Ubi, l’attacco dei parlamentari Pd alla Moratti? Un teatro dell’assurdo

Ubi, l’attacco dei parlamentari Pd alla Moratti? Un teatro dell’assurdo

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Letizia Moratti
Letizia Moratti, presidente del Consiglio di Gestione di Ubi Banca

C’è qualcuno sano di mente che davvero può pensare che per il solo fatto di sostenere nella campagna elettorale milanese il candidato del centrodestra Stefano Parisi la presidente del Consiglio di gestione di Ubi Banca Letizia Moratti non possa garantire cittadini e risparmiatori nell’erogazione di un prestito? Anche solo prospettarlo come ipotesi fa sganasciare dalle risate. Ma non ditelo ai dieci parlamentari lombardi del Pd che come un sol uomo hanno vergato una lettera grondante indignazione, e ispirata alla più vieta cultura del sospetto, al ministro dell’Economia, al governatore di Bankitalia e al presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi per chiedere di “valutare l’opportunità di adottare le iniziative necessarie a sgombrare il campo da commistioni inopportune con la politica che rischiano di compromettere la credibilità di Ubi”.
Lorsignori (tra i magnifici dieci ci sono, purtroppo, quattro bergamaschi: Sanga, Misiani, Carnevali e Guerini), silenti quando gli intrecci e gli intrallazzi avvengono tra Roma e Firenze, per esempio quando si vuole mettere a capo della cyber sicurezza nazionale il compagnuccio di Renzi Marco Carrai, agitano il drappo rosso del pericolo di un ritorno “alla stagione degli intrecci tra politica e sistema bancario” (ma quale ritorno, di grazia, se basta leggere i giornali per verificare che quel sistema non è mai tramontato?) e come torelli infuriati cercano di incornare la reproba Moratti. Peccato non si rendano conto dell’infimo livello della loro polemica.

Perché se fosse vero l’assunto, e davvero non c’è testa benpensante che possa neanche prenderlo in considerazione, dovremmo credere che anzitutto il Consiglio di gestione e, in seconda battuta, il Consiglio di sorveglianza di Ubi siano composti da teste di legno incapaci di cogliere la tremenda operazione che verrebbe ordita alle loro spalle. E dovremmo anche pensare che Letizia Moratti, di cui è lecito pensare politicamente il peggio possibile (da ministro ha fatto solo danni, da sindaco i milanesi l’hanno congedata dopo solo 5 anni…), sia così sciocca e leggera da potersi permettere di sponsorizzare affidamenti solo a persone o imprenditori con la targa di centrodestra sul sedere. Suvvia, siamo seri. I parlamentari cerchino di occuparsi di problemi reali, hanno solo l’imbarazzo della scelta. Il comportamento della Moratti può essere, anzi è, inopportuno per mere ragioni formali. Ma da qui a scomodare ministro dell’Economia e governatore di Bankitalia ce ne corre. A meno che tutto sto can can non sia il segno, l’ennesimo, della paura degli esponenti democratici di vedere il loro candidato milanese, Beppe Sala, fare la fine di quel porporato che entra Papa in conclave e ne esce cardinale. Quel Sala che, se si volesse usare il medesimo pernicioso ragionamento dei dieci Saint Just in salsa rosa, potrebbe essere sospettato di aver utilizzato il ruolo pubblico di commissario Expo per lanciare la sua campagna per Milano. Ma, appunto, le barzellette preferiamo lasciarle ai politici.