Tutelare riparatori e acquirenti di orologi dalle multinazionali dei produttori, che non rilasciano ai laboratori artigianali i ricambi necessari per le riparazioni. È l’obiettivo di una risoluzione, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Lombardia. “Dal 2010 le multinazionali del settore dell’orologeria, soprattutto svizzere, hanno avviato una selezione dei destinatari dei pezzi di ricambio che mette a rischio l’immenso patrimonio di esperienza di migliaia di qualificati ed esperti artigiani – denuncia il consigliere Marco Tizzoni -. Già due anni prima la Ue respinse un ricorso contro questa politica, sostenendo che si tratta di un settore di piccole dimensioni, caratterizzato da una vivace concorrenza; decisione ribadita dalla Commissione europea nel 2013. In questo modo, i colossi internazionali sono stati messi sullo stesso piano dei piccoli laboratori artigianali. Il punto di vista della Commissione europea è solo quello dei produttori e danneggia anche gli interessi dei consumatori, con servizi di riparazione limitati e privi della necessaria concorrenza”. Come rileva Tizzoni, negli ultimi anni le attività connesse al settore dell’orologeria si sono ridotte drasticamente. Per dare un’idea degli interessi in gioco, basti dire che in Italia si contano 5.000 laboratori di orologeria, 500 dei quali in Lombardia, ai quali si aggiungono 24.000 negozi in tutto il Paese. Ad oggi, i pezzi venduti ogni anno in Italia sono 6.600.000, che alimentano un mercato dei ricambi stimato tra i 150 e i 200 milioni di euro/anno. La risoluzione approvata dal Consiglio regionale impegna presidente e Giunta regionali a sollecitare il governo ad intervenire presso la Commissione europea affinché tenga conto delle istanze della categoria degli orologiai riparatori e a trasmettere la stessa risoluzione ai parlamentari lombardi eletti in Europa.