Degrado alla stazione, a Bergamo non servono le zuffe politiche

Degrado alla stazione, a Bergamo non servono le zuffe politiche

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Kiss. StazioneNon si sa se siano peggio le zuffe tra extracomunitari sul piazzale della stazione o quelle tra politici di maggioranza e opposizione sui giornali. I primi, se non altro, son poveri disperati. Gli altri, invece, son tutte persone perbenino che si son proposte per governare la città. E lo spettacolo, per quanto non si scambino cazzotti né si impugnino colli di bottiglia, è tutt’altro che edificante. Nel gioco delle parti ci sta che chi sta in minoranza dica che “è tutto sbagliato, tutto da rifare”; e che, al contrario, chi governa risponda che “va tutto bene, madama la marchesa”. Ma il balletto retorico è diventato stucchevole. I giovani, e un po’ acerbi (non si dica “ragazzini”, altrimenti s’offendono), politicamente parlando, consiglieri di opposizione Alberto Ribolla (Lega), Stefano Benigni (Forza Italia), Davide De Rosa e Andrea Tremaglia (Fratelli d’Italia), usano i comunicati stampa e le interrogazioni-interpellanza come armi improprie. Talvolta, come nell’ultimo caso della presunta maxi-rissa alla stazione (che poi era di consistenza molto ridotta), non appena vedono un titolo di giornale, sparano ad alzo zero senza nemmeno peritarsi di fare una verifica sullo svolgimento dei fatti. Ma la superficialità di breve è nulla rispetto ad una banale considerazione che chiunque abbia un minimo di memoria storica, e soprattutto di onestà intellettuale, non può non fare. Il degrado dell’area della stazione (da piazzale degli alpini fino all’ex scalo merci) non è di oggi né di ieri. Negli ultimi vent’anni si sono alternate giunte di centrodestra e di centrosinistra. Tutte, ciascuna con la propria sensibilità, hanno cercato di migliorare la situazione. Nessuna, dicasi nessuna, è riuscita ad incidere in maniera significativa. Il giochino di continuare a ripetere “quando c’eravamo noi era meglio” è da asilo Mariuccia. Basterebbe prendere le collezioni dei giornali e fare un semplice confronto che smentisce i catastrofisti di oggi e ottimisti di ieri. E si potrebbe anche aggiungere, per una valutazione più politica, che i grandi successi della fu giunta Tentorio non devono essere stati granché apprezzati dai cittadini se un anno fa, mica il secolo scorso, la sconfitta del centrodestra è stata tanto netta quanto bruciante. O vogliamo credere che gli elettori siano intelligenti quando votano a favore e degli stupidi quando si spostano dalla parte opposta?

Proprio perché giovani (sia detto con la massima invidia), i battaglieri rappresentanti dell’opposizione dovrebbero sforzarsi di uscire dal banale ping pong ad uso propagandistico. Meglio sarebbe se riuscissero ad essere innovativi, capaci davvero di incalzare chi governa la città con proposte e suggerimenti concreti. E’ sulla sostanza che si può far presa di fronte all’opinione pubblica, non sulle parole. Elementare verità che vale anche per chi oggi guida Bergamo. L’assessore alla Sicurezza Sergio Gandi è bravissimo a non lasciar mai perdere un colpo nella sfida dialettica. Da avvocato, ha sempre una battuta pronta. Ma, appunto, anche per lui vale che le chiacchiere stanno a zero quando alla stazione o davanti a palazzo Uffici vanno in scena risse, aggressioni e quant’altro. Detto che l’ordine pubblico, valeva per Tentorio come vale per Gori, è di competenza delle forze di polizia e non dei vigili (si fa troppo spesso confusione, e non per fini nobili), in un anno l’attuale Amministrazione ha inciso ben poco. Forse il piazzale della stazione è stato migliorato. L’idea di far diventare l’Urban center la casa di Bergamo Scienza non è male (anche se forse il sindaco esagera un po’ nelle aspettative). E tuttavia, serve molto di più e di meglio. A partire dal metodo che deve puntare ad un reale coinvolgimento della città. Il Comune deve trovare il modo di far comprendere a tutti che quel pezzo di territorio in cui ogni giorno transitano migliaia di persone non è terra di nessuno. Vale tanto quanto il Sentierone o Città Alta. Bisogna riappropriarsene costruendo attorno agli interventi architettonici (prima alle Autolinee, ora quello della stazione ferroviaria) operazioni di riconquista sociale. Con eventi no stop, con la presenza quotidiana di presidi di controllo, con iniziative ad hoc che leghino questa tessera al puzzle complessivo della città. Un lavoro, questo, in cui maggioranza e opposizione possono dare il meglio di sé giocando sulla fantasia, sull’intelligenza, sulla lungimiranza. Questa è la vera competizione che farebbe fare a Bergamo il salto di qualità. Non il battibecco a chi la spara più grossa.