La produzione 
industriale 
segna 
una svolta

La produzione industriale segna una svolta

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L'ultimo trimestre del 2013 indica con nettezza un recupero consistente e significativo della produzione industriale bergamasca che aumenta del 3,1% nell’arco dei tre mesi e del 3,5% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno prima. La svolta del ciclo, dopo il risultato incerto e debole del trimestre estivo, è di dimensioni più marcate rispetto al già ottimo dato medio regionale (+2,6 nel trimestre, +2,4 su base annua).  
A consuntivo, l’intero anno 2013 segna per Bergamo una crescita complessiva del +0,3% contro un risultato medio marginalmente negativo (-0,1%) per l’intera Lombardia. La “velocità di uscita” dal 2013 rende possibile un cambio di passo, necessario per affrontare i rischi e le incertezze del 2014.
La fase di ripresa è confermata, oltre che dall’andamento del fatturato e dal ciclo delle scorte, dal grado di diffusione del recupero produttivo. Tra le risposte del campione si nota la costante crescita della quota di imprese industriali (giunta al 41,9% del totale) in forte aumento tendenziale e la diminuzione di quelle (il 25,6% del totale) in calo accentuato, anche se va ricordato che la lunga durata della crisi ha determinato la chiusura di diverse aziende e quindi un’erosione dell’universo di riferimento dell’indagine campionaria.
La ripresa attuale è anche il risultato di una dura selezione e di un difficile adattamento a livelli di capacità produttiva che, come testimonia l’indice di produzione a quota 97,5 (fatto 100 il dato del 2005), sono ancora distanti dalla situazione precedente la crisi finanziaria internazionale (l’indice era a 109,8 all’inizio del 2008).
Questa distanza dà anche indirettamente la misura dei problemi da affrontare sul versante dell’occupazione. Nonostante qualche segnale di riduzione del ricorso alla Cassa integrazione, che resta su livelli elevati, gli addetti dell’industria sono diminuiti anche nell’ultima parte del 2013. In media sull’intero anno 2013 la perdita occupazionale è del -1,2%, uguale a quella registrata nel 2012. La tendenza negativa dell’occupazione potrà essere rovesciata solo se la ripresa si manterrà anche nei prossimi trimestri su tassi elevati.
Le previsioni delle imprese industriali indicano un proseguimento, anche se non un’ulteriore accelerazione, della fase positiva della produzione e un sostegno ancora forte della domanda internazionale, nonostante il rafforzamento dell’euro e le incertezze sull’evoluzione del quadro globale. Sulla domanda interna le attese stanno migliorando e ci sono spunti positivi delle vendite nell’ultimo trimestre del 2013. Per l’evoluzione dell’occupazione si conferma un tendenziale minor pessimismo.
I segnali di ripresa del ciclo dell’industria non si stanno ancora diffondendo all’artigianato manifatturiero. La congiuntura qui resta debole e le variazioni di pochi decimali (+0,5 nel trimestre, -0,4 su base annua) indicano che  ancora  non si avvertono cambiamenti netti rispetto a un livello di produzione, a quota 72,7 sull’indice in base 2005, che stenta a sollevarsi dai minimi storici.
Tuttavia, anche tra le aziende artigiane si conferma per il secondo trimestre consecutivo una leggera prevalenza di variazioni tendenziali positive, a indicare che il peggio dovrebbe essere alle spalle. In media d’anno, il 2013 vede la produzione dell’artigianato manifatturiero di Bergamo perdere l’1,5%, di poco meglio del risultato regionale (-1,9%).
Nel commercio al dettaglio si conferma un graduale e relativo miglioramento del giro d’affari in confronto all’anno precedente.  L’aumento del +1,1% delle vendite a Bergamo va valutato con qualche riserva e tenendo conto dello scostamento del dato provinciale da quello statisticamente più attendibile (-1%) a livello regionale, in relativo recupero. La dinamica del giro d’affari è in peggioramento nel settore alimentare (-3,8% a Bergamo contro il -2,8% in regione) ed è ancora negativa
(-0,6% a Bergamo, invariato in Lombardia) nel commercio non specializzato, dove prevale la grande distribuzione.  Il risultato positivo dell’intero settore a Bergamo sarebbe pertanto determinato dal solo commercio non alimentare con una crescita del +3,7%, a fronte di una variazione ancora negativa (-1,6%) per l’intera regione. 
Più stazionario il quadro che emerge dalla distribuzione delle risposte del campione: si conferma una riduzione delle imprese commerciali con forti flessioni delle vendite e quindi un tendenziale miglioramento della situazione, ma restano pur sempre in netta maggioranza le imprese ancora in fase negativa e che prevedono per il trimestre successivo tempi ancora difficili.
Nei servizi i segnali di miglioramento sembrano invece più solidi. Anche in questo caso il dato del giro d’affari complessivo a Bergamo (+0,9% su base annua) è più pronunciato del dato medio regionale (-0,4%) ma è coerente con il costante ampliamento del numero di imprese che stanno migliorando le vendite rispetto all’anno prima e con la corrispondente riduzione (al 35%) delle imprese che registrano una riduzione del giro d’affari. Nell’edilizia, i sussulti del dato provinciale, in caduta nell’ultimo trimestre, consigliano di attenersi al dato medio regionale (-3% su base annua) che posiziona il settore ancora nel quadrante negativo.