità di salire sugli scaffali della grande distribuzione. Nelson Rockefeller, nipote del celeberrimo fondatore della Standard Oil, vuole aprire una catena di supermercati in Italia. L’uomo d’affari americano prende contatti con i fratelli Brustio, vertici della Rinascente, ma Marco Brunelli e Guido Caprotti, fratello di Bernardo, ascoltano casualmente la conversazione tra Rockefeller e i manager italiani nella hall di un albergo di Sankt Moritz e riescono a soffiare l’affare alla Rinascente, che pretendeva la maggioranza della società nascitura.
La Supermarkets Italiani Spa apre il suo primo supermercato in un’ex-officina di viale Regina Giovanna, a Milano. La catena di punti vendita avrebbe preso presto il nome di Esselunga. Oggi è una realtà valutata fra i 4 e i 6 miliardi di euro, con 152 supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, oltre 22mila dipendenti e un fatturato di 7,3 miliardi di euro. La vendita potrebbe in qualche modo risolvere il problema della successione. Fino all’ultimo è rimasto aperto lo scontro di Caprotti con i figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, estromessi nel 2011 dal controllo della società: la causa di merito è in Cassazione, anche se con Violetta c’era stato un riavvicinamento, e gli era al fianco anche negli ultimi momenti in clinica.
Un’altra battaglia che lo ha segnato è stata quella con le Coop, che accusava di illecita concorrenza e scorrettezze. Nel 2007 pubblicò il libro «Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani» edito da Marsilio. I suoi collaboratori lo ricordano come un vero Capitano d’industria, con l’azienda nel sangue. È andato in pensione a 88 anni. Per dare l’annuncio riunì i dipendenti della sede centrale di Limito di Pioltello: «Ho dato le dimissioni» annunciò prima di smorzare la commozione con la sua burbera ironia: «Ma quello in pensione sono io, voi tornate al lavoro!». Finché ha potuto, cioè qualche mese fa, ha portato il badge, ha partecipato alle riunioni, ha pranzato in mensa ed è andato in giro per i negozi per assicurarsi che tutto funzionasse bene. “Se ne va un uomo particolare, un uomo che emozionava. Se ne va uno dei più grandi imprenditori italiani. Ma il Dottore vivrà ancora nella sua straordinaria impresa” ha commentato Pier Luigi Bersani.