Complessivamente nell’ultimo anno il saldo delle imprese bergamasche è positivo, con una crescita di 281 attività, rispetto al primo trimestre 2017, pari a +1,2% (dati Ascom Confcommercio Bergamo su Elaborazione Cciaa). Anche in città il dato è nel segno più, con una crescita di 108 imprese (+ 2,7%).
In particolare, prosegue il trend positivo delle attività di somministrazione bar e ristoranti e delle strutture ricettive: +3,1%, con 125 attività in più rispetto all’anno scorso. La tendenza ricalca quella degli ultimi tre anni: +8,9 % rispetto al 2015 (335 imprese in più) e +14,1% negli ultimi cinque anni (531 attività in più).
Resta invariato nell’ultimo anno il numero delle attività del commercio fisso alimentare, che venivano da un lungo periodo di crescita negli ultimi tre anni (+1,3% tra il 2015 e il 2017).
Quanto al commercio fisso non alimentare, rispetto al 2017, le attività sono cresciute del 5,2%, con 320 negozi in più. Il dato conferma il trend degli ultimi cinque anni che ha sfiorato il +9% con 540 attività (negli ultimi tre anni, dal 2015, il saldo è stato di 473 imprese, +7,9%).
Per quanto riguarda il commercio ambulante scende invece il numero delle imprese: il saldo è negativo con 78 attività in meno, pari al -3,3%. Si inverte così un trend di crescita che durava da tempo: +5,4% negli ultimi tre anni e ben +16,26% negli ultimi cinque anni.
Agenti e procacciatori e attività di servizi alle imprese sono diminuiti anche nell’ultimo anno (86 attività in meno). Prosegue così una striscia negativa che nell’ultimo triennio ha visto il comparto scendere di 332 attività (-3,9%) .
“L’aumento del numero delle imprese dedite alla ristorazione è in alcuni casi dettato da un cambio di vocazione e destinazione di attività, in altri da un cambio di abitudini del consumo fuori casa -spiega il direttore Oscar Fusini-. Nutriamo però dubbi sull’effettiva tenuta dell’offerta, considerato che la domanda cresce molto più lentamente dell’offerta”.
Il commercio alimentare tiene complessivamente: “La chiusura dei punti vendita tradizionali compensa l’apertura di nuove attività con consumo sul posto, in stile street-food” -continua il direttore Ascom. Quanto alla crescita dei negozi non alimentari “l’ aumento è dovuto all’apertura e alla riapertura di nuovi negozi per lo più da parte di stranieri”.
Non preoccupano il calo delle attività di commercio su area pubblica, né di agenti, procacciatori e attività di servizi: “Il numero delle imprese di commercio ambulante scende per una maggiore rigidità sull’apertura ai fini di cittadinanza da parte di stranieri. Per quanto riguarda i mediatori e i servizi alle imprese, il calo è imputabile in larga misura al fatto che molti titolari di partita Iva sono stati assunti in aziende, grazie anche alle politiche di incentivi occupazionali”.
La città rispecchia l’andamento complessivo, enfatizzandone numeri e dinamiche: bar e ristoranti crescono del 7,2 %, il commercio non alimentare segna +10,9%, quello alimentare +0,4 %, mentre agenti e servizi registrano -2,56%; il calo è più accentuato per il commercio ambulante: -4,7%.