Lavoro, a Bergamo saldo positivo grazie al commercio

Lavoro, a Bergamo saldo positivo grazie al commercio

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commessa_optLe comunicazioni di avviamento in provincia di Bergamo nell’intero anno 2015 sono state complessivamente 142.261 (+15,3% rispetto alle 123.330 del 2014) a fronte di 141.747 comunicazioni di cessazione (+9,7% in confronto alle 129.941 del 2014). Il saldo globale tra contratti e comunicazioni di avviamento e di cessazione nel 2015 è leggermente positivo (+514), dopo tre anni consecutivi di saldi marcatamente negativi. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Provinciale del mercato del lavoro sui dati e flussi del 2015. Un incremento ancor più netto riguarda le comunicazioni totali di trasformazione del rapporto di lavoro tra diverse tipologie di contratto o modalità orarie di lavoro: nel 2015 sono state 18.553, +80,1% rispetto alle 10.304 dell’anno precedente. In forte crescita anche le comunicazioni di proroga (riguardanti in larghissima misura i contratti a tempo determinato) che sono state 37.421 (+38,8% sulle 26.953 del 2014). La dinamica intra annuale evidenzia nel quarto e ultimo trimestre del 2015, con un evidente picco a dicembre, una crescita tendenziale vistosa delle trasformazioni (più che raddoppiate rispetto all’ultimo trimestre del 2014), degli avviamenti (cresciuti di oltre un terzo) e delle proroghe. Meno netto l’aumento tendenziale delle cessazioni che tipicamente si concentrano negli ultimi mesi dell’anno.

Con riferimento alle tipologie contrattuali, gli avviamenti a tempo indeterminato nel corso del 2015 sono stati 38.895 (+58,5% rispetto ai 24.534 del 2014). Per la prima volta dopo tre anni gli avviamenti a tempo indeterminato hanno superato, di poco, le corrispondenti cessazioni (38.239, +7,5% sul 2014). La modalità d’avviamento più ricorrente resta quella a tempo determinato con 52.743 comunicazioni (+5,8% sulle 49.838 del 2014); le corrispondenti cessazioni (48.851) sono aumentate del +8,8%. Aumentano in misura considerevole tra gli avviamenti anche le comunicazioni di tirocinio (4.491, +31% sul 2014) e i contratti di somministrazione (27.188, +16,5%), questi ultimi tipicamente destinati, per la loro breve durata, ad altrettante cessazioni. Si riducono invece gli avviamenti al lavoro parasubordinato (4.852, -27,6% sul 2014), i contratti di apprendistato (3.381, -17,5%), gli avviamenti al lavoro domestico (3.855, -6,3%) e al lavoro intermittente (3.766, -9,2%).

Se si considerano congiuntamente gli ingressi (avviamenti), le uscite (cessazioni) e le trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato spicca il saldo netto dei contratti a tempo indeterminato (+13.531 nel corso del 2015, in larghissima misura dovuto alle trasformazioni) che compensa il bilancio negativo dei contratti a tempo determinato (-7.651), del lavoro parasubordinato (-2.185), dell’apprendistato (-963) e degli altri contratti, ad esclusione dei tirocini. Il boom dei contratti a tempo indeterminato si è concentrato nell’ultimo trimestre del 2015 con 12.326 avviamenti (contro i 4.318 del quarto trimestre 2014) e 6.105 trasformazioni (contro le 1.326 di un anno addietro). Si assiste ad uno spostamento nelle preferenze delle forme contrattuali adottate dai datori di lavoro, sintetizzato dalla variazione dell’incidenza percentuale degli avviamenti a tempo indeterminato (27,3% degli avviamenti complessivi nel 2015, in crescita sulla quota del 19,9% nel 2014), di quelli a tempo determinato (in calo al 37,1% del totale nel 2015 contro una quota del 40,4% nel 2014) e del lavoro parasubordinato (al 3,4% nel 2015 contro il 5,4% del 2014), quest’ultimo costituito in buona misura da “collaborazioni” non più consentite dalle nuove norme.

Il cambiamento della composizione contrattuale è influenzato dalle novità normative del 2015: in particolare, oltre al già ricordato esaurimento delle collaborazioni parasubordinate, la decontribuzione su assunzione o trasformazione in contratto a tempo indeterminato (Legge di stabilità del 23 dicembre 2014) e la regolazione “a tutele crescenti” dei nuovi contratti a tempo indeterminato (Jobs Act), la prima in vigore dal 1° gennaio 2015, la seconda da marzo 2015. L’osservazione dell’andamento mensile di avviamenti e trasformazioni dei contratti a tempo indeterminato, con il già citato “picco” nell’ultimo trimestre del 2015, rende plausibile l’ipotesi che l’annunciata riduzione della decontribuzione sui contratti a tempo indeterminato dal 1° gennaio 2016 abbia favorito il boom delle trasformazioni e indotto un’anticipazione delle assunzioni previste per l’immediato futuro.

Ai fini di un’analisi più omogenea del mercato del lavoro è bene circoscrivere l’analisi alle comunicazioni relative al lavoro dipendente e parasubordinato. Questo sottoinsieme ha registrato, nell’intero anno 2015, 127.059 avviamenti (+17,1% sull’anno precedente) e 125.259 cessazioni (+9,6% annuo), con un saldo positivo di 1.800 contratti che interrompe una serie triennale di bilanci pesantemente negativi. In specifico, i contratti di lavoro dipendente hanno visto 122.207 avviamenti contro 118.222 cessazioni con un saldo positivo di 3.985 contratti. Il lavoro parasubordinato ha visto invece prevalere sugli avviamenti (4.852) le cessazioni (7.037) con un saldo negativo di 2.185 contratti. Il saldo positivo (1.800) dell’insieme dei contratti di lavoro parasubordinato e dipendente è dovuto a un bilancio positivo nel commercio e servizi (+3.248 contratti), al sostanziale equilibrio (+22) tra ingressi e uscite in agricoltura, al saldo negativo dell’edilizia (-1.216, in lenta attenuazione rispetto agli anni precedenti) e al deciso recupero dell’industria che dopo tre anni consecutivi di perdite massicce, tra le 3mila e le 4 mila unità, chiude con un risultato solo di poco negativo (-253).

Spostando l’analisi dai contratti ai lavoratori coinvolti, le persone complessivamente avviate nel corso del 2015 sono state 104.445 (+13,5% su base annua) contro 106.923 cessate. Il saldo è negativo (-2.478) ma in riduzione rispetto ai tre anni precedenti. Se si circoscrive l’analisi ai soli lavoratori parasubordinati e dipendenti, il saldo negativo si riduce a -905, dovuto in prevalenza a maschi (-883, contro -21 per la componente femminile), di nazionalità italiana (-1.341), mentre il saldo dei lavoratori stranieri è positivo (+411). Il saldo è, tipicamente, positivo tra minori di 30 anni e negativo nelle classi più anziane. Confortante notare che la dimensione del saldo giovanile (+4.885) è la più elevata da tre anni a questa parte.  Per quanto riguarda i titoli di studio degli avviati e cessati per il complesso delle comunicazioni, il saldo è negativo per i lavoratori meno scolarizzati ed è positivo per i lavoratori in possesso di diploma (+648) e di laurea (+983).