La spinta post pandemia sta per finire e il caro prezzi inizierà a farsi sentire per davvero. Senza essere catastrofisti sarà un autunno di serie riflessioni
Le avvisaglie sono chiare: agosto è tempo di novità e l’autunno sarà il momento di profonde riflessioni. Il calo registrato nel secondo trimestre di quest’anno della produzione dell’industria orobica (-2,5%) è l’esito di un lungo processo di rallentamento che ha visto la progressiva riduzione delle variazioni già nello scorso anno. I cicli della manifattura si sono sempre propagati su quelli del terziario con un ritardo temporale più o meno lungo e un riverbero più o meno forte.
La crisi dell’economia reale del 2008, dopo la tempesta finanziaria dell’anno precedente, per esempio arrivò molto tardi sul terziario ma colpì durissimo. Meno produzione significa meno reddito e minore spesa. Del resto sappiamo che i bergamaschi amano spendere ‘gli straordinari’ per togliersi qualche sfizio. Senza premi e bonus non solo occorrerà tornare alla vita normale, ma anche ingegnarsi su come sostenere il caro mutuo e il caro spesa.
I saldi iniziati un mese fa sono già la cartina tornasole dell’andamento del commercio. Nella prima fase di luglio hanno registrato un – 15%, per poi andare ancora peggio nelle successive settimane. Agosto è periodo di ferie e anche di pensieri. Il turismo viaggia forte ma le prime crepe sono già chiare.
Gli italiani che hanno meno soldi da spendere rallentano le prenotazioni delle vacanze. Tengono le richieste degli stranieri, degli americani che godono del cambio favorevole tra dollaro e euro e degli europei dei paesi del Nord che hanno un costo della vita più alta. Il loro moltiplicatore di spesa, che è sempre stato generoso non solo per le imprese della ricettività e della ristorazione ma anche per il commercio, ora sta contraendo quest’ultima voce: in altri termini spendono di più per arrivare, di più per dormire, mangiare ma stanno frenando ogni altro acquisto. E’ il commercio in senso stretto delle botteghe e dei negozi italiani il termometro della crescita del Paese.
I turisti invece dei Paesi dell’Est arrivano per visitare con spesa ridotta all’osso. Anche spagnoli e francesi sono più morigerati nella spesa. Insomma: tanti più turisti oggi compensano la minore capacità di spesa di ciascuno.
Cosa succederà quando questa spinta post Covid a viaggiare subirà il suo necessario ridimensionamento? Quando questa diminuzione sarà evidente per tutti e come sarà avvertito? Come un rallentamento naturale e graduale o come un effetto di sgonfiamento della bolla? Il caro prezzo e soprattutto le difficoltà crescenti non tarderanno a farsi sentire.
Sperando che questa straordinaria stagione da ‘cicala’ non si interrompa bruscamente, torneremo ad essere più realisticamente e con i piedi in terra, da brave formiche che sanno fare i loro conti. Senza essere catastrofisti sarà un autunno di serie riflessioni. Per tutti.