Galizzi: “Un clamoroso fallimento la mancata rilocalizzazione dello scalo merci”

Galizzi: “Un clamoroso fallimento la mancata rilocalizzazione dello scalo merci”

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assemblea-confindustriaL’industria, a Bergamo, è ritornata a produrre al di sopra del massimo storico del 2008. I bilanci del 2015 delle aziende associate a Confindustria Bergamo segnalano un recupero di tutti gli indicatori. Il valore della produzione ha raggiunto i 27 miliardi di euro, il valore aggiunto i 7,5 miliardi, circa 100 mila euro per ogni dipendente. Un quarto del Prodotto Interno Lordo provinciale è stato generato da queste imprese.  Sono i confortanti dati emersi all’assemblea generale di Confindustria Bergamo di questa mattina al teatro Donizetti che ha visto la presenza del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e del direttore dell’Ispi Paolo Magri. Gli incrementi sull’anno precedente alla crisi, ha rilevato il presidente di Confindustria Bergamo Ercole Galizzi nella sua relazione,  sono ancora modesti, intorno al 10%, ma si registra una positiva discontinuità col passato in quanto la produttività è tornata effettivamente ad aumentare, senza essere influenzata dalla riduzione degli occupati, pur in presenza di un incremento delle retribuzioni del 14% nello stesso periodo. Si tratta però di un recupero che ha riguardato non tutte le imprese e che ha privilegiato quelle di maggiori dimensioni: il primo 25% delle industrie ha realizzato l’80% del fatturato e del valore aggiunto. Anche i dati dei primi sei mesi del 2016 sembrano confermare un andamento al rialzo: la produzione è cresciuta del 2%, quanto le esportazioni, gli ordini dall’estero confermano carnet positivi, i prezzi dei prodotti finiti mostrano una tendenza a un modesto incremento. In aumento anche l’occupazione. Il secondo semestre però, ha avvertito il presidente, si presenta più critico, con segnali preoccupanti di crisi e instabilità internazionali. Ma anche in fase di rallentamento si assisterà “a un nuovo record assoluto dell’export provinciale”. Certo, per il presidente Galizzi, lo scollamento è forte fra questi dati e il sentire comune. “La complessità e la lentezza dell’uscita dalla crisi – ha rilevato – hanno generato un forte senso di insoddisfazione. Di fronte a una crescita del 2% – qual è stata quella dell’industria bergamasca nello scorso anno – l’opinione pubblica ha l’impressione che si faccia “molto rumore per nulla”. In effetti, ha aggiunto, “non si può dimenticare che raggiungere una crescita del 2% costituisce il limite superiore cui possiamo ambire in un’economia troppo matura e, soprattutto, in un Paese dove gli investimenti pubblici sono fermi, le norme complicate, le procedure defatiganti e dove la giustizia è una tartaruga”. Il presidente ha ricordato come a livello locale e nell’ambito dei limitati gradi di discrezionalità consentiti, Confindustria Bergamo sta operando per avviare un processo di semplificazione, per esempio grazie all’istituzione con l’Agenzia delle Entrate, di una Camera di Conciliazione per facilitare il rapporto delle imprese con il fisco. Nel mese di ottobre a Roma verrà inoltre presentata alla Commissione Parlamentare il Protocollo per alcune semplificazioni in campo ambientale siglato con la Provincia. “In tema di lavoro – ha proseguito – attualmente sono in corso due importanti rinnovi di CCNL – per le imprese metalmeccaniche e per le imprese tessili – particolarmente significativi per il nostro territorio. Si tratta di negoziati complessi, sia per l’attenzione al costo del lavoro – che le imprese devono mantenere, in ragione dell’estrema competitività del contesto in cui operano – sia perché ancora non è stato definito un quadro regolatorio interconfederale che detti delle linee guida unitarie per la contrattazione nazionale. E’ importante che questi sforzi trovino una condivisione in tempi rapidi, per dare certezze ad imprese e lavoratori ed evitare soluzioni disarticolate non utili né per il sistema delle imprese né per il mercato del lavoro”. Ma anche le imprese sono chiamate ad ulteriori sforzi. “L’analisi che abbiamo condotto sulle industrie associate e sulla loro riorganizzazione negli anni di crisi – ha evidenziato Galizzi – rivela criticità e mutamenti. Nei sette anni di crisi le immobilizzazioni materiali sono diminuite del 15%, mentre le immateriali sono cresciute di 10 punti. Complessivamente valgono 9 miliardi di euro”. Proprio l’aumento degli immateriali è, secondo il presidente, un ragionevole indicatore di innovazione, finalizzata ad implementare nuovi prodotti, nuovi progetti e che, comunque, conferma il percorso dell’industria bergamasca verso la “fabbrica intelligente”. Negli stessi anni sono cresciuti gli ammortamenti e l’utilizzo del leasing “La crisi – ha sottolineato Ercole Galizzi – non ha dunque ridotto la capacità produttiva, né ha generato un consumo più intenso del capitale fisso”. Su questa base è ora possibile aprire una nuova stagione di investimento, grazie anche ai nuovi strumenti di politica industriale come i super ammortamenti, che vengono giudicati positivamente.

Positiva è anche, secondo il presidente, l’introduzione di tecnologie digitali nelle attività manifatturiere che “da anni nella nostra agenda tanto che credo di poter affermare che siamo, a livello nazionale, sulla frontiera di questa innovazione con i nostri rappresentanti nelle posizioni di vertice dei Cluster nazionali e delle Associazioni di riferimento”. Galizzi ha anche insistito sulla rivalutazione del ruolo delle filiere di piccole e medie imprese. “Anche l’OCSE ha dovuto riconoscere che le imprese minori e, soprattutto, i subfornitori giocano un ruolo strategico nella competitività internazionale delle imprese bergamasche che vendono per il 90% beni Made in Italy”. Va nella direzione di sostenere la filiera anche la ricerca realizzata da Confindustria Bergamo sulle potenzialità economiche dell’inserimento di competenze manageriali nelle PMI in modo che facilitare la dotazione di competenze per affrontare le nuove sfide tecnologiche e di mercato che sarà presto resa nota. Per quanto riguarda le infrastrutture il presidente di Confindustria Bergamo ha riconosciuto che il territorio ha fatto, nel recente passato, grandi progressi. Restano però i nodi del collegamento ferroviario dell’aeroporto di Orio al Serio con Milano, dell’ampliamento della rete del tram delle valli e, nel medio periodo, l’interporto sulla linea dell’alta capacità. Un nodo critico è la mancata rilocalizzazione dello scalo merci. “È un clamoroso fallimento per tutti – ha ribadito – è un investimento privato che non si riesce a realizzare, le cui conseguenze negative ricadranno su molti”. Sul fronte della formazione, il presidente ha sottolineato il positivo legame con l’Università, nonché le ottime performances nell’istruzione tecnica, in particolare per quanto riguarda gli ITS. Una sottolineatura è stata data anche a Ubi che “non sarà più la banca del territorio, ma un player nazionale e internazionale”.

l.r.