Contratti aziendali, a Bergamo premi medi  per 1.300 euro

Contratti aziendali, a Bergamo premi medi per 1.300 euro

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lavoro-scintill.jpgNel corso del 2014, in provincia di Bergamo sono stati firmati, dalla CISL e dalle sue categorie, 49 accordi che hanno contemplato il salario variabile. Di questi, 3 nel settore agro alimentare (dalla Fai Cisl), 22 in quello chimico e tessile (la Femca), 3 nel campo degli enti locali (da FP) e 20 in aziende metalmeccaniche, dalla Fim. L’Osservatorio regionale Cisl per la contrattazione, diretto dal bergamasco Giorgio Caprioli, ha distribuito nei giorni scorsi il proprio bollettino annuale, nel industriali quali la Lucchini RS di Lovere, la Brembo, la San Pellegrino, dove quale sono stati analizzati 204 accordi raggiunti in tutta la Lombardia. “L’analisi sull’andamento della contrattazione aziendale a Bergamo nel 2014, riconferma quanto analizzato anche nel corso della recente fiera della contrattazione territoriale in particolare per quanto riguarda il numero di contratti e le quantità economiche che hanno risentito inevitabilmente della grave situazione di crisi – dice Giacomo Meloni, segretario della Cisl di Bergamo -. I segnali relativi alla contrattazione aziendale dei primi mesi del 2015, rimarcano un’ inversione di tendenza positiva a partire da significativi accordi in realtà anche l’incremento della componente economica ha trovato corrispondenza”.

Per quanto riguarda l’aspetto economico dei contratti aziendali, in provincia di Bergamo la media del premio è di oltre 1.300 euro contro i 1.100 lordi della Lombardia, anche se con una discesa notevole rispetto allo scorso anno di circa 400 euro, “per colpa della crisi – sottolinea Caprioli”. Il numero degli accordi è aumentato.

“Confrontando questi dati con quelli degli anni precedenti – dice ancora Caprioli – non notiamo scostamenti significativi, permane a larghissima maggioranza la pratica di firmare accordi che prevedono premi uguali per tutti”. Sopra le firme della  , infatti, si scrivono contratti che “premiano” anche lavoratori interinali e a tempo determinato, in una misura sempre maggiore rispetto al passato. Anche se “c’è ancora molta strada da fare”. “È vero che nella definizione dei “dipendenti” sono compresi anche i tempi determinati e che il contratto nazionale dei somministrati prevede, come del resto la legge, l’inclusione dei somministrati nella distribuzione del premio; ma i “silenzi” o le formulazioni poco chiare possono dar adito a contenziosi infiniti. E’ presente anche, in alcuni accordi, l’esclusione esplicita dal beneficio del premio variabile di queste tipologie di lavoratori”. Si nota che solo il 13,5% degli accordi si ricorda di citare sia i tempi determinati che gli interinali, con una diminuzione notevolissima (dal 24,7% al 13,5%). In compenso aumentano molto le citazioni, dirette o indirette, dei soli tempi determinati (dal 30% al 59,5%) e diminuiscono molto i casi di dimenticanza assoluta (dal 27,3% al 13,8%)”.

“Analizzando lo stesso fenomeno per le tre categorie che hanno inviato più accordi notiamo che la più “ugualitaria” è la FAI, seguita dalla FIM e, a molta distanza, dalla FEMCA”. I premi legati alla presenza sono in aumento rispetto alla scorsa rilevazione: sono infatti il 44,6% rispetto al 39,3%. Comunque il dato oscilla intorno al 40%, senza oscillazioni significative da alcuni anni.

Ai primi posti tra gli indicatori che regolano i premi aziendali, ci sono ancora indicatori “classici” come la qualità, l’assenteismo e la produttività. E’ in ascesa la produzione che, insieme al fatturato, mostra come la crisi sia originata da una ridotta capacità di vendita dei prodotti. Si mantiene “in quota” la sicurezza, volta a premiare i comportamenti virtuosi che, insieme a un’adeguata manutenzione degli impianti e alle altre misure a cui l’azienda deve provvedere, contribuisce a abbattere il fenomeno tragico degli infortuni sul lavoro. “Questa ricerca servirà da stimolo per il confronto sulla riforma del modello contrattuale – continua Meloni -, perché si ponga fra gli altri l’obiettivo di ridurre il numero dei contratti, oltre 700 quelli registrati nel nostro paese.

Serve nella riforma del modello contrattuale un rafforzamento della contrattazione aziendale sul premio di risultato legato ad obiettivi di miglioramento, di produttività, qualità, professionalità, redditività. accordi che vanno sostenuti con il ripristino della defiscalizzazione che il Governo ha inopinatamente sospeso nel corso del 2015. Con una cura particolare da dedicare non solo alla qualità e alla bontà dell’accordo, tema per altro fondamentale, ma parimenti alla trasparenza dei dati aziendali, al loro aggiornamento tramite un lavoro se possibile di commissioni o gruppi di lavoro paritetico, per dare l’adeguata credibilità al dato tecnico e per una gestione partecipata del premio di risultato”