Fondazione Donizetti, Gori dice no alla proposta di Ceci e Tentorio

Fondazione Donizetti, Gori dice no alla proposta di Ceci e Tentorio

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Teatro Donizetti“La proposta dei consiglieri Ceci e Tentorio non può essere ricevuta, perché si basa sul riconoscimento della non rilevanza economica del servizio culturale e della gestione teatrale: tutte le proposte dei consiglieri sono regolate infatti dal codice dei contratti e quindi rilevanti da un punto di vista economico. Significa che prevedono necessariamente una gara, a meno che il soggetto che si propone di collaborare col Comune non sia un soggetto di diritto pubblico”. Il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha così risposto in Consiglio Comunale alla lettera aperta che nei giorni scorsi gli esponenti delle minoranze hanno inviato alla stampa in merito alla questione Fondazione Teatro Donizetti, della quale si sta modificando lo statuto. Una risposta motivata in primo luogo da una sentenza relativa al Teatro Petruzzelli di Bari, sentenza che giudicò appunto il servizio teatrale economicamente rilevante. Gori poi entra nel merito giuridico della questione, rimarcando quanto una fondazione sia e un istituto di natura privatistica: “ma un conto è la natura di un ente, e un conto sono le regole che quest’ente deve seguire. E’ importante non fare confusione. Noi infatti non abbiamo proposto di modificare la natura della FTD, che resterebbe privata anche se ne modificassimo la governance a favore del Comune. Riteniamo invece necessario, e a questa necessità proponiamo di rendere coerente la governance, che la Fondazione operi come ente di diritto pubblico, ai sensi della Direttiva comunitaria 18/2004 e del Dlgs 163/2006, confermato nel nuovo Codice degli appalti”. “Il parallelismo con quanto avvenuto per l’Accademia Carrara è francamente improponibile: – ha anche chiarito Gori – il presupposto, nel caso della Carrara, era infatti che ci fosse, già consolidata, una platea di soci sostenitori che contribuisse a coprire il deficit strutturale di gestione. Per il Donizetti abbiamo in questo momento solo donazioni volte alla ristrutturazione dello stesso e non alla gestione delle attività successive”.

Non solo: anche ammettendo che la proposta di Ceci e Tentorio fosse ricevibile, “non c’è nessun beneficio rispetto al punto obiettivamente più critico di tutta la faccenda, ossia la maggior durata e complicazione di una gara europea rispetto all’affidamento diretto che era stato sognato quando la Fondazione era stata costruita. La proposta di Tentorio e Ceci non porta alcun miglioramento, visto che è del tutto allineata alla nostra”. Gori attacca Tentorio sul punto più politico della lettera aperta di qualche giorno fa, ovvero sia la “privatizzazione” della gestione dei servizi culturali: “un passaggio in netto contrasto con tutto quello che Tentorio ha dichiarato in quest’aula in occasione dell’affitto del ramo d’azienda BOF: allora assistemmo a un elogio accalorato della gestione pubblica, mentre ora sentiamo parlare di una gestione privata più agile e al passo con i tempi. Ma la gestione pubblica attuale del Donizetti ha dimostrato grandi risultati, tra i migliori in Italia quest’anno. Allora di cosa parliamo?”

