Migranti, le quattro verità che vanno dette

Migranti, le quattro verità che vanno dette

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migrantiQui, fra teste che rotolano e braccia che volano, fra gente che pensa di vivere asserragliata nella “Ridotta Lombardia” e sventatelli che garriscono per ogni infornata di disperati che arriva in Italia, forse forse è il caso di fare un po’ d’ordine e di cercare di mettere in fila due ragionamenti. Quando devo spiegare agli studenti un fenomeno storico di vasta portata, durativo, incidente, importante, la prima cosa che dico loro è che ogni grande evento è, per definizione, molto complesso e, per solito, controverso: la tentazione di risolverlo con una spiegazione facile è forte, ma è estremamente fuorviante. Lo stesso vale per questa terribile contingenza, che qualche burlone definisce “emergenza immigrazione”, ma che, in realtà, è un insieme di elementi che formano un fenomeno epocale. Partiamo dalle idiozie.

Idiozia numero uno: la fuga dall’Africa è una conseguenza del colonialismo. Sciocchezze: il colonialismo, senz’altro riprovevole come la schiavitù sul piano morale, semmai tenne a freno conflitti etnici e migrazioni selvagge. E’ la decolonizzazione senza regole, messa in atto con la tecnica dell’ “adesso arrangiatevi!”, che ha permesso l’insorgere di regimi nazional-sociali, in epoca di guerra fredda e, in seguito, di stati confessionali. Al colonialismo, da quando la guerra fredda non c’è più, si è sostituita la gendarmeria globale americana, che ha abbattuto e creato dittatori e capi carismatici, a seconda delle proprie esigenze, coi bei risultati che vediamo oggi.

Idiozia numero due: i migranti fuggono da guerre, carestie e dittature. Certo, una parte di loro fugge senz’altro da scenari di guerra: sono quelli che fanno come faremmo anche noi, ossia caricano moglie e figli su di un carretto e scappano via. Chi fugge da una guerra si porta dietro ciò che ha di più caro, ossia la propria famiglia. Altro è chi fugga da una vita di povertà, disperazione, disoccupazione, fame: costoro, esattamente come i nostri emigranti di cent’anni fa, partono da soli, leggeri, disponibili ad arrangiarsi, a rischiare e a tentare la sorte. La maggioranza dei poveracci che stanno sbarcando sulle nostre coste risponde a questo identikit: maschio africano, giovane, in forze, desideroso di migliorare la propria condizione economica. Del tutto lecito, intendiamoci, ma non parliamo di profughi, perché sarebbe come paragonare “Dagli Appennini alle Ande” al diario di Anna Frank.

Idiozia numero tre: stabilire basi di selezione e di accoglienza in Africa è impossibile, perché c’è la guerra e non esistono interlocutori certi cui rivolgersi. Amici belli, se c’è una guerra e non ci sono dei governi con cui fare accordi, si assuma l’egida dell’Onu, la stessa Onu che protegge i rifugiati e le stesse forze che hanno fatto il diavolo a quattro in mezzo mondo, senza che nessuno ci trovasse da ridire: si crea una zona di sicurezza sulle coste libiche e si sbarca. Credete davvero che, di fronte ad uno spiegamento di forze militari, anche dieci volte inferiori a quelle utilizzate per abbattere Saddam o Gheddafi, con tutte le conseguenze del caso, non si riuscirebbe a garantire un corridoio sanitario per i profughi? Suvvia, creduloni: i combattenti libici, ribelli o antiribelli che siano, sono quattro gatti, armati da far ridere: alla vista di cento carri Abrams o di venti elicotteri Apache correrebbero ad intrunarsi nella sabbia. E poi, miei ingenui amici, gli F35 cosa li compreremmo a fare: per farli scontrare in volo nelle manifestazioni aeronautiche?

Idiozia numero quattro: la situazione è sotto controllo. In Italia non è sotto controllo un bel nulla, e la gente lo sa perfettamente. Non basta proclamare che quest’anno diventeremo tutti ricchi e felici: ad un certo punto, bisogna pure fare i conti con la realtà. Dirò di più: tanti disperati scelgono l’Italia proprio perché in Italia nulla è sotto controllo. Ormai la cosa è di dominio universale: si passano parola dicendo che, da noi, ognuno può fare quello che vuole e nessuno la paga mai. Siamo il paese di Bengodi, la pattumiera dell’umanità, altro che sotto controllo! I nostri governanti non hanno la più pallida idea di quanti siano i clandestini in giro per le nostre strade: figuriamoci se sanno come arginare il fenomeno. Fanno come fa qualunque irresponsabile: si affidano al caso, finché la barca va lasciala andare.. E mentono per la gola, tutti i giorni, dalle televisioni, dai giornali: mentono sapendo di mentire. E la confusione aumenta, insieme al disagio: non si distingue più, come sarebbe doveroso e utile, tra immigrato ed immigrato, fra provenienza e provenienza, diritti e doveri, cultura e cultura. O si amano tutti, fideisticamente, oppure si odiano tutti, esattamente con la stessa caparbia ottusità.

Invece, come scrivevo all’inizio, distinguere è fondamentale: un bravo lavoratore, una casalinga, una persona perbene è una ricchezza per il nostro Paese, sia che provenga da Clusone sia che arrivi dalle Isole Vergini. Un delinquente, un tagliagole, un mendicante, un incivile, sono una jattura, quale che sia la loro origine. Lo so che è più semplice risolverla con gli slogan, ma non è così che se ne esce: bisogna usare il cervello, non la pancia. E distinguere, sempre, faticosamente, caso per caso: esattamente ciò che i nostri politicanti non sono capaci di fare. Basta, vi ho indicato qualche idiozia: la prossima volta cercherò di proporre qualche soluzione. Alla buona, certo: ma sempre meglio che niente.

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