Le aziende tornano a casa, Barcella: 
«Va ricreato un clima favorevole» 

Le aziende tornano a casa, Barcella: «Va ricreato un clima favorevole» 

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nella foto: Alberto Barcella

A volte ritornano. Sono le aziende che hanno delocalizzato in paesi lontani e che ora cominciano a riconsiderare il rientro nel paese d’origine, o magari in altri paesi vicini, sia perché hanno deciso di elevare la qualità delle loro produzioni, sia perché i costi locali cominciano a crescere.
C’è il caso di Mediolanum Farmaceutici che ha lasciato l’impianto di Parigi per concentrare la manifattura in provincia di Lodi. Nannini di Firenze ha abbandonato l’Europa dell’Est, gli Yacht di Azimut hanno lasciato la Turchia per tornare in Italia, la Bolzoni Auramo ha ricollocato a Piacenza la produzione di forche per carrelli elevatori, dopo averla trasferita anni addietro in Estonia, Finlandia e Spagna. E’ un flusso in senso contrario che è probabilmente ancora molto minoritario rispetto a quello principale, ma in Europa ci si sta cominciando a porre il problema di come agevolarlo, nell’ambito di un processo di re-industrializzazione che sembra essere fondamentale per far ripartire l’economia del continente. Se ne è parlato a Bergamo, nella sede di Confindustria, dove si è riunito il gruppo di studio internazionale del CCMI (Commissione consultiva per le trasformazioni industriali del Comitato Economico e Sociale Europeo – CESE) sul tema: "Riportare le industrie in Europa nel quadro del processo di re-industrializzazione". Di questo organismo fa parte anche Antonello Pezzini, bergamasco, imprenditore, rappresentante di Confindustria in Europa.
Dati alla mano, il fenomeno in Italia è particolarmente significativo, anche se nella Bergamasca non si hanno grandi segnali in questo senso. Luciano Fratocchi, Università de l'Aquila, con il suo gruppo di lavoro, ha creato una banca dati dove sono stati analizzati circa 400 casi di reshoring, 194 europei, di cui 79 in Italia, e 176 americani. “Non è un fenomeno recentissimo – ha spiegato – che tuttavia si è accentuato negli ultimi due anni e riguarda un po’ tutti i settori industriali, in particolare l’industria tessile, elettronica e meccanica”. Fra i motivi per il rientro spiccano le difficoltà logistiche e il costo del lavoro in aumento, nonché la volontà di puntare sul made in. “Se vengono considerati i costi totali, non solo quello del lavoro – ha concluso – non sempre la delocalizzazione è la migliore soluzione, molto dipende ovviamente dal tipo di prodotto”.
In Francia il ministero dell’Industria si è attivato, creando uffici dedicati e mettendo a punto un software destinato alle piccole e medie imprese che possono autoanalizzarsi e capire meglio se ha senso o meno rientrare. Costi nascosti e riposizionamento di gamma emergono, anche dai primi rilievi in Francia, fra le motivazioni principali del rientro, come ha sottolineato Francois Magnien, del ministero du redressement productif francese.
"Rilocalizzare le imprese è una sfida importante se legata all'obiettivo della reindustrializzazione dell'Europa – ha spiegato Matteo Zanetti, vice-presidente di Confindustria Bergamo nel suo saluto – ma nel nostro Paese dobbiamo fronteggiare innanzitutto un problema più generale del ridimensionamento dell’industria manifatturiera”. L'obiettivo dell'Unione Europa, su cui sta spingendo in modo particolare Antonio Tajani, vice-presidente della Commissione Europea, responsabile di industria e imprenditoria, è far crescere il peso del manifatturiero al 20% entro il 2020. Bergamo, pur in calo, vanta ancora un significativo 33,4% sul pil.
"L’Europa – ha sottolineato Luca Zanotti, CEO Tenaris Dalmine – non ha purtroppo politiche univoche. L'obiettivo del 20-20-20, cioè quello di ridurre le emissioni di gas serra del 20%, alzare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e portare al 20% il risparmio energetico entro il 2020 non si concilia con l'obiettivo della rinascita industriale, perché grava l'industria di costi impropri, come quelli legati al sostegno artificioso delle energie rinnovabili".
Proprio la partita energetica appare cruciale: dà un lato l’Italia spicca in Europa per gli alti costi energetici, ma è tutta l’Europa che non è competitiva con gli Stati Uniti, i quali, grazie alle massicce riserve di shalegas e ad altri fattori competitivi come la flessibilità del lavoro e un clima generale più favorevole all’impresa, stanno facendo grandi passi per favorire il ritorno industriale.
"Il problema – ha riconosciuto anche Edgardo Iozia, relatore finale per la commissione – è che in Europa la consapevolezza della centralità dell'industria sta emergendo con difficoltà. Spesso il commissario Tajani è solo, anche per questo il  Comitato economico e sociale sta facendo azione di sostegno".
Anche per Alberto Barcella, consigliere delegato di B.M. spa, già presidente di Confindustria Lombardia e di Confindustria Bergamo, il fenomeno del reshoring deve essere considerato nel grande contesto della reindustrializzazione europea, dove però esistono grandi differenze in fatto di tassazione, costo del lavoro, costi energetici, burocrazia. Secondo l'imprenditore i processi di internazionalizzazione produttiva di questi anni sono stati una risposta all'esigenza di accrescere la competitività sui mercati globali e non solamente al tentativo di contenere i costi. "Bisogna puntare a creare e ricreare un clima favorevole agli insediamenti industriali – ha auspicato – perché solo l'industria garantirà la crescita in Europa e l'equità sociale, altrimenti non c'è rilocalizzazione che tenga". Per Barcella è inoltre miope cercare di favorire il rientro nel singolo paese, perché la visione deve essere più europea.
Fenomeni di rientro delle industrie, ha auspicato Marco Tullio Cicerone (Uil Bergamo) dovrebbero essere accompagnati, “per esempio sfruttando le facilitazioni concesse alle start-up". Ma il sindacalista ha anche messo in evidenza come quello della rilocalizzazione non sia un processo semplice. “Quando un’azienda se ne va – ha rilevato – spesso si perde anche il connesso tessuto di piccole e piccolissime imprese, che è poi difficilissimo ricreare”.