Durante la seduta è stato smontata dalla Giunta anche l’affermazione che 23 teatri italiani su 29 avessero scelto una Fondazione di diritto privato come ente di gestione. “Il Teatro di Ferrara è retto da una Fondazione in cui tutti e 5 i membri del Cda sono di nomina pubblica; nel Cda della Fondazione che gestisce il Teatro di Brescia 8 componenti su 15, quindi la maggioranza, sono nominati dal sindaco; il Teatro Ponchielli di Cremona è gestito da una Fondazione il cui Cda è maggioranza pubblica; il Teatro di Treviso è retto da una Fondazione di cui 7 membri su 9 sono di nomina pubblica; il Teatro Regio di Parma è gestito da una Fondazione il cui Cda è nominato per 3/5 dal sindaco; nel Cda che gestisce il Teatro di Modena siedono 5 membri (su 7) di nomina pubblica; a Reggio Emilia 4 su 5 sono di nomina pubblica. Tutti questi teatri sono assimilabili a enti pubblici”. Gori dimostra inoltre che la Fondazione debba comportarsi comunque come un soggetto di diritto pubblico, semplicemente dimostrando che l’ente trae la maggior parte dei propri finanziamenti da soggetti pubblici. “La Fondazione sarebbe tenuta a seguire le procedure di “diritto pubblico”, ove anche i privati mantenessero la maggioranza in Cda e il suo statuto non venisse modificato, se la sua attività fosse finanziata in modo maggioritario da soggetti pubblici.”

I dati parlano chiaro: visto che vanno considerati “pubblici” i 3,5 milioni deliberati dalla Fondazione Cariplo a favore della Fondazione perché è stato lo stesso Consiglio comunale di Bergamo a indicare a Fondazione Cariplo quella destinazione, il risultato dice 10.346 su 18 milioni di euro circa provengono da finanziamenti di natura pubblica, le risorse private sono pari a 3/3.5 milioni di euro ancora da raccogliere da trattative in corso o attraverso una sottoscrizione popolare. Stesso discorso vale anche per la gestione dei servizi comunali: se il Comune continuerà a sostenere le attività del Donizetti così come ha fatto in questi anni (in modo diretto o trasferendo risorse alla Fondazione Donizetti), il totale dei contributi pubblici (2,5 milioni di euro dal Comune e dal Fondo Unico dello Spettacolo) risulterà con ogni probabilità superiore ai ricavi di fonte privata (oggi pari a 1,4 milioni), anche a fronte delle attività di valorizzazione prevedibili dopo la ristrutturazione (anche in virtù di un auspicabile aumento del contributo FUS e di quelli di fonte comunitaria). “Per invertire il rapporto dovremmo sostanzialmente raddoppiare i ricavi di fonte privata, cosa in assoluto non impossibile, ma francamente poco probabile”.

“Ecco perché rispondo cortesemente, ma convintamente no alla richiesta di una “pausa di riflessione” avanzata dai consiglieri Tentorio e Ceci, – ha concluso il Sindaco Gori – nonché alla loro proposta di non toccare lo statuto.  L’approfondimento tecnico-giuridico è stato assolutamente accurato e adeguato all’importanza del tema e ha coinvolto tutti gli esperti della Fondazione Donizetti. Se così non fosse stato la Fondazione non si sarebbe orientata a modificare lo statuto. Ci sono molteplici e solide ragioni tecniche e giuridiche che ci spingono ad accogliere questa impostazione. E c’è anche una ragione politica. La via della Fondazione di diritto privato, assistita da una raccolta fondi di chiara prevalenza privata e dalla procedura del project di servizi, avrebbe teoricamente consentito – ove la Fondazione si fosse aggiudicata la gara per il project – un’esecuzione dei lavori probabilmente più spedita e fors’anche più economica. Ma così non è stato, per le ragioni che abbiamo ricordato e che portano tutti, anche i consiglieri Tentorio e Ceci, a ritenere opportuna, anzi necessaria, una gara europea. Quanto alla gestione però, alle ragioni giuridiche vogliamo accompagnare anche una convinzione: che non sia affatto acquisito che i servizi culturali gestiti con modalità pubbliche funzionino male, come dimostrano proprio i servizi gestiti direttamente dal Comune. Così come è tutt’altro che dimostrato che un soggetto di diritto pubblico non sia in grado di favorire l’afflusso di capitali privati. Siamo sicuri che la Fondazione Teatro Donizetti a maggioranza pubblica sarà anzi in grado di fare molto bene sia l’una che l’altra cosa.”