nella foto: Stefano Paleari
“Il costo per abitante del nostro ateneo è pari a 108 euro, un po’ meno del canone Rai: siamo proprio un’università low-cost”. A confermare questo trend, con un tocco di sana ironia, è il rettore Stefano Paleari. D’altronde i numeri inclusi nel bilancio 2013 (presentato lo scorso 4 febbraio nella sede di via Dei Caniana) sono lo specchio di una struttura accademica che gode di buona salute, nonostante la complessa congiuntura economica e i tagli che hanno toccato inevitabilmente anche Bergamo. I soldi destinati all’Università dal Fondo di finanziamento ordinario dello Stato nel 2013 sono stati 35 milioni di euro. Eppure, se si tenesse conto di parametri come il numero degli iscritti, il livello dell’insegnamento e dei servizi, e la virtuosità del suo bilancio, l’ateneo orobico avrebbe diritto a 15 milioni in più. “Pensate a quante cose potremmo fare con quel denaro – dice Paleari – ma visti i tempi di crisi, limitare i danni a un calo dei finanziamenti dell’1,34 per cento è un risultato da non trascurare”. Accanto alle risorse pubbliche, giocano un ruolo fondamentale anche i cofinanziamenti provenienti dal sistema produttivo locale: “ Grazie anche al sostegno che ci viene da contributi di privati possiamo andare avanti senza fare debiti – spiega il rettore -. Dal 2000 a oggi l’università di Bergamo ha investito nell’edilizia quasi 90 milioni di euro di cui il 90% con risorse dell’ateneo. L’anno orribile per noi è stato il 2011 perché abbiamo dovuto ridurre tutte le spese non indispensabili, ma negli ultimi quattro anni siamo riusciti a ridurre il debito del 25%”. E anche per il futuro l’università continuerà ad investire su progetti infrastrutturali come il secondo lotto del collegio Baroni, l’allestimento dell’aula magna nell’ex Chiesa di Sant’Agostino, il restyling degli edifici del campus giuridico e la sistemazione degli uffici del rettorato. A livello didattico l’ateneo, che oggi conta 552 dipendenti complessivi e 15.206 studenti di cui 791 stranieri, punterà sull’internazionalizzazione: “Il 20% del nostro staff non è italiano – afferma Paleari – su 331 docenti, infatti, 63 sono stranieri. È il numero più alto in Italia dopo la Ca’ Foscari di Venezia. Per stimolare la multiculturalità e promuovere esperienze all’estero degli studenti, il nostro ateneo ha siglato rapporti di partnership con eccellenze mondiali come Harvard e Linz. Inoltre sta crescendo la percentuale di studenti che decide di redigere la tesi di laurea in inglese. L’anno scorso lo ha fatto il 14% dei laureandi mentre fino al 2009 non lo aveva mai fatto nessuno studente. L’obiettivo è raggiungere il 50% alla fine del mio mandato”. Insomma, un’università sempre più cosmopolita che continua a raggiungere consensi tra i nuovi iscritti, soprattutto a livello extraprovinciale: una matricola su tre, infatti, proviene da paesi situati fuori dai confini orobici (1.368 studenti) o lombardi (214).
Tra i nuovi progetti pensati del rettore c’è anche “Adotta il talento”, l’iniziativa che permette a privati, aziende e istituzioni di sostenere, con un importo libero, studenti meritevoli oppure specifici progetti scientifici. Questo consentirà di esentare dal pagamento delle tasse il 10% degli universitari più validi indipendentemente dal reddito. Continua infine la collaborazione tra ateneo e Accademia della Guardia di finanza attraverso il piano formativo, incentrato sui cinque anni di corso, che preparerà gli allievi ufficiali nelle materie giuridiche, economiche e aziendalistiche